RITRATTI AL MERCATO o anche CHIVUOLEINTENDEREINTENDA

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Questo è il testo che ho scritto per il supplemento del Corriere della Sera Liberi Tutti sulla mia esperienza al Mercato Europeo di Modena:

“La prima a presentarsi nella tenda a righe bianche e rosse che ho allestito nel Mercato Europeo di Modena (tra Ciccio Speck e la focacceria genovese) è stata Serena, insieme alla figlia Alice. Erano lì per il mio progetto di portare il Ritratto Fotografico nel luogo più democratico, popolare e meno elitario del mondo: un mercato. Penso infatti che il racconto iconografico del volto umano sia stato per centinaia di anni consuetudine solo ed unicamente di coloro che potevano permettersi il compenso di un pittore. Nei primi dell’800 nasce la Fotografia e a tutti è concesso il prezioso privilegio di avere un’immagine di sé: chiunque di noi a casa ha una foto dei nonni, realizzata dal fotografo del paese. Nel nostro tempo quel fotografo non esiste più, tutti si fanno da soli le fotografie con il telefonino, e nessuno stampa più nulla. Il telefono cellulare però è un computer e come tutti i computer prima o poi si rompe, destinando all’oblio tutti i file digitali in esso custoditi. Succederà una cosa, inevitabilmente: noi abbiamo a casa le stampe dei nostri nonni ma i nostri figli non avranno le nostre. Un po’ triste, no? 

Ho pensato allora di andare in mezzo alla gente (nel posto pubblico probabilmente più vicino alle persone, il mercato) per far capire l’importanza del ritratto fotografico stampato su carta: un’importanza etica, culturale, sociale e morale, infinita.

Eccomi quindi al Mercato di Modena, e per prime sono arrivate Serena ed Alice. Non poteva essere un inizio più complicato e più meraviglioso: Alice è disabile. Un bel gesto quello della mamma: portarla a fare un ritratto fotografico, non negando la realtà ma anzi accettandola nella sua preziosa essenza. Alice infatti è fantastica, dolcissima, bellissima. Ho i brividi a scrivere queste parole e a rivivere quei momenti.

Prima faccio il ritratto alla mamma, così la piccola si può ambientare in questo mio strano studio fotografico: non è difficile, così simile ad un circo come io l’ho immaginato e come il grande Guido Toschi l’ha realizzato.

Poi è il loro turno, mamma e figlia, Serena ed Alice. Si divertono, ridono. Mi diverto e rido anche io, in piena empatia. Poi velocemente mando in stampa la foto scelta.

Appena pronta la porto subito ad Alice, voglio che sia la prima a vederla.

Ride e urla stupita “Sono io!!!”.

Che meraviglia. La fotografia in tempi di cellulari e file inconsistenti può ancora avere un valore, un vero grande valore.

Ci commuoviamo tutti, tutti con le lacrime agli occhi.

Grazie Serena, grazie Alice: la mia avventura non poteva iniziare in modo migliore.”

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In verità è spiegato tutto bene, mi sembra, nel testo scritto per il Corriere, ma partiamo dall’inizio.

Per tanti anni ho fatto il fotografo fotografando, per riviste e pubblicità, modelle/i, con tutto l’ambaradan che ad esse/i gira intorno: truccatori, parrucchieri, stylist e quant’altro. Tutta quella roba mi ha stufato. Per varie ragioni. Una delle ragioni è che le cose, nel mondo dell’editoria e della comunicazione sono MOLTO cambiate. Quel molto in verità poi contiene solo una parolina: soldi. Non c’è più una lira, figuriamoci un euro. D’altronde, tu che mi stai leggendo, oggi sei entrato in un’edicola e hai comprato un giornale qualsiasi? No, eh? Nell’ultima settimana? Nell’ultimo mese? No?!? E allora come puoi sperare che l’editoria possa funzionare se nessuno la alimenta? Succede quindi che prima mi mandavano in Business Class alle Maldive adesso in pulmino a Rosignano Solvay: anche no.

E poi le modelle. Una volta avevano la qualità che una modella deve avere: erano fighe. E’ vero, una modella deve anche essere brava, ma la sua bellezza è la conditio sine qua non! Adesso le nuove modelle sono le influencer, quelle con tanti followers sui social. Ma lo sapete che nei casting adesso nelle schede da compilare da parte della modella con altezza e misura dei fianchi c’è anche il numero dei followers che la ragazza possiede? E lo sapete un cliente medio (preso dal panico di non poter più pubblicizzare i suoi prodotti su riviste che nessuno compra) tra una modella super mega figona con 10 followers e un mezzo cesso con 10 milioni di followers chi sceglie? Lo sapete vero? Tanto c’è Photoshop…

Quindi succede che uno passa da fotografare vere modelle alla Maldive andandoci in Business Class a fotografare modelle farlocche (da anziano vi farò vedere qualche foto backstage esilarante) a Rosignano Solvay in pulmino. No, anche no.

Che poi, in verità, la questione non è neanche quella. Veramente. Non me ne frega niente delle modelle super figone alle Maldive. Ovviamente non me ne frega niente adesso, dopo aver fotografato le modelle super figone alle Maldive: è una di quelle cose che si possono non tanto giudicare ma osservare con obiettività solo dopo averle vissute. Che un panino con il salame sia meglio del sushi lo si può dire solo dopo aver assaggiato il miglior sushi del mondo, prima no.

La questione è un’altra. Perché non vorrei passare per uno di quelli che “una volta era meglio”. Assolutamente no. Il presente e soprattutto il futuro io penso siano sempre inevitabilmente meglio del passato: altrimenti saremmo ancora nelle caverne a riscaldarci con il fuoco.

La questione è che tutta quella finzione mi ha stufato. Non sopporto più che una Modella (modello di cosa non si sa…) venga presa, vestita, truccata, pettinata, photoshoppata per far finta di fare una certa cosa, che non ha la più vaga attinenza con la realtà. No, quella cosa lì proprio non la sopporto. Un dettaglio, penso paradigmatico: non sopporto nella maniera più assoluta le sessioni di trucco e parrucco. Nella vita vera, reale, quotidiana io non sopporto le donne truccate. Mi fanno orrore. E perché mai dovrei approvarle in un servizio fotografico? Perché?!? E mi fanno una certa tenerezza (mista a pena, sì) tutti quelli che imitano i fotografi importanti, dei quali hanno visto i backstage, e sottopongono le “modelle” con le quali “lavorano” (tutto un trionfo di virgolette!) a sedute di “trucco e parrucco”. Attenzione! Io ho lavorato con Modelle, Truccatori, Parrucchieri, Stylist di enorme cultura e sapienza: ho massimo rispetto per chi fa quei lavori ad alto livello. Ma il sottobosco anche no.

Quindi: tutta quella finzione mi ha stufato. Mi annoia. Non mi permette più di raccontare le cose che ho raccontato per tanti anni. E poi penso che si debba cambiare, cercando di trovare ciò che ci corrisponda in maniera sempre più precisa: è un percorso, con i suoi sbagli, i suoi errori. Ma cercando di avere sempre ben chiara la meta: migliorarsi. Bisogna muoversi, mai stare fermi.

In questo percorso ad un certo punto ho fatto la Camminata Imperia-Milano. Incredibile a dirsi ma non ho (ancora!) fatto un post qui sul mio blog su quell’esperienza. Troppo grossa e importante per me. Fate conto che la settimana scorsa siamo stati, in 3, alla Locanda dell’Olmo di Bosco Marengo e (due anni dopo essere stato lì e aver scambiato la mia permanenza in cambio di un ritratto) non mi hanno fatto pagare la (meravigliosa!) cena. Incredibile. Incredibile veramente! Prima o poi mi deciderò a fare un bel post.

La Camminata è stata una tappa importante. Da lì sono nate tante cose. Una delle più belle è accaduta nel dicembre del 2017. Questa. Esperienza pazzesca anche quella.

E avendo scoperto che la Fotografia può regalare queste incredibili emozioni posso io continuare a fotografare le modelle in posa dopo trucco e parrucco? No, dai!

Ho pensato allora che se volevo portare la Fotografia dall’elite delle “super modelle testimonial famose famosissime” alle persone vere, autentiche, reali, forse la cosa migliore poteva essere andare nel luogo più vero, autentico e reale che io conosca: il Mercato. Io adoro i mercati! Belìn quanto mi piacciono! Nei mercati c’è la qualità al miglior prezzo, al mercato c’è tantissima gente, il mercato funziona benissimo senza Instagram e pagina Facebook. Che bello il Mercato!

Ed eccomi al Mercato Europeo di Modena: tre giorni tra la Focacceria Genovese, Ciccio Speck e il venditore di reperti egiziani.

E’ stato bellissimo e stancantissimo. Forse è stata la prima volta in vita mia che ho veramente lavorato. Che andrebbe spiegata bene questa cosa. Perché non è che prima io non abbia mai faticato, anzi. Ma al mercato è stato diverso. Ero ambulante in mezzo agli ambulanti. Lavoratore in mezzo ai lavoratori. Nessuna elite. Nessun piedistallo. Ero il fotografo al quale dare del denaro in cambio di un bel ritratto. Difficile da spiegare. Ma incredibilmente autentico.

Mi sono fatto fare una bella tenda da circo da Guido Toschi. Ho noleggiato i vestiti dalla Sartoria Lo Bosco. E siamo partiti!

E’ stato meraviglioso.

L’ho detto in una diretta che ho fatto tornando da Modena: Fotografi, copiatemi! Fatelo! Io ho fatto tutto questo perché ho il sogno che ritorni il piacere (e il privilegio) di andare a farsi fare un ritratto da un professionista e tornare a casa con un oggetto in mano: una Stampa Fotografica. Credetemi, il mondo ha voglia e bisogno di questa cosa. COPIATEMI! (magari mettendo come hashtag #almercatocomebenedusi)

Adesso un po’ di immagini.

Cominciamo con Alice, di cui parlo nel pezzo del Corriere, con la sua fantastica mamma Serena:

Il backstage del ritratto ad Alice:

Il video di quando faccio vedere il ritratto ad Alice. Alzate il volume. Provate a non commuovervi.

Marina, proprietaria dell’ottimo ARCHER

Il numerino tipo Esselunga.

Anche Toni è venuto a dare manforte! Qui, mai pago, fotografa con iPhone e Leica Q:

Mi fanno molto tenerezza loro, madre e figlio:

Questi siamo io e la mia assistente Francesca:

Debbo dire che avevamo sempre una bella coda. Il tempo di attesa per andare via con la stampa era di circa tre ore:

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Per concludere vorrei dire che in un mondo che mi pare sempre più non solo virtuale ma totalmente finto (finti fotografi che fanno finti servizi fotografici con finte modelle, finti truccatori, finti parrucchieri e finti stylist per finti giornali on line o al massino per profili Instagram con followers finti: il tutto ovviamente per soldi fintissimi…) io ho estremamente voglia di concretezza.

Mi sento completamente controcorrente: tutti vogliono salire per raggiungere qualcosa che non c’è più, mentre io voglio scendere per trovare quello che ancora esiste.

Ecco, direi sia proprio tutto.

GRAZIE A TUTTI.

Io continuo così.

Da grande voglio fare il mago!

Grazie a CLP Relazioni Pubbliche!

Grazie a HP STAMPANTI!

6 risposte

  1. Lucia Tedesco

    TU ,sei già un mago,ma non perchè sei l’artista della fotografia,ma per il tuo fantastico essere gente tra la gente.

  2. Gianni Mania

    Ciao Settimio, volevo complimentarmi per la tua bellissima iniziativa sei un grande, io ci penso da parecchio tempo e forse è arrivato il momento di farlo. Ho sempre lavorato in mezzo alla gente e oggi più che mai sento il bisogno di farlo ancora di più, abbandonando tutto ciò che è finzione.

  3. Angelo

    La realtà offre sempre il sogno più vero, la fotografia vera è trasformare un sogno in qualcosa di reale, che puoi toccare, e il ritratto trasforma il sogno in qualcosa di nuovo.
    Complimenti Settimio

  4. Fabio

    Salve Settimio. Una bellissima iniziativa. Purtroppo ritrovo molto di come stanno le cose nelle tue parole. Sempre di più le persone non vogliono stampe ma una foto su cellulare o al massimo poco più grande x guardarla sulla televisione. Difficile per me trasmettere il piacere di un ritratto e di una stampa. Non parliamo poi di darle anche un valore e pagarla. Un valore perso di cui non andare molto fieri. Un saluto caloroso.

  5. Simone

    Ciao Settimio, ci siamo incontrati a Cuneo, durante la serata a te dedicata.. Complimenti, l’idea che hai avuto è veramente geniale. Facilmente è più adattabile ad eventi spot che non ad un comune mercato ma è una cosa che funziona.. Una volta c’erano, ai vari raduni di auto e moto, i fotografi “ufficiali” che fotografavano e stampavano le immagini degli eventi. Sono andati a sparire. Però, l’idea di allestire uno studio e dare una fotografia di qualità è una bellissima idea. Bravo.

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