toni thorimbert vs settimio benedusi parte seconda

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[it]seconda parte dell’intervista a toni thorimbert
le mie risposte, ovviamente, le trovate sul suo blog http://www.tonithorimbert.blogspot.com/

settimio benedusi: Con grande fatica riesci a recupare i files delle tue foto da un Lacie di backup che il fuoco ha risparmiato. Miracolosamente si sono salvate solo 3 tue immagini.
Preghi che siano queste tre…

toni thorimbert: questa non è una domanda, è una tortura, è autolesionismo!!!
Mi rendo conto che sono totalmente impreparato a rispondere. Comunque siccome è un gioco ne scelgo tre che sicuramente vanno bene, poi magari domattina me ne vengono in mentre altre trecento tra cui potevo scegliere e che mi sembreranno più importanti. Comunque sulla prima (01 Pioltello http://disk.benedusi.it/toni_pioltello/01%20pioltello.tif ) non ho molti dubbi. In pratica, quello sono io (anche se ovviamente non lo sono) e dietro ci sono invece i veri casermoni dove sono cresciuto, a Pioltello. La foto era parte di un servizio che presentai all’esame di fine anno alla scuola di fotografia dell’Umanitaria. Era il 1974 ed ero appena più grandicello del mio soggetto. Mi sono sempre rivisto in quel ragazzino e nella sua aria di sfida. E infatti il suo atteggiamento, e il mio come fotografo, coincidono perfettamente…stiamo tutti e due mostrando i muscoli!

(02 quarto oggiaro http://disk.benedusi.it/toni_quarto/02%20quarto%20oggiaro.jpg ) La seconda è una foto di moda scattata a quarto oggiaro, un’altra periferia milanese. E’ del 1994, molto più tardi della prima quindi, ma comunque il momento della svolta. Una delle pochissime foto che portai, su consiglio di Peter Lindbergh, a New York.
Una foto che è stata comunque una piccola rivoluzione perché, oltre che rivalutare la periferia non solo come “location”, ma come stato mentale e simbolico, rimetteva in gioco, specialmente nella foto di moda, la solita dinamica: tu ti mostri, io ti fotografo. Qui le cose si complicavano, i piani dell’immagine diventavano stratificati, così come le relazioni tra i personaggi…

(03 macerie http://disk.benedusi.it/toni_macerie/03%20macerie.jpg ) come ultima alla fine ho scelto questa, scattata tre anni fa, a riprova che il mondo è solo peggiorato da allora.
Una foto di moda anche questa, scattata per Io Donna.
Io l’ho sempre raccontata così: “camminiamo tutti, impeccabilmente vestiti, sulle macerie del mondo.”

SB: Il tuo book è ovviamente bruciacchiato, tre immagini le hai salvate con il Lacie ma sono un po’ poche. Dovendo ricominciare, quale sarebbe il primo servizio che vorresti fare?

TT: Una cosa che adoro di questo lavoro è proprio che magari sono in studio preso da tutt’altro e suona il telefono e qualcuno mi propone di fotografare una persona o un tema per un servizio di moda che mai mi sarebbe venuto in mente. Non sempre accetto e non sempre, quando accetto, è quello che avrei davvero voluto fare, però questo effetto “rulette russa” mi piace. E poi le mie idee di servizio sono tali che, quando le propongo, non le vuole nessuno. Forse non sono abbastanza commerciali. Anche con persone e giornali con i quali lavoro da anni, quando propongo qualcosa io, vedo il terrore o ancora peggio, il vuoto, dipingersi sul loro volto, non so come mai…
Faccio un esempio: trovo interessanti quelli che le battaglie le perdono, non i perdenti, ma i grandi lottatori che perdono, che spariscono, che soffrono, ma i giornali vogliono sempre la foto di quello che ride perchè ha vinto. E allora mi sono un po’ arreso e, con il massimo rispetto, mi associo a Helmut Newton: ”I am a gun for hire..”

SB: Ricominciare ha un grande vantaggio: puoi evitare qualche errore del passato. Professionalmente, a parte assumere l’assistente che ti ha bruciato lo studio, quali errori non rifaresti?

TT: Devo ammettere che rifarei tutto, anche gli inevitabili errori, dato che oggi sono qui e sto davvero bene.
Ogni tanto ho qualche rammarico, che so, magari la moto potevo comprarla un po’ prima, o magari alcune “durezze” del passato, che poi non erano nient’altro che insicurezze camuffate, mi hanno impedito di approfondire e godere maggiormente dei rapporti con gli altri.
Avrei potuto fare un po’ più vacanze, credo…

SB: In questa sfiga, un tuo lontano parente ci rimane secco, poverino.
E’ uno zio d’ America centenario eccentrico e ricchissimo. Il suo lascito è illimitato ma ad alcune condizioni: Puoi spendere i soldi solo comprando arte contemporanea: quali sono le prime tre opere o artisti che compri e perché, e quali sono le prime tre opere fotografiche in cui investi?
TT: Se il budget è illimitato direi:
Basquiat
Paladino
Hopper. (Si proprio Hopper. Visti dal vivo i suoi quadri perdono completamente l’effetto “poster” e sono meravigliosi) di lui prediligo comunque le tele piccole.
In fotografia direi:
Un nudo in polaroid 10X12 di Mollino.
Helmut Newton. Ho visto ora su ARTE una quotazione in asta di un 30×40 di Newton battuto per 30.000 euro. Lo stesso soggetto, stessa misura, 3/4 anni fa lo aveva in galleria Photology a meno della metà. Devo dire, di Newton non comprerei i Big nudes o cose del genere, ma proprio un bel piccolo vecchio 30X40. Che so, quello della Rampling seduta di schiena sul tavolo all’hotel Nord Pinus di Arles…

SB: Il tuo vecchio studio era in Bovisa, con i soldi dello zio, puoi comprartene uno nuovo dove vuoi. Dove lo compri?

TT: Domanda strana. Ho appena preso e ristrutturato il mio nuovo studio a Milano, quindi devo, per non smentire me stesso, dire a Milano.
Magari farebbe più figo dire New York o a Copacabana.
Siccome è un gioco, potrei cavamerla dicendo che lo comprerei dove potrei rivenderlo al meglio nel giro di qualche anno.

SB: Questo studio, grazie al cielo, ha un capiente garage.
Cosa ci metti dentro?

TT: Domanda a cui non si dovrebbe mai rispondere con franchezza: il garage di un uomo mette a nudo la sua anima: vabbè, rispondo, ma non è detto che sia la vera verità: Una capiente cassetta degli attrezzi (nota che io sono abbastanza negato, ma se hai una moto un po’ di attrezzi li devi avere.) La mountain bike, uno scooter Beta Eikon 150 e uno Yamaha TMAX, La mia Yamaha TRX 850, una R1 a scoppi irregolari, una Speed Triple, un Ducati 1198 R, una moto da cross senza targa, il carrello per le moto, una motosega, un decespugliatore, una BMW M5 blu scura, una Porsche gialla fiammante come quella di Oliviero Toscani, un’Audi Q7, anche nera, sicuramente con i vetri neri posteriori, Un vecchio Laverda 750 tenuto da dio, un fuoristrada Toyota 4Runner benzina, le tute Dainese e i caschi Arai, stivali, guanti, e poi al muro un calendario di donne nude fotografate da Settimio Benedusi…

SB: Dai clienti non puoi mica andare con i vestiti a righe da carcerato, e tanto meno sul set: Qual è la tua “divisa da fotografo”?

TT: Un completo grigio ferro, però un po’ lucidino, o totalmente nero, di Tonello o di Dior ( ma anche quelli di Costume National non sono affatto male) un cappottino blu di Victor e Rolf, una giacca di pelle di Gerard Loft e, impossibile vivere e lavorare senza, un bomber originale AF1 e un paio di jeans Edwin. ( per le scarpe ci vorrebbe un blog a parte)
[/it] [en] Second part of the interview with toni thorimbert
You will find my answers, obviously, on his blog http://www.tonithorimbert.blogspot.com/

Settimio benedusi: With a lot of hard work you manage to recover some of your files from a LaCie that the fire spared. Miraculously very few of your images were saved. You hope that are these three…

Toni thorimbert: this is not a question, this is torture, it’s self inflicted pain!!!
I realise that I am completely unprepared to answer this question. Anyways because this is a game I will choose three that surely will be on the money, then tomorrow morning another three hundred will come to mind from which I could have chosen and that I will deem more important. Anyways on the first one (01 Piotello http://disk.benedusi.it/toni_pioltello/01%20pioltello.tif) I don’t have many doubts. Practically, that’s me (even though obviously I am not) and behind it there are the huge buildings where I grew up, in Piotello. The photograph was part of a series I presented in the final exams at the Umanitaria school of photography. It was 1974 and I was a little older than my subject. I always saw myself in that little boy and his fighter attitude. Infact his attitude, and mine as a photographer, coincide perfectly… we are both showing off our guns!

(02 quarto oggiaro http://disk.benedusi.it/toni_quarto/02%20quarto%20oggiaro.jpg) the secnd one is a fashion photograph shot in quarto oggiaro, another suburb in milan. It’s 1994, much later after the first one, in any case a moment in the big turn. One of the very few photographs that, suggested by peter lindbergh, I took with me to new york. A photograph which has always been a small revolution because not only it reevaluated the suburb as a “location”, but also as a mental and symbolic condition, it put back into play, especially in the fashion shoot, the usual dynamics: you show yourself, I photograph you. Here things got complicated, the image layers became stratified, as in the relations of the characters…

(03 macerie http://disk.benedusi.it/toni_macerie/03%20macerie.jpg) as the last one I chose this one, taken three years ago, proof that the world has only gotten worst from then.
Also a fashion photograph, taken for Io Donna.
I always told it like this: “we all walk, dressed impeccably, on the world’s rubble”.

SB: Your portfolio is obviously charred,you have recovered three images from the LaCie but they are few. Having to start all over again, what is the first photo shoot you’d like to do?

TT: one thing I love about this job is that I could be in my studio taken by something completely different and the phone rings and someone proposes to shoot a person or a theme for an editorial which I have never thought about. I don’t always accept and not always, when I accept, its what I would have like to have done, but I like this “russian roulette”effect. Anyways my ideas for a photoshoot are as such that, when I propose them, nobody wants them. Maybe they aren’t commercial enough. Even with people and magazines with which I have worked for years, when I propose something, I see terror or worst, emptiness, painted on their face, I don’t know why…
I make an example: I find interesting those who loose battles, not the losers, but the great fighters that loose, that disappear, that suffer, but the newspapers always want the pictures of the one that laughs because he won. Therefore I have given up a little and, with the outmost respect, I associate myself to helmut newton: “I am a gun for hire…”

SB: To start all over again has it’s advantages: you can avoid some mistakes of the past. Professionally, besides employing the assistant that burned down your studio, what mistakes would you try to avoid?

TT: I have to admit that I would do everything all over again, even the inevitable mistakes, seeing that today I am here and very well.
From time to time I have a feeling of regret, I don’t know, maybe I could have bought a motorbike before, or perhaps some “hardship” from the past, which at the end they were merely camouflaged insecurities, stopped me from deepening and enjoying some relationship with the others.
I could have had more holidays, I think…

SB: Amongst all this tough luck, an old family member of yours passes away, shame. An old uncle from America centenary eccentric and super rich. His legacy is unlimited one some conditions: you can spend the money only by investing it in modern art: which are the first three art pieces or artists that you would buy and why, and what would be the first three photographic pieces you would invest into?

TT: if my budget was unlimited I’d say:
Basquiat
Paladino
Hopper. (yes, really hooper. Seen for real his paintings loose completely the “poster” effect and they are beautiful) of his I prefer his small canvases.
In photography I’d say:
A naked portrait by Mollino on polaroid 10X12
Helmut newton. I just saw now on ARTE a quote at an auction of a 30X40 by newton which went for 30.000 euros. The same subject, same measurements, photology gallery had one 3 / 4 years ago for less than a half the price. I have to say that, of newton I would never buy the big nudes or similar, but instead a nice old small 30X40. I don’t know, perhaps the one with Rampling sitting facing her back on the table at the nord pinus hotel in arles…

SB: Your old studio was in Bovisa, with your uncle’s money, you can buy a new one wherever you wish. Where would you buy it?

TT: strange question. I have just bought and renovated my new studio in milan, so I have to, no to lie to myself, say in milan.
Maybe it would be cooler to say new york or copacabana. Because it is a game, I could get away by saying that I would buy it where I could re sell it at the best price in a year.

SB: This studio, thanks heavens, has a substantial garage.
What would you put inside?

TT: a question that one should never answer with frankness: a man’s garage bares his soul: ok, I’ll answer, but it is not to say that it’s the truth: an ample tool box (please note that I am quite unsuited, but if you have a bike you have to have a few tools). A mountain bike, a scooter beta eikon 150 and a yamaha tmax, my yamaha TRX 850, a R1 with irregular firing, a speed triple, a ducati 1198R, a motocross with no number plates, a trailer for the bikes, a chainsaw, a weed wacker, a BMW M5 dark blue, a flaming yellow porsche like oliviero toscani’s one, an audi Q7, black, definitely with tinted rear windows, an old laverda 750 kept like god taught me, an off road toyota 4runner petrol, all the motorbike suits by dainese and the helmets by arai, boots, gloves, and on the wall a calendar of naked women photographed by settimio benedusi…

SB: You cannot pitch up in front of your clients with your jailbird outfit, and even less on set: what is your “photographer’s outfit”?

TT: a metal gray suit, slightly shiny, or totally black, by tonello or dior (also those by costme national aren’t bad) a blue trench by victor & rolf, a leather jacket by gerard loft and, impossible to live or work without, an original bomber AF1 and a pair of jeans by edwin (for the shoes you’d need a whole new blog).
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15 risposte

  1. PAOLO

    Settimio… vogliamo anche sapere se te ne rimarresti a Milano e se il tuo garage sarebbe il sotterraneo di un centro commerciale come nel caso di Tony Thorimbert 😉

  2. LorenzoBB

    Ciao Settimio,

    davvero sceglieresti uno studio a Beijing?

    Io ci vivo ormai da due anni, e sì, confermo che può essere meraviglioso e ricchissimo di stimoli e possibilità per crescere umanamente e professionalmente, per farsi l’occhio sulle persone, sul concetto di cultura e molto altro…la sua quotidianeità mi appassiona tuttora, e sono davvero curioso di sapere cosa incuriosisce anche te.

    Tra l’altro recentemente ci sono stati svariati fotografi italiani, tra cui Daniele Dainelli che a me piace particolarmente!, e se mai ci dovessi capitare – sia per viaggio, per qualche progetto oppure perché ti stufi di Milano e vuoi qualcosa di nuovo – e hai bisogno di informazioni o consigli stai pur certo che, per quel che posso e anche oltre, ci sono!

    Non smettere mai di fotografare né di tenere questo diario, che ha decisamente qualcosa in più della sola piacevolezza, mi raccomando!

    Lorenzo

  3. PAOLO

    Ah…ok…thanks,
    …ora è aggiornato! 🙂

    Mi fa piacere sapere che condividi il mio punto di vista
    Su quanto avevo osato dire sotto al precedente tuo post riguardo i grandi fotografi….
    Riguardo invece al tuo garage… so che ti piace la pioggia… ma proprio vuoi tenerci solo il motorino…? 😉

  4. Ercole

    Un’intervista che è una foto e ritrae un personaggio che sa essere se stesso o quantomeno ci prova, e questo è già di per sé un merito, considerato anche il panorama generale di chi orbita intorno al mondo delle immagini. Personalmente non rifarei ciò che ho fatto (oltretutto rifare le stesse cose è monotono), a parte qualche trombata veramente degna di rilievo e che ti forma in tutti i sensi,ma la mia è sicuramente un’ altra storia.

  5. Ercole

    Le due parole chiave che più mi rimarranno nella memoria dell’ultimo atto di questa intervista, di 2 grandi amci e di 2 grandi della foto, sono quelle di Settimio: io – noi, 2 parole che cristallizzano il tutto. La tendenza è sempre quella di godere del proprio egocentrismo dimenticando che l’uomo da solo vale meno di una formica.

  6. Toni Thorimbert

    Eccoci qua, bellissima esperienza Settimio…non mi avevi mai raccontato di Duepiù!..credo anche di ricordare il servizio di cui parli…pazzesco..bhe sono contento..concordo anche sulle tue riflessioni sul web, un’evoluzione ci sarà e comunque sono sicuro che potremmo esserne protagonisti. Grazie mille per la camera con vista, ricambio con affetto!
    Toni

  7. remind me

    leggerti mi ha fatto pensare di te che:
    “Per me c’è solo il viaggio su una strada che ha cuore, in ciascuna strada che può avere cuore. Lì viaggio io, e la
    sola sfida di valore per me è il percorrerla tutta. E lì io viaggio guardando e, guardando, resto senza fiato”.
    quindi te riscrivo queste poche parole di Castaneda, mi piace pensarti così …

  8. Osvaldo

    Settimio, concordo quasi su tutto. Più che altro, essendo tue opinioni, non potrei fare altrimenti (nel senso che ognuno c’ha le sue e vanno rispettate). però c’è una cosa che vorrei meglio capire. Tu dici che un fotografo DEVE usare il Mac. Ma i MAC attuali, anzi da qualche anno, SONO DEI PC. Schede madri, memorie, processori e schede video sono esattamente quelle di un PC. Cambia il sistema operativo e, senza entrare in guerriglie da tifosi, non è che il sistema operativo influenzi le prestazioni grafiche di un computer. Anzi, a voler essere sinceri sul PC c’è il supporto DirectX che migliora di molto le cose. Forse, allora, è una questione di software? Nemmeno, perchè i software grafici esistono in versione Mac come per PC. Insomma, quella del Mac, secondo me, è una credenza popolare fondata sulla vecchia architettura Mac (oggettivamente più votata alla grafica). non discuto le tue scelte, sia chiaro: sono tue e nessuno le toccal Solo che, oggettivamente, le caratteristiche tecniche dei due mondi, Mac e PC, si equivalgono (con la differenza che il PC costa meno). tutto qui.

  9. @marco

    caro osvaldo a parole il tuo discorso non fa una piega, anzi, sta di fatto che la relatà sull’hardware è così.

    Nella mia esperienza con windows, non so come, ma c’era sempre un qualcosa che prima o dopo ti andava storto, programmi che si inceppavano una volta a settimana, ritrovamento di files “corrotti” ed altri mille fastidi che ti assicuro, sia su una macchina che su un’altra, mi hanno sempre messo un po’ di terrore ogni qual volta incominciavo a lavorare. windows mi ha fatto letteralmente incazzare eppure i programmi sono gli stessi che uso da un anno e mezzo in versione mac su mac pro.
    molti colleghi confermano.
    Senza parlare di acune risorse costruite attorno all’ambiente della grafica come colorsync che mi riconosce due monitor differrenti e due profili colore differenti-
    Ormai mi si può dire qualsiasi cosa ma la filosofia di apple è la migliore –per me–, l’approccio più pratico e non mi si inceppa nulla da un anno e più.
    come te lo spieghi?
    un saluto

    ps.:lavoro circa 13h al giorno

  10. ANA

    sono inamorata della sua fotografia ..veramente complimenti ad SETTIMIO BENEDUSI.
    il mio desiderio e di esere fotografata da lei .. lavoro come modella e fotomodela …

  11. Osvaldo

    x @Marco

    bè Marco, io non discuto sul sistema operativo. Credo di averlo accennato nella mia precedente. Ma è pur vero che io al computer ci lavoro 15 ore al giorno (no, non voglio fare a gara e comunque è una sfida che perderei molto ma molto volentieri!), sia con Windows che con Mac. Bene, a me Mac (un iMac) si pianta, Windows (Vista) no.
    Anche Windows riconosce profili colore diversi a seconda del monitor: dipende dalla scheda grafica che hai (guardati le Matrox di fascia alta…). Perchè la differenza fondamentale è questa: mentre Mac ti dà un computer specifico, difficilmente o poco personalizzabile, Windows ti offre versatilità. E qui sta il nocciolo: se rientri nel target che Apple si prefissa con i suoi modelli (e per carità, l’offerta è anche variegata lo so), con Mac ci vai a nozze. Altrimenti schiatti. Un PC Windows, invece, funziona nella misura in cui hai saputo personalizzarlo senza combinarci casini, ma Windows Vista è davvero un bel passo in avanti nel facilitare questo compito.
    Io nno voglio generare polemiche, ma se Settimio mi fa un discorso del tipo “non conta la macchina che utilizzi ma come la utilizzi”, bè credo che questo valga pure coi computer. Non è assolutamente vero che Mac è un must per un fotografo. Se io mi trovo meglio con un PC, è il PC che diventa un “must” per me. è un discorso semplice, che non vuole, lo ripeto ancora, scatenare guerre ideologiche, ma che anzi inneggia al par condicio. E offre qualche speranza a chi un Mac non se lo può permettere.

  12. @marco

    @osvaldo

    se mi ci fai pensare, ho notato anch’io che conoscenti colleghi e amici vari con l’iMac, lamentano tutti qulache crash di troppo per una macchina più costosa della concorrenza.
    Tuttavia trovo che nei MacBook Pro unibody e MacPro questo problema non esista neppure con la configurazione piu bassa.
    Secondariamente la gestione colore ed altre soluzioni attorno all’ambiente grafico sono in casa Apple a disposizione del SO anche si dovesse comprare il macMini da 499€ e non solamente nelle schede grafiche di fascia alta.
    Il fatto di potersi scegliere migliaia di configurazioni tipica del ambiente windows (che pare un punto a favore) necessita invece una conoscenza tecnica dei vari hardware e delle loro interazioni, più approfondita con –a volte– estese competenze di programmazione (Persino per settare una semplice rete wifi) che genera molta confusione.
    Apple (parlo di fascia pro) cerca di lasciarti lavorare senza farti sorprese in niente per cui non fosse atteso.
    POi (come sempre esistono le eccezioni) tu potrai benissimo aver trovato una azzeccata scelta hardware senza noie ma sarai daccordo con me che non tutte le configurazioni della sfera win siano performanti e compatibili tra loro ne che l’utente sia sempre essere informato sulle mille varianti di tutto.

    comunque le divergenze sono sempre minori e anch’io vorrei ci fosse un po meno spocchia tra l’apple user e il resto. non mi è mai piaciuta.

    un saluto.

  13. @marco

    ..in fin dei conti, trovo però bizzarri e quantomai inutili i miei materiali commenti in rapporto agli ultimi post di Tony e Settimio.
    tenterò così di esprimere e rinnovare il mio apprezzamento attraverso due misere righe.

    Trovo nelle loro parole quella forza e consiglio che mi è necessaria come l’ossigeno in un periodo opaco come questo..
    che a volte, provando e riprovando, le cose funzionano con l’entusiasmo di chi intuisce di potercela fare;
    perchè in loro risiedono quegli imprescindibili ingredienti come la caparbia, l’intelligenza, l’umiltà il buon senso e la passione nel fare qualcosa, conditi –perchè no– da una qualche botta di culo (che niente mai potrà sostituire) tipico delle grandi persone.

    prima ancora dell’essere fotografi di successo.

  14. Toni Thorimbert

    Vorrei inserirmi in questa inusitata diatriba su Mac-PC con un aspetto che mi sembra nessuno ha toccato e che invece è di gran lunga il motivo fondamentale per preferire un mac ad un qualsiasi PC: I mac sono esteticamenti perfetti….e, appunto, lavorandoci tante ore al giorno direi che lì non c’è storia. come si fa a stare 13 o 15 ore al giorno davanti ad una cosa brutta? non si può..e i PC, mi spiace, ma sono proprio bruttini…baci a tutti! Toni

  15. Alessandro

    Citazione: “il mio nuovo sito […] possa ambire a diventare una grande casa dove ci sia la mia stanza ma anche tantissime altre stanze di persone, fotografi, ristoratori, alberghi, modelle.”

    Attenzione!

    Io frequento il tuo sito perché, da appassionato di fotografia, posso leggere le opinioni di un fotografo che fa il fotografo e non che vorrebbe esserlo. Per questo è tra i miei “bookmark”.
    L’internet delle “grandi case con tante stanze” è finita nel 2000, quando ancora si pensava di portare la tv sul computer (vi ricordate quanti portali c’erano?)

    Nel web, ognuno è editore di se stesso ed un sito ha successo perché ha una identità chiara, come il tuo!

    A prescindere da ciò, di un restyling se ne sente il bisogno 🙂

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