10 risposte

  1. annalisa

    La perdita è sconvolgente e in questo scatto leggo come l’assenza di una persona cara può lasciarci nudi difronte al dolore

  2. Camillo

    Ho pensato e ripensato al commento da scrivere. Ma credo non serva scrivere alcuna cosa.
    Riflettiamoci su…

  3. Gian Paolo Serino

    La differenza tra un obiettivo e un genio. Anche di fronte al dolore della memoria istantanea che è un racconto paradossalmente di vita. Estrema, pulsante, che stringe i pugni agli angoli del ring della vita, dove può sembrarci più freddo perché davanti alla morte siamo tutti nudi. Lo dovremmo essere sempre. Diciamo “Non Ti dimenticherò mai” e poi ci ritroviamo a ricordare. Quante sensazioni da questa opera d’arte così lontana da un mondo che ci inganna tra una “Life” che sempre più spesso è solo una “copertina” ( anche di Linus) e una bugia da “Sport Illustraded”.
    Grazie per questa fotografia così intima. A tutti noi.

    Gian Paolo Serino.

  4. Mariuccia

    Ciascuno di noi filtra attraverso la sua sensibilità e le sue esperienze di vita: io vedo una perdita che vi ha spogliati, ma non del tutto, perché lei ha ancora te e tu hai ancora lei. È così che potete ancora rivestire la vostra nudità.
    Ma certi dolori non finiscono mai.

  5. Vittorio

    La foto e’ potente e non ha bisogno di commento,ad ogni fruitore la sua chiave di lettura.
    Personalmente vedo che anche tu e mamma Renza siete bei tipi,complimenti sinceri.

  6. Chiara

    Immagine intima ma universale. Un pugno allo stomaco che mi ha straordinariamente evocato Pedro Meyer
    in”I Photograph to remember” che personalmente adoro.
    il tuo un piccolo frammento di chissà quante altre storie .. .
    Condivido il pensiero di Vittorio,anche la tua mamma è un bel tipo.

  7. Marco

    Mi unisco ai commenti precedenti ma noto una cosa. Nel salotto di una mamma di un figlio fotografo le pareti sono piene di tutto tranne che di fotografie. È proprio vero che la casa dei nostri “vecchi” è il sacrario della nostra fanciullezza.

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