cape town

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sono qui, dall’altra parte del mondo.
ieri ha piovuto.
tonno alla griglia al “panama jack”, mio ristorante di pesce preferito al mondo.
fuori da questo ristorante c’è un personaggino straordinario: si chiama bobby. è il posteggiatore del ristorante. posteggiatore abusivo. si vanta di stare fuori dal ristorante in questione 365 giorni all’anno, con sole pioggia o vento.
ieri pioggia e vento e lui era lì, al suo posto di lavoro, come sempre.
è magro magro, il suo attrezzo di lavoro è un manganello, che tiene minacciosamente in mano.
appena ci vede, si prostra in inchini e salamelecchi vari, ci libera il posto che ci riserva sempre, e si pavoneggia di cotanto potere usato a nostra comodità.
all’uscita è sempre lì, sotto la pioggia.
le nostre mancie lo vedono protagonista di rinnovati salamelecchi, e quando ripartiamo si mette sull’attenti e scatta il saluto militare.
dimenticavo di dire che è bianco, cosa insolita per un posteggiatore abusivo di cape town.
provo per lui una sorta di affetto: io giro per il mondo, vado di qui e di lì, e una piccola certezza è che fuori dal mio ristorante preferito c’è bobby che tiene ben cura del nostro pulmino.
ciao bobby!

  1. fra

    … e pensare che Bobby non lo leggerà mai. E’ incredibile la quantità di cose che nella vita non vengono recapitate e rimangono lì, sospese nell’etere. Vorrei fotografare dall’alto un paesaggio tutto puntellato di pacchetti chiusi, come quelli dei fumetti. Scatole rosse con nastri verdi, scatole gialle con nastri blu. Attaccate a dei palloncini a fluttuare, consapevoli del proprio non-destino, sopra alle nostre teste.

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