ARTIGIANI

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non per fare il vecchio cinico ma adesso dico una cosa che potrebbe sembrare triste, ma che io non  reputo tale: sono molto, ma molto poche le cose che mi interessano e mi emozionano adesso, alla mia età. a parte gli affetti consolidati, ovviamente. ma intendo le cose nuove.

o forse, per dirla meglio, non ho interesse per le cose che mi sembrano interessino alla maggior parte della gente.

ad esempio ho ben poco interesse per il denaro: non ho desiderio di super macchine e di super cose costose, le cose che mi piacciono (film, libri…) costano poco.

ho ben poco interesse per il potere: non me ne è mai importato nulla e meno che mai me ne importa ora. (e poi potere e fotografia sono un’enorme ossimoro)

non mi interessa nulla fare viaggi in posti esotici o fighi: sono stato dappertutto e tutto ho visto.

in questo cinismo totale c’è però una cosa che sicuramente mi interessa e mi emoziona: sono le cose fatte bene, con cura, sapienza e cultura. in un mondo che premia il nulla assoluto (confortato e sostenuto dall’ignoranza dilagante) il vedere delle cose realizzate con maestria, cultura e sapienza mi emoziona profondamente e intensamente.

in questa incertezza assoluta, dove non si capisce più nulla, dove tutto è mischiato, dove il planning del marketing della scienza della comunicazione di ‘sto belino vengono realizzati da capre ignoranti che nulla sanno…ecco in tutto questo marasma a me una persona che realizza del Pane impastato con lievito madre, fatto riposare tot ore, cotto a legna…e chi più ne ha più ne metta, ecco a me questa cosa veramente allarga il cuore!

quando quindi il Corriere della Sera mi ha chiesto come “riempire” lo spazio dedicato alla fotografia in una pagina molto bella dedicata ai racconti ho pensato potesse essere bello “premiare” e dare visibilità a quegli artigiani che hanno deciso di iniziare, per passione e non semplicemente per tradizione familiare, una mestiere antico dandogli modernità e contemporaneità.

è un’avventura meravigliosa che sto ancora realizzando.

nel mentre però sono già usciti due ritratti: prima Jacopo, che in tempi di foto con il telefonino ha deciso di aprire un laboratorio di sviluppo e stampa bianco e nero, e poi Paolo e Gian, che, dopo la laurea al politecnico, hanno deciso di avventurarsi nella costruzione artigianalissima e su misura di telai per biciclette.

la cosa interessante è che le persone che sto fotografando sono tutte assolutamente intercambiabili: chi realizza pagnotte potrebbe fare biciclette, chi lavora il legno potrebbe lavorare il ferro. perché sono uniti da una profonda progettualità e passione, che li rende tutti simili per quanto tutti diversi.

bellissimo!

ogni giorno week end esclusi sul Corriere della Sera (cartaceo!) di questo agosto.

ecco i due usciti finora.

Jacopo:

foto 1[1]

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JACOPO_ANTI

 

Paolo e Gian, con anche foto backstage:

 

foto 2[2]

 

CZ8Q1671

IMG_9912

 

PS: se conoscete artigiani su milano che pensate possano essere giusti per il progetto segnalatemeli!

con una mail a: casting@benedusi.it

13 risposte

  1. Gabriele

    Un progetto interessante, che sicuramente rende merito e dona visibilità a ottimi artigiani! Una curiosità Settimio: come mai li ritrai in posa, statici, senza sottolineare le grandi abilità manuali e la dinamicità che li rende ideali per la rubrica che stai gestendo? Un gesto, un’azione non racconterebbero ancora più ricca la storia?

  2. valerio

    Il mio fornaio ogni volta che gli dico panettiere si offende e di rimando mi dice con tono piccato:
    “Io non sono un fornaio…io sono un artista!”

  3. settimio

    @Gabriele perchè volevo fare a quelle persone un Ritratto, cioè una fotografia dove non facessero finta di fare qualcosa o reportage. No. Volevo fare un’immagine dove fossero in “posa” per me. Guardando con orgoglio in macchina, come a dire: “sono qui e sono orgoglioso di quello che sto facendo”. E dando tanto peso a loro quanto all’ambiente.
    D’altronde August Sander insegna… 😉

  4. Andrea

    Grazie per la pedata alla pigrizia mentale che mi dai (spesso) con i temi e soprattutto con i commenti. Avanti cosi’ che forse ne svegli ancora qualcuno.

    P.S. Il Lavoro, quello che non e’ fine solo a se’ stesso, sembra in una fase di (ri)scoperta, per fortuna. Ma chi e’ che lo aveva coperto?

  5. Herbert

    Quando parli con qualcuno su un argomento di cui è innamorato, riesce sempre ad appssionarti.
    Sia argomento viaggi, libri, sport … Tu quando scrivi o parli di fotografia, appassioni e tanto 🙂

  6. flavio

    Ciao Settimio,
    1° agosto… che libro ci consigli da portare in vacanza?
    grazie.

  7. Marco

    questi sono i soggetti tipici dei fotoamatori ( a parte l’eccezione,oggi chi paga per foto del genere?)..quindi caro Settimio anche tu in fondo sei un fottutissimo fotomamatore 😉

  8. Settimio

    @marco “soggetti tipici dei fotoamatori”?!?!? Ahahah questa è bellissima! Tu sostieni che il tipico fotoamatore non è vero che fotografa gattini, tramonti e donne nude nelle fabbriche ma invece fa una ricerca di settimane dei migliori e più particolari artigiani della propria zona, li contatta, li fotografa all’interno del loro spazio facendogli pure un’intervista.
    Tu sei convinto che il tipico fotoamatore fa questa cosa. E certo! 😉

  9. Marco

    a parte il senso volutamente ironico e scherzoso…chi fa fotografia senza odore di pecunia è più libero di chi lo fa per professione.E non tutti i fotoamatori sono fotografi di patonze a basso o alto costo,mi ricordo grandissimi/e fotografi/e che non hanno mai trasformato la loro passione in professione,non fare l’errore di accumunare tutto e tutti nello stesso fascio.D’altronde quanti professionisti campano facendo foto alle patonze e non fanno (forse perché non sanno fare) altro?La fotografia antropologica è piena di questi esempi,se non sbaglio a Treviso(ma forse trento o trieste)c’è un grande che sta facendo da anni fotografie alle umanae genti che popolano quei posti.Di casi così ce ne sono molti in giro per lo stivale e non…seguo un giovane giapponese che sta facendo più o meno la stessa cosa a Tokio e dintorni( e lo fanno in modo egregio).Hai ragione a sparare sul fotoamatore arrogante che usa la macchina come fosse un vibratore,ma non tutti sono uguali.
    Ps. non sono un fotoamatore,perchè ho la partita iva e per le foto che faccio solo su commissione,ma lo sono per quelle che faccio seguendo miei progetti che nessuno, propabilmente, mi pagherà mai.
    Hem..non fotografo nemmeno gattini nei calzini e fighette che arrotondano mostrando la gnocca al primo coglione che è disposto a pagarle, pur di potersi fregiare della parola artista, quando esercita la più bassa attività, di guardone.

  10. Marco

    l’etichetta fotoamatore non è una parolaccia

  11. cry

    Non fa schifo essere un fotoamatore,dipende da come lo si fa e basta,solitamente quasi tutti siamo partiti a fare foto a fiori,gatti,primi piani di vecchi con rughe ecc.Sono cose che servono per imparare ad usare la macchina che si ha ,tutto li,poi,ovviamente ci dovrebbe essere lo step successivo dove si vuole dare un senso alla foto che si ha idealizzato,tutto li.
    Ci sono fotoamatori che fanno ricerche perchè vogliono dire qualcosa con la fotografia (io per esempio come tanti altri ovviamente).Sulla questione fotografia professionale e fotografare donnine per i giornali e riviste, bhè quello secondo me è marketing usato per mangiare,lavorare punto ,semplicemente

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