LA MUSICA RENDE IMMORTALI

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Una delle grandi, meravigliose e importantissime qualità della Fotografia (da un po’ di tempo non riesco più a non mettere la maiuscola a questa parola, se non altro per distinguerla dalla fotografia…) è il fatto che facendola si conoscono e si imparano cose nuove.

O meglio, per farla è necessario imparare e conoscere cose nuove e nuove realtà: è indispensabile. Senza imparare e conoscere nuove cose (di sé o della realtà, ma questo è un altro discorso…) è impossibile fare della buona fotografia. Ovviamente è possibilissimo imparare e conoscere delle nuove cose e poi realizzare della pessima Fotografia. Ma il contrario (fare della buona Fotografia senza imparare e conoscere delle nuove cose) è impossibile.

Ho sicuramente conosciuto e imparato delle cose nuove realizzando il “tradizionale” servizio di Ferragosto per il Corriere della Sera. Una realtà meravigliosa e incredibile: Casa Verdi di Milano.

Se poi questo abbia prodotto un buon lavoro fotografico, sinceramente, non lo so. Ma è anche vero che, sinceramente, non me ne può importare di meno. Quello che mi interessa è che delle informazioni siano state veicolate attraverso le mie immagini. Questo spero sia veramente accaduto. Questo sì.

Comunque, andando oltre il pippotto iniziale sulla Fotografia andiamo al lavoro, che poi è l’unica cosa che conta.

Così come l’anno scorso avevo affrontato il tema degli anziani (in quel caso raccontati in un luogo di divertimento) anche quest’anno ho voluto raccontare la terza (?!?) età, che coinvolge persone che, probabilmente, proprio a Ferragosto si sentono più sole e indifese: trovo quindi giusto che la nostra attenzione vada verso di loro, sempre, ma soprattutto in quel periodo dell’anno.

Questa la pagina del giornale:

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Questo il mio testo che accompagna le immagini:

Giuseppe Verdi la giudicava la propria opera migliore. Sembrerebbe difficile poter realizzare qualcosa di meglio rispetto ai capolavori del grande maestro, un’opera che possa eguagliare e magari anche superare il Rigoletto, il Trovatore o addirittura la Traviata: a sentire gli ospiti della struttura invece sembrerebbe proprio che sia così.

Casa Verdi apre nel 1902 (solo dopo la morte del Maestro, perché non “voglio essere ringraziato da colleghi meno fortunati di me”) per dare sostegno ad artisti legati alla musica che si ritrovino in povertà.

Già nella progettualità e costruzione della struttura Giuseppe Verdi realizza un qualcosa di assolutamente nuovo e rivoluzionario: non un ospizio ma una casa di riposo dove gli ospiti si possano veramente sentire come a casa propria. È la prima struttura di questo tipo in Italia non con camerate ma con camere singole e servizi privati.

Casa Verdi è una fondazione privata che per 50 anni ha vissuto con i diritti delle opere del Maestro, fino a trovare la presente autonomia, grazie soprattutto a innumerevoli benefattori.

Sono ospitate 70 persone, tra uomini e donne, e anche, cosa unica al mondo, 16 studenti di musica, in maniera tale che la giovinezza possa dare linfa vitale all’esperienza.

Giuseppe Verdi ha qui la sua tomba, e sembra guardare, spettatore privilegiato, gli ospiti della sua creatura che vivono queste stanze come il loro ultimo fantastico palcoscenico, suonando e cantando ininterrottamente.

Sono tutti testimoni di una grande verità: la musica rende immortali!

 

Per questioni di spazio sono state riassunte (molto bene, devo dire) dalla redazione del Corriere le mie didascalie originali.

Metto qui tutti i ritratti con le mie dida originali:

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Giancarlo Viganoni

Ballerino

92 anni

Una vera vita da romanzo, la sua. Nell’euforia della ricostruzione dopo la guerra, grazie a una grande passione per il ballo, comincia a lavorare nelle operette, molto celebri e frequentate al tempo. Nel 1947 è in compagnia teatrale con Totò (“un vero principe!”) e subito dopo diventa uno dei 12 boys della divina Wanda Osiris: allora delle vere star! Lavora con tutti i grandi comici del tempo: Macario, Chiari, Tognazzi, Vianello… Alla morte della madre, nel 1970, abbandona, dall’oggi al domani, le scene del teatro, per aprire un negozio di abbigliamento a Roma: avrà subito un enorme successo. Ma anche di quello si stufa presto, chiude il negozio per seguire la sua vera grande passione: il gioco. Si trasferisce a Sanremo dove per 30 anni tutti i giorni alle 16 entra puntuale al casinò, sempre elegante come un boy di Wanda Osiris: arriva a cambiarsi lo smoking tre volte al giorno, per essere sempre impeccabile. Ovviamente perde tutto e, senza più un euro, trova ospitalità a Casa Verdi. Sostiene di non essere mai stato così felice e ricco come ora qui!

 


 

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Giuseppe Castelletti

Cornista

75 anni

Che Giuseppe avesse Giuseppe Verdi come nume tutelare è forse evidente: oltre al nome di battesimo studiò al conservatorio di Torino Giuseppe Verdi, poi lavorò per 33 anni a Trieste nell’orchestra Giuseppe Verdi e adesso si trova a passare la sua meravigliosa terza età alla Casa Giuseppe Verdi! La scelta del corno non fu veramente volontaria e voluta, almeno all’inizio degli studi, ma poi l’amore per questo strumento lo accompagnò per tutta la vita: ancora adesso tutti i giorni prova e si allena, convinto che solo il quotidiano esercizio possa mantenere intatta la sua arte.


 

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Laura Didier

Mezzo Soprano e Pianista

87 anni

Nata in Cile si trasferisce in Italia (con un viaggio in nave “meraviglioso!” durato 31 giorni) per perfezionare l’italiano, indispensabile per cantare le opere liriche, come era il suo sogno. Studia forsennatamente diventando una delle più celebri interpreti dell’Aida che, nel ruolo di Amneris, interpreta per ben 187 recite in 47 anni di carriera in tutto il mondo: solo alla Terme di Caracalla rimane in cartellone per 16 anni, grazie alla potenza della sua voce, perfetta anche in un palcoscenico aperto. Qui a Casa Verdi si sente nel suo ambiente preferito, circondata dalla musica e dall’arte: questa, adesso, è veramente casa sua.


 

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Luisa Mandelli

Soprano

93 anni

Comincia giovanissima a studiare canto a Stresa, con la maestra Oddone, facendo tre volte alla settimana 30 chilometri in bicicletta, sotto la pioggia, la neve o il sole torrido. La morte dell’amatissima insegnante sembra dare una traumatica interruzione alla sua infinita passione: ma Luisa non si perde d’animo e ricomincia lo studio al conservatorio di Milano, dove si diploma nel 1947. Nel 1955 trionfa alla Scala con la Traviata nel ruolo di Annina, insieme a Maria Callas: l’amore per la divina dura da allora e da 38 anni fa celebrare una messa nel giorno della sua morte. Non si è mai sposata, il suo vero grande Amore è sempre stata la musica. Tuttora compie quotidiani esercizi di vocalizzi, pronta per calcare ancora le scene: il maestro Baremboin l’aspetta a teatro!


 

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Stefania Sina

Contralto

86 anni

Quando entriamo nella sua stanza la troviamo al computer, impegnata a lavorare sulla propria rivista, Va Pensiero, ovviamente dedicata alla musica. Da giovane un vicino di casa, musicista professionista, la sente cantare e la consiglia di approfondire gli studi, che intraprende al conservatorio di Bergamo. La sua specificità canora la porta prima al coro della Rai e poi in quello della Scala di Milano, dove addirittura modificano il regolamento dei limiti di età per farla entrare e non privarsi della sua bellissima e particolare voce. Ricorda gli anni alla Scala come meravigliosi, e reputa, senza dubbio alcuno, il teatro milanese come il migliore al mondo. A Casa Verdi dipinge, e con la vendita dei suoi quadri riesce a mantenere due bambini con l’adozione a distanza.


 

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Vincenzo Reina

Tenore

81 anni

Siciliano, di Mazara del Vallo, fin da giovanissimo ha grande passione per il canto, che all’inizio pratica in maniera amatoriale. Il suo primo lavoro è gestire un ristorante, dove però ama cantare e dove viene notato e apprezzato dai clienti cantanti professionisti, che lo spingono a intraprendere gli studi musicali, in maniera seria. Chiude il ristorante e si dedica completamente alla musica, riuscendo a vincere una borsa di studio al Teatro Massimo di Palermo, che diventerà, insieme a Roma, l’epicentro della sua attività concertistica. Debutta, con grande successo, nella Boheme nella parte di Rodolfo. Non canta più, sostiene che senza il giusto allenamento non abbia senso, non ci sia una ragione: gli basta, adesso, sfogliare tutti gli spariti di una vita, che suonano e cantano nel ricordo.


 

 

Ecco questo il mio lavoro di Ferragosto per il Corriere della Sera.

Ho voluto fotografare le persone che ho incontrato tutte con il sorriso sulle labbra: non è una forzatura, perché sono vivi, felici, attivi.

E perché sanno una cosa che io avevo il sospetto esistesse, ma solo adesso ho la certezza che sia vera: la musica rende immortali!

4 risposte

  1. giuseppe

    noto come in ogni luogo fotografato ci siano tante fotografie, quadri, monili, insomma denotano una grande ricchezza comunicativa. La fotografia, ops, la Fotografia è viva.

  2. IK1LBO

    Bellissimi i brevi ma ” pieni ” racconti della vita degli artisti .Così come nella Fotografia anche nella Scrittura bisogna saper centrare il soggetto saperlo raccontare e fare pensare e riflettere.
    Sinceramente tutte questi brevi racconti di grandi Vite le accomunano, sì la passione per la musica/danza , ma soprattutto una forte determinazione, costanza e voglia di vivere .
    Oggi io ho imparato da questo “Lavoro di ferragosto” tante cose tra le quali un Giuseppe Verdi di grande umanità e umiltà .
    Le Fotografie invece raccontano tutte persone felici e ancora con tanta voglia di vivere nonostante siano in B/N .
    Grazie per la condivisione dell’esperienza che aiuta tutti a crescere.
    Massimo

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