FOTOGRAFIA E SOCIAL NETWORK: ISTRUZIONI PER L’USO. AGGIORNATO!

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Approfitto dell’articolo che è uscito questa settimana su Grazia per approfondire l’argomento “fotografia sui social network”.
Cercheró di essere sintetico ma efficace, così da essere capito soprattutto da chi non è fotografo e non capisce di fotografia, pur usandola.

La fotografia è un linguaggio: questa affermazione è la base di tutto.
La fotografia NON è fare belle fotografie, ma Fotografia è raccontare qualcosa con le immagini.
Capire questa premessa è la base di ogni approccio serio e sensato con la fotografia. La differenza tra uno che scatta fotografie e un Fotografo è, seguitemi nella metafora, la stessa che c’è tra chi sale su un cavallo e va dove vuole andare il cavallo (da qualche parte ti porterà) e chi sale su un cavallo portando il cavallo esattamente dove vuole andare lui.
Fin qui ci siamo? Bene!
Le cose si complicherebbero se fossimo qui ad imparare come governare e gestire il cavallo (fuor di metafora, come usare la fotografia per raccontare esattamente ció che vogliamo raccontare) ma noi, per fortuna, non aspiriamo a tanto: vogliamo, semplicemente, capire come usare e leggere la fotografia sui nostri social network preferiti.

Abbiamo detto che la fotografia è un linguaggio. Perfetto.
Abbiamo detto che non siamo qui per imparare ad usare quel linguaggio. Perfetto.
E arriviamo al punto: anche se chi produce fotografia non sa NULLA di linguaggio fotografico, della sua sintassi e della sua grammatica, ogni volta che scatta una fotografia fa delle scelte, consapevoli o meno, che pregnano quella fotografia di significati.
Facendo un’altra metafora, questa volta probabilmente più pertinente, sarebbe come se uno non sapesse ne’ parlare ne’ scrivere in maniera sensata e urlasse AHAHAHNGAAAAA oppure YIUNZOOOOOOO: nessuno dei due urli ha un significato (nessun significante si lega ad alcun significato) ma se si cercasse di decriptare quel significante in maniera approfondita probabilmente si arriverebbe ad un significato, pur se involontario.

Ci siamo? Forse la sto facendo complicata (sono in vacanza, ho tempo!) ma la sostanza è semplicissima: qualsiasi (QUALSIASI!) fotografia vuol dire/racconta/suggerisce qualcosa, una qualche verità.
Il difficile è decifrare/decriptare/tradurre quella fotografia.
Non sempre è semplice, ma per le fotografie spesso semplici dei social network probabilmente è semplice (scusate il gioco di parole, ma fare le cose semplici a volte è complicato).
Basta fare una cosa semplice (di nuovo!): domandarsi cosa si voleva dire con quella certa fotografia. Tutto qui. Andare un pochino a fondo e cercare di capire cosa voleva dire (anche inconsapevolmente) il fotografo con quella specifica fotografia.

Faccio un esempio, così andiamo sul concreto, la classica foto dell’estate. Questa:

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Cosa vuol dire? Qual’è la sua traduzione?
Vuol dire: “sono annoiata sulla spiaggia, ho finito di sfogliare CHI, voglio far vedere al mondo quanto sono fika (la tipa che si fa questa foto usa le K) con le gambe lunghe (da quella posizione vengono lunghe a tutte) e quanto sono magra (da sdraiate lo sono praticamente tutte)”. Questa è la traduzione di quella fotografia. Se a voi va bene che dalle vostre labbra escano quelle parole, continuate pure a scattarla e postarla.

Fatte queste doverose premesse teoriche andiamo finalmente al sodo, e cerchiamo di capire cosa e come fotografare per i social network:

-evitate di fotografare la vostra faccia, soprattutto se lo fate in maniera aulica, usando ritocchi vari per migliorarvi. La traduzione è “sono una figa spaziale”. Mica andreste in giro con il megafono a urlare: SONO UNA FIKA SPAZIALE!!!! (soprattutto se non lo siete)

-evitate di fotografare voi stessi e pezzi del vostro corpo (vedi foto gambe sopra): la traduzione (al di là dei casi specifici di cui sopra) è sempre e una sola: io, io, io, io, io, io, io, io……… Con l’ego ipertrofico temo si annoino le persone. Mica andreste in giro ad urlare solo ed unicamente: IO, IO, IO, IO, IO, IO!!!!

-evitate di fotografare, soprattutto se è assolutamente ordinario, ció che mangiate. Intanto è probabile che stiate o mangiando da soli o armeggiando con il telefono mentre state mangiando con altre persone, due cose che non sono belle da dire, no? Mica andreste in giro ad urlare: MANGIO DA SOLO COME UN CANE!!!! MANGIO CON DEGLI STRONZI DEI QUALI NON ME NE FREGA UN CAZZO!!!

-evitate di fotografare in maniera dichiarata ed esplicita i posti super fighi dove andate. Siete in un hotel a 12 stelle? In primissima classe della linea aerea super figa? E fotografate tutto e tutto postate? La traduzione è semplicissima: “sono un poveretto abituato ad andare in economica ma adesso sono in prima classe.” Volete proprio URLARLO ai quattro venti?

-evitate di fotografare banalità. Il mondo è già pienissimo di banalità. Se proprio volete ricordarvi di un bel tramonto fotografatelo pure, ma siete così sicuri di doverlo condividere con gli altri?

-evitate di voler essere una fashion blogger se non avete almeno mille follower. Ma proprio come minimo! Perchè se vi siete comprati un nuovo paio di jeans e postate subito la foto sui social lo state dicendo all’unica persona che non serve lo sappia dato che già lo sa: voi stessi!

-evitate di mettere fotografie di voi a 20 anni adesso che ne avete 60. (questa non serve che la spieghi, vero?)

Ecco, direi questo sia tutto.
Temo che in questa prospettiva il 90% delle fotografie sui social dovrebbe sparire.
Ovviamente poi ognuno è liberissimo di fare ció che vuole: basta che sia consapevole di ció che sta facendo.
Chiunque puó urlare al mondo: “SONO UN COGLIONE!!!”. Non si deve peró poi stupire se il mondo penserà che sia un coglione.

Insomma, prima di postare una vostra fotografia sui social forse dovreste chiedervi: cosa voglio veramente dire con questa fotografia?!?

PS: ho scritto tutto ció con aifon, se ho fatto più errori del normale chiedo venia fin da subito.

PS_02: se si volesse approfondire in maniera seria le metodologie per leggere la fotografia consiglio un libro tanto bello quanto tosto. Questo:

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AGGIORNAMENTO:
Probabilmente ha che fare poco con la questione, ma sicuramente ne ha con l’uso della fotografia da parte di chi non è fotografo professionista: l’inesistenza sui vari social network di fotografie sbagliate.
Una volta chiunque faceva le fotografie sbagliate così come ora chiunque fotografa tramonti o gatti.
Cosa è meglio? Sinceramente non saprei!
Mi piace peró mettere qui di seguito due immagini che é difficilissimo se non impossibile non dico vedere, ma proprio scattare. Due fotografie rarissime e difficilissime da realizzare (queste si, altro che i tramonti).
Solo per voi una foto sfuocata e (addirittura!) una foto tutta nera!

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62 risposte

  1. Ambrogio

    Bellissimo articolo Settimio !!! si lo so… è un commento del cavolo ma ci tenevo a scrivertelo ! 🙂

  2. nApo

    il TOP!

    Però un po’ tutti siamo cascati (o prima o poi cascheremo) in questi “errori” 😀

  3. Alessandro

    Aggiungerei: evitare Instagram che rende le foto tutte uguali

  4. Matteo Bertozzi

    Bellissimo post, finalmente qualcuno è riuscito a riassumere in parole quello che penso da tanto tempo.
    Quel libro è molto ma molto bello, è stata la mia bibbia quando ho iniziato a fotografare.

  5. Dario

    …e se proprio volete fotografare un tramonto sul mare, almeno evitate l’orizzonte diagonale. Banale, ok, ma almeno corretta.

  6. Zamm

    Mmm grazie per il consiglio del libro, lo prenderò sicuramente.

  7. Corrado Chiozzi

    Concordo. Allo stesso tempo pero’ c’e’ da dire che alla stragrande maggioranza delle persone frega nulla di come la propria foto possa essere letta, come frega nulla della fotografia in generale. Si tende sempre a mettere una foto dive ci si piace, e si pensa di poter piacere di piu, e’ naturale dai, come quando si sceglie la foto della patente… tutti lo facciamo (anche tu spesso fotografi i posti fighi dove vai).

    Ripeto, concordo, solo che ci darei molto meno peso, ecco…

  8. Francesco Maria Colombo

    Grandissimo post, nessuno ha mai detto queste cose in modo così chiaro e argomentato (e spiritoso). Complimenti e grazie per il suggerimento del libro!

  9. Emma

    Mah. L’idolatrazione del mezzo che sta alla base di questo articolo non mi trova per niente d’accordo. “Qualsiasi foto vuole raccontare una verità”? Un tantino presuntuoso come punto di vista, soprattutto da parte di una persona che scrive inesattezze utilizzando male termini e concetti semiotici. A meno che non si sia fotografi di professione e si usino i social network come promozione del proprio lavoro, ognuno è libero di far parlare il proprio ego come meglio crede. Anche fotografandosi le gambe e producendo significati sgraditi agli snob dell’obiettivo.

  10. Giorgio Benni

    quindi i nostri colleghi, ed anche un tuo caro amico quando posta foto tipo “room with a view” sarebbero dei coglioni?
    il tuo post mi ricorda un po’ un goffo tipo che mi precedeva all’esame di teorie e tecniche delle comunicazioni di massa, ormai 27 anni fa che confuse la semiotica e la semantica. Io presi solo 27 e lui se ne andò a casa…

  11. nunzio

    Che la fotografia sia un linguaggio mi pare assodato, poi credo che ognuno possa farne l’uso che vuole o no? 🙂
    Mentre ridurre la fotografia a “Cosa vuol dire? Qual’è la sua traduzione?” mi sembra un po semplicistico.

  12. Alessandro Citti

    I significati delle immagini, che si dovrebbero pubblicare (o meno) nel contesto dei social network, c’entrano molto relativamente con il senso più ampio del discorso che andrebbe affrontato e in questa argomentazione si perde anche, secondo me, la focale del brodo primordiale della fotografia: un mezzo attraverso cui, le persone meno abbienti dell’epoca, che non si potevano permettere il lusso di commissionare un quadro che li raffigurasse, potevano lasciare una traccia del proprio breve e spesso insignificante passaggio sulla terra facendosi fotografare. Oggi, quasi due secoli dopo, i fotofonini e i social, per i più che non li usano a fini promozionali del proprio lavoro, non sono altro che, rispettivamente, il mezzo e la bottiglia attraverso cui si veicolano e si conservano i segni del proprio vissuto. Quindi la significanza c’è, anche nella foto di 2 gambe su una sdraio o di un piatto esotico mangiato in solitudine in un Paese lontano o di uno status che dice “vado a fare la cacca”, e lo sbandierarlo ai quattro venti con immagini e frasi non è altro che la naturale propensione dell’essere umano contemporaneo di dire agli altri: tra 7 miliardi di persone ci sono anche io e quando il mio percorso sulla terra sarà terminato, resterà vivo il ricordo del mio vissuto attraverso la sopravvivenza dei segnali che ho lasciato nei social e che diventano i miei epitaffi funebri a mio imperituro ricordo. Pensare di disporre di un mezzo di auto tracciamento nella folla e per molti consolatorio e quindi pieno di significato nel suo quadro generale.

  13. settimio

    @alessandro giusto, corretto, pertinente: in fondo è sempre la solita questione dell’EGO…

  14. Gabriella Barsotti

    Trovo che ciò che ha scritto Settimio sia lo sfogo di chiunque ormai è ostaggio di brutte immagini. Per brutte immagini però non voglio dire che siano fatte o meno in modo professionale, ma proprio brutte. Avere tutti questi mezzi e usarli senza un perchè e anche senza una volontà… perchè non è vero che uno lascia una traccia… probabilmente dopo 3 ore, se non c’è spazio nella memoria della scheda, viene tutto cancellato. Per “tutto” intendo anche foto di vacanze, dei propri figli, di momenti di divertimento o anche di ricordi. Quello che una volta si faceva, cioè di prendere un album di trent’anni prima e riguardarsi e fare un sorriso, non ci sarà più, i “ricordi” saranno per molti solo un ricordo legato esclusivamente ad una tecnologia bastarda, che a volte proprio sul più bello ti diventa nemica. Si rompe un hard disk o si chiude un profilo e si ricomincia da capo a rompere… agli altri con nuove inutili immagini.

  15. nunzio

    “foto bella”, “foto buona” … mi pare tutto molto relativo: dipende dai punti di vista, dallo scopo per cui è stata fatta, dal gusto che cambia, dai tempi, ecc.

  16. Marino Cometti

    Leggendo questo articolo si ha come l’impressione che la fotocamera non sia più considerata un mezzo di espressione personale ma che sia soggetta alle sole regole di chi scrive, come se qualcuno, alla stessa persona che scrive, avesse detto cosa deve e non deve fotografare. Anche leggere che si andrebbe in giro ad urlare unicamente “io io io” da una persona che, nel 90% dei propri articoli, dimostra un ego spiccato ed autoreferenziale nella maggior parte dei casi è un bel dire.

  17. Mario Oliva

    Credo che l’articolo di Benedusi non voglia scrivere o sottolineare delle regole ma sia evidentemente un suo personale punto di vista sull’argomento da condividere oppure no. Sicuramente offre l’occasione per riflettere sull’uso dilagante delle immagini sui social e consente di riflettere sul tipo di fotografie che si scattano e si pubblicano. Non è sindacabile il tipo di foto pubblicata, gambe, cibo o quello che sia se non si tiene presente che soprattutto FB viene usato da molti per distrarsi, per esternare il proprio ego e, chiedo scusa per il termine, per “cazzeggio”. Cosí come succede per i libri, la musica, la pittura ed altro, ognuno decide di seguire o no quello o questo autore. Noto che sui social spesso la gente si adegua a ciò che è stato già pubblicato da qualcun altro senza rendersene conto. Questo spinge inconsciamente verso un unico e sterile tipo di linguaggio privo di stimoli. Stimoli che Benedusi credo voglia sollecitare.

  18. Vilma

    Ci siamo, la fotografia è un linguaggio (visivo) che dice/racconta/suggerisce qualcosa, come del resto tutto quello che qualunque uomo fa in qualunque momento, sia che fotografi sia che cucini sia che faccia l’uncinetto.
    Anche per attività e prodotti semplici, decifrare/decriptare/tradurre non è mai semplice, perché la lettura di chi decifra/decripta/traduce si ingarbuglia con l’intenzione di chi fa, che magari era tutt’altra, ma qui il discorso si allargherebbe troppo.
    Comunque, condivisibilissimo il bigino fornito sulle 7 cose da evitare.
    Tuttavia credo che chi posta su instagram voglia fare proprio quelle sette stupide, dannatissime cose, mostrarsi al mondo ed urlare con il megafono : SONO UNA FIKA SPAZIALE!!!!, credendo veramente di esserlo, urlare IO, IO, IO, IO, IO, IO!!!! riscattando finalmente un’infanzia difficile, mostrare i posti superfighi in cui alloggia per suscitare l’invidia degli amici in roulotte……
    Perché instagram, nella sua caotica casualità di linguaggi, è lo specchio di ‘un nuovo modo di vedere il mondo’, il modo della società contemporanea, è un fenomeno sociale, non è una causa, è un effetto, è quello che siamo, la società dello spettacolo, il quale “non dice niente di più di questo, che ‘ciò che appare è buono, ciò che è buono appare’. L’attitudine che esso esige per principio è questa accettazione passiva [……] Il carattere fondamentalmente tautologico dello spettacolo deriva dal semplice fatto che i suoi mezzi sono al tempo stesso il suo scopo…… lo spettacolo è la principale produzione della società attuale……”
    L’immagine cessa di essere rappresentazione della realtà per divenire essa stessa il reale e lo spettacolo è il modo di far vedere, di rappresentare e di rappresentarci questa realtà di ritorno. Instagram è questo, non può essere altro e non può sottostare a regole che non siano le sue, per dirla ancora con Debord “Lo spettacolo non vuole riuscire a nient’altro che a se stesso”.
    Instagram va preso nel suo significato gestaltico, i singoli utenti magari dicono ciascuno delle cazzate, ma nel complesso, nel bene e nel male, il fenomeno è importante e significativo del momento storico che stiamo vivendo.

  19. Alessandro

    L’appellativo “social” la dice tutta. Un fenomeno sociale va visto come tale. Qualunque argomento di discussione va per prima cosa contestualizzato all’epoca storica in cui si manifesta e a tutto ciò che vi è intorno.
    Mi chiedo come andrebbero le cose se tutti gli utenti dei vari social iniziassero a pensare prima di scattare e pubblicare. Se tutti arrivassero a pubblicare solo foto “giuste” si avrebbero nel mondo milioni di FOTOGRAFI….quando invece basta aprire una qualunque pagina per scontrarsi con “photographer” fighi dell’ultima ora che credono di essere professionisti arrivati solo perchè muniti dell’ultima reflex in commercio… Credo che il punto sia capire cosa ci sia dietro la foto e con quale intenzione viene pubblicata. Se il banale tramonto, la camera d’albergo o il piatto di spaghetti pubblicato da Mario Rossi ha dietro una storia, un perchè, allora la foto di Mario Rossi ha lo stesso identico valore del banale tramonto, camera d’albergo o piatto di spaghetti pubblicato dal fotografo affermato che in fin dei conti utilizza i vari social network come la maggior parte di tutti i milioni di utenti, ovvero come è stato già detto per EGO! Purtroppo spesso non è così e ci si limita a prendere per buono tutto ciò che ci offre la tecnologia odierna, perchè altrimenti saremmo tagliati fuori da un certo contesto sociale….e ci si ritrova pieni di tramonti.

  20. Giorgio Benni

    tramonti, nudi nelle fabbriche abbandonate, bimbi sorridenti in paesi in via di sviluppo, pescatori anziani semiaddormentati davanti alle loro barche, ripresi in bianco e nero molto contrastato, bicchieri sfocati su un tavolo di legno, barboni inermi abbandonati a loro stessi, ragazzi col volto dipinto durante il concerto del primo maggio…

  21. Marcello Rapallino

    Tutto molto preciso e, in senso assoluto, sacrosanto ma analoghe dichiarazioni andrebbero ampliate nei confronti delle dichiarazioni, dei post, delle descrizioni degli stati, dei proclami da Savonarole, delle citazioni dei gossip, dei promo, delle pubblicità (reali e occulte), etc…in sostanza non dovrebbero esistere i social network a meno che non diventino una sorta di arcadia per ogni campo…torniamo a parlare di Utopia come fecero filosofi un tempo…

  22. Andrea

    @Vilma Condivido ogni parola del tuo discorso ma mi trovo a contraddirti se fai di tutta un erba un fascio per quanto riguarda Instagram perchè ti assicuro che ci sono un sacco di persone che si esprimono non in maniera Social ma in maniera Fotografica. Per dirti io ho iniziato ad amare il mondo della fotografia grazie ad instagram, ho iniziato ad usarlo come un profilo personale dove esprime un determinato mio linguaggio, che non sono gambe, miei primi piani o cio che mangio (anche perchè mangio troppe schifezze XD). Fidati sviscera un pò Instagram e scoprirai un mondo fantastico che non è fatto solo di immagini brutte.

  23. IlPuntiglioso

    IO IO IO IO IO HaHaHaHa a settì… il tuo ego è pari a quella con le gambe verso il mare!
    Prima di tutto: sarebbe per te logico/sensato e appropriato se una ragazzina di 15 anni (ma anche qualcuno di più), al parchetto con gli amici, iniziasse a parlare della critica della ragion pura? O sarebbe più logico se parlasse dell’ultima puntata di XFactor e di quanto è bravo Moreno? Che dicesse “sono andata a vedere Le armonie di Werckmeister” piuttosto che Natale a Santo Domingo???
    Piuttosto il tuo post è un raccontare a tutti quanto Settimio Benedusi sia bravo, saccente e voglia raccontare ai ragazzini come leggere e scrivere la fotografia! Eh ma che due palle!
    Facciamo differenza tra immagini fotografiche e foto? Allora lasciamo che la ragazza che sogna di fare la fashion blogger, anche se non lo sarà mai, pubblichi i suoi pantaloni nuovi. Lasciamo che il banale impiegato, che per sua enorme gioia può prendere il freccia rossa nel salottino vip, perché pagato dall’azienda, faccia il figo con gli amici e lasciamo che la ragazzina sfoggi le sue cosce con uno sfondo “finto” caraibico (solitamente sono al massimo a Bordighera).
    Le foto nei socia network sono un linguaggio! Solo che tu, caro Settimio, non lo sai leggere.
    Questo tuo marketing sta iniziando a stufare! OKKio, che risKi di non interessare più…………….
    bye bye

  24. Vilma

    in realtà, Andrea, io non ho mai detto che le immagini sono brutte poiché credo che ogni cosa (anche la più stupida o provocatoria) si può dire in un linguaggio formalmente impeccabile e concettualmente profondo, l’arte moderna lo fa da tempo, pensa alla ‘merda d’artista’ di Manzoni, agli animali in formaldeide di Hirst, al L.O.V.E. di Cattelan ecc.
    Ciò che volevo rimarcare è che instagram, prima che un fenomeno ‘artistico’, è un fenomeno di costume, la maniera espressiva è prima di tutto social e poi, eventualmente, fotografica. D’altra parte, in una tale quantità (25 milioni  di Instagram addicted  e 4 miliardi di foto uploadate  nel 2012), è statisticamente probabile che ci siano anche foto eccellenti e persone che vogliano esprimere un loro personale linguaggio, accanto a spensierati cazzeggiatori.
    Il mio non vuole essere un giudizio critico né positivo né negativo, ma la constatazione, per l’ennesima volta e come sempre nel corso della storia, che la nostra società ha ciò che si merita.

  25. Marco Silva

    Anche dell’ aifon non dici cazzate 😉
    Ottimo il libro consigliato… è già nella mia wishlist.

  26. Settimio

    @ilpuntiglioso: ma io mi domando, io mi chiedo…ma perchè chi scrive qui per criticare e anche un po’ per rompere i coglioni lo fa sempre e solo in maniera anonima?!? Faccio così paura?!? Io ci metto nome, cognome e pure la faccia: è così difficile fare altrettanto?

  27. Claudio

    Leggo con piacere quanto una tirata semiseria di Settimio abbia generato come effetto risposte interessanti, che mi fanno riflettere sul mio atteggiamento fotografico ( l intezione, non sempre cristallina ahime) e soprattutto la puntualizzazione di Vilma che trovo perfetta e rimette ordine alle riflessioni generali dell autore. La sintesi migliore e assoluta è quella che Vilma pone a chiusura del suo utimo intervento: la nostra societa ha cio che si merita. Che è cio che ha cercato. E’ un discorso che riveste il linguiaggio cosi come l estetica in ogni sua forma . Quanto all Ego di Settimio che trovo adorabilmente smisurato, credo sia invece parte del suo essere di artista. Chi di noi ha conosciuto o parlato con artisti, registi,musicisti, attori… sa che l Ego smisurato è quasi sempre una necessità generatrice del lavoro di chi loi possiede. Avere Ego e produrre cose belle è tollerabile, avere Ego e trombarsi della ragazze a Palazzo Grazioli è altra cosa.
    Il mio Ego mi suggerisce di terminarla qui, comunque. grazie a tutti per farmi continuare a riflettere. Work in progress.Libro compro oggi.

  28. Claudio

    Una ulteriore riflessione . Tutto questo proliferare di immagini, voglia di comunicare, fa sì’ che si perda la capacità di “vedere” la bellezza di una foto o delle sue intenzioni. Tutto è bello, nulla è bello. L immagine sfocata postata di Settimio come una rarità, centra la questione. Mi spiego: sulla mia pagina di FB avevo messo una foto di nudo con serpente….Ho ancora i post di amici ,moltii fotografi….ehi, claudio ma come hai fatto a far star ferma quella ragazza con il pitone? ciao claudio vorrei fare anch io foto con animali, sai dove si noleggiano? bella foto, peccato pero il bracciale della ragazza , secondo me stona…era la foto di Avedon a Nastassja Kinski …….al di là dell ignoranza che ammazza quando viene da chi usa la macchina fotografica e dimostra di non conoscere nulla del mezzo espressivo che usa , la cosa che piu mi ha depresso era il pensare che chiunque, io compreso e per primo, potessi fare una foto cosi, postarla come si posta un paio di piedini al mare e volerla condividere con i miei contatti di FB. 4 miliardi di foto ci abituano a non vedere piu un cazzo. Ahime, forse anch io non vedo piu nulla anche se parte della colpa è stata della sopracitata foto che avevo in camera mia affissa al muro quando avevo 14 anni….e sottolineo 14!!!!

  29. Mauro Germinario

    GRAZIE ! Spero solo che siano in molti a leggere questo tuo articolo e che chiarisca loro le idee !

  30. Stefano landi

    …nell’era dell’ immagine ( fatta ormai con qualunque mezzo ) siamo tutti fotografi e desiderosi di fotografare. Mi domando se quando fu inventata la Bic tutti diventarono scrittori, ma non credo, anche perchè , ammesso di scrivere non c’era poi il modo di fare leggere agli altri se non con la stampa di un libro o la pubblicazione su qualche rivista. Il vero problema ( ma anche la grande opportunità ) sta nell’estrema facilità di comunicazione e di condivisione che oggi internet offre a chiunque, e chiunque ( giustamente e democraticamente ) ne approfitta. E qui subentrano le carenza culturali di questo momento storico : tutti sono iper informati e nessuno sa niente, in primis un minimo di educazione e di buonsenso…….
    ” A da passà a nuttata”, poi si vedrà….

  31. Teo

    Mi piacerebbe sapere se la riflessione sulle foto ai piatti, la applichi anche alle foto che il tuo caro amico Chico de Luigi posta incessantemente sul suo blog. O forse, dato che lui (o qualcuno dei suoi discepoli) deve per forza mettere sempre un dito nella pietanza, si tratta di una “ricerca stilistica ben precisa”??? Nel qual caso si eleverebbe dalla massa di merdosissime foto con piatti e pietanze che vediamo sui social… … …

  32. Chico

    Quando abbiamo il piacere di condividere del tempo insieme non parliamo di fotografia,strano eh!
    Settimio ha ragione efrem…perchè ce l’hai con i tramonti?
    Hihihi

  33. Lela

    Non si può mettere il “mi piace” ai commenti di Claudio? Peccato.

  34. Pasquale

    E se provaste a leggere il tutto anche come autocritica?

  35. Michela Sugar

    Si ahahah, avevo visto anch’io un articolo che descriveva una foto dove si mostravano due gambe che in realtà erano ottenute con due wurstel.

  36. Stefano

    PS_02:
    questa è classe

    Ma qualcuno parlerà mai di libri che non ho già in libreria :))))

  37. Vilma

    la foto sfuocata, proprio perché incompatibile col perfezionismo tecnologico dei moderni apparecchi anche di modeste pretese, oggi è espressione di grande raffinatezza concettuale, l’Errore Volontario, un ossimoro che pochi hanno il coraggio di percorrere per paura di venire fraintesi:
    (scusate l’immodestia) http://www.artonweb.it/fotografia/articolo38.html

    Quanto alla foto tutta nera, citazione non so se voluta o casuale, (il quadro tutto nero o quello tutto bianco di Robert Rauschenberg o il quadrato nero su fondo bianco di Malevic), devo dire che il sospetto mi viene: foto sbagliata o quadrato nero su fondo nero?
    Insomma, Settimio, ci sei o ci fai?

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