IL FOTOMETRO #02

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[it]l’unica cosa di cui mi pento è il titolo del post: il FOTOMETRO (noi lo dovremmo ben sapere!) sarebbe uno strumento che misura la luce, mentre ciò che avrebbe dovuto misurare lo strumentino empirico era altro…e quindi forse sarebbe stato più appropriato chiamarlo FOTOGRAFOMETRO…ma oramai è e rimane FOTOMETRO!

e comunque: che marasma! erano così scoperti i nervi?

ho letto ovviamente tutti i commenti, sia qui che su FB e sui vari forum che hanno riproposto il mio post. da un lato penso che non ci sia nulla da parte mia da spiegare, dato che tutto mi sembrava estremamente chiaro nel mio post, ma forse, dato le infinite interpretazioni che sono state fornite, è il caso che io provi a fare un po’ di chiarezza.

intanto voglio ribadire che amo il fatto che esista internet e ci sia la possibilità per migliaia di giovani fotografi di mostrare il proprio lavoro. una volta i punti di riferimento erano 5 o 6, adesso sono centinaia, e questo è un bene per tutti. ribadisco in maniera ancora più chiara e forte che il mio non è un discorso corporativista: più fotografi ci sono e più bravi sono, più contento io sono. ok?

ho un sacco di “fotoamatori” (mi scusino quelli che adesso citerò e che non si riconoscono in questa dizione) che sono nel mio database e che vado a guardare volentieri: ad esempio trovo interessante questa giovane ragazza, questa, lui è tutt’altro che un “fotoamatore”, trovo luca molto bravo, mi piace matteo, trovo interessante questo lavoro, lui bravissimo, molto interessante questo…bravissima francesca…insomma mi piace guardare bei lavori e sono felice quando riesco, come in questo caso a diffonderli: sono veramente convinto che noi si viva in un universo in espansione e che quindi ci sia posto per tutti e più e meglio siamo meglio sia per tutti. se la qualità della fotografia aumenta, aumenta per tutti!

fin qui ci siamo? bene!

se avete voglia di ascoltare adesso vorrei fare un piccolo discorso sulla fotografia, che ho già fatto altre volte in vari contesti, ma che è  indispensabile fare per capire il senso del tutto. soprattutto adesso, nel 2011, fare una fotografia bella non ha più alcun senso. nessuno! zero! nada de nada! una volta, e più si va indietro nel tempo e più era così, già realizzare una fotografia corretta era un’impresa: adesso ci riescono tutti! spesso racconto questa cosa che sembra un paradosso ma non lo è assolutamente: se diamo una bella digitale ad una scimmia, le insegniamo a schiacciare il bottoncino, la mandiamo in giro per milano al mattino e la ricatturiamo alla sera, scarichiamo i files, facciamo un bel editing, un bel ritocco delle immagini scelte, le mettiamo in bianco e nero e le stampiamo un metro per tre…possiamo fare una mostra meravigliosa! ma veramente! non è un paradosso!!!

è fondamentale quindi avvicinarsi alla fotografia tenendo ben presente questa realtà. fare belle fotografie non è mai bastato e basta meno che mai adesso.

adesso, come d’altronde sempre ma ora più che mai, è fondamentale che le fotografie raccontino qualcosa. dietro ad una fotografia ci deve essere qualcosa.

dietro ad una fotografia ci deve essere un perchè! ecco, questo è sempre un ottimo “termometro” per valutare le immagini, se dietro hanno una motivazione che ha portato a farle.

la fotografia del vecchio pescatore con le rughe non è bella o brutta, anzi magari è pure bella ma sapete una cosa? è inutile!

un altro esempio che faccio spesso e che penso possa aiutare a spiegarmi. tu che leggi sei mai stato a…diciamo…trieste? facciamo che no, non ci sei mai stato. se ti dessi dieci fogli di carta e una penna e ti chiedessi di scrivere su trieste tu cosa faresti? esatto, niente, scriveresti al massimo tre righe. e invece se ti mandassi a trieste con la tua canon al collo gireresti e faresti un sacco di belle foto, tanto carine…la piazza, il mare e il vento. ma non racconteresti niente di trieste! saresti come la scimmia che fa le foto così, tanto per fare! un servizio su trieste ha senso se sai di cosa stai parlando e lo vuoi raccontare, altrimenti è completamente inutile, che, lo ribadisco, è ben peggio di una foto brutta.

meglio un miliardo di volte un foto brutta ma che racconti qualcosa piuttosto che una fotografia bella che non racconti nulla.

andiamo adesso caso per caso dei punti del fotometro:

-le foto firmate fanno proprio pittore della domenica. vi voglio dare una notizia: sono anni che gli artisti non firmano le proprie opere, fotografi/artisti compresi. temete che ve le rubino?!?! visto che sul web ci sono le foto di avedon senza firma secondo me se proprio devono rubare rubano prima quelle…

-l’HDR è una enorme scorciatoia per arrivare in grande velocità in un posto dove non si voleva andare. (fuor di metafora: fa venire bene qualsiasi cosa, aumentando a dismisura la sensazione di aver fatto qualcosa di figo)

-volete la musica sul sito? perfetto, non ci sono problemi: sappiate però che il 90% degli utenti che andranno a visitarlo (me compreso) usciranno appena sentiranno le prime note

-foto di donne nude nella fabbrica: avere un nuovo ed originale punto di vista è fondamentale per chi faccia il fotografo. se una cosa la fanno tutti è probabile che faccia cagare. le foto di donne nude nella fabbrica sono il simbolo del conformismo e della banalità. insomma, fanno cagare

-il fatto dei mille euro non è per fare lo sborone, i mille euro sono un simbolo preciso di qualcosa: che le vostre fotografie siano servite a qualcosa. come ho già accennato prima, la buona fotografia è tale se serve a qualcosa. se è utile. se ha risolto, producendola, dei problemi a qualcuno. è un po’ come un bicchiere d’acqua, che non ha valore e qualità in assoluto: sotto le cascate del niagara non vale nulla, nel deserto tantissimo. la fotografia è uguale, deve risolvere problemi! e il fatto che sia pagata vuol dire non che sia bella o brutta ma che, cosa molto più importante, ha risolto il problema di qualcuno…

-tramonti, gattini, maschere…tutte cagate, inutili e banali

-i cinquanta libri: può uno fare non dico l’avvocato o il medico ma anche l’idraulico o il pescatore senza sapere il più e meglio possibile di tubi o pesci?!? andreste voi a mettere le mani in un quadro elettrico senza sapere nulla di quadri elettrici?!? ovviamente no. per fare le fotografie è esattamente uguale: prima di fare bisogna conoscere. il più possibile…

-spesso i fotografi sono ammalati di una grave malattia, che è il tecnicismo, l’ossessione per inutili dettagli di natura tecnica, che nulla hanno a che fare con la fotografia. scrivere che una certa foto è stata fatta con 50 mm canon 1,4 a diaframma 8 e tempo 1/250 è assolutamente inutile. dimmi cosa pensavi quando l’hai fatta, questo sì che è utile

-fare finti editoriali sul proprio sito è il peggio, è il voglio ma non posso. e poi perchè darsi dei paletti che io ho ma tu magari non hai e hai la fortuna di non avere?!?!

-i workshop li possono fare coloro che sanno fare. se non sai fare come è possibile che tu sappia insegnare?!?!

comunque, lo ribadisco, il tutto si può riassumere in una parolina semplice semplice, che è indispensabile usare per valutare il proprio lavoro.

questa parolina magica è: PERCHE’? bisogna sempre domandarsi: perchè? perchè ho fatto la tal foto? perchè ho fatto il tal servizio? se la risposta è “mi piace” “mi emoziona”, vi devo dare una triste notizia: di ciò che piace ed emoziona voi non frega un cazzo a nessuno! se c’è un racconto, se dietro ad una certa vostra foto potete parlare per mezz’ora è molto probabile che sia una buona foto. se avete fatto una foto di un bel tramonto perchè vi piace…beh sapete già la risposta.

l’elenco qui sopra indica la luna, se vi fermate a guardare il dito non serve a nulla.

potete fare una fotografia di una donna nuda in una fabbrica con la maschera veneziana e un gattino in mano, con affianco un vecchio pescatore rugoso, dietro un tramonto e il tutto trattato in HDR…e questa immagine sarebbe fantatica, meravigliosa e perfetta…lo sarebbe se questa immagine avesse un perchè!

spero di essere stato abbastanza chiaro. l’argomento, evidentemente, stimola un sacco, ed era importante spiegare meglio possibile il fotometro.

se tutto ciò non è stato abbastanza c’è però una ulteriore possibilità! sabato prossimo, 10 settembre, sarò al SI FESTIVAL ospite del NO PANIC di mr. ©hico per un valutazione personalizzata e sartoriale del FOTOMETRO: vi aspetto! [/it] [en]The only thing I regret is the title of the post: the PHOTOMETER (we should know that!) is an instrument that measures the light, meanwhile what the empirical instrument should have measured was something else… so perhaps it would have been better to call it PHOTOGRAPHERMETER… but alas it is and stays a PHOTOMETER!

Anyways: what a crowd! Where the nerves that raw?

I have obviously read all the comments, as well as on FB and the various forums that have replied to my post. From my side I believe there is nothing to explain, seeing that everything in my post seems extremely clear, perhaps, given the infinite interpretations that have been given, it’s time that I should try ad clarify it a bit.

Firstly I would like to reiterate that I love the fact that the internet exists and that there is the possibility for thousands of young photographers to showcase their own work. Once upon a time the reference points where 5 or 6, nowadays there are hundreds, and this is a good thing for everyone. I confirm once again loud and clear that  my point was not made on a corporate matter: the more photographers there are the better they get, and the happier I am. Ok?

I have many “amateur photographers” (I apologise to the ones that I will mention now and that they do not recognise themselves in this category) that are in my database and that I go and view with pleasure: for example I find very interesting this girl , this one , he is anything but an “amateur photographer”, I find luca

very good, I like matteo

, I find very interesting this

work, he

is extremely talented, this

is very interesting…francesca

is very talented… in short I like to see good work and I am happy when I get to, as in this case, share them: I am extremely convinced that we live in a universe which is expanding and therefore there is place for everyone and the more and better we are the better it is for everyone. If the quality of photography increases, it increases for everyone!

Are we clear? Good!

If you feel like listening to me now is the time that I would like to say something about photography, which I have already said many times before, but it is necessary to understand the sense of it all. Especially now, in 2011, taking a nice picture has no sense at all. None! Zero! Nada de nada! Sometime ago, and the more we go back the more it was like that, to even take a picture correctly it was a feat: now everybody can! I often talk about this and it seems a paradox but it is absolutely not: if we give a nice digital camera to a monkey, we teach it how to press the button, we send it around Milan in the morning and get it back at night, download the files, do a bit of editing, we retouch the chosen images, put them in black and white and print them one meter by three.. We can do a beautiful exhibition! Seriously! Its not a paradox!!!

Therefore it is fundamental to approach photography keeping well in mind this reality. It has never been enough to take a nice picture and it counts even less in our present day.

Now, as always but now more than ever, it is fundamental that the photograph tells us something. Behind the photograph there must be something.

Behind the photograph there must be a why! There, this is always an excellent “thermometer” to value the images, if behind them they have a motivation on why they have been taken.

The photograph of the old fisherman with wrinkles is not good or bad, maybe it is nice but you know what? Its useless!

Another example that I do often and that I think it could help me explain. You reading this, have you ever been.. Let see.. To Trieste? Lets say you haven’t, you have never been there. If I gave you 10 sheets of paper and a pen and asked you to write about Trieste what would you do? Exactly, nothing, you’d write three line at the most. And if I sent you to Trieste with your Canon around your neck you would go around and take lots of nice photographs, so nice… the square, the sea and the wind. But you would not tell anything about Trieste! You’d be like the monkey that takes pictures randomly! An editorial about Trieste makes sense if you know what you are talking about and you want to talk about it, otherwise it is completely useless, which, I reiterate, it is much worst than taking a bad picture.

Better a billion bad photos but that tell something rather than a nice photo that tells nothing.

Lets go now through the photometer step by step:

–  signed photographs make you look like a Sunday painter. I want to give you some news: its been many years that artists do not sign their own work, photographers/artists included. Do you fear that they’ll steal them?!?! Seeing that there are photographs of Avedon without a signature I feel that if they are going to steal they will steal those first…

–  HDR is a massive shortcut to get at great speed in a place where you didn’t want to go. (out of the metaphor: it makes anything look good, by increasing dramatically the sensation of having done something cool)

–  You want music on your website? Perfect, no problem: know that 90% of the users which will go and look at your site (myself included) will leave as soon as the first notes start playing.

–  Photographs of naked women in the factory: it is fundamental for someone who wants to be a photographer to have a new and original point of view. If something is done by everyone it is possible that it is shit. The women naked in a factory is the symbol of conformism and banality. In short, they are shit.

–  The thousand euro for a photo is not to be cool, the thousand euro is to make a precise point: that your photograph served at something. As I have mentioned before, a photograph is good if it serves a purpose. If it is useful. If you have solved, by taking it, someone else’s problems. Its a bit like a glass of water, which has no absolute value nor quality: by the Niagara falls it holds no value, in the desert its everything. A photograph is the same, it has to solve problems! And the fact that it was payed doesn’t mean that it was good or bad but, what is more important, that it solved someone else’s problem…

–  Sunsets, kittens, masks… all crap, useless and banal

–  The fifty books: can one become a lawyer or a doctor or even a plumber or a fisherman without knowing more and better about pipes and fishes?!? Would you go and mess around on an electrical panel without knowing anything on electrical panels?!?! Obviously not. To take photographs it is exactly the same: before doing one must first know. As much as possible…

–  Often photographers are sick with a terrible disease, technicalities, the obsession for useless details of technical nature, which have nothing to do with photography. To write about how the photo was taken with a 50 m Canon 1,4 at f8 and 1/250 shutter speed is utterly useless. Tell me what you where thinking when you took it, this is useful.

–  To do fake editorials on your own site is just the worst. It is the I would but I can not. Also why give yourself guidelines that I have and perhaps you don’t and you have the luck not to have?!?!

–  Workshops can only be held by who knows what they are doing. If you don’t know how to do it how is it possible that you know how to teach it?!?!

Anyways, I reiterate, everything can be summed into one simple little word, which is essential to evaluate one’s own work.

This little magic word is: WHY? You always need to ask yourself: why? Why did I take that photograph? Why did I do that editorial? If the answer is “I like it” “it excites me”, I have to give you some sad news: nobody gives a shit of what you like and excites you! If there is a story, if behind a certain photo you can talk about it for half an hour it is very possible that it is a good photo. If you took a photograph of a nice sunset because you like it… well you know the answer already.

The list above indicates the moon, if you stop to look at the finger it is of no use to you.

You can take a photograph of a naked woman in a factory with a venetian mask and a kitten in her hand, next to an old fisherman with wrinkles, behind a sunset all treated in HDR… and this image would be amazing, marvellous and perfect… it would be if this image would have a reason!

I hope I have been clear. The argument, evidently, stimulates a lot, and it was important to explain the photometer as best as possible.

If all this has not been clear enough there is one more possibility! Next Saturday, 10th of September, I will be at the SI FESTIVAL guest of NO PANIC by mr. ©hico for a personal and sartorial evaluation of the PHOTOMETER: I’ll  be waiting! [/en]

87 risposte

  1. Sarah Scaparone

    Ci vediamo al Si Festival! Ci saremo io ed altri tre amici del corso di Paul al TPW Cortona 2011. A presto!

  2. mauro

    perchè.
    anni fa scrivevo su un blog, e avevo “aperto” un angolino tutto mio, intervistando fotoamatori/fotografi/come li vogliamo chiamare,
    chiedendo solo “perchè la fotografia”.
    ovvio dopo 5-6 interviste, mi han detto di smetterla, che dovevo scrivere di chi ce l’aveva più grosso ( il sensore ) etc etc, che di sapere che storia ci sia dietro una foto, o dietro il perchè della scelta di fotografare, i “lettori” se ne sbattevano.
    una fotografia senza un motivo magari è bella, ma resta li, senz’anima. va a finire che la incornici in quelle brutte cornici ikea non trattate formato cartolina, nell’angolino buio di casa.

  3. cristiano

    questa può sembrare una leccata ma vi assicuro che non lo è. non sono proprio il tipo. quello che voglio raccontare è un po’ la mia storia formativa in fotografia. ho frequentato un corso di fotografia di moda in una rinomata scuola milanese dove ho visto le luci, le modelle, la tecnica in generale etc. poi ho frequentato qualche workshop per migliorare un po’ la qualità del mio book. gli shooting erano… mettiti un po’ così… gira la testa cosà… mento in basso, mento in alto etc. poi ho frequentato un workshop di settimio dove, tra le altre cose, spiegava l’importanza del perché (il tema di questo post). può sembrare una cosa banale eppure in 18 mesi di formazione (scuola + ws) nessun “professore” ne aveva fatto cenno. Bene, ho imparato più in 3 giorni con settimio che in 18 mesi di scuola. adesso sono un fotografo diverso, ho una motivazione diversa e un occhio diverso… e sopratutto cerco di creare una storia, dare un senso a quello che scatto. se non c’è storia… non c’è fotografia. Non sono un grande fotografo e forse non lo sarò mai ma, grazie a settimio, credo di essere su una buona strada…

  4. Pietro Bianchi

    il nervo si scopre quando poche righe ben scritte distruggono le certezze acquisite negli anni svelando la propria mediocrità. Ottimo e arguto Benedusi, continua a dire quello che pensi, rischiare di apparire spocchioso è ben poca cosa rispetto a quello che hai da dire

  5. Francesco Sapia

    Il messaggio del FOTOMETRO era chiaro fin dal primo post..se vuoi diventare qualcosa di più che un fotoamatore devi evitare di firmare le foto… di fotografare tramonti ecc…ecc…Adesso è ancora più chiaro perchè Benedusi ha aggiunto il discorso del “perchè” e la metafora della scimmia. Anche per me sarà difficile adeguarmi..continuoa firmare le mie foto per ego ma ci riuscirò..
    Ad una cosa non riuscirò mai ad abituarmi…ai blog scritti tutti in minuscolo..per un addetto stampa sono troppo

  6. Filippo

    @settimio: il tuo discorso è corretto. Bisogna capire bene perchè si fa una foto. Ma le motivazioni che hai dato sono molto soggettive. Le mie emozioni sono differenti rispetto alle tue. Un esempio banale: le tue foto di Nina Senicar non mi hanno dato nulla in fatto di emozione, ho solo valutato a mio gusto la tua fotografia. Il lavoro fatto coi bambini ha delle immagini che mi danno emozioni. Certo è che la professionalità non si compra e ognuno deve fare il proprio mestiere.
    Bravo Settimio insegni sempre qualcosa

  7. Raimondo

    ma com’è che mi trovo assolutamente in sintonia??? non vorrei però che diventassimo profeti nel deserto. Amo dire che la fotografia ha un pregio è un difetto. Il pregio è che è per tutti, il difetto è che è… per tutti. Ad maiora

  8. Andrea Laudisa

    Bellissimo post, complimenti davvero. Un perfetto riassunto di una penosa categoria parassitaria che atavicamente infesta la Storia della Fotografia o meglio la Fotografia nella Storia (anche se semiologicamente è anch’essa importante Storia che stiamo vivendo senza saperlo, ma questo è un altro discorso) , potremmo accennare alle decine di diatribe (mi perdonino Bayard, Emerson e Stieglitz…) ma, confidando nei vostri 50 libri di Fotografia, fate come se lo avessi fatto. Un piccolo dubbio tuttavia mi sorge (e lungi da me essere presuntuoso e arrogante): il pulpito! Visitando il sito dell’autore del blog (sig. Benedusi che già conoscevo di fama iconografica) ho la sensazione che superato lo step della Fotografia commerciale, che non presuppone un “Perchè” se non sociologico e goderecciamente estetico (ma non necessariamente), addentrandomi nelle sezioni Art e Reportage appunto, ho avuto la sensazione di assistere alla stessa assenza di “perchè” di cui sopra, ma molto molto molto meglio confezionata, una sorta di predicar bene e razzolar male, pare. Mi si perdoni la franchezza, non sono un fotoamatore ferito, ma dall’alto dei miei 200 e passa libri di fotografia mi sentivo di partecipare al discorso.
    Saluti.
    A.L.

  9. Stefano Pescio

    Premesso che non mi vergogno assolutamente di essermi ritrovato con 0 punti in casella. Anche perché tanti miei colleghi ustionati dalle fiamme del fotometro hanno raggiunto comodamente i “meno dieci”, se non peggio! 🙂
    E’ pacifico che i parametri distintivi tra il fotoamatore e la scimmia di cui sopra sono la consapevolezza e la volontà … (al prezzo di un paio di pollici opponibili in meno)
    La consapevolezza di poter crescere grazie alle bruciature da fotometro, e la volontà di registrare i propri errori, fare “play” ed ascoltare la voce di chi ama quello che noi, del resto, stiamo scimmiottando con tanto orgoglio… !!
    Nessuno ci ha mai detto: “ti metto in mano una bella digitale e ti lascio libero per Trieste” . Lo abbiamo scelto noi. Per cui è giusto ogni tanto acquisire la consapevolezza che la mira può essere migliorata, se non completamente stravolta. E personalmente trovo doveroso ringraziare chi ce lo fa notare!

    S_

  10. gian marco

    scusate se mi permetto…ma condivido il pensiero del Sig.Andrea Laudisa

  11. Mimmettino

    Si vede che hai letto 50 libri di fotografia, con quel post ne hai fatto il
    riassunto: dietro ad ogni foto ci deve essere il perchè.

    Allora potrei dire: dietro le mie foto c’è il perchè non ciò un cazzo da
    fare la domenica mattina: va bene come “perchè”?

    Daaaaaiiiiii.
    Hai ribadito una badilata di cosa risapute: basta i gattini ed i tramonti!
    W la foto con un perchè dietro. Ma che cazzo è sto perchè?

    Se una donna nuda sta su una vetta innevata rispetto alla fabbrica
    dismessa cambia il perchè??????? Ma de che?

    Io risponderei al caro Benedusi che dovrebbe separare i piani innazitutto
    del professionista rispetto al fotoamatore: al fotoamatore gli piace la
    foto bella (anche senza un perchè e che emozioni).

    Il pro giustamente deve fare foto che risolvono problemi dei clienti
    (matrimoni, pubblicità, moda..).

    Io che devo mettermi a fare lo still life della bottiglia della Martini?
    A te Bendeusi danno 1000,00 euro a me foto amatore nulla, quindi mi sveglio
    alle 5 e vado a fotografare la silohuette di un pescatore sul cerchio del sole
    perché mi emoziona!!!

    OKKEI?

    Benedusi, un conto i Pro, un conto i foto amatori. Un conto il lavoro, un
    conto il piacere.

    E poi, caro signor B., a me hanno fregato 5 foto (perchè non hanno
    preso quelle di Avedon????) e ci si sono fatti un bel sito di agriturismi.
    Mi hanno pagato 1.000,00 euro dopo la lettera dell’avvocato.

    Quindi semplificare tutto il mondo della fotografia pro e amatore dentro lo
    stesso calderone (fotometro) mi sembra un pò una fesseria.

    Cordialmente e con il dovuto rispetto per il lavoro che svolge.

    M.

  12. Davide

    Io mi ero preparato un bel discorsetto per il sig. Benedusi (anche se quando parla così mi sembra più BeneBUSI) ma non potrei esprimermi meglio di come ha saputo fare “Mimmettino” per questo mi associo, lo quoto e lo appoggio in todo.
    Aggiungo soltanto che se mi passa il blog della scimmia mandata in giro per milano a scattare foto gliene sarei infinitamente grato, sono sicuro che il primate sia dotato di una mente molto più aperta della sua.

    “Cordialmente e con il dovuto rispetto per il lavoro che svolge.”

    Davide

  13. Gresko

    insomma come il marchese del grillo: “io sono io e voi non siete un caz…” benedusi rispetta il lavoro e la passione degli altri anche se fanno un pescatore o un nudo in fabbrica abbandonata… a molte persone magari possono piacere più delle tue cose commerciali…
    ciao

  14. Stefano

    La cosa più giusta l’ha detta Ando Gilardi (che essendo mio conterraneo è molto intelligente): c’è arte quando ci sono i soldi dietro. Punto, fine o come dice Benedusi Settimio c’è un perchè. Ma possono essere sinonimi… Il concetto fondamentale è ci vivi di fotografia, bene sei un fotografo, altrimenti sei uno stronzo come me che ingrassa le varie canon e nikon. L’esempio che chiarisce molto bene, secondo me, l’ha fatto sempre Ando Gilardi: se vai nella balera e paghi per ballare consumi il ballo (come noi consumiamo la fotografia, non la facciamo), mentre quando sali sul palcoscenico per ballare diventa una produzione, cioè uno spettacolo (tenendo ben presente che il ballo viene considerato un’arte a tutti gli effetti).

  15. cinzia

    ho visto le foto dei fotografi che hai linkato…. un sacco di donne nude…. anche in pose provocanti… non sarai mica un pervertito? E’ l’unico “perchè” che ho trovato. Oppure sono quelli del National Geographics a non aver capito nulla visto che preferiscono le silhouette di animali al tramonto alle donne che fanno pompini alle pannocchie???????
    Con simpatia

  16. Diodoro

    Io non sono un fotografo, probabilmente. Ho una fotocamera e scatto delle fotografie, perchè mi piacciono. Valore commerciale: zero. Non frega un cazzo di niente a nessuno delle mie foto. Se le metto su fb, chi mi vuole bene, mi dedica un “mi piace”. Sono consapevole dei miei limiti. Scatto in maniera solipsistica, grazie anche al fatto che non costa nulla (grave peccato…) Ho apprezzato il “chiarimento”, però il ragionamento credo sia rivolto a chi millanta di essere un “professionista” e chi professionista lo è davvero. Dunque, lo sparti acque esiste. Di qua chi fa il fotografo di mestiere per il quale il “fotometro” è la giusta provocazione. Di là, noi scimmie con la fotocamera che ci incurisiamo di che diaframma ha usato tizio o di che obiettivo ha usato caio. Che godiamo della scorciatoia dell’HDR e sogniamo di partecipare ad un workshop con modelle strafighe in una fabbrica abbandonata. Io so di non saper fare fotografie. Quando me ne riesce una e ricevo due mi piace su flickr, arrivo al settimo cielo e poco m’importa che non valgono 10 euro. Detto questo, il ragionamento posto da Benedusi è assolutamente condivisibile (se riferito ai fotografi professionisti o aspiranti tali) o forse ho sbagliato io persino a scrivere qui e di questo me ne scuso.

  17. Mirko Merchiori

    Ho sempre ammirato ed apprezzato Benedusi ma ho come l’impressione che ultimamente stia cadendo nella banalità.
    Partendo dal presupposto che già l’anno scorso era stata data una digitale in mano ad una scimmia (se non erro era una Canon G12) con il tentativo, successivo, di giustificare l’assenza di ‘perchè’ delle foto prodotte (ed esposte allo spazio Forma), ritengo che le ‘Tavole della Legge dei Perchè’ poco sopra snocciolate rappresentino quanto di più inutile e saccente potesse scrivere. Tralasciando i termini non proprio aulici che fanno da contorno ai concetti espressi, mi permetto di dire che un conto è favorire la crescita e la sensibilità dei foto-amatori (il termine è già sufficientemente didascalico) un conto è sparare a zero con un obice carico di banalità! Mi trovo pienamente d’accordo con quanto sostenuto da Andrea Laudisa & Co.: chi non ha velleità commerciali ma coltiva ‘semplicemente’ (le virgolette sono obbligatorie) una passione ha i propri perchè e le risposte agli stessi perchè. I suoi lavori commerciali sono eccelsi come anche la riconosciuta ed ineguagliabile tecnica dei ritratti in controluce: ma dopo averne viste tre o quattro, forse, qualcuno comincerebbe a non ritrovare più il ‘perchè’ che inizialmente voleva comunicare (e i 1000 euro di gettito arrivano comunque).

  18. nicola

    Buongiorno,
    trovo questi 2 post, relativi al ‘fotometro’, del Sig. Benedusi, molto interessanti, a volte molto interessanti anche i commenti, spesso purtroppo solo densi di acredine.
    Condivido gran parte dei pensieri del loro autore, ma stranamente arrivo a conclusioni opposte, intendo in chiave estetica. Lo dico dall’analisi degli autori, fotografi o fotoamatori che Benedusi segnala in testa a quest’ultimo post.
    Con un’analisi più ampia, non solo della fotografia, ritengo che la provocazione dell’arte non arte non abbia più gran senso, siamo nel 2011 non negli anni ’70. In sostanza credo che essendo l’arte (di cui la fotografia fa a mio avviso parte) inserita nella società, debba con questa confrontarsi. Nel 2011 la trasgressione più grande che si possa fare con grande provbabilità è il rispetto delle regole.
    Provo un’irrazionale simpatia per personaggi come Damien Hirst, Dash Snow, Ryan Mcginley anche il buon Terry Richardson, ma non mi piace il loro ‘perchè’ o almeno il loro ‘perchè così’, non lo trovo condivisibile ora, mi sembra un terribile ritardo, quanto meno a livello estetico.
    Sarà un rigurgito neoclassico, sarà il mio affetto per l’abiura Pasoliniana.
    Essendo la fotografia una ‘grafia’ non riesco a non augurarmi il ritorno ad una ‘calligrafia’.
    Perdonatemi un ultimo appunto, cosa c’è di male ad essere ‘fotoamatori’, ad essere amanti della fotografia, appassionati di fotografia, un ottimo fotografo non può esimersi dall’esserlo, forse questo si potrebbe aggiungere al ‘fotometro’.
    Grazie.

  19. adriano zanni

    Dai Benedusi..tutto condivisibile ( o quasi)..pero’ siamo sinceri, la cosa dei 1000 euro e’ una stronzata, dai ammettilo 🙂

  20. roberto

    …se poi la scimmia fotografante incontra magari una donna di potere all’interno di qualche casa editrice e se la sposa….non solo porta a casa anche delle foto ma le pubblica pure e poi fà la sborrona…..

    Quanto scritto potrebbe anche essere condivisibile per i fotografi che con la fotografia vorrebbero viverci, ma quanta ipocrisia dietro tutto ciò…

    ciao

  21. Renato

    Premesso che non mi occupo in nessun modo di fotografia, riporto solo fedelmente una frase di Fabio Novembre che potrebbe essere di ulteriore stimolo per la discussione facendola magari uscire un po’ dai binari della fotografia:

    “Un maestro e’ prima di tutto inconsapevole di esserlo. Non ci si puo’ imporre come tale, si e’ scelti senza volerlo. Il senso di responsabilita’ delle proprie azioni e’ la discriminante che distingue un buon maestro da un cattivo maestro. In questa incertezza dovremmo tutti essere piu’ coscienti delle vite che conduciamo dato che, a partire dai nostri figli, chiunque potrebbe prenderci come esempio. A questo proposito io credo che il nostro sia un tempo in cui dovrebbe esserci assoluta corrispondenza tra una grande opera e il suo autore, che la fortuna di essere apprezzati e riconosciuti andrebbe bilanciata dal buon carattere della persona. Il bello deve essere buono!”

    Il mio punto di vista è che, al di la’ di tutto, credo che i maestri, almeno in senso strettamente accademico, stiano un po’ sul cazzo a tutti e interrogarsi sul perché sarebbe interessante.

    ciao

  22. cinzia

    piccola precisazione: per me la fotografia è un semplice hobby come per qualcuno lo è la pesca, non ho un sito, non pubblico le foto e non metto in dubbio la tua professionalità. Penso solo che tutti, anche i profesionisti, siano liberi di scegliersi il genere di foto che preferiscono. Non c’è nulla di male nel fotografare gatti, ci sono un’infinità di riviste e libri dedicate agli animali domestici e non ritengo che i fotografi che hanno fornito le foto siano delle “merde” solo perchè hanno ritratto un certosino invece di Carla Bruni! Non tutti hanno la fortuna di raggiungere l’Olimpo, nella fotografia come in tutti gli altri campi. Mica tutti gli oncologi diventano come Veronesi ma questo non vuol dire che sono degli incapaci. Se poi il web è pieno di fotografi della domenica che postano le loro foto sfocate, senza senso e ulteriormente imbruttite dalla pp, pazienza. Non è un reato pubblicare sui vari social network la foto del tramonto dietro casa scattata col cellulare e nessuno è obbligato a guardarle. Esistono i siti dei professionisti e quelli che raccolgo foto di ottimo livello scattate da fotoamatori evoluti, basta cercare questi invece di connettersi a facebook.
    Ps: e anche quando si raggiunge l’Olimpo l’umiltà non dovrebbe mai mancare, c’è sempre qualcuno che riuscirà a salire un pò più in alto di noi

  23. Francesca Stella

    Ho letto entrambi i post. Non ho letto tutti i commenti a quello precedente (mi sarei dovuta prendere un giorno di ferie), ma mi sono fatta un’idea. Innanzitutto, sono d’accordo con Settimio e, anzi, mi meraviglio di come si possa essere in disaccordo. Qualcuno ha tacciato queste parole di banalità: e ha ragione! Sono cose per me talmente ovvie da rasentare il banale. Più di una volta mi sono trovata a discutere con “fotografi” che tiravano in ballo le emozioni, l’assenza di una vera motivazione nel fare un determinato scatto (guarda caso, una di queste occasioni riguardava un’immagine scattata a un barbone…) ecc. Ebbene, mi sono rotta. Sì! Rotta di queste persone che non vogliono capire, che si ostinano a non voler conoscere e ampliare i propri orizzonti. Ti “emoziona” la foto del gatto? Bene, fotografati il gatto, ma non ammorbare il resto del mondo con queste immagini: ognuno ha i suoi limiti. Con i dati exif fattici le tue pippe private: ognuno ha le sue perversioni. Io, dal basso di quello che ho imparato sulla fotografia (e non solo), mi chiedo: considerando l’INFINITO universo di quella che potrei qui chiamiare la “massa espressiva umana”, in questa accorpando in un unico concetto sia i contenuti (fantasie, ossessioni, ispirazioni, contaminazioni, istinti, cicatrici, ecc.) che i modi (estetizzante, brutale, realistico, allegorico, concettuale, crudo, etereo, ecc.), perchè limitarsi a discutere di questioni così piccole, limitate, con toni semplicistici, cinici, provinciali… Io non ho la pazienza nè l’autorevolezza per insegnare niente a nessuno, quindi non prendete questo mio intervento come un abbaio arrogante bensì come un semplice punto di vista, forse lontano da quello di molti di voi ma, credo, almeno degno di essere letto. Recentemente, commentando con un amico una sua foto, gli ho detto che essa non mi comunicava nulla non perchè non fosse una foto ben fatta, ma perchè era inutile. Quando Settimio ha usato quella parolina nel post mi è venuto da completare il suo pensiero dicendo questo: una foto degna di questo nome lo è solo in virtù del fatto che, una volta vista, io mi rendo conto che non posso più vivere senza. Che non posso dimenticarla, perchè mi urla qualcosa, s’incastona da qualche parte dentro di me e io non sono più in grado di ignorarla. QUELLA è una fotografia, che tra l’altro 1) racconta qualcosa (il mondo dell’autore? il mio mondo di spettatore attraverso quello dell’autore? sì, buone tutt’e due le cose) 2) ha un perchè (nessuna foto di quel genere nasce così, tanto per. Nessuna!) 3) ha risolto il problema di qualcuno (che sia un cliente pagante o la persona che l’ha scattata per ricerca personale) 4) molto probabilmente vale ben più di 1000€! Scherzi a parte, veramente: andate oltre. C’è veramente così TANTO ALTRO. Indagate su voi stessi, andate a stanare le vostre complessità, le cose che non vi siete mai detti ad alta voce. Usciranno in tutte le vostre foto, dovete solo imparare a riconoscerle. Se vi piace tanto la parola “emozione”, andate ad approfondire a quale sentire afferisce: non rimanete solo dei “ricevitori” di impulsi a cui non sapete dare un nome. Perchè quando quel nome glielo avrete dato – e magari i nomi saranno pure una decina – sarete giunti a una consapevolezza che farà di voi non solo dei fotografi migliori ma anche degli esseri umani più coscienti. E credetemi, questo la fotografia lo sa fare, eccome. E’ il dono più grande che mi ha fatto, a dire il vero. Mi viene sempre in mente una frase che ho sentito pronunciare da Anders Petersen al TPW: “in fotografia tutto è possibile”. Io la trovo al tempo stesso di una semplicità e di una potenza inaudita. Cioè, in quel rettangolino lì tu puoi rappresentare QUALSIASI idea, anche la più assurda, che la tua mente possa concepire. E tu “rifiuti” di farlo? Oppure ti accontenti di un suo surrogato? Ma no! Che peccato, che perdita sarebbe. Se la pigrizia mentale (e l’ignoranza che ne consegue) arriva a minare l’insorgere del famoso “perchè” cui allude Settimio, allora scusate: è il caso di appendere la macchina al chiodo, insieme al fotometro.

  24. Mario Bucolo

    Capisco le osservazioni di Benedusi e già ho commentato, e cercato di emendare il fotometro nel post orginale. Giusto il discorso del perché di una foto. Io mi occupo sia di landscape che di archiettura. Nel landscape capita, per definizione, di doversi attenere a fare delle belel foto, sia dal punto di vista tecnico che emozionale. Sta poi a me trovare il perché di determinate foto, molto spesso raccontano il senso del posto (traduzione italianizzante del più efficace “sense of place”) hanno comunque un tracciato, si collegano l’un l’altra ed in caso di fotoracconto altro che mezz’ora su ogni foto…
    Concordo perfettamente sul discorso del vecchio pescatore o del tramonto…scatatti senza un perché. Ma questo dal punto di vista professionale. Dal punto di vista dell’amar la fotografia non voglio perdere il piacere di fare la foto ad un tramonto…perché mi piace quell’istante da fermare. Poi me la tengo nel mio hard disk magari senza condividerla oppure so che ad alcuni amici fa piacere, su FB, aver trasmesso la mia emozione di quel momento attraverso la foto. D’altronde anche Elliott Erwitt si difenisce fotografo professionista per campare e foto-amotore per hobby per amore e per passione. Quindi!!
    Ma questo Benedusi lo sa perfettamente…è solo un gigione ;))

  25. Luca

    Dubito che uscirà un fotometro #03.
    A parte ciò, dico la mia: Settimio è amato da molti e odiato (punterei più su un invidiato) da molti.
    Con grande orgoglio affermo che pochi giorni dopo fotografica 2009 gli scrissi una mail nella quale affermavo che mi sarei aspettato una mostra di Martina colombari a fotografica 2010…e ci ho azzeccato..con più o meno un anno di anticipo. Anche lì è venuto fuori un putiferio e per vari motivi mi sono schierato dalla parte di Cristina Nuñez, non capendo o non volendo capire il perché di quella mostra.
    Riguardo il fotometro invece credo proprio che in tanti abbiano scritto davvero per invidia o rabbia. Tempo fa ho avuto la fortuna di fare una lettura portfolio con Mr. Benedusi. Mi ha giustamente massacrato. Sono uscito pensando “guarda che stronzo questo (scusa il termine)”. Oggi la reputo una delle migliori lezioni di vita e di fotografia mai avute, che difficilmente dimenticherò, nonostante sia stata una chiacchierata di 15 minuti scarsi.
    Non leggete quello che scrive e ha scritto Settimio con la rabbia in corpo, pronti a correre sul suo sito per criticare le sue foto.
    Leggete quello che ha scritto e andate a guardare i vostri di lavori e riflettete sul vostro mondo fotografico.
    Pensate a voi, non a lui.
    Se invece siete contenti così, allora 100 punti per voi!
    Perché Benedusi fa delle foto penose, ma le cazzate le sa scrivere bene!

  26. mary

    ho seguito con interesse i due post di Benedusi (pur non essendo una sua fan e non perchè non lo reputi un professionista capace ma perchè la fotografia glamour in generale non riesce ad appassionarmi) che condivido in molte parti, e tutti i commenti. Mi è piaciuta moltissimo una frase di Francesca Stella “una foto degna di questo nome lo è solo in virtù del fatto che, una volta vista, io mi rendo conto che non posso più vivere senza. Che non posso dimenticarla, perchè mi urla qualcosa, s’incastona da qualche parte dentro di me e io non sono più in grado di ignorarla” che condivido totalmente e ritengo possa essere tranquillamente applicata non solo alla fotografia ma anche alla pittura, letteratura, cinema ecc. Il problema di fondo è che la maggior parte delle persone non possiede la cultura per effettuare questo tipo di lettura (che considero scontata in un professionista serio) guarda una foto, un quadro ed esprime un opinione che spesso si ferma al semplice “mi piace” o “non mi piace” senza motivarla. Con questo metro di giudizio molte persone scattano foto, vedono un soggetto che gli piace e scattano, magari una foto tecnicamente perfetta, ma senza imprimere un’impronta personale, qualcosa che renda il “loro tramonto” diverso dagli altri milioni di tramonti, che permetta alla loro foto di imprimersi nella mente di chi la guarda e restarci per sempre. E’ difficilissimo, richiede molta autocritica. Ai tempi della pellicola c’era chi diceva che su un rullino da 36 foto bisognava avere il coraggio di cestinarne 35. E non era una cosa semplice perchè il propio ego è sempre pronto ad autocelebrarsi soprattutto se supportato dai giudizi positivi di amici e parenti che magari non sapevano neppure come funzionava una macchina fotografica. Con il digitale tutti sono diventati fotografi, una compattina non si nega a nessuno. Per carità, questo non significa che la fotografia doveva rimanere riservata ad una ristretta cerchia di persone, le caste non mi piacciono, ma è innegabile che il maggior accesso e possibilità da parte di tutti di crearsi un blog fotografico abbia anche abbassato il livello qualitativo. Tutti sono liberi di scattare foto ai propri figli e condividerle con amici e parenti ma almeno abbiano l’umiltà di ammettere che non sono altro che foto ricordo e non capolavori, senza offedersi quando qualcuno gli fa notare il micromosso, l’orizzonte storto o qualche altro difetto. Ma l’autocritica, ovviamente, vale anche per i professionisti

  27. Massimo Milanese

    Direi illuminante, e condivido appieno.
    Spero che in un prossimo futuro, se non l’abbia già fatto, affronterai anche il problema che oramai sta affliggendo la fotografia: fotoamatori che si credono professionisti (quanti oramai su facebook si firmano “photographer”…) e soprattutto fotografi che, seppur bravi, svendono per pochi euro la loro arte, imparata in anni di esperienza sul campo, in workshop e corsi di fotografia alimentando come un ingorgo senza fine l’orda di chi si sente “imparato” e a sua volta spera di poter arrotondare scattando belle o brutte fotografie per pochi euro. I clienti con la c minuscola non sono in grado di distinguere una bella fotografia ma, soprattutto in questo periodo, sanno distinguere una cifra ridicola da un prezzo dettato da sacrifici nel comprarsi un’attrezzatura professionale e dal fatto che per mantenere in vita una professione bisogna, purtroppo, pagare delle tasse, affitti e a volte assistenti. Purtroppo non tutti possono accedere ai Clienti, quelli con tanto di art director che pagano anche mille euro a foto…

  28. danilo

    Apprezzo la vena critica del post se l’obiettivo è quello di scuotere le menti, di far pensare… beninteso che nulla può essere così schematico. L’unica cosa che mi chiedo è: qual’è il “perché” dietro ad una foto a Bianca Balti… il cachè vale come “perché”?

  29. beppe02

    consigli sacrosanti frammisti a considerazioni non condivisibili. Queste perchè hai ridotto la fotografia al TUO genere fotografico. Ma i confini sono un pelino più in là, dai…. 😉

  30. fotoamatore

    se fosse una dimostrazione matematica i commenti li definirei esattamente “quod erat demonstrandum”
    impressionante

    ps: l’indirizzo https://www.benedusi.it/blog presuppone che i contenuti siano il punto di vista di benedusi e le cose che vuole scriverci. troverei strano non trovare considerazioni di benedusi, diciamo.
    non è richiesta per l’iscrizione di categoria nè viene resa necessaria la spulciatura per poter ribattere “eh ma anche”. si può far prima a non leggere, o essere sereni del proprio lavoro da poterci ridere e dire “ma guarda il benedusi”. a meno che sia un esperimento terapeutico per scaricarenevrosi o livore fotografico, o una misurazione della temperatura media dei fotografi non fotoamatori 🙂

  31. Anna

    Bhe già è interessante vedere che tra questo post e il precedente si sono raggiunti quasi 200 commenti parlando e ribadendo cose già dette e ridette: non bisogna essere banali, saper parlare attraverso le immagini, avere qualcosa da dire. Però mi permetto di fare qualche osservazione (già fatta e rifatta):
    – tutti qs bei discorsi e soprattutto i fotografi che segnali in qs post non hai pensato di tenerli presenti quando hai messo in mostra le foto della Colombari (e ddaje co sto scheletro)
    – “i mille euro sono un simbolo preciso di qualcosa: che le vostre fotografie siano servite a qualcosa”: o forse del fatto che avete un figo che si occupa di marketing per voi (le opere di Mr BrainWash sono vendute da 20mila dollari in su: siamo sicuri che valgano così tanto le opere di un tizio che imita Andy Warhol? Una persona che a sua volta ha fatto del serializzare i simboli del capitalismo un’ “arte”?)
    – i workshop li puoi fare se hai qlcosa da insegnare: vero, ma chi lo stabilisce? il fatto che hai venduto foto a più di 1000 euro??!!!
    – perchè l’HDR no, musica no, pescatori no di principio? se sono fatte bene e originali e C’E’ una storia dietro, perchè no?
    – posso mostrare centinaia di foto che NON rientrano nelle categorie da te messe al bando eppure sono banali, insensate, sgraziate, insomma sono BRUTTE! perchè brutto è ancora una categoria: la sciura Pina non va a vedere foto brutte “che raccontino qualcosa” e un vero Artista non disprezza il giudizio di nessuno, men che meno quello della sciura Pina; e poi se anche fosse un brutto alla Bacon le foto di cui parlo io sono brutte e basta
    – parlare per mezz’ora di una fotografia a volte è espressione di ciò che un’immagine in una frazione di secondo riesce a dire, a volte è marketing, capacità di vendita, lecchinaggio lavoro, do you know “fuffa”?
    – i fotografi che hanno commentato l’altro post dicendo “ho fatto 80 punti” “io 90”: ma che tristezza! ma non avete un minimo di carattere??

    Non è così facile tirare la linea nell’arte e dire da qs parte le opere x dall’altra le opere y: non ci sono riusciti migliaia di anni di storia…

  32. mirko

    Settimio scusa, da ignorante ho capito che ti sei rotto le p…e nel fare questo genere di foto perché accetto la lezione che è fantastica ma non capisco perché tu ancora faccia foto come quelle a Nina Senicar? In quelle non ci vedo una storia ma solo culo e tette!
    Fai come i preti…. “fate come dico io e non fate come faccio io!”

  33. mirko

    @ Francesca stella… Appendere la macchina al chiodo significa appenderla insieme ai sogni… io capisco che Settimio a modo suo ci voglia insegnare qualcosa ma tu ad arrivare a prospettarci un bivio è assurdo almeno quanto l’ego di chi firma le foto ! E poi chi lo dice che un gatto non emoziona?Ammorbare il resto del mondo? Non guardarle le foto che ti ammorbano guardati le tue opere d’arte!

  34. settimio

    ok, rispondo a
    DANILO SCRIVE:
    6 SETTEMBRE 2011 ALLE 20:39
    APPREZZO LA VENA CRITICA DEL POST SE L’OBIETTIVO È QUELLO DI SCUOTERE LE MENTI, DI FAR PENSARE… BENINTESO CHE NULLA PUÒ ESSERE COSÌ SCHEMATICO. L’UNICA COSA CHE MI CHIEDO È: QUAL’È IL “PERCHÉ” DIETRO AD UNA FOTO A BIANCA BALTI… IL CACHÈ VALE COME “PERCHÉ”?

    sperando di rispondere ai tanti che mi chiedono cose simili.
    rispondo a danilo perchè non si firma (anche se avrei piacere che tutti si firmassero con nome e cognome, così come io ci metto il mio…) e così se sarò particolarmente stronzo spero non si offenderà. temo però che a questo punto si debba essere particolarmente espliciti affinchè le cose siano capite…

    allora: il problemino è che chi non sa scrivere non sa neanche leggere, e viceversa. tu, danilo, sai scrivere giapponese? penso di no, e quindi non sai neanche leggerlo il giapponese, giusto?
    la fotografia è un LINGUAGGIO. va imparato. va capito.

    veniamo alle immagini che citi, quelle di bianca balti (ovviamente questo discorso si potrebbe applicare a qualsiasi altro mio servizio)
    queste: http://www.benedusi.it/it/editorials/panorama-first.html
    in verità in questa “cartella” ci sono due servizi diversi, ognuno con le sue motivazioni. parlerò adesso però solo del primo che appare appena si entra in questa sezione.

    l’idea è stata quella di riportare la top model bianca balti, che ha girato il mondo in lungo e largo, nella sua città natale, lodi.
    di riportarla però con i “segni” di quello che è il suo essere “top model”, e cioè vestiti super eleganti e sofisticati. ma distonici rispetto a quello che lei avrebbe fatto in quel contesto.
    le abbiamo fatto fare quindi cose “normali”, ma con abiti pazzeschi: in bicicletta con un gucci, nella piazza a giocare con sua figlia con un valentino, a giocare a rubabandiera con un armani…e via così…
    lei torna al paesello natio, è la ragazza semplice di sempre, fa le cose di sempre ma è anche ed inevitabilmente una top model.
    chiaro, no?
    ecco, questa è la storia dietro a quelle fotografie. può piacere o non piacere. ma c’è. ed è quello che sostiene il servizio.

    tutte le mie immagini hanno dietro un perchè: basta saperlo leggere…

  35. Francesco Ragone

    Domanda, io questa cosa della storia dietro ad ogni foto la capisco e la condivido in pieno…. ma credi che sia sempre applicabile?

    esempio… mi è capitato che una ballerina mi chiedesse alcuni scatti… da usare per il sito, per il catalogo, per la brochure dell’evento, voleva degli specifici outifit decisi da lei….. quando si fa un lavoro di questo genere… non solo è difficile, ma non trovo neanche utile trovare un filo conduttore tra i vari scatti che verranno usati separatamente e per fini diversi.
    e soprattutto ho soddisfatto le esigenze di un cliente pagante.

    e ancora…. se fai un viaggio … e vuoi fare un po di foto di reportage… visitando posti diversi tra loro (metropoli, parchi, natura) che storia puoi realizzare?

    è chiaro che la foto del pescatore con le rughe… vicino alla foto del tramonto sulla skyline, non significano niente… ma un conto è seguire un pescatore e fargli 10 scatti con un filo conduttore e una storia… un conto è documentare un viaggio…..

    cosa si fa… faccio solo le foto con l’iphone perché non essendoci un racconto non vale la pena di usare la reflex?

    Io rimango dell’idea che qui si sta confondendo l’essere un fotografo con l’essere un artista……

    Tu Settimio, sei un artista, perché vieni scelto tra molti fotografi per fare lavori importanti…… ma credo che chiunque campi con le fotografie che produce possa ritenersi un fotografo….

    Ho molti amici che vivono con la musica che suonano partendo dalle cover band fino ai progetti personali, e io li ritengo musicisti, anche se non sono i beatles.

    sbaglio?

    ho firmato con nome e cognome 8)

  36. Tiziano Manzoni

    >Ho commentato di la, e mo commento anche di qua, stimo Benedusi, e nonostante a volte non mi trovo con il modo di esporre il concetti, trovo che il sunto sia indistinguibile.
    Trovare un perchè?
    Io nasco come fotografo nelle redazioni di quotidiani a venti anni allupato dal vil denaro mi ritrovo a scattare nell’inferno della ex jugoslavia, dopo passo alla Somalia e finisco con il sudan e la sua carestia…
    Ogni scatto da me fatto aveva un perchè, ( il perchè di quegli orrori, il perchè della morte ecc)
    poi sono rincasato ho smesso un poco di andare incontro alla morte e ho cercato di fare quello che mi piace un po di moda un po industriale ecc
    ogni scatto ha un suo perchè, il brutto di questa cosa che spesso bisogna spiegarlo perchè che si mette sugli altari, spesso non sa leggere…

  37. stefano druetta

    so bene che si tratta di domande retoriche cui sarebbe superfluo rispondere, sebbene si sostenga non essere “assolutamente uno scherzo”, questo fotometro. rispondo per sboroneria e per fare ordine tra le mie idee.
    preambolo: ho 26 anni da compiere, gioco di fotografia da almeno 10, è un lavoro da quasi 3, di cui circa uno passato a bottega da un professionista [a spazzar per terra, stirare, pulire gli obiettivi, allestire set, tenere in ordine i mac], sto cominciando ora a viverci sul serio.

    -le foto che metto su FB [e solo loro] riportano nell’angolino in basso a dx l’indirizzo del mio sito personale. che manco a dirlo è nomecognomepuntocom. sai mai che a qualcuno venga in mente di sbirciare… però sto capendo che forse non è poi così utile.
    -provato l’HDR “per sport” e per novità, poche settimane dopo aver acquistato la prima digitale. detestato nel giro di molto poco.
    -odio i siti con la musica. qualsiasi cosa vendano. a meno che non sia il sito di un artista, e lì va beh c’è poco da discutere.. 😀
    -le uniche fotografie a donne nude, le ho fatte nel mio o nel loro letto. mai nemmeno mostrate a qualcuno. non sono il mio genere. ho fotografato una fabbrica abbandonata per puro spirito ludico e documentaristico della location per potenziali utilizzi futuri. i risultati sono ben nascosti in archivio. brrrrr! pietà!
    -ho realizzato su commissione una foto che è stata pagata 1000€+IVA
    -non nel mio portfolio, ma su FB in un album di viaggio a venezia, sì ho un’immagine che ritrae anche maschere, era l’unico negozio di venezia che vendesse prevalentemente altro [dischi!]. ma pescatori rugosi, gattini, tramonti, quelli mancano proprio!
    -la scansia dei libri fotografici sta crescendo, ma sono una dozzina di titoli su per giù, oh però grandi nomi! gilardi, fontcuberta, leroux, sontag, feininger, barthez… le produzioni video come quelle di CreativeLive! e gente simile, valgono? ; )
    -ho scritto sotto alcune fotografie su un morente account flickr,anni fa, di averle realizzate con vecchi obiettivi adattati a mano su corpi EOS. la gente chiedeva quale elaborazione digitale ne avessi fatto, o come avessi ottenuto un particolare ingrandimento macro..
    -non ho pubblicato finti editoriali, ma ho sì indicato stylist e assistenti e collaboratori che hanno partecipato ad alcuni progetti, sia commissionati, sia autoprodotti per partecipare ad alcuni concorsi. anche perchè per il resto sono “one man band”.
    -sono stato invitato a tenere un breve workshop di una mezza giornata presso il Politecnico di Torino, all’interno del corso di laurea triennale in “Design Grafico e Virtuale”, titolo che ho conseguito a mia volta circa 14 mesi fa, a pieni voti: passeremo qualche minuto con gli studenti a chiacchierare di fotografia, a cominciare da quel genio visionario di Niepce e l’arabo dell’anno 1000 che lo ispirò mentre nostro coetaneo viaggiava per l’italia sul finire del XVIII secolo; il tempo restante lo impiegheremo a fare un po’ di fai-da-te con macchine compatte, e “luci disponibili” per dirla come il caro Eugene Smith, per provare a tirar fuori dei buoni still life dei prodotti/progetti d’esame degli studenti. penso che accetterò, sarà occasione di grande scambio, anche se riconosco sia decisamente presto per pensare di aver qualcosa da “restituire al mondo”.

    questo per dire che… alla fine non c’è niente di cui mi penta degli ultimi 10 anni. forse solo di quell’anno in cui, perso dietro una ragazza, scattai sì e no 2 rullini, uno anche montato male, 36 fantastiche diapo completamente nere!! ma anche lì imparai qualche interessante lezione.
    non è rifiutare di firmare le proprie foto, o il non indicare cosa si usi per farle, a renderci fotografi migliori. magari è farlo, poi accorgersi dell’inutilità del gesto. solo gli imbecilli non cambiano mai idea. e detto fuori dai denti, trovo che possa essere un esercizio interessante quello di fotografare le cose banali della quotidianità. anche Settimio lo fa, col suo bravo iphone. e infatti è cosa DA FARE. ovviamente da fare ANCHE, oltre a tutta una serie di cose che ci identifichino come fotografi. fotografare SOLO gattini tramonti e magari donnine nude per il piacere di vederle spogliate, è inutile. voglio sentirmi libero di fotografare la mia cagna, che amo incondizionatamente, per avere quei ricordi di lei [la fotografia è un ottimo mezzo per prendere appunti]. voglio fotografare un tramonto per ricordarmi che non ce ne sarà mai un altro uguale a lui. mai.

    a me importano poche cose: che i miei clienti siano felici di lavorare con me, che si fidino, e che io possa fidarmi di loro; e se lo desiderano, che mi segnalino a nuovi potenziali clienti. e che gli uni e gli altri siano persone con cui crescere come essere umano oltre che professionista. qualcuno mi copre di insulti per 3 giorni di fila, prima di staccarmi l’assegno senza più batter ciglio, perchè cerco di fargli capire che il loro progetto non può stare in piedi, e che acquistando me non comprano solo un tecnico, ma un giovane che ha la presunzione di indirizzarli verso soluzioni realizzabili oltre che utili.
    qualcun’altro mi fa le pulci a lavoro ultimato perchè magari non capisce un qualche aspetto del prodotto finito; poi però va in giro a vantarsi del risultato usando anche le stesse parole con cui gli spiegavo perchè avevo fatto quella determinata scelta.
    insomma è un mondo quasi mai semplice. ma se c’è una cosa che possiamo anzi dobbiamo fare, è non smettere di sorridere anche quando tutto sembra sbriciolarsi. anche quando la camicia che hai indosso è già fradicia di sudore e sei solo a metà del matrimonio che stai fotografando. anche quando non riesci a venire a capo di come piazzare una luce per dare la giusta importanza al prodotto che hai davanti all’obiettivo. anche quando hai fatto un preventivo che ti sembrava pure strettino, ed il cliente si lamenta che sei caro. anche quando ti dicono che le tue suggestioni nel brief fanno schifo. anche quando ti presenti ad un potenziale nuovo contatto, e lui ti guarda con sufficienza e «oh no, un altro fotografo..»
    e probabilmente dobbiamo finirla di guardare sul piano orizzontale, inutile stare ad invidiare i propri omologhi. sì caro sono un altro fotografo, magari sono altro rispetto a quelli che già conosci, vieni a scoprire perchè. : )
    ci vuole più osservazione in verticale, col naso puntato all’insù a studiare sia il cielo sia i fotografi che hanno fatto e stanno facendo la storia di questo linguaggio, così universale e riconoscibile, secondo solo alla matematica. ma molto, molto più diretto.

  38. stefano druetta

    ERRATA CORRIGE: a proposito dei siti con la musica, è chiaro che se il sito è di un musicista, la musica ci dev’essere. ma non in autoplay 😀

  39. stefano druetta

    @MIrko, il perchè è quasi certamente vendere i costumi indosso alla Senicar. Far sbavare gli osservatori di sesso maschile sulle di lei curve, e le osservatrici di sesso femminile sul paesaggio [ma anche sulle di lei curve, perchè no]. quando si tratta di fotografia commerciale, questo genere di perchè basta e avanza. mica uno deve sempre avere dei perchè pieni di metafisica. a volte basta levare il meta e pure il si. e resta a ben guardare, un ottimo perchè.

  40. emanuele

    ciao settimio, non c’era bisogno che tu rispondessi perché il fotometro ha chiaro in sé il messaggio e proprio per questo tocca quelle corde in quell’intimo da ciascuno considerato inviolabile: il proprio perché. Il fotometro è effettivamente la base sotto cui non andare veramente per non finire in una pura autostima egotica! La fotografia è un mezzo il cui fine è uno solo: comunicare. ciascuno di noi comunica sé stesso e quindi ognuno di noi comunica il proprio limite.Chi dice che io fotografo e le mie foto devono piacere solo a me stesso è un albero secco che rimane in piedi solo perché infilato nella terra. Incontrai una persona che a distanza di 10 anni si ricordava ancora di un ritratto in bianco e nero che avevo fatto: questo è comunicare. Come pure ho incontrato persone che mi hanno suggerito dove migliorare (in questo caso banalmente l’uso della luce per ampliare le mie capacità espressive): questo è quando dico che comunichiamo anche i nostri limiti. Il perchè ci deve essere e può essere anche un perché al puro scopo di vendere (avevo in mente di “catalogare” esterni di Firenze per venderli alle banche dati per esempio), ma anche per una ricerca artistica interiore.
    La fotografia è bella proprio perché é come l’acqua: si adatta ad ogni contenitore, l’importante che il conenitore ci sia e sia ben visibile per fare bere quest’acqua a tutti.

  41. Stefano

    @Settimio: scrivo stronzate sul tuo blog, è vero, ma a onor del vero, non essendo ancora un fotografo (anche se spero di diventarlo), da un lato non sono così sicuro di far vedere al mondo le mie fotografie, dall’altro è pura lotta allo spam non mettere nome e cognome, che tra l’altro tu dovresti comunque vedere, perchè per onestà intelletuale, nel campo Indirizzo E-mail c’è la mia mail che è stupidamente nomecognome@live.it, se ci scrivo anche nome e cognome nel campo Nome, mi ritrovo la casella piena di spam in 20 minuti, tutto qui.

  42. Siddharta

    Ecco…messa con queste parole la storia del fotometro è più che lecita e ci stà di brutto.
    Ps. le foto di Bianca spaccano e le avevo intese proprio per come sono state ideate.

  43. Siddharta

    E’ anche vero però, come scrive Francesco Ragone, che non sempre è possibile mettere una storia dietro la foto. Ok basta.

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