PHOTOGRAPHERS-AGGIORNATO-02

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[it]su cento persone che si definiscono fotografi, oggi, nel 2013, ci sono:

50% di fotoamatori assoluti, cioè di persone che non hanno fatto mai una fotografia se non per se stessi. non hanno neanche l’ambizione di essere professionisti, ciondolano in giro con la macchina al collo fotografando ció che capita davanti ai loro occhi. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piace farsi gli spaghetti a casa si definisse chef.

20% di fotoamatori che pur avendo un altro “vero” lavoro  si atteggiano da professionisti, facendo dei veri e propri servizi tipo quelli per le riviste. trovano addirittura delle riviste (on-line, ovviamente) che i servizi glieli fanno fare (gratis, ovviamente). in cuor loro non si credono professionisti, ma da fuori, ad occhi superficiali, lo potrebbero sembrare. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piacesse fare gli spaghetti a casa per gli amici si definisse chef.

20% di persone che per mille e una ragione (in verità sono sempre le stesse: appartamenti dei genitori in affitto, pensione dei nonni e dei genitori, ricchezza familiare…) non hanno problemi di soldi e fanno come se fossero fotografi professionisti. fanno “finta che”. gli piace credere e far credere di essere ció che non sono. ci sono vari gradi, che vanno ad esempio dall’andare nel backstage delle sfilate con l’ambito tesserino al collo (per fare fotografie che andranno dove?!?) a fare mostre, libri o addirittura riviste vere. si credono veramente professionisti, e più che altro gli altri pensano che lo siano: peccato che nessuno gli abbia mai dato un euro per le loro foto. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno avesse un finto ristorante, senza clienti, senza camerieri e pure senza cucina si definisse chef.

5% di fotografi professionisti che “scattano fotografie”. fanno fotografie sulle spiagge, matrimoni, cronaca… non posseggono e non serve alcuna cultura dell’immagine. fanno i fotografi assolutamente per caso, così come un altro fa il gommista. sono i primi di questa lista che vedono del grano. poco, ma qualche euro lo vedono, un po’ di più in meridione per i matrimoni. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno che ha la pizzeria si definisse chef.

3% di fotografi professionisti che lavorano ai margini del mercato vero, per riviste sfigatissime, per clienti sfigatissimi. il tutto a budget ridicoli. hanno poche spese e tirano avanti come possono. si definiscono photographer sul loro sito, e fanno pure bene. peró, noi lo sappiamo, è come se l’addetto alle salse del grande ristorante si definisse chef.

2% e poi ci sono gli chef.

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ho scritto di getto questo post con il telefonino, l’ho rimesso adesso a posto togliendo le maiuscole, che normalmente non uso qui sul blog.

vorrei solo aggiungere una cosa, anzi due:

-il mio non è un discorso meritocratico, uno fa ciò che vuole. sto solo descrivendo, a chi magari ha le idee confuse, com’è la situazione oggi dei fotografi italiani. non è un giudizio, non è un’opinione: i fatti sono esattamente questi che ho descritto qui sopra.

-ieri è mancato lo “chef” tra i più grandi, Gabriele Basilico. lui era ed è un grande intellettuale e un grande fotografo. pensateci bene quando usate la parola “photographer”: servono anni, studi, fatiche che non potete neanche immaginare. pensateci bene.

 

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SECONDO AGGIORNAMENTO

ovviamente mi fa piacere che ci siano tutti questi commenti: il fatto che se non altro abbia stimolato una discussione sull’argomento fotografia mi piace molto.

vorrei fare ancora un’ulteriore precisazione, è un argomento che vedo spesso citato nei commenti. (mi perdonerete se lo faccio qui e non nei commenti. ma d’altronde qui è casa mia e faccio un po’ quello che voglio… ;-)): il discorso di questo post non ha nulla a che vedere con una presunta concorrenza degli pseudo fotografi. assolutamente no! non me ne frega nulla! se alcuni clienti vogliono spendere due lire si meritano un lavoro da due lire. e non me ne frega neanche nulla della facilità o meno portata dal digitale: è un’evoluzione che nessuno (e certo non io!) può fermare. e che in ogni caso non ha neanche senso di fermare! il progresso è questo, e va bene così: porta anche infinite conseguenze positive che sono il primo ad apprezzare.

se arrivano le automobili e finisce il trasporto con i cavalli non serve assolutamente niente rimpiangere i cavalli. va bene così.

ma non è che chiunque guidi un’automobile automatica si può tranquillamente fregiare del titolo di cavallerizzo. quello no! (sì, mi piace fare le metafore)

con questo post ho quindi, lo ribadisco, semplicemente voluto dire come è la situazione di coloro che si fanno chiamare photographers oggi, nel 2013.

un’ultima cosa: notavo che, nella maggior parte dei casi, chi fa veramente il fotografo (e cioè guadagna dei soldi con questa professione) non si autonomina photographer sul proprio sito, mentre la maggior parte di coloro che NON fanno i fotografi ci tengono a mettere sotto il loro nome la magica parolina photographer: bizzarro, no?

(già avverto la rottura di coglioni che arriva: “ma qui sul blog c’è scritto settimio benedusi photographer!”. certo, c’è scritto e ci rimane scritto. per un semplice motivo: questo è un blog scritto dal punto di vista di uno che nella vita fa il fotografo. dichiaro l’argomento, non chi sono e cosa faccio io. ok?)[/it] [en]

in one hundred people that define themselves as photographers, today, in 2013, there are:

–  50% who are absolute amateur photographers, that is, people who have never taken a photograph if not for themselves. they do not even have the ambition to be professionals, they hang around with the camera around their neck photographing what happens before their eyes. its all good, except that they often refer themselves as photographers on their website: as if someone who likes cooking spaghetti at home would call himself a chef.

–  20% of amateur photographers despite having a “real” job pretend to be professional, doing real editorials like those we see in magazines. they even find magazines (online of course) that make them do editorials (for free of course). in their heart they do not believe to be professionals, but from the outside, to shallow eyes, they may seem so. its all good, except that they often refer themselves as photographers on their website: as if someone who likes making spaghetti for friends called himself a chef.

–  20% of people that for a thousand and one reasons (in all truth they are always the same people: parents’ apartment for rent, grandparents’ and parents’ pension, family wealths..) they do not have problems with money and they behave as if they were professional photographers. They “pretend”. they like to believe and pretend to be what they are not. there are various degrees, for example they go from going backstage at fashion shows with a pass around the neck (to take pictures that will be published where?!?) to doing exhibitions, books or even real magazines. they really feel professional, and more so others think that they are: pity no one has ever given them more than one euro for their photographs. its all good, except that they call themselves photographers on their website: as if someone had a fake restaurant, without clients, without waiters and even without a kitchen and called themselves a chef.

–  5% of professional photographers that “take pictures”. they take pictures on the beaches, of weddings, news.. they do not have and it is not necessary to have any image culture. they are photographers by pure chance, just like others change tyres. they are the first on this list that see some dough. very little, but they get a few euros, a little more in the south for the weddings. all good, except that they call themselves photographers on their website: as if someone who has a pizzeria calls himself a chef.

–  3% of professional photographers working at the edge of the real industry, for crap magazines, with crap clients. all accomplished with ridiculous budgets. they have very little expenses and they pull through as they can. they call themselves photographers on their website, and so they should. but we know very well that, it is if the guy serving the sauces in a great restaurant called himself a chef.

–  2% and then you get the chefs.

 

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coming soon

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187 risposte

  1. Alberto

    http://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/fotografo.shtml

    mi pare questione di lana caprina.
    Intanto non è detto che tanti di questi “chef” siano effettivamente BRAVI fotografi. Non basta essere “lavoratori nel campo della fotografia” per diventare chef: c’è anche quello che cucina di merda e io so fare meglio di lui gli spaghetti (per questo gli amici vengono spesso a casa mia invece che al suo ristorante)

    E poi uno può definirsi “fotographer” senza per questo pretendere di definirsi professionista.

    Quello di cui ci si può lamentare, da professionisti BRAVI, è che ci sono tanti NON professionisti NON bravi che “rovinano” il mercato lavorando gratis o a prezzi stracciati.

    Detto questo, non ho mai scritto “photographer” da nessuna parte ma so di fare foto migliori di tanti fotografi “professionisti”

  2. giuseppe

    … condivido pienamante… chi ha un auto nn e’ un tassista … chi cucina nn e’ uno scheff…. perche’ chi ha una reflex dovrebbe essere un fotografo…. fotografi sono coloro che sono ( professionisti) cioe’ che vivono della loro professione…. la fotografia… pagando le tasse… un saluto e buon lavoro…..

  3. Ottavio

    Ragionamento il tuo condivisibile in linea di massima. In effetti così come uno non può fregiarsi del titolo di medico se non è laureato in medicina, analogamente uno lasci perdeere la qualifica di photographer se sa solo come si accende una reflex. Commentando scherzosamente ed estremizzando il tuo ragionamento, però sarebbe come a dire che uno non deve trombare se non si chiama Rocco Siffredi!

  4. Corrado A.

    Ma cheffai? Aggiungi precisazioni a precisare perchè hai scritto anche tu photographer?
    Pensavo che avessi soddisfazione nel farti grattare i pruriti, ma se alla fine tiri fuori la crema lenitiva… non vale!
    ciao

  5. Riccardo

    Settimo, ti seguo da un po’. Hai perfettamente ragione su tutta la linea; sottoscrivo ogni singola parola, frase, congiunzione, virgola che hai scritto. Io ho preso una decisione nella mia vita: di fare il fotografo. Questo come tu descrivi correttamente e’ un impegno a vita. Non c’e’ momento che non si pensi alla fotografia o che, anche inconsapevolmente si lavori per essa. Leggere libri, visitare mostre, sforzarsi di capire cio’ che non si capisce, osservare, guardare film. E’ una vita dedicata al proprio modo di essere, che nel mio caso, sfocia nel desiderio nostalgico e inevitabile di produrre immagini ferme nel tempo. Lotto tutti i santi giorni con personaggi variegati, che si definiscono fotografi, tranne poi non sapere chi era Feininger, o Basilico, o Berengo Gardin. Come si possono ignorare i grandi del passato e del presente? Come ci si puo’ definire ritrattisti senza aver mai sentito nominare il nome Leibovitz???!!!!
    Come mai io non mi sento mai adeguato a cio’ che vorrei ottenere, e vedo parlare a sproposito gente che lavora al ministero e che ha un sito con 4 foto con scritto Photographer??? Mi chiedo solo come si puo’ vincere una lotta impari con i potenziali clienti, che nella maggior parte dei casi ti chiedono quanto costa per prima cosa….e se fai le tazze e i cuscini per natale? “No signora…..io produco servizi fotografici”……..e ricevo solo sguardi vuoti e persi.

  6. Emanuele Toscano

    A mio modesto parere è fotografo chi fa fotografia e non significa essere un professionista che guadagna soldi. La fotografia come arte, è fotografo chi fa fotografia e non chi scatta foto, per me è quella la vera differenza. Io faccio street, non ci guadagno perchè non ci posso guadagnare per tanti motivi legali. Significa che non sono un fotografo? Che non faccio fotografia? I soldi che non posso guadagnare rendono non-fotografia quella che faccio? Van Gogh non ha mai venduto un quadro, ma non è diventato artista solo dopo la morte, lo era anche prima, mica era un imbianchino. Non che voglia paragornarmi a Van Gogh, ma è giusto per estremizzare il mio pensiero.

  7. corrado chiozzi

    Ah grazie mille, ora la leggo (anche se mi hai linkato quella in inglese… anche a te non piacevano tanto i boy scout eh? eheh)

    p.s.: finalmente uno che non confonde “a posto” con “apposto”, mi son commosso

  8. Barbie Turici

    @Emanuele Toscano
    Van Gogh era un artista, mica pigiava un pulsante e si sentiva artista. Questa è la differenza che Settimio cerca di sottolineare e che molti fanno finta di non capire! Nella musica come nella pittura, scultura, etc, c’è bisogno di una preparazione non indifferente..non è che ti compri la batteria e il giorno dopo dici di essere batterista!?! Invece con la fotografia accade questo: grazie ad un pulsante ed un po’ di Photoshop ti senti “Photographer”.

  9. Ettone

    Sarò cinico, ma la morale che leggo tra le righe di questo articolo e dei suoi relativi commenti è che chi ha apposto sul proprio sito la dicitura “PHOTOGRAPHER” sapendo di NON essere tale si è offeso, mentre chi lo è per professione o per pura e SENTITA PASSIONE non ha battuto ciglio… 😉
    Quando si tratta seriamente di passione o di professione poco importa star dietro a percentuali o battibecchi, contano ben altre cose. Tipo fare bene le foto.

  10. Luca Crescenzi

    @ Alberto:
    giusto studiare nel posto migliore, questo è indiscusso se uno ne ha la possibilità però, perchè in ogni caso studiare è un costo. ora se si ha la possibilità di studiare in una buona accademia quale può essere la mia, l’ISFCI standosene in una città che comunque ti porta stimoli e voglia di conoscere quel che c’è partendo dal passato non è molto differente anche perchè non tutte le persone che escono da accademie di prestigio diventano, non mi metto a parlare di giganti, ma non tutti diventano anche solo buoni fotografi, come non tutte le persone che escono da accademie scadenti finiscono con l’essere pessimi professionisti. Dalla mia sono usciti per lo + reportagisti come Pellegrin, Longari o Romenzi quindi qualcuno evidentemente alla fine finisce con lo spiccare in qualche modo anche uscendo da un’accademia italiana. non ti dico che non bisogna andare all’estero a prescindere per patriottismo verso il paese dove sei nato, è stupido, per usare un’espressione di Silvano Agosti una persona dovrebbe sentirsi cittadino del mondo.
    l’uscirsene dalla grotta è soggettivo nel modo. se ti prendono di forza e ti portano fuori è un modo, ma può esserlo anche quello di uno che stanco di veder sempre quelle ombre davanti a lui muoverglisi si inizia a chiedere cosa c’è oltre quelle catene che lo bloccano lì e in questo caso a differenza di uno che è stato liberato perchè è stato deciso che vedesse la luce, serve più tempo perchè quella persona deve anche trovare un modo di levarsi quelle catene che lo bloccano lì senza amputarsi gli arti..
    non avendone la possibilità la maggiorparte delle persone devono trovare una via.
    andare all’estero dev’essere più un’esperienza che magari diventa la tua vita perchè ami il posto, ma uno può amare anche il suo giardino ed impararlo a conoscere talmente bene da mostrarti anche i più piccoli dettagli come potrebbe essere il disegno che le formiche di un formicaio fanno sul terreno se lo vedi dall’alto e in quel micromondo il singolo può trovare la luce che gli fa capire l’ordine delle cose, una volta usciti dalla caverna non per forza te ne devi allontanare il + possibile per apprezzare le stelle.
    per quanto riguarda le campagne lo so che nascono da un art team, e il fotografo durante il ppm insieme al suo team discute del layout che dovrà seguire +o- alla lettera, che gli sarà stato già consegnato e poi dovrà riprodurre fotograficamente.
    ma il fotografo non viene scelto solo perchè “risolve i problemi” (cosa che per altro deve saper fare), ma anche perchè ha un suo mood di scatto, ha un suo stile, le grandi campagne affidano a fotografi con uno stile predefinito proprio per evitare di uscire dal layout per evitare di avere sorprese inattese alla fine del lavoro, quindi è vero quel che dici che scelgono uno bravo per avere un prodotto finale, ma scelgono uno bravo che siano sicuri, per stile espressivo e per affermazione nel campo, che gli darà il prodotto richiesto, quindi anche se non sono stato artefice di campagne di alcun genere.

    quello che mi dà fastidio di questa conversazione però è un fattore, che per carità è anche indicativo che è quello che qui nessuno dei fotografi di questa discussione, tranne Dario, ha parlato di linguaggio fotografico, sembra di vedere dei professionisti che parlano solo di prezzi per le loro immagini, persone che so si alzano la mattina con il sorriso quando hanno un nuovo lavoro perchè cmq è quello che gli piace fare indipendentemente da quel che fotograferanno o dal riuscirgli o meno lo scatto.
    la cosa fastidiosa è che chiunque si atteggi a fotografo non è che lo diventa il giorno che finisce con il fare campagne famose, ma lo diventa il giorno che inizia a scrivere qualcosa che resterà al mondo. qualcosa nel piccolo di un matrimonialista che permetterà un giorno di vedere gli usi e i costumi di una società. non serve scrivere una bibbia per esser fotografo, basta fare il proprio mestiere lasciando qualcosa (che sarà anche tutta la merda di questo periodo). quello che andrebbe fatto è il criticare le persone che poi scelgono il lavoro scandaloso al posto di quello fatto a modo per una questione di risparmi ed ignoranza, perchè come avrete sentito tutti:”che ci vole a fa na foto? basta spingere quel bottone” e per quanto fastidioso in parte è vero, per fare una foto basta spingere un bottone, alla fine di un processo che per un fotografo dovrebbe essere ogni volta: per fare una foto io spingo il bottone faccio click, ma prima di quel click c’è tutta la mia esperienza, la mia vita, in ogni click di quella macchina c’è il me bambino, la prima delusione d’amore, le delusioni dopo e le gioie, la prima partita di calcio, il trovare una donna lo sposarla e in caso il separarmici, l’avere figli, i miei errori, le lastre caricate al contrario nello chassis, la tank con i rullini caduta che ha preso luce cancellando i ritratti all’interno, la gioia della prima imagine vista apparire all’interno della bacinella dello sviluppo, il primo set fotografico, l’ultimo set fotografico, il set che ho davanti e guardare attraverso quel rettangolino pensando che quel momento che sta lì davanti è solo il culmine di quel che c’è stato fino a quel momento, fino a quel click.
    e questo è quello che non capiscono i committenti, che dovrebbero essere il vero bersaglio di critiche, perchè se a me paghi 500 euro per starmene in un angolo di strada a non far nulla io li prendo, se a un amatore propongono 500 euro per far foto del cavolo che loro pensan belle perchè ha una reflex, non è stupido quello che accetta il lavoro, ma chi glielo ha commissionato, da lì inizia a crederci magari e poi altre persone ci cascheranno levando lavoro ai fotografi che avranno perso il loro tempo a prendersela con gli amatori quando in realtà è il cliente il problema.
    🙂

  11. gabriele malagoli

    Credo che la questione sia molto ma molto semplice…
    Non credo che si possa farne una questione di QUALITA’: Semplicemente PHOTOGRAPHER, o FOTOGRAFO, o come vi pare è semplicemente colui che, con questo MESTIERE ci campa o ne trae un profitto economico!

    Il resto sono fotoamatori che, non si sa per quale motivo, si definiscono FOTOGRAFI!

    Poi, come in tutti i mestieri, c’è chi lo fa meglio e chi lo fa peggio (come dici tu Settimio, ci sono gli chef e i cuochi da trattoria… ma loro comun denominatore è fare lo stesso mestiere!).

    …e comunque io ancora non ho capito per quale motivo ci debba essere questa ostentazione di questa “titolo”… Ma chi fa il musicista, il pittore, il muratore, l’impiegato, il commesso, il pizzaiolo va in giro a scrivere il suo mestiere?

    questo rimane davvero un mistero per me…

  12. cristiano

    Uno dei più grandi fotografi italiani chiama “fotocazzoamatori” quelli che mettono PHOTOGRAPHER nei loro siti

  13. Luca

    Grazie Settimio
    per questo articolo, perché le tue parole, dirette e vere, fanno riflettere.
    Hai citato tra i grandi chef Basilico. Lo hai conosciuto?
    Secondo te Basilico, con il suo modo di vedere la realtá e la fotografia, quale insegnamento ci lascia?

    Luca

  14. daniele belli

    Ma la fatagrafia è un lavoro o un’ arte? Quindi non è musicista il jazzista che suona ad una jam session? A prescindere dalla sua bravura? Quindi se la fotografia è da confrontarsi con un mestiere e non con arte, a che servono tutte quelle qualita ‘necessarie’ per farlo (cultura) e sprattutto, a che servono le esposizioni, gallerie, pubblicazioni etc…solo una questione di soldi? È questo per lei la fotografia? Soldi? Eppure non è questo che insegna.

  15. Settimio

    @Daniele Belli
    La fotografia, parlo per me, non è certo arte! È un mestiere. Che per essere fatto bene necessita di cultura, esposizioni, libri, pubblicazioni, gallerie e quant’altro. Semplice, no?!?

  16. Settimio

    @Luca
    Impossibile riassumere la grandezza di Basilico qui, in due righe. Gli farei sicuramente un torto. Leggetelo, guardatelo e ascoltatelo. Fondamentale.

  17. Stefano

    bhe un mestiere che richiede tanti sacrifici e tantissima cultura, secondo me questo è il sunto della fotografia che vuole esprimere benedusi, disilluso, cinico, ma realista… un po’ come è successo per la stampa e lo scrivere, mica siamo tutti foscolo o leopardi, però oggi tanti scrivono, se non ricordo male, avevo letto da qualche parte che uno dei problemi dell’editoria è legato al fatto che i lettori si sono messi a scrivere, paragone molto vicino alla fotografia.

  18. Samuele

    A me sembra una discussione decisamente ridicola. Molto ridicola. Fotografo é colui che scatta fotografie. Fotografo professionista é colui che scatta fotografia per lavoro (e paga le tasse). Sul mio sito potrei scrivere fotografo ma non fotografo professionista. Mi sembra molto semplice.

    Sul mio sito ho scritto ‘blogger’. Ma non vengo pagato per farlo, non sono iscritto a nessun albo, non ho la partita IVA. Eppure ci sono blogger professionisti. Perché nessuno fa polemica sul termine? Come dovrei descrivermi? Bloggeramatore?

  19. Settimio

    @samuele
    Maschere veneziane!!!
    Tramonti!!!
    È inevitabile: chi non è d’accordo con me produce fotografie…va be’, lasciamo perdere!
    😉

  20. Donato

    …si potrebbe tagliare la testa al toro aggiungendo a FOTOGRAFO la parola PROFESSIONISTA, per distingure chi paga INPS INAIL ecc. con questo mestiere, il resto protrebbero essere FOTOGRAFI AMATORIALI/ARTISTI/..ecc…
    secondo me l’unica discriminate è avere o meno la P.IVA , che ha un costo quindi si accede soltanto se si hanno degli introiti… poi uno può credere o dire di essere quello che vuole…SECONDO ME

  21. Corrado A.

    125:
    Diciamolo: il 2% non scrive Photographer e neanche Fotografo, ma semmai tra i due il secondo :-]

  22. Roberto Manetta

    Mi permetta,Sign Bendusi,ma la Fotografia è Arte …diventa mestiere quando si scatta la bella ragazza in bikini sulla spiaggia caraibica piuttosto che il catalogo Vestro.
    La prima (arte) include nella sua “esistenza”,oltre al bagaglio culturale e tecnico anche un dettaglio basilare chiamato talento (che si riferisce a creatività,originalità,capacità di “linguaggio visivo”)
    La seconda invece (mestiere) può’ esistere anche senza quel “dettaglio”
    Saluti
    Roberto

  23. settimio

    @Roberto Manetta

    Mi permetta, Sig. Benedusi: la Fotografia è Arte, diventa mestiere quando si scatta la bella ragazza in bikini sulla spiaggia caraibica o il catalogo della Vestro.
    L’Arte include nella sua esistenza, oltre al bagaglio culturale e tecnico anche un dettaglio basilare chiamato talento (che si riferisce a creatività, originalità e capacità di linguaggio visivo).
    Il mestiere può esistere anche senza quel dettaglio.
    Saluti.
    Roberto.

  24. Riccardo

    Bello e vero l’intervento di Luca Crescenzi. Io direi di non complicare sempre le cose come spesso facciamo nelle nostre vite; le cose sono semplici il piu’ delle volte, ma cio’ non ci piace:
    A chi ha scritto del blogger……dico che ha ragione in termini….solo che la vita reale non e’ solo in termini, ma in fatti. E il fatto e’ che se scrivi su un sito la dicitura “Fotografo”….fai intendere al pubblico che lo sei nella vita. e cio’ non mi sembra giusto per chi davvero lo fa per lavoro e anche nei confronti dei clienti che vengono ingannati. Rispondo con una provocazione: perche’ invece di differenziare tra fotografo e fotografo professionista……non siete chiari e onesti e scrivete fotografo dilettante o appassionato di fotografia? Non e’ politicaly correct???? Duro da accettare eh? Saluti a tutti , senza nessun rancore…..godetevi la vita e abbiate coraggio. Anche il coraggio di fare scelte difficili…..sarete ripagati 10 volte tanto. Buona vita 🙂

  25. Riccardo

    Tanto per calcare……avete mai visto un idraulico che scrive sul suo negozio “Idraulico professionista”? O non e’ forse che leggendo “Idraulico” sull’insegna, pensi gia’ che sia un professionista??? Le parole non sono mai casuali, ma nascondono tanto spesso significati e postillle, che ne descivono l’essenza.

  26. Giorgio Benni

    Ciao Settimio.
    Devo dire che sdoganando Martina allo Spazio Forma una bella botta alla cultura fotografica gliel’hai data anche tu.
    A me quel progetto non mi piaceva, sia dal punto di vista formale che concettuale. Poi ognuno è libero di fare e disfare, non si discute, però poi non dovremmo stupirci di certi fenomeni di costume. Se chiunque può fare mostre essere apprezzato anche da professionisti come te e da curatori, avere accesso a spazi prestigiosi, non vedo perché un fotoamatore qualsiasi con il plasticone 18/55 non possa autodefinirsi “photographer”. Tanto poi i nodi vengono al pettine. Figurati chiamano fotografo anche Corona… E’ pieno di gente che cerca i suoi “15 minuti di notorietà” come diceva Warhol.
    Un saluto a un bocca al lupo a quelli che come te nel 2013 hanno ancora il coraggio di proporre la bellezza. Opposta ad una estetica decadente che non ho mai apprezzato.
    Buon lavoro.
    Giorgio.

  27. Daniel

    This passage left me feeling hungry. My response indicates that for now I am only a waiter, but I plan on kicking the chef to the curb and changing the menu…

    ? Questo passaggio mi ha lasciato sensazione di fame. La mia risposta indica che io sono solo un cameriere, ma ho intenzione di prendere a calci il cuoco al marciapiede e la modifica del menu … ?

  28. settimio

    @giorgio benni
    ancora con questa storia della Colombari!?!
    qualcuno l’ha mai chiamata photographer?!?!?!!? abbiamo in quell’occasione mai detto una sola volta che lei era un fotografa!?!? NO!!!
    ANZI! abbiamo mille volte scritto che lei era un NON fotografa.

    quella mostra era esattamente fatta per quelli che mettono photographer sul proprio sito e fanno foto del cazzo, mentre una NON fotografa dichiarata fa immagini mille volte meglio (yes, MILLE VOLTE MEGLIO!) delle foto della modella nuda nella fabbrica!

  29. Giorgio Benni

    Il valore di un progetto lo decide il tempo, non è dato da uno sponsor. all’epoca rimasi sorpreso dall’indignazione generale. A me personalmente non mi pareva rivoluzionario, neache normale. Degno di rispetto sicuramente, come l’espressione libera di chiunque. Ma non di più. Però come ti dicevo hai sdoganato un modo di praticare e di intendere la fotografia nelle alte sfere, se vogliamo più democratico. Il primo violino di una filarmonica che porta ad esibirsi nel teatro nazionale un amico che strimpella, con sponsor e appoggio mediatico. Poi ci stupiamo se tutti bussano alla porta del teatro con i cd in mano. Ed ora il risultato lo abbiamo davanti, sia inteso, tutto è partito con l’avvento del digitale. A me che ci siano i photographers fa piacere, ci discorro in treno, in aereo, basta che non la menino troppo sul flare o la resa agli alti ISO. Mi interessano altre cose della fotografia. Se capisco che sono quelli che hanno il biglietto da visita ma non hanno mai venduto una foto, non me ne curo più di tanto, ognuno ha le sue storie. Comunque chi lavora gratis per avere l’ingresso allo stadio o al teatro, una foto pubblicata su una rivista o nel bollettino delle ACLI ci sono sempre stati. Ora sono di più. Tra questi spero che ci sia qualcuno “illuminato”, qualcuno che porti avanti un movimento che è la nuova cultura fotografica italiana, fatta anche da attrici che si fanno autoscatti davanti allo specchio, sfigati, frustrati, geometri comunali, architetti, studenti universitari, casalinghe di Voghera con la G10. Altrimenti pazienza. Come diceva Alighiero Boetti. Ci sono “Infinite possibilità di esistere”.

  30. Emanuele

    Mah secondo me ci si fanno troppe seghe mentali su quest’argomento. A decidere chi è un fotografo e chi no non sono ne i soldi, ne la camera di commercio ne la scritta a fianco al nome. A fare un fotografo è il portfolio, punto.

  31. Riccardo

    Aprite partita iva….vivete solo di fotografia ….poi vediamo se non vi girano le palle a vedervi fregare il lavoro e sopratutto nome dai photographer. Chi dice che non e’ un problema e’ solo perche’ di sicuro non fa il fotografo; magari fa il dipendente coi piedini al caldo tutti i 27 del mese. Qualcuno che faccia davvero solo il fotografo per riempire il frigorifero e pagare le bollette non e’ d’accordo??? Chissa’ perche’ ma gia’ conosco la risposta……..pagliacci

  32. Giorgio Benni

    Riccardo, il rispetto delle leggi vigenti dovrebbe essere scontato. Non è vietato farsi chiamare o autodefinirsi fotografo. E’ vietato lavorare in nero. Le leggi ci sono, basterebbe applicarle. Io vivo di sola fotografia ed ho un reddito dignitoso. Sufficiente per essere felice. I colleghi che soffrono della concorrenza sleale dovrebberero darsi da fare maggiormente per contrastare il fenomeno, che non esiste nella mia specializzazione. Dovrebbero approfittare di un momento di crisi per elaborare estetiche nuove, differenziarsi in tutti i modi. Ma se soffrono della concorrenza dei fotoamatori la cosa mi fa sorgere dubbi riguardo le loro capacità effettive, sia tecniche, che creative per non parlare del marketing. Se vieni spazzato via da un fotoamatore questo dovrebbe aprire una profonda riflessione.

  33. Nicola

    Ma noi siamo la nostra professione?
    Qui da me prima ti chiedono come ti chiami poi che lavoro fai?
    Il profilo è fatto.
    Ma dai…
    Sei fotografo professionista se ci campi. Ma sei fotografo se lo fai, se non vivi senza fotografie, se leggi di fotografia, se respiri fotografia. Credo in una specie di ‘fotografo è chi il fotografo fa’.
    Se qualcuno del 2% smettesse i panni del professionista e cominciasse a fare il muratore, non sarebbe più un fotografo?
    Lo sarebbe eccome! Solo non sarebbe un fotografo professionista.
    L’equazione campo di fotografia son un fotografo è assai limitante per le capacità umane, come la mettiamo che ha deciso di capire qualcosa di più del mondo e di se tramite la fotografia, come la mettiamo con chi si pone domande tramite la fotografia, come la mettiamo con chi vuol far nascere domande tramite la fotografia?
    Non so, rimango dubbioso. Il ché è credo una cosa buona.
    Saluti.

  34. Riccardo

    caro Giorgio, hai ragione e la penso come te sul fatto che bisogna alzare noi l’asticella della qualita’ e dell’estetica, il problema e’ che l’equazione non sempre riesce; le variabili sono molteplici……anzitutto varia da specializzazione a specializzazione, e poi c’e’ il fattore geografico. Io vivo a Roma, che e’ un po’ la tomba dei fotografi. Troppa gente pronta a tutto. troppi geni. troppa gente furba che pensa di sapere sempre tutto di tutto. Gia allontanandosi di soli 100 km le cose cambiano in modo totale. Roma e’ tra le peggiori se non la peggiore piazza d’italia. i Clienti se ne fregano della qualita’, vogliono solo pagare poco…..non capiscono che il linguaggio del “quanto devo spendere”……salvo poi uscire schifati da un concessionario fiat e dirigersi di corsa verso uno BMW. E’ solo una questione culturale del committente.

    Cmq per qualcuno sopra……se uno smette di fare il fotografo per fare il muratore e’ un muratore ex fotografo. che ora si diverte a fare fotografia. avete davvero difficolta’ a fare vostro questo concetto? ne fate una questione di forma verbale, ma e’ solo una questione di sostanza.

  35. Giorgio Benni

    Mi scuso per l’uso quasi privato del blog se rispondo a Riccardo.
    Anche io vivo a Roma. Ma nel 2013 e già da un po’ di anni che una città può fare solo da base. Si lavora ovunque. Ci vuole iniziativa. Il mercato è il mondo. Non è facile. Per esempio vengo contattato da clienti di molti paesi per eseguire riprese nel mio campo nel bacino del mediterraneo. Settimio riderà, non ho un sito, non ho un blog. Al massimo un account facebook… Lavoro molto. Anche troppo. Oggi mi ero preso un giorno ed ora sto al pc perché sono già rimasto indietro. Faccio quello che molti fotografi non vogliono fare. Cerco di farlo bene, con amore, passione, abnegazione. Evidentemente le persone lo percepiscono. Non faccio niente di speciale, non mi definisco neanche un fotografo. Sono tre anni che ho finito i biglietti da visita. Non li ho più ristampati. Ormai lo faccio per scaramanzia. Il fatto è che se vuoi combinare qualcosa la fotografia deve permeare la tua vita. Poi ogni giorno devi studiare, inventare, migliorarti. Se copi gli altri stai già indietro di un sacco di tempo. Il modo di riuscire nel tuo campo è quello di anticipare. Un paio di mesi fa mi ha scritto un fotografo che lavora nel mio campo da San Paolo del Brasile, chiedendomi consigli e l’amicizia su FB.. Pazzesco. Questo è il mondo ora.

  36. Samuele

    Io rimango dell’idea che questa distinzione è abbastanza impraticabile e anche un po’ stupida.
    Francesca Woodman è stata una fotografa?
    Sembra proprio di si (almeno così viene definita) eppure non credo che rientri in quel famoso 2%.

  37. Mario

    tutto dolorosamente vero.
    MI ha sempre fatto sorridere l’attaccamento ai titoli (ricordo ancora un meraviglioso “Rag.ra” esibito sulla porta del settore contabilità di una grande azienda italiana) anche se capisco che in alcuni contesti lavorativi possano chiarire i ruoli in determinate circostanze.
    Nel caso dei siti dei “Photographers” pero’ mi viene da chiedere: ma davvero hai bisogno di chiarire che fai foto? Non si capisce dalle immagini che mostri?

  38. nicola

    @Settimio
    Mi scuso per l’indecente punteggiatura del post precedente, troppo la voglia di comunicare. La passione a volte fa compiere grandi errori. Lo so… anche in fotografia.
    @Mario
    Posso portati la mia esperienza. Sul mio sito è apparso solo da un paio di anni la scritta ‘photographer’ , in inglese perché il sito è in inglese, per quanto sian molti più gli anni che pago bollette, benzina, vestiti e cibo con la fotografia.
    Questo perché?
    Perché solo da un paio d’anni, ho capito che potrei smettere di fare i video che faccio, potrei smettere dei fare il dop che pure faccio, ma mai riuscirei a starmene senza scattare.
    Ne ho bisogno. Così cerco di decifrare il mondo. Così cerco le domande.
    ‘Photographer’ perché lo sono. Lo sono aldilà delle bollette, oltre il mutuo e i conti. Che tornino o meno. ‘Photographer’ è per me più che per gli altri e non è cosa da poco.
    Saluti

  39. Alessandro Vetrugno

    Mi permetto di intromettermi a seguito del commento dell’amico Gabriele Rigon.
    Episodi come questo, oltre che essere vergognosi e di bassissimo livello, purtroppo, non sono isolati, anzi….frequenti e di tendenza dilagante.

    Credo che in Fotografia non debba esserci spazio per questi eventi….assolutamente NO.

    Mi chiedo, ma possibile che certa gente possa pensare di fare una cosa simile con la convinzione di “passarla liscia”? Voglio dire…al workshop con Gabriele eravamo in tanti…Non sono un lettore di Fotografare ma non è l’unico modo per vedere cosa pubblica, poi…in copertina….veramente assurdo. Quando vedo questa estrema leggerezza nelle azioni da parte di coloro che dovrebbero essere i primi detentori di una certa Etica Professionale, correttezza….e invece niente…davvero provo solo tanta tristezza…e non lo nascondo…anche rabbia.

  40. Francesco

    Chissà perché, ancora oggi, la fotografia di matrimonio viene relegata all’ultimo gradino della scala sociale della fotografia.
    Probabilmente, il fotografo di matrimonio è ancora visto come quel tizio che si presenza alla cerimonia con la camicia a fiori e il gilet con le tasche, che mette la sposa sulll’albero e lo sposò appoggiato alla balla di fieno.
    Forse per questo hai usato l’espressione “scattano fotografie” e “non posseggono e non serve alcuna cultura dell’immagine”. Invece, vorrei dirti che ci sono tantissimi professionisti che realizzano servizi di cerimonia eccezzionali, degni di qualsiasi mostra. Servizi realizzati senza far fare agli sposi alcuna posa, in cui il saper cogliere il momento e allo stesso tempo inquadrare perfettamente ed esporre correttamente, richiedono DAVVERO uno studio costante dell’immagine e della tecnica. Senza contare, ovviamente, che tutto questo va eseguito sapendo di non poter far ripetere nessuno dei momenti della giornata. In che percentuale sono questi “photographers”?

  41. Alessandro

    @GABRIELE RIGON

    Scusi una domanda, per capire…questo fotografo ha pubblicato su Fotografare delle foto scattate ad un suo workshop a cui partecipava come iscritto? Oppure in quel momento eravate collaboratori come docenti?

  42. Alessandro bianchi

    A quanto pare agli aspiranti fotografi professionisti piace più la fotografia parlata che quella scattata.
    Citando un amico: chi sa fa, chi sa poco parla, chi non sa critica.
    Scattate gente scattate, e leggete, guardate, pensate, immaginate, scopate, mangiate, bestemmiate, sputate sangue, oziate, gioite, piangete… Ma cercate di scriverlo solo con la luce.

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