LA SCALA DI MILANO

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[it]e già, ho usato una scala per  il mio-oramai consueto-omaggio alla milano  di ferragosto sul corriere.

ma andiamo con ordine.

oggi, 14 agosto, è uscita la mia pagina sul corriere della sera dedicata al mio “solito” reportage ferragostano sulla mia città d’adozione.

questo il testo che ho scritto per il corrierone:

Continua quella che sta diventando una tradizione di ferragosto: il mio reportage fotografico sulla Milano durante questi giorni di vacanza estivi, che la trasformano completamente, rendendola, ai miei occhi, ancora più bella e interessante. Avevamo cominciato due anni fa realizzando i ritratti di coloro i quali avevano deciso, abitandoci o no, di essere turisti in questa città. L’anno scorso invece i ritratti sono stati fatti ai milanesi che avevano scelto, per scelta o per necessità, di passare qui le vacanze, nel “mare” locale, l’idroscalo. Quest’anno abbiamo deciso che il ritratto era da fare a Lei, a Milano. Quella Milano che la maggior parte dei suoi cittadini è abituata a vedere piena di traffico e persone, sempre di corsa. Quella Milano che ad agosto si svuota, e che finalmente ci mostra i suoi spazi normalmente così pieni magicamente deserti. Ho preso una scala (per avere sempre lo stesso punto di vista e per averlo anche leggermente insolito) e sono andato in centro: piazza Duomo, piazza Scala, via Montenapoleone, corso Vittorio Emanuele…e ho fotografato Milano, nella sua insolita calma, nella sua celata bellezza.

questa la pagina:

e queste tutte le immagini realizzate, comprese quelle non usate:

so che non sta bene dirlo, ma lo dico: questo lo reputo uno dei miei migliori lavori, o almeno a me piace tantissimo.

mi piace questo surrealismo, questa mancanza di parametri temporali (a parte alcuni dettagli, potrebbero essere immagini fate 10/50/100 anni fa…) che rendono questo lavoro una sorta di archeologia della percezione, dove tutto, pur nella precisione del punto focale nel centro dell’inquadratura, perde un vero e proprio orientamento per diventare quasi uno stato della mente e non più realtà. una realtà talmente surreale da diventare quasi irreale…

buone vacanze! [/it] [en]yes, I used a ladder to my now – usual – tribute to Milan’s mid-August for the Corriere.

But first things first.

Today, August 14th, my column dedicated to my “usual” mid-August reportage of my adopted city was published on the Corriere della Sera

This is the text I wrote for the Corrierone:

Continues what is becoming an August tradition: my photo report on Milan during these days of summer vacation, which transforms it completely, making it, in my opinion, even more beautiful and interesting. We began two years ago, taking portraits of those who had decided, locals or not, to be tourists in this city. Last year instead, portraits were made of local people who had chosen, by choice or necessity, to spend the holidays here, in the local “sea”, the Idroscalo. This year we decided that the portraits were to be done to Her, Milan. That Milan that most of her citizens are accustomed seeing it full of traffic and people, always in a hurry. That Milan that in August becomes empty, and finally shows us her spaces which are normally so full and which are now magically deserted. I took a ladder (to always have the same point of view and also to have it slightly unusual) and I went in the city centre: piazza Duomo, via Montenapoleone, corso Vittorio Emanuele.. And I photographed Milan, in her unusual calm, in her hidden beauty.

This is the page:

And these are the images that where used, including others that weren’t:

I know its not very nice to say it, but I will say it: I consider this one of my best work, or at least I like it a lot.

I love the surrealism, this lack of temporal parameters (except of r a few details, they may look like pictures taken 10/50/100 years ago…) make this work some kind of archeology of perception, where everything, even in the precision of the focal point in the centre of the frame, really loses orientation to become almost a state of mind rather than a reality. A reality so surreal that becomes almost unreal…

Happy holidays![/en]

14 risposte

  1. Valter

    Bellissime, proprio per la mancanza di persone, auto in transito e pure, se non in pochi scatti, anche di quelle in sosta. Una di queste mattine un giro in centro a Firenze lo faccio anch’io, ma senza scala…

  2. Stefano

    bella l’idea del cambio di prospettiva, mi ricordano le foto di Atget di Parigi così senza persone…
    Complimenti

  3. Beppe

    Ottimo lavoro!
    Da noi se i vigili mi vedono con una scala in piazza per prima cosa mi fanno pagare la TOSAP

  4. Lorenzo

    L’ a-temporalità della foto è fortissima a mio parere, splendido risultato cui convergono tutti gli elementi formali della foto, dal punto di ripresa sino alla mancanza di persone, quell’assenza di movimento del tutto spiazzante per queste strade, in cui in effetti è facile avere retro-pensieri che vi vedono fantasmi in rapido movimento.

    L’effetto deserto è frutto di più scatti sovrapposti, vero? Non riesco a immaginare Milanp così deserta, a nessuna ora del giorno (forse perché vivo in Asia e a nessuna ora della notte o dell’alba ho mai visto una città davvero deserta) .. in ogni caso, sia essa frutto di più scatti, oppure di tante levatacce agostane (!), l’obbiettivo è colto, i miei complimenti.

  5. Herbert

    La cosa piu’ bella di queste foto e’ l’aver reso il vero senso che da’ Milano in questo periodo: una citta’ vuota e priva di vita, ma con tanto orgoglio di ricrescere. Le foto potrebbero essere state fatte 60anni fa, complimenti.

  6. Hilda

    Il fascino di queste foto secondo me sta nel paradosso.
    Vi ricordate?
    Ne “I promessi Sposi” Renzo arriva a Milano e la trova, al primissimo impatto e prima di essere trascinato dai rivoltosi, stranamente deserta.
    Una città senza uomini: una fortissima contraddizione… ma è proprio in questa contraddizione che gli edifici e le strade acquistano una nuova dignità.

  7. Piazza Gali - Samuele Silva

    […] questo post mi sono ispirato al mio concittadino Settimio Benedusi. Ho preso una scala e sono andato in Piazza Galimberti. Di mattina, la sveglia è suonata alle 6 […]

  8. Silvio

    Se avessi spacciato per mie queste immagini e le avessi presentate ad una qualsiasi lettura portfolio mi avrebbero probabilmente deriso. Dal punto di vista del linguaggio stilistico le trovo confuse, in quanto sono una via di mezzo tra il rigore prospettico rinascimentale (tanto per intenderci il tipo di linguaggio alla Gabriele Basilico con punto di vista frontale e centrale, fughe prospettiche alla Canaletto o Guardi, o immagini che richiamano le viste e i prospetti nei progetti architettonici) e certe immagini da cartolina degli anni 70/80 (il linguaggio più affine è quello di Luigi Ghirri stile Viaggio in Italia lavoro che io amo molto). Io credo che la fotografia di spazi urbani isolati, come in questo caso, sia efficace con uno di questi due linguaggi, la via di mezzo, come hai fatto tu sarebbe stata interessante a mio avviso con le persone che ne popolano lo spazio, proprio per evidenziarne il popolamento e la vita. Ma forse tu fotografando il posto con questo linguaggio “via di mezzo” adatto ad evidenziare la massa di persone in grandi spazi, hai voluto sottolineare il contrasto, cioè la totale assenza di persone. Se fosse così è da lodare l’intenzione ma non il risultato, l’intenzione è infatti lodevole visto che cambi soggetto nel soggetto, da persone (nei due lavori precedenti) sei passato al posto, allo spazio, al contenitore Milano. Il risultato però non è forte, non funziona a pieno, perchè il ritratto non lo hai fatto a Lei, come tu dici nel testo che accompagna le immagini, ma lo hai fatto al contenitore vuoto, è come se avessi evidenziato solo l’eccezionalità che si verifica una volta l’anno di vedere Milano e i luoghi simbolo generalmente brulicanti di gente e di vita completamente vuoti. Forse questa mia sensazione nasce anche dal fatto che tu prima parli di reportage, e poi di ritratti, ed il fatto è che i ritratti sono un qualcosa di statico, mentre il reportage è dinamico, è il racconto di un evento che evolve, che è in movimento. C’è comunque da dire che i ritratti possono comunque fare parte di un reportage, ne modificano la velocità, ne alterano il ritmo, anzi lo creano…..
    ma queste sono mie divagazioni e probabilmente mi sbaglio.
    Scusami se mi sono permesso di criticare questo tuo progetto
    Saluti
    Silvio

  9. Emiliano Vittoriosi

    Bel Punto di prospettiva …ecco come hai detto tu prima sembra che siano atemporali quasi surreali bel progetto 😉 !

  10. Ettone

    Al di là del concept e del messaggio che sono ben riusciti nonostante non mi trasmettano nulla di così nuovo e sensazionale a non piacermi assolutamente sono i contrasti. Se in molti casi rimango affascinato dai tuoi scatti, questa volta, in tutta sincerità e senza la minima forma di invidia o rivalsa nei tuoi confronti, anzi, sempre con somma ammirazione (e lo dico sul serio): non mi piacciono affatto. Sono delle pure foto a colori trasformate in scala di grigio nemmeno con il metodo lab. Se avessi voluto sin da subito partire con un concept in bianco e nero avrei studiato meglio le luci e i contrasti. Forse, a questo punto, avrebbero avuto maggiore fascino se lasciate a colori. Ovviamente è un mio punto di vista.

  11. Roberta Alizee Cusimano

    Trovo anch’io che questo sia uno dei tuoi lavori miglio Settimio (ed io parlo col cuore: di tecnica aihmé, non capisco una fava ma di cuore sì!)… Mi hai emozionata.
    Non so spiegarti perché, è una sensazione… Di stomaco.
    Credo che mi stamperò qualcuna di queste immagini e le appenderò in casa.
    Grazie.

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