brasile #03/sono nell’inferno

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dopo aver finalmente e definitivamente lasciato salvador da bahia, con il suo casino, con il suo traffico, con il suo centro storico conservato senza rispetto e cura e che, in definitiva, fa veramente cagare, siamo saliti verso il nord in una specie di villaggio super lusso.
un vero inferno: siamo qui ma potremmo essere in qualsiasi altro posto del mondo.
il tutto e’ gestito da una compagnia tedesca. cadiamo ovviamente negli stereotipi, ma come si fa a non farlo quando davanti alla spiaggia c’e’ un bel cartello precisino precisino con sopra scritto “spiaggia”!
spiaggia che ovviamente nessuno usa, forse sanno che esiste solo grazie al provvidenziale cartello, tutti nelle 11 (!) piscine.
e chi troviamo?
commercilisti di rovigo, grassi e tronfi del loro successo (goglioni! vivete nel primo mondo! la’ e’ normale avere successo e fare i soldi, non e’ una vostra qualita’, chiunque la’ fa i soldi!), venditori di auto, dentisti di provincia, americane di mezza eta’ alla ricerca di cazzo giovane e nero (quando qualche signorina vi accusa, se siete maschi, di essere dalla stessa parte di quelli che praticano turismo sessuale, rispondetele che ora come ora nel mondo il turismo sessuale e’ certamente praticato da uomini, ma in egual misura da donne, che invadono, bramose di antichi godimenti, le spiagge di mezzo mondo, con la certa speranza di farsi scopare dal negretto locale per il classico pugno di riso…), coppie in viaggio di nozze, con gia’ la noia negli occhi e la scritta a caratteri cubitali che passa sopra le loro fronti: “divorzieremo presto”.
al ristorante servono la “cotoleta milanesa”. giuro.
ho pranzato con la vista di un gruppetto di disperati che al ritmo di musichetta brasilero/caraibica facevano il classico “risveglio muscolare”.
insomma, un disastro.
voglio evadere.
scappare.
lo faro’…

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