cape town_03

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sono ancora a cape town a lavorare.
leggere la civiltà e le culture attraverso il cibo trovo sia sempre una cosa utile ed interessante, quello che mangiamo è sempre lo specchio preciso di ciò che ci circonda, e mentire non è facile.
in questa città in fondo all’africa c’è un ristorante, dico il nome? non lo dico? facciamo che non lo dico, ma invece che cazzo me ne frega, lo dico, si chiama “95”. è un ristorante italiano, e il proprietario nonchè chef è italiano. è il posto super figo di cape town. è frequentato dalla borghesia ricca di questa città. l’arredamento è super curato, così come il servizio. per qui è, ovviamente, anche molto caro.
ci sono stato a mangiare l’altra sera.
lo chef fa una meravigliosa presentazione dove parla di pasta fatta in casa, di tradizioni perfettamente rispettate, di ingradienti genuini e fatti arrivare “giornalmente” dall’italia.
insomma, se uno si ferma all’apparenza è un ristorante della madonna.
poi è arrivato il cibo.
come dire.
come lo potrei definire.
schifoso!
pasta cotta e condita come minimo il giorno prima e riscaldata.
funghi che non sapevano di niente.
il tutto non sapeva assolutamente di nulla.
come commentava giustamente paolo, seduto al mio fianco, ci fossimo ciucciati la felpa avremmo gustato e goduto di più.
e quindi?
la morale?
e se fosse così per tutto?
se il successo fosse soprattutto una questione di, paragone pertinente, fumo e non di arrosto?
che forse le apparenze contino più della sostanza?
in fondo quel ristorante era pieno di gente che pensava di stare mangiando cose meravigliose…

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