cape town_03/alba

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cazzo che sonno.
sono le 5 e mezzo del mattina, e sono in questo aeroporto gia’ da un’ora. sveglia alle 4.
ok, c’e’ gente che lo fa tutte le mattine, ma io non sono la gente che lo fa tutte le mattine, e ho veramente troppo sonno. solo soletto, come al solito in un posto che non so dove sia, scrivendo parole senza senso che vanno a depositarsi non so dove e che verranno lette da chi sa chi.
probabilmente le leggerai tu, ma questa e’ solo una certezza da adesso in poi, che tu le stai leggendo, prima era solo una mia ipotesi. tu chi? ma tu, no!
questa settimana e’ andata molto bene, ho lavorato bene facendo secondo me belle cose. ho visto, ho parlato, ho vissuto…insomma non sono stati giorni inutili, rischio che a volte si corre vivendo. ho finito una bella biografia di fabrizio de andre’, nella quale , tra l’altro, c’e’ questa frase di fabrizio: “la vita e’ l’unica malattia la cui guarigione e’ certa”.
fare quello che faccio mi piace sempre, mi emoziona, mi diverte.
le domande sono sempre le stesse, sempre le stesse consuete domande, come in questa bellissima canzone di francesco guccini:
“Ancora qui a domandarsi e a far finta di niente come se il tempo per noi non costasse l’uguale,
come se il tempo passato ed il tempo presente non avessero stessa amarezza di sale.
Tu non sai le domande, ma non risponderei per non strascinare parole in linguaggio d’azzardo;
eri bella, lo so, e che bella che sei; dicon tanto un silenzio e uno sguardo.
Se ci sono non so cosa sono e se vuoi, quel che sono o sarei, quel che sarò domani…
non parlare non dire più niente se puoi, lascia farlo ai tuoi occhi, alle mani.
Non andare… vai! Non restare… stai! Non parlare… parlami di te!
Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse, trascinate dai giorni come piena di fiume
tante cose sembrate e credute diverse come un prato coperto a bitume.
Rimanere così, annaspare nel niente, custodire i ricordi, carezzare le età;
è uno stallo o un rifiuto crudele e incosciente del diritto alla felicità?
Se ci sei, cosa sei? Cosa pensi e perché? Non lo so, non lo sai; siamo qui o lontani?
Esser tutto, un momento, ma dentro di te. Aver tutto, ma non il domani.
Non andare… vai! Non restare… stai! Non parlare… parlami di te!
E siamo qui, spogli, in questa stagione che unisce tutto ciò che sta fermo, tutto ciò che si muove;
non so dire se nasce un periodo o finisce, se dal cielo ora piove o non piove.
Pronto a dire: “Buongiorno”, a rispondere: “Bene”, a sorridere a “Salve!”, dire anch’io: “Come va?”
Non c’è vento stasera. Siamo o non siamo assieme? Fuori c’è ancora una città?
Se c’è ancora balliamoci dentro stasera, con gli amici cantiamo una nuova canzone…
Tanti anni, e sono qui ad aspettar primavera, tanti anni, ed ancora in pallone.
Non andare… vai! Non restare… stai! Non parlare… parlami di te!
Non andare… vai! Non restare… stai! Non parlare… parlami di noi!”

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