HAITI-attenzione immagini forti

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in quest’anno che sta finendo ho fatto due esperienze umane e professionali assolutamente nuove e molto importanti per me: prima il viaggio in Uganda con Filippa Lagerbäck e dopo il viaggio ad Haiti con Martina Colombari.

due esperienze simili ma molto diverse:

in Uganda CBM interviene su un territorio tutto sommato tranquillo con interventi mirati e “semplici”, che danno un veloce ed immediato rimedio a problemi concreti  (ad esempio ridare la vista al piccolo Jessy con un’operazione di 40 minuti, come ho già raccontato).

ad Haiti la FONDAZIONE RAVA opera in un territorio che, con l’approssimazione di tutte le semplificazioni, definirei un inferno, fornendo aiuti probabilmente più complessi e generici (ad esempio istallare un forno per produrre pane da distribuire).

lo voglio dire subito chiaro e forte: sono ambedue delle organizzazioni super serie e che fanno veramente la differenza lì dove decidono di andare ad operare.

dicevo poche righe qui sopra che Haiti è l’inferno. per me lo è stato. ho visto per la prima volta in vita mia dei cadaveri. tanti, cadaveri. che quel Santo di Padre Rick si ostina ad andare a cercare per dar loro degna sepoltura.

una mattina, ad Haiti, ci dicono che saremmo andati in un posto dove avremmo trovato un CONTAINER di cadaveri. caldo e umidi pazzeschi. il container non era refrigerato e quando lo hanno aperto era PIENO di morti. da lì sono incominciate due ore che mai scorderò, con Padre Rick e i suoi aiutanti che fumavano sigari, bevevano rum mentre un complesssino suonava e tutti cantavano e ballavano (piccoli aiuti e difese per resistere in quel inferno). la morte e la vita che si intrecciavano senza limiti e senza confini. un’esperienza che definirei mistica. un’esperienza che se non avessi avuto la macchina fotografica non sarei riuscito neanche a guardare.

ho fatto fotografie, ma anche dei filmati. sul corriere un filmato è già uscito, ieri, con dei tagli. qui lo metto intero. è molto molto forte.

se siete molto sensibili non proseguite.

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dopo aver preso i cadaveri dai container e dopo una semplice ma intensa cerimonia vengono messi sotto terra:

 

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la cosa incredibile di questi posti, Uganda, Haiti, che non ho mai visto nessuno lamentarsi. ridono e sembrano tutti sereni. come queste fantastiche ragazzine, durante la festa per la consegna di nuove case:

SIAMO QUASI A NATALE, SPENDETE PURE I SOLDI PER LE COSE INUTILI DI CUI NON AVETE BISOGNO, MA MANDATE DEL DENARO A QUESTE DUE ASSOCIAZIONI: I PRIMI AD AVERNE BENEFICIO SARETE VOI, COSI’ COME E’ SUCCESSO A ME!

vi fornisco di nuovo i link dove troverete le informazioni per fare donazioni:

CBM: http://www.cbmitalia.org

FONDAZIONE FRANCESCA RAVA: http://www.nph-italia.org/home/

10 risposte

  1. Blu

    Uno dei tuoi migliori lavori…..fa riflettere, complimenti a te a Martina e a tutti coloro che hanno reso possibile questo progetto…

  2. Gian Luca

    Complimenti per il lavoro e per l’impegno.

    Solo una cosa mi disturba un po’: le cose inutili di cui non abbiamo bisogno sono anche quella che ti pagano per fare foto pubblicitarie e che in fondo danno da vivere a te e a tanta altra gente. Capisco la provocazione ma trovo l’affermazione un filo qualunquista e ipocrita.

  3. Angelo Liuzzi

    Settimo, immagino che molte persone non capiscano perché si possa pagare un fotografo per rischiare spesso anche la vita, mettendosi in discussione con paure extra-quotidiano, per fare delle foto che sono criticate dalla maggior parte della gente e ricercate dalla stessa parte della gente. Non capendo inoltre che scatti del genere, non dico a tutti, ma su qualcuno per fortuna possano accedere la coscienza.

  4. andrea

    Be che dire hai avuto un gran pelo a fare queste foto complimenti

  5. Maxim

    Viste cosi Le immagini come documento non sono nuove nel genere
    in altri parti del mondo e in tempi diversi sono state compiute le stesse nefandezze
    quello che forse potrebbe aver maggiore impatto se sono viste di persona
    Il fatto che, molte persone viste nelle immagini ballano puo solo significare che sono frequenti
    Mi sembra che ad Haiti vi siano ancora i caschi blu ,
    viene da chiedersi come mai continuano ad avvenire questi fatti

  6. Elisabetta

    Quando hai parlato di “quel Santo di Padre Rik” mi è venuta in mente una frase del regista russo Andrej Tarkovskij che dice così: “Lo sai bene: non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d’un tratto incontri nella la folla lo sguardo di qualcuno – uno sguardo umano – ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice.”
    Buon Natale,
    Elisabetta Dall’Oro

  7. cry

    Ci vuole tanto stomaco per essere li ,la cosa che mi fa rimanere un pò così è che scaricano corpi e gli caricano su un furgone come se niente fosse (sicuramente non è così ).Ci vuole grande forza per fare una cosa del genere ,non è da tutti,oggi come oggi sono cose che se si ha l’opportunità vanno documentate con qualsiasi mezzo possibile che si ha a disposizione.

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