SI’ VIAGGIARE

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[it]dopo un servizio al caldo siamo subito volati nella freddo e nella pioggia, ancora lontani dall’italia.

che cosa meravigliosa che è questo mio strano mestiere: girare il mondo ed avere la fortuna di vedere e conoscere le cose più diverse ed imprevedibili.

come una volta a venezia mi disse araki, se non c’è la qualità che almeno ci sia la quantità: la fotografia, al di là di tutte le paturnie intelettual/filosofiche ha un’innegabile proprietà e qualità, quella di documentare.

e girando con la migliore macchina fotografica al mondo, cioè quella che è sempre in tasca (l’iphone!), mi guardo curioso in giro, rubando piccoli scorci della meravigliosa e strana realtà che mi circonda.

come dice shakespeare nell’amleto “vi sono più cose in cielo e in terra, orazio, di quante se ne sognano nella vostra filosofia”.
io giro per cielo e per terra, e, non filosofeggiando, fotografo.

da questa ultimissima trasferta, qui sotto, una coppietta meravigliosa fermata fuori da un museo (alla maniera del famoso sartorialist…) ed un singolare ordinatissimo ufficio di un medico: il mondo è bellissimo perchè è variosissimo!

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After shooting an editorial in warm weather we immediately flew into the cold and into the rain, still far away from italy.

What a wonderful thing is this weird job of mine: to go around the world and be lucky enough to see and to know the most mundane and unexpected things ever.

As araki told me once in venice, if there isn’t quality there has to be at least quantity: photography, beyond those feelings of intellectual/philosophical depressions it has an undeniable ownership and quality, the one of documenting.

And traveling with the best camera in the world, which is the one that is always in my pocket (the iphone!), I always look around me curious, stealing little shots here and there of the beautiful and strange reality that surrounds me.

As shakespeare said in hamlet: “whether in sea or fire, in earth or air, the extravagant and erring spirit hies to his confine…”. I travel far and wide, and, I do not philosophy, I photograph.

Below here is a delightful couple from my latest transfer, which I stopped outside a museum (like the famous sartorialist…) and a unique super tidy doctor’s office: the world is a wonderful place because its so super diverse!

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10 risposte

  1. PAOLO

    Penso che in realtà la funzione della fotografia di oggi non sia più “documentare” la realtà, ma piuttosto quella di raccontare qualcosa che nella maggior parte dei casi è realtà manipolata. Quindi finzione.
    Le tue foto probabilmente documentano fedelmente ciò che hai visto, ma il blog a cui mi riporti attraverso il tuo link è la prova più tangibile di quello che intendo dire: manipolare fortemente i colori in quel modo, non solo nel “paesaggio” ma anche nell’abbilgiamento delle persone significa non documentare, ma far credere, dare una “faccia”, raccontare una personalità e un modo di essere che in realtà non corrisponde affatto alla realtà ma che si presta solo a comunicare ciò che l’autore vuole comunicare. Sono d’accordissimo che questo venga fatto in termini di advertising o scatti dichiaratamente artistici, ma non certo quando questi vengono fatti passare per “reportage” o “portrait”. Se Tizio si veste di nero e io lo faccio fucsia nella mia foto mantenendo il resto dell’immagine il più naturale possibile come se il mio intervento non ci fosse affatto, non ho raccontato Tizio ma soltanto la mia estrosità artistica prendendo in giro l’osservatore.
    Non sei d’accordo?

  2. Alessandro Avenali

    : )
    Credo che essere veri fotografi dentro voglia dire essere curiosi, e fondamentalmente trarre piacere dalle stramberie che si incontrano, dalle coincidenze, dalle particolarità. Godere di quel ‘punctum’ caro a Barthes già prima che la foto venga scattata. Osservando il fatto/atto/persona/cosa/momento come un’opera che esiste già prima di essere fotografata. E’ bello che tu non ti senta solo un fotografo di moda. Credo sia anche per questo che *proprio* il tuo mestiere ti riesca invece bene.

    @Paolo, credo che tu abbia frainteso Sartorialist.

  3. Matteo Ferrari

    Io sono sempre “imbarazzato” nel fotografare qualcuno che non conosco visto in giro per strada.
    Come fai? Gentilmente chiedi dicendo di essere un fotografo?
    Perche’ fermare uno dicendogli “scusa sei un tipo interessante, mi piacerebbe farti una foto” non mi sembra il massimo, se fossi in lui mi sentirei una specie di fenomeno da baraccone.
    Forse mi faccio troppe pare io, boh.

  4. settimio

    @ matteo: esattamente così “scusa sei un tipo interessante (magari anche esagerando: sei un figo pazzesco!) posso farti una fotografia?”
    chi si veste e va in giro in una maniera molto particolare è normalmente molto felice di farsi fotografare, anzi, proprio non vede l’ora…

  5. Luca

    A me piacerebbe guardare una tua agenda, ad esempio quella del 2009, con date e città in cui sei stato.
    Tanta invidia.

    @Matteo: pensala come se fossi tu il soggetto. Se uno ti fermasse e ti chiedesse di scattarti una foto, penseresti: “Ma guarda che str…zo questo?”. Secondo me ti verrebbe spontaneo un sì accompagnato da un sorriso.
    Con i soggetti come i due qui sopra invece vai proprio tranquillo. Probabilmente hanno anche ringraziato Settimio per averli fotografati.

    Have a nice day
    Luca

  6. Matteo Oriani

    La coppietta colorata è favolosa. E’ triste pensare che a Milano o in qualsiasi città italiana una così bella coppia non c’è neanche a carnevale. Lo studio del medico è affascinantissimo. Probabilmente quel medico è un genio o almeno un luminare!

  7. alessandro bianchi

    @Matteo, se il disordine é sinonimo di genialitá il prossimo anno mi danno il nobel per la fisica.
    Cosí finalmente mia moglie sarà fiera delle mie cose sparse per tutte la casa.

  8. rossano

    @ Matteo hai proprio ragione pero’ di luminare quello ha solo la lampada sul tavolo !!!!!

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