LAMPOON

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DUE PERSONAGGI IN CERCA D’AUTORE

Roberta e Andrea, come due attori che provano una parte di un’ipotetica pièce teatrale.

Il palcoscenico è il mio studio.

Assi di legno per terra.

Luce naturale da una grande finestra rivolta a nord.

Come nel teatro tutto senza rete, senza possibilità di rifare nulla, tutto live: decidiamo infatti, in tempi di digitale e photoshop, di scattare con una macchina fotografica degli anni ’50 (la Rolleiflex che era di mio papà!) e pellicola.

Questo vuol dire non potere verificare cosa si sta realizzando, non avere alcun conforto da uno schermo di un computer o di un programma di fotoritocco: è necessario unicamente farsi guidare dalle emozioni, dagli sbalzi di umore, dai corpi che si muovono spinti dalle sensazioni.

I miei due attori non hanno un copione. Non c’è un filo logico. Non ci sono un inizio e una fine: si muovono sul set come per seguire un loro copione, un loro filo logico, che prevede un inizio e una fine che solo loro due conoscono.

Danzano sul baratro dei sentimenti, sfiorando il precipizio: è questo ciò che io voglio, è questo ciò che mi piace.

Perché, io ne sono convinto, “se vuoi scoprire nuove terre devi affrontare e attraversare l’ignoto.”

Roberta e Andrea l’hanno fatto.

 

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Non è una questione ideologica così come non è neanche una questione tecnica: forse semplicemente ne avevo voglia.

Forse mi sembrava avesse un senso dare un segnale, in tempi di ore di Photoshop, che può essere importante la verità della pellicola piuttosto che la finzione del digitale. (che poi quale verità, e bla bla bla, sull’eterna questione del vero/falso in Fotografia.)

Comunque, mi andava. E l’abbiamo fatto.

Potete trovare il tutto, compreso un bel video, sul sito di Lampoon.

13 risposte

  1. Domenico Cammarano

    Settimio, bell’esperimento.
    Penso che la pellicola abbatta i confini tra l’attore, il protagonista di una immagine e il suo interprete.
    A prescindere da motivazioni di apparente praticità, non esiste quasi più una committenza
    da “film”. La cosa mi sconvogle un poco. E questo senso di inadeguatezza del digitale mi assale
    ancora di più quando maneggio la mia rolleiflex 3,5 F Planar.
    Ma tanto non si torna indietro. probabilmente ci resteranno gli “sfizi” di un attimo di follia.

  2. Luca

    Ciao Settimio,
    ha senso secondo te impostare un progetto (anche piccolo) fotografico con una sola ottica?
    Più volte hai scritto che a te basterebbe avere un 50 mm: perché proprio il 50mm? e non magari un 35mm o un 28mm che ti permetterebbe di avere un angolo di campo più ampio, che magari negli spazi chiusi, o per foto ravvicinate, può essere utile? E’ una questione di tecnica?
    O è meglio non pensare a queste cose e procurarsi un bel 24-105 con il quale ci fai di tutto?

  3. settimio

    ciao Luca
    un progetto DEVE, secondo il mio umile parere, essere realizzato con una sola ottica!!! è sbagliatissimo cambiare ottica all’interno di un progetto: per il semplice motivo che se si possiede un punto di vista quel punto di vista deve essere lo stesso dall’inizio alla fine.
    e quindi io ABORRO l’uso dello zoom, per lo stesso motivo.

    io poi amo usare il 50 mm semplicemente perché è, così come infatti viene alternativamente chiamato, normale, e rappresenta il nostro originale e normale, per l’appunto, punto di vista.

  4. Cristian

    Esperimento interessante!
    Ho visto il video e mi pare di capire che tu interagisci parecchio coi soggetti (anche toccandoli/spostandoli), è così? Immagino che questa non sia la prassi quando fotografi modelle per campagna pubblicitarie…
    Non so se ne hai parlato in qualche altro post, ma che rapporto c’è tra te e chi fotografi?

  5. vittorio

    Boh!!

    non capisco il senso,se c’e’ un segnale non l’ho visto,il lavoro fotografico mi pare scarsino,il video gia’ meglio….
    rimandato a Settembre magari dopo le ferie ti esce qualcosa di meglio…

  6. Marchigiano

    credo che anche chi possiede solo una reflex digitale possa provare a fare un progetto del genere…basta avere “un’ottica analogica!” questione di volontà…partire con l’idea di non scattare più di 36 foto e levarsi il tic di andare a guardare lo schermo della fotocamera…cosa impossibile mi rendo conto, allora coprirlo con del nastro isolante nero…

    @cristian: secondo me, invece, è proprio quella la prassi…

  7. christian

    Tutto si evolve ma non significa che era meglio un mezzo o l’altro,sono mezzi diversi che usufruiscono dello stesso concetto.
    Si può avere più delle preferenze personali ma il concetto non cambia sostanzialmente,penso che questo progetto, come altri,poteva essere un progetto significativo anche con una digitale,con ottiche af,con ottiche analogiche, con il pennello ecc.
    Importa il sopracitato concetto e la persona che sta dietro ad esso

  8. Mitia Dedoni

    Mi piace questo tuo progetto…la scelta nel suo insieme vale più di mille parole a corredo.
    Ciao
    Mitia

  9. damiano

    Vi conoscete vero?
    Bla Bla Bla. PRRRRRR.
    Cerca in Google:
    Polaroid VS iPhone: BLA BLA… PRRRR!

    PRRRRRRRRt

  10. Michele

    Esperimento certamente da ripetere ed è il secondo lavoro “analogico” in poco tempo che vediamo su queste pagine.
    Semplice nostalgia o davvero la pellicola rappresenta un valore aggiunto per un progetto di questo tipo ?
    In ogni caso complimenti Settimio. Buon lavoro
    M

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