SPORTWEEK DREAMS RITRATTI MODELLE

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[it]nel numero appena uscito (e ancora in edicola fino a sabato) dello sportweek dreams dedicato ai costumi da bagno, a parte le immagini “istituzionali” dei costumi da bagno ho voluto realizzare, per ognuna delle modelle, uno scatto che potesse servire, come poi in effetti è stato fatto, per la scheda della modella, e che quindi la raccontasse in maniera più libera e (scusate la parolaccia) più artistica.

ho cercato anche di fare delle immagini che riassumessero lo stile e la maniera con le quali ho scattato ogni modella.

il tema del servizio di maja è stato il mare, e quindi mi è piaciuta l’idea che la sua immagine simbolo fosse fatta sott’acqua di notte, usando i fari di un mega yacht ormeggiato nel porto. abbiamo scattato con una G12 scafandrata.

gli scatti “istituzionali” di natalia invece sono stati fatti in mezzo alle rocce. per la sua immagine simbolo ho voluto esasperare ancora di più quello spirito, facendo uno scatto dove in qualche maniera lei si fondesse e si mimetizzasse tra le pietre:

linda con i costumi da bagno è stata scattata in esasperatissimi controluce: lo stesso spirito per il suo ritratto.

dayane nel servizio è stata scattata all’interno di una villa, e quindi il suo ritratto l’ho fatto in piscina:

proprio su quest’ultima immagine vorrei dire qualcosa in più, che mi sembra interessante:

una volta tornato a casa mi sono messo a guardarla e riguardarla. mi ricordava qualcosa. lì per lì non mi ricordavo cosa. poi mi è venuto in mente!

ho tirato fuori le scatole con le mie vecchissime stampe e ho trovato questa immagine, fatta quando avevo diciotto anni ad imperia, sviluppata, stampata e virata da me:

mi piace l’idea di rimetterle vicine vicine, in fondo sono passati solo trentadue anni…

[/it] [en]In the current issue (and it will be on the shelves till Saturday) of sportweek dreams dedicated entirely to swimwear, besides the “conventional” images of the swimwear I felt like creating, for each model, a shot that could be used, as in fact it was done, for the model sheet, so that it would tell her story with more freely and (I apologise for the bad word) more artistically.

I also tried to take images that could sum up the ways and styles which I used for each model.

The theme for Maja’s shoot was the sea, so I liked the idea that her symbolic photograph would be under water at night, using the floodlights of a huge yacht moored in the port. We shot it with a G12 in a waterproof case.

Natalia’s “conventional” photographs instead are taken amongst rocks. For her symbolic image I wanted to exaggerate even more that spirit, taking the shot where she somehow would blend and camouflage in the midst of rocks:

Linda was photographed with the swimwear exasperatedly against the sun: the same spirit in her portrait.

Dayane was shot in the same editorial inside a villa, therefore I took her portrait inside the swimming pool:

I would like to add something to this last image, which I do find interesting:

When I finally got home I started looking at it again and again. It reminded me of something. I could not remember what though. And then it strike me!

I pulled out some boxes with my very old prints and I found this image, taken when I was eighteen years old in Imperia, developed, printed and toned by me:

I like the idea of putting them close to each other, if you think that thirty two years have gone by…

[/en]

14 risposte

  1. Stefano

    bhe 30 anni di bravura, complimenti (anche se mi rendo conto di essere noioso, sempre complimenti faccio, però mi piace davvero il modo di fare foto di Settimio Benedusi)

  2. Alex

    Trovo la foto di linda un capolavoro, al di la’ della tecnica che si da’ per scontata, il momento colto e’ a mio parere fantastico, vedere la foto nel contesto delle altre e’ uno stimolo a crescere fotograficamente….vorrei capirne di piu’ ….e’ per questo che sto cercando di liberarmi per il tpw.

  3. Fra

    Bellissima Maya, che sembra proprio un pesce, un tutt’uno con l’elemento marino. Natalia è molto Benedusi style 😉 Ma Linda?! PARLIAMONE!!! Fantastica. Per quanto riguarda il fatto di ritrovare tracce del tuo passato nelle tue foto attuali, mi sembra che non sia la prima volta che ci mostri degli interessanti parallelismi: noi siamo le nostre foto, in ogni tempo 🙂

  4. Fra

    Bellissima Maya, che sembra proprio un pesce, un tutt’uno con l’elemento marino. Natalia è molto Benedusi style 😉 Ma Linda?! PARLIAMONE!!! Fantastica. Per quanto riguarda il fatto di ritrovare tracce del tuo passato nelle tue foto attuali, mi sembra che non sia la prima volta che ci mostri degli interessanti parallelismi: noi siamo le nostre foto, in ogni tempo 🙂

  5. Emerenziana

    Penso che foto come queste oltre che un un’espressione artistica siano anche un atto d’amore nei confronti di “persone” che di mestiere fanno le modelle. Bravo Settimio sei molto generoso …

  6. Matteo Oriani

    Mi sembra di aver giá trattato l’argomento “acqua” in altri tuoi post, ma ho deciso di ripetermi.
    Nell’analisi secondo Carl Gustav Jung (Kesswil, 26 luglio 1875 – Küsnacht, 6 giugno 1961), c’è un elemento fondamentale nella introspezione dell’inconscio attraverso il sogno: l’acqua. L’acqua fa parte di quelli che Jung definisce archetipi dell’inconscio collettivo, cioè tutti quei simboli che sono comuni a tutti i popoli di tutte le culture. Se guardiamo in uno specchio d’acqua vediamo la nostra immagine riflessa. Ma quell’immagine è solo la maschera che mostriamo al mondo, dietro la maschera, e cioè nell’acqua, nel profondo dell’acqua, c’è il nostro vero essere: il nostro subconscio. Per affrontare il subconscio, per guardare dentro l’acqua, ci vuole un grande coraggio e molta fatica. I sogni ci aiutano a entrare nell’acqua e a conoscere noi stessi mettendoci al cospetto del nostro subconscio. Spesso questa introspezione fa un male della madonna, ma serve perchè funziona. Noi tutti abbiamo sognato distese d’acqua: mare, lago, piscina, fiume. L’acqua può essere trasparente, tumultuosa, torbida, popolata di pesci gentili e variopinti o mostri orrendi. Addirittura si può sognare di essere sul trampolino di una piscina o in cima ad una scogliera a picco sul mare e desiderare di buttarsi in acqua o sentirsi obbligati a farlo. Può diventare un sogno ricorrente, non ci si butta mai, l’acqua è minacciosa una volta, fredda un’altra volta, e non ci si butta mai, notte dopo notte. E poi un bel giorno, anzi una bella notte, ci si butta, si prova l’ebbrezza del tuffo e ci si immerge in acque accoglienti perchè finalmete diventate invitanti. Il percorso analitico comincia a funzionare e si cresce, si diventa più forti e migliori in una parola consapevoli. Può capitare di sognare uno specchio d’acqua con creature misteriose che popolano i fondali e voler pescare. Magari non si riconoscono quegli nimali e si prova timore, ma anche curiositá e una sorta di attrazione. Ma quando l’acqua finalmente l’acqua diventa limpida, si vede il fondo, si riconoscono le creature che la popolano, allora si è in pace con se stessi si è forti, pronti ad affrontare la vita. Consapevoli, appunto.
    Proviamo adesso, per gioco, a paragonare le fotografie ai sogni ed ecco che si potrebbe dire: le fotografie non vengono mai per caso. Nella “vecchia” foto, il corpo della ragazza è abbastanza distorto dall’effetto dell’acqua, i contorni non sono ben riconoscibili, non si potrebbe riconoscerene con certezza l’identitá. C’è come una mancanza di equilibrio. La foto di oggi è limpidissima, armoniosa, trasmette leggerezza e grande equilibrio. Non è interessante, a questo punto, giudicare quale foto sia più “bella”, ma se ne può leggere un’interpretazione più profonda”, appunto. Per non fermarsi ad un giudizio puramente estetico. Comunque, belle foto!

  7. Claudio

    Ricollegandomi al prezioso contributo di Matteo a proposito di Jung e osservando le due foto di Settimio non ho potuto fare a meno di ricollegarle ad un’altra fotografia, scattata però da Franco Fontana nel 1984 dal titolo Swimming pool. L’analisi di Matteo dal punto di vista psicologico è molto interessante e, da parte mia, vorrei aggiungere però qualcosa sull’aspetto puramente estetico. Gli archetipi dell’inconscio collettivo sono immagini primordiali che abitano in ogni uomo e hanno la capacità di svincolarsi prepotentemente dalla coscienza, per questo possono essere ascritti all’interno di quello che Jung chiama la notte dell’ indifferenziato. Il rapporto che l’uomo ha con l’indifferenzaito è ambiguo, da un lato ne siamo attratti perché affascinati dalla nostraorigine, dall’altro lo temiamo perché l’indifferenziato possiede la forza del caos che avendo una potenza latente ben superiore a quella della ragione mina la nostra certezza di essere sani.
    Quegli archetipi e quelle forme sembrano quindi possedere una vita propria e si impadroniscono della nostra ragione creando in noi al contempo uno stato di soddisfazione e turbamento.
    Ecco allora che mi assale un dubbio, se ci fosse veramente un mondo di immagini platoniche capaci di visitarci ed assalirci, nostro malgrado, quando le barriere della ragione si fanno cedevoli ha ancora senso parlare dell’autorialità nelle arti visive? Oppure, il migliore artista è colui che riesce a dare la migliore forma alle immagini del nostro inconscio collettivo? Che cosa è allora l’originalità dello sguardo?
    Un gioco interessante potrebbe essere quello di scovare il maggior numero di immagini che ritraggono donne nude a pelo d’acqua.

    Un caro saluto a tutti

  8. Matteo Oriani

    Te vist? (in milanese: hai visto?) tu metti lì un paio di donnine biotte e guarda un pò cosa ti salta fuori! 😉

  9. Claudio

    E’ che in questi tempi bui l’ispirazione la puoi trovare con le donnine e solo se ben fotografate, del resto è sufficiente guardarsi intorno per sentire l’irrefrenabile desiderio di fare i bagagli e dimenticarsi le proprie origini italiote, oppure trasferirsi al quartiere Sucate in via Giandomenico Puppa…

    … non sono milanese ma la storia di Sucate m’ha fatto scompisciare dalle risate 🙂 🙂

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