UN GIORNO NELLA VITA DI UNA MODELLA

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[it]sul mio blog sul sito del corriere della sera ho postato un reportage che ho realizzato in questi giorni durante le sfilate milanesi, seguendo una modella dal mattino alla sera, cercando di raccontare, senza inutili romanticismi o stupide infamie, la vera vita di una modella.

il concetto alla base del lavoro per quello che mi riguarda era molto semplice: tutti vedono le modelle girare per milano con la cartina in mano, non sanno nulla di loro, le vedono come marziani finiti in queste terre e se le immaginano in due maniere opposte, drogate, anoressiche e mezze prostitute, oppure principessine che viaggiano solo in prima classe. la realtà non è ne’ l’una ne’ l’altra. io ho cercato semplicemente di fare vedere questa realtà.

e in verità, cercando di calcare sugli aspetti più tristi e squallidi della loro vita. anche perchè (pensate un po’!) io volevo che questo reportage fosse utile per tutte quelle ragazzine che sognano di fare la modella, pensando che sia una cosa semplice, veloce, remunerativa e una sacco figa: non è così. ok non è così neanche andare in miniera, ma nessuno pensa che andare in miniera sia figo e divertente, mentre della modella lo pensano tutti.

qui di seguito, cliccabili ed ingrandibili, le cinque mie immagini preferite del reportage:

[/it] [en]I recently posted on my blog on the corriere della sera website a reportage which I have put together during these past few days at the milanese fashion shows, following a model from the morning to the evening, trying to tell the story, without romanticism or silly infamies, the true life of a model.

The concept at the core of my job was very simple: everyone sees the models going around milan with a map in their hands, nobody knows anything about them, they see them as martians that landed on these lands and they imagine them in two different ways, drug addicts, anorexic and half prostitutes, or little princesses that travel only in first class. The truth is neither one of them. I simply tried to show the reality.

And in all truth, I tried to press on the more sad and squalid aspects of their lives. Also because (think about it a little bit!) I wanted this reportage to be relevant to all those young girls that dream about becoming a model, thinking that it is an easy thing to do, quick, lucrative and super cool: it’s not like that. Ok it’s not cool to go to work in a mine either, but nobody thinks it’s not all that cool and fun to go work in a mine, whilst everyone thinks that being a model is cool.

Here follows, you can click to enlarge, my favourite five images from the reportage:

[/en]

8 risposte

  1. Stefano

    Caro Settimio, tutta la mia ammirazione per le tue foto, ma i commenti che ti hanno lasciato sul Corriere sono ampiamente giustificati. Tra il dire che il lavoro di modella non è luccicante come sembra (le foto parlano da sole), e il dire che è “una gran fatica” “come qualsiasi altro mestiere”, la differenza è abissale. Fai autocritica, a volte scusarsi è meglio che giustificarsi.

  2. Alessandro

    Ohibò,

    mi scopro sempre più contraddittorio; “non commento non commento non commento” e poi… 🙂

    Tralascio i complimenti per il servizio, che apprezzo al pari di tanti altri tuoi (questo già lo sai e sai anche come la penso su certi complimenti, quindi andiamo avanti), mentre mi piacerebbe soffermarmi sul risultato ottenuto. Beh, chi ha un minimo di dimestichezza con l’ambiente della moda non può che apprezzare il quadro che offri della “professione modella”; è, nel bene o nel male, vero, reale. Il lato negativo è, credo, che è tanto vero e “semplice” da smuovere coscienze e punti di vista in disaccordo con il concetto, o meglio, con l’idea di moda che c’è oggi.

    Il male è che la percezione del reale, di questi tempi (invero bruttarelli), non ammette lati positivi.

    C’è tanta rabbia, vero. E, purtroppo, non ingiustificata. Perché c’è la paura della terza settimana, perché c’è l’insoddisfazione che deriva dal sentirsi presi costantemente per i fondelli da una classe politica sgangherata, caprona e menefreghista, perché ci sono le difficoltà del quotidiano amplificate dall’incertezza del domani e perché ci sono talmente tante voci e grida di aiuto che si perde la serenità di osservare le cose per quelle che sono, dando importanza maggiore agli aspetti negativi (però, ripeto, di cose realmente negative ce ne sono tante).

    I media si sono specializzati in dolore e lacrime; ormai ci fa star bene vedere chi soffre di più, augurandoci che non tocchi a noi; come si vede qualcosa o qualcuno che “sta meglio” (o realmente o nella nostra testa) è normale che scatti la gara a chi sta peggio o a chi il c**o se lo fa davvero o a chi sapesse signora mia quanto patisco. Che poi mi pare ovvio che in miniera si stia peggio che non in prima fila ad una sfilata di Armani, ma oh, vuoi mettere la soddisfazione di farlo presente. Poi… minatori, malati di cancro, precari, terremotati, extracomunitari… “Uh! Poveri! Un aiuto subito!”. E l’aiuto a volte viene dato, per carità, ma da una percentuale molto più bassa di quella che pensa: “Ca**i loro, ho più problemi io, ma mi raccomando: MAI IN PUBBLICO!”.

    Sorvolo, volutamente, sull’interpretazione che do alla giornata della modella; sarebbe un’altra voce nel mare delle tante e magari sarebbe pure un’opinione sbagliata rispetto a quella vera.

    Alla fine la nuda verità corre il rischio che di essere vestita in tanti modi. Però, per carità, niente abiti firmati! 🙂

    Con stima,

    Alessandro

    P.S. La mia preferita, esteticamente, è questa: http://images.corriereobjects.it/gallery/Spettacoli/2010/03_Marzo/modella-benedusi/1/img_1/benedusi_30_672-458_resize.jpg

  3. Francesco Brunello

    che dire ottima idea e non male la gestione degna del tuo nome ma …..hai fatto il bilanciamente della macchina sono tutte rosse le fot :-O……. ciao

  4. Fra

    Sinceramente sono rimasta abbastanza perplessa dalle reazioni sul sito del Corriere. Premetto che ho sempre sostenuto Settimio nei suoi lavori, nelle sue opinioni e nelle sue iniziative, quindi ai suoi o ai vostri occhi posso anche apparire di parte. Però ci tengo a sottolineare che la stima che provo nei suoi confronti non è mai stata e mai sarà miope, quindi anche in questo caso motiverò la mia posizione in proposito.
    Da persona che qualcosina di moda ne sa, perchè anche io ci ho lavorato – e guarda caso, oltre che negli uffici marketing anche nel backstage di sfilate/fitting/casting ecc. – posso dire che quello che Settimio ha illustrato nel suo reportage è assolutamente veritiero. La vita che fanno queste ragazze è fisicamente faticosa. Non è un lager. Ma è faticosa. E molte di loro la fanno con grande professinalità, senza neanche lamentarsi se spesso sono costrette a camminare tutto il santo giorno con scarpe di tre numeri più piccole o a stare raggomitolate in un angolo per terra per passare i tempi (biblici) di selezioni&co. Nessuno, primo fra tutti Settimio, ha inteso in questo servizio/articolo far passare come sante o martiri queste ragazze che, come giustamente qualcuno ha osservato, sono spesso molto giovani e inesperte in termini di vita vissuta fuori casa e lontano dagli affetti o dalla confortante atmosfera domestica nella quale ognuno di noi zitto zitto ha vissuto la propria adolescenza. Se la sono scelta questa vita? Certo! E si vivono tutti i pro e contro della cosa tranquillamente. Non lo fanno gratis, come non lavora gratis nessuno di noi. Ma il punto è: che c… di male c’è nel fatto che un professionista di quel campo RACCONTI tutto ciò senza alcun intento nè celebrativo nè denigratorio nei confronti di situazioni difficili che riguardano altre persone/professioni/congiunture economiche. Settimio ha semplicemente demistificato, con i mezzi e i linguaggi a lui più congeniali e che sono il suo pane quotidiano, un mito falso: quello della modella che se la spassa dalla mattina alla sera. Punto. Non capisco perchè su questo intento, che è di una onestà che a me appare lapalissiana, si debba scagliare la rabbia e la frustrazione di tutti coloro che con tutto questo non hanno a che fare. TUTTI hanno problemi nella vita, moltissimi fanno sacrifici per arrivare a fine mese. Nessuno sta dicendo che la vita di una modella è un calvario. Settimio sta solo dicendo che è diversa da quello che tutti s’immaginano. Tra l’altro, quando uno va sul sito di Benedusi – o sul suo spazio sul Corriere – dovrebbe in teoria farlo per affacciarsi su qualcosa che non conosce e che altrimenti non avrebbe modo di apprezzare o anche criticare. Cosa c’entra dire che se una fa base a New York allora è una scansafatiche che non sa cosa voglia dire lavorare in fabbrica? Allora mettiamo pure di mezzo la fame nel mondo, le guerre, le catastrofi, la pastasciutta e la musica disco. Cosa c’entra?! Si sta parlando di un punto di vista, di un occhio che osserva e di una penna che racconta. Spiegatemi perchè il fatto di metterci davanti alla vita di una modella che viaggia e si fa un mazzo tanto – probabilmente è questo ciò che non arriva pienamente – debba essere condannato. L’invidia è tanta, la delusione nei confronti della classe dirigente anche. Però trovo fuori luogo prendersela con uno che cerca di raccontare una verità che non pretende di essere nulla di più di uno spaccato di vita di molte ragazze che sono poi quelle con le quali ha a che fare tutti i giorni. Perchè, voi non parlate mai dei vostri colleghi? Non vi capita mai di fare confronti tra loro professione e la vostra, o tra la loro e quella di altri? Ditemi perchè se uno la scrive su un blog debba essere additato come uno stronzo arrogante e che debba persino chiedere scusa o giustificarsi! Che ci venite a fare sugli spazi virtuali del Benedusi se è solo per riversare una rabbia che non merita?

  5. PAOLO

    @ FRA: Bello vedere che ogni tanto qualcuno qualcosa di intelligente e pertinente ha voglia di scriverlo. E cosi’ stavolta due righe ce le metto anch’io visto che come te sono rimasto abbastanza perplesso delle reazioni… anzi se devo dirla tutta recentemente e lo sono spesso riguardo a ciò che nei commenti leggo, (soprattutto sul sito del Corriere) e questo è il motivo per il quale ultimamente posto molto meno nonostante segua sempre con grande entusiasmo i lavori di Settimio. Spesso, a differenza di qualche tempo fa, neppure riesco a focalizzare veramente la natura di certi interventi.
    Detto questo vorrei solo aggiungere che credo un artista (o cmq un autore di qualche cosa) vada visto e letto conoscendo il contesto in cui lavora e opera .
    Mi “scandalizzerei” certamente di più su ciò che quotidianamente ci si imbatte in tv… anche se tutti son contenti e battono le mani.
    Ma questa è un’altra storia..

  6. Giovanni B.

    E’ quello che ho scritto nel mio piccolo blog: finalmente un reportage fotografico degno di questo nome, evento piuttosto raro sui quotidiani on-line.
    Inizio a dire cosa ho apprezzato: la dominante gialla, la ricchezza di fotografie a disposizione, la varietà delle situazioni ritratte, che copre veramente bene le ipotetiche 24 ore della nostra povera (sì, povera, perchè mi sembra una vitaccia) modella.
    Cosa mi è piaciuto meno: alcune didascalie sono un po’ banali (ad esempio: “Una modella professionista non può rinunciare a una quotidiana pulizia della pelle”); a mio parere, inoltre, 4 fotografie per la toilette mattutina sono un po’ troppe, e il racconto fotografico proprio su queste 4 fotografie stenta a prendere ritmo (ritmo che parte alla grande non appena la modella arriva in agenzia).
    La mia preferita? Questa: http://www.corriere.it/gallery/spettacoli/03-2010/modella-benedusi/1/giornata-milanese-karine_599e5338-254e-11df-98c5-00144f02aabe.shtml#38

    Comunque, veramente un ottimo lavoro, di un livello che mi piacerebbe poter vedere più spesso sui nostri quotidiani e sulle nostre riviste.

    Buona serata a tutti
    Giovanni B.

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