DANIELA

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E’ vero, sto scrivendo poco qui, sul mio blog. Questo posto è un po’ come un vecchio signore (ha ben 13 anni! e voi sapete che nei blog c’è la stessa regola dei cani: ogni anno sono 7. quindi il mio blog ha ben 91 anni!!! ben portati, dai, perché è stato sempre ben in movimento…) e come tale va trattato con calma e attenzione, cercando di non fargli fare troppi sforzi. Soprattutto inutili. In effetti negli ultimi tempi il ruolo del diario quotidiano è stato sostituito, per quello che mi riguarda, da Facebook. Ma per le cose veramente importanti mi piace tornare qui, il mio vero luogo. Tra l’altro sto preparando un racconto dettagliato e completo su #settimiodecompostela, la camminata da Imperia a Milano.

Ma torniamo a noi, e all’oggi.

Allora: più vado avanti e più (veramente!) non so cosa sia la Fotografia. Cosa voglia dire fotografare. Cosa voglia dire fare il Fotografo. Non lo so. Click click con degli oggetti di ferro e vetro, prima con la pellicola, adesso con dei sensori digitali. Riproducendo la realtà. O l’idea che se ne ha. Boh! Chi lo sa. Copiamo o inventiamo? Non lo so. Più vado avanti e più è tutto confuso. Veramente non lo so. Più conosco e frequento la Fotografia meno la conosco e la capisco.

Però forse una (peraltro debole) certezza ce l’ho: la Fotografia serve per entrare in relazione con un altro, fuori da me, attraverso me. Oppure entrare in relazione con me attraverso un altro, fuori da me. Ecco vedete, già di nuovo confusione. Diciamo una cosa, per semplificare, Fotografare vuol dire attivare una Relazione. Ecco, questo mi sembra abbia senso. Relazione con le persone, con i luoghi, con tutto.

Questa mattina ho attivato una relazione molto forte, molto vera e molto intima con una persona, Daniela. L’ho vista alla Stazione Centrale di Milano e fin da subito mi ha molto incuriosito. Moltissimo. La vedevo in sbattimento per non so quali ragioni, con le due figlie dietro che non la perdevano d’occhio un attimo. E non si capiva se fossero le figlie ad aver cura della madre o il contrario.

Le ho seguite e ho attaccato discorso. In questi casi mi viene facile. #parloconchiunquediqualsiasicosa

Ho scoperto che lei si chiama Daniela e i figli, un maschio (!) e una femmina Davide e Isabella. Daniela è laureata in Fisica teorica a Genova e lavora all’università di Stanford (esatto, quella del celeberrimo discorso di Steve Jobs) dove fa la “negra” (forse meglio dire ghost-writer) su un argomento molto specifico e ovviamene a me molto misterioso, le “non località”: da quello che ho capito quelle zone che non sono visibili e studiabili ma lo sono attraverso le zone a loro vicine e da loro influenzate (l’esempio più pertinente, mi diceva Daniela, i buchi neri). Daniela e i suoi due figli erano di ritorno da Ancona dove erano andate (maschile, femminile, faccio un po’ di casino…) per visitare il Museo Tattile. I figli non vanno a scuola, ma studiano a casa. Lei dice che è una cosa legale, basta dare gli esami. Vivono a Albenga, quando non sono in giro per il mondo per il lavoro della mamma. Daniela è di origini ebree sefardite. Ci sarebbe anche un padre (fisico anche lui), di cui però, mi pare, si sono perse le tracce. Isabella e Davide sono molto uniti, sembrano gemelli: mangiano sempre cibo identico, affinché se qualcosa fa male a uno l’altro prova le stesse cose. Davide (13 anni) sta leggendo “La freccia del tempo”. Isabella (16 anni) sta leggendo “Cosa rende felice il tuo cervello”. Anche i figli vorrebbero studiare Fisica da grandi.

Una famiglia veramente molto particolare, che emanava intelligenza e originalità da tutti i pori. Tutte e tre molto intelligenti e emozionali, in una maniera quasi irreale: li avrò immaginati o veramente incontrati?

Ecco, qui arriva la Fotografia. Che è il motivo che mi ha spinto a parlare per quasi due ore con Daniela e i suoi figli.

Attivare attraverso la Fotografia una relazione.

E così è successo.

Prima li ho fotografati tutti e tre.

Poi solo Daniela quando ha visto la fotografia che ho fatto a loro tre e il breve testo che ho scritto.

Ecco, forse la Fotografia serve a questo.

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5 risposte

  1. simone

    Il Settimio del Blog mi suscita sempre riflessioni e apprezzo che questo spazio abbia acquisito col tempo una diversa connotazione, staccandosi dal diario quotidiano.
    Sento profondamente il rapporto fotografia-relazione, non solo quando si tratta di persone come soggetto.
    Da architetto adoro perdermi negli spazi urbani in giro per il mondo; normalmente vago in un posto per qualche giorno o settimana. Solo alla fine, imbracciando la macchina fotografica ed usandola come medium riesco a creare una relazione profonda con quel luogo, mi illudo di comprenderlo e fisso la sua immagine definitiva dentro di me, giusta o sbagliata che sia.
    E se dopo anni rivedo quelle fotografie, l’immagine mentale di quella città torna ad arricchirsi immediatamente di dettagli; parafrasando Wiliam Klein, di ogni scatto ricordo perfettamente il momento, l’ambiente che mi circondava, i rumori, gli odori: potere della fotografia.

  2. francesca

    Eccomi…
    Ciao Settimio, come stai? è da molto che non ti vengo a trovare al tuo blog.
    Attivare una relazione si, proprio quello che penso io, spesso sfugge, spesso non è facile ma si, l’anima, il motore è questo.
    Sia nella fotografia che nello sport è questa l’anima di tutto creare dei ponti, entrare in comunicazione non sempre solo a parole ma si puo’ fare in tanti modi. lo trova pazzescamente interessante.l’essere umano è pazzescamente strano affascinante, è il motore che mi muove per fare cio’che faccio ogni giorno.
    Mi chiedo come mai però ci sia solo un commento…davanti a la grande verità che hai scritto!
    Tutti gli altri che cadono alle tue provocazioni e che vanno avanti per giorni…in passato ci sono caduta anch’ioooo…sorrido a quando ci penso, sorrido di me!!!
    Boh…è come quando metto delle foto banali-normali- che servono solo per documentare in fb ed ho un riscontro pazzesco…e poi ne metto una di cui sono fiera e pochissimi colgono…
    dove siete tutti????
    bello andare in vacanza????
    Sai Settimio tu sei come i No che servono a crescere!
    Tu mi ricordi un po “SBERLA”degli A-Team che mito…intelligente, stronzetto, vero…sbam ti dava la verità in faccia come una bella sberletta, di quelle che ti fa ragionare.
    Ciao Settimio

  3. Max

    Bravo, una bella cosa che ogni tanto fa pensare anche me…
    Oggigiorno tutti sono bravissimi a fare belle foto, la differenza sta nel racconto e nel rapporto,
    senza rapporto non racconti, e viceversa…
    Ma la cultura per capire la differenza non e’ diffusa come i megapixel, e il mercato va restringendosi
    Speriamo non aboliscano il Classico

  4. Maxx

    Ciao! Bellissimo post, quando sono arrivato alla fine avrei voluto che continuasse con le storie di queste persone e perchè no anche altre foto 🙂 Questo post mi ha stregato 😉

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