la crisi

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[it] un amico art director mi ha proposto tempo fa un lavoro al quale alla fine ho rinunciato perché l’offerta economica del cliente era non solo irrisoria ma addirittura offensiva.
l’amico art director mi ha mandato ora una mail, dalla quale ho estrapolato una parte:

“caro settimio, ti faccio le mie scuse per il ritardo accumulato nell’attesa di notizie dopo la mia proposta all’azienda xxx.

Se ti dicessi cosa hanno speso per la produzione non mi crederesti mai.

Il problema, oltre al tempo perso che investo io, nel farmi promotore di idee e progetti nei confronti di queste aziende, è che faccio una pessima figura con professionisti e amici che ne perdono altrettanto per aiutarmi a costruire produzioni professionali e serie.

Oltre a ciò è evidente che in giro c’è gente disposta a svendere lavoretti da dilettanti allo sbaraglio passandoli per onesti e creativi lavori di professionisti, creando confusione nel mercato e spazzatura nella comunicazione.

Diciamo che è la crisi.”
[/it] [en] An art director friend of mine proposed to me a job that at the end I had to give up because the economic offer wasn’t only paltry but also offensive.
My art director friend has now sent me an email, which I’ve extrapolated a paragraph:

“dear settimio, I wanted to apologize for the accumulated time waiting for news from my proposal to the company xxx.

If I told you what they spend for the production company you will never believe me.

The problem is, besides wasting the time I’ve invested and promoting of ideas and projects on behalf of these companies, I end up being in a worst position towards professionals and friends which waste the same amount to help me get together a professional and serious production.

Besides that it is obvious that there are many people out there offering cheap amateur work making it look honest and creative professional work, creating confusion on the market and garbage in communication.

Let’s admit there is a crisis.”
[/en]

35 risposte

  1. roberto

    Non solo è ormai prassi quasi consolidata quella di offrire compensi irrisori in cui se tutto và bene si arriva al pareggio ma ci sono pure parecchie aziende che chiedono dei test o prescatti su quello che sarà poi lavoro…il risultato è poi vedere una assemblaggio tra le proposte creative dell’uno, le locations dell’altro fatte da quello che esce a meno. La colpa grossa in questo è anche di tanti “colleghi” che si svendono pur di fare….se invece ci fosse un minimo di etica (e tu hai fatto benissimo Settimio) certi clienti si troverebbero o a farsi le loro fotine da soli con il telefonino oppure rivolgersi a professionisti e pagarli per quello che sono e valgono.

    ciao

  2. Chiara

    Ma la colpa (e lo chiedo senza nessun intento polemico) è di chi “svende lavoretti da dilettanti allo sbaraglio passandoli per onesti e creativi lavori di professionisti” o di chi accetta quei lavoretti, magari chiudendo entrambi gli occhi perché “costano meno e poi chi vuoi che se ne accorga?”
    Mi piacerebbe sapere che ne pensi in proposito dato che l’argomento mi interessa ma purtroppo non sono nell’ambiente 🙂

  3. RR

    Ma…. e se il problema fosse un altro?
    Mi spiego, il nostro lavoro è per definizione creativo ma sopratutto commerciale, nel senso che deve aiutare le aziende committenti a vendere o far conoscere meglio il loro prodotto.
    Molte volte anch’io mi sono trovato con i problemi di Benedusi, con art director che bla, bla, bla.. con stylist che bla, bla, bla con frasi tipo” chissa che porcheria verrà fuori con quel budget” oppure “e per fortuna che volevano fare un percorso di brand!” eec. ecc. con cambi di fotografo da parte del committente per soli motivi economici. Alla fine dei giochi però il risultato percepito da clienti e fruitori finali vi assicuro che non è cambiato, nessuno si è accorto che l’ultima produzione è costata la metà,
    le soluzioni quali sono allora? Diventiamo tutti fotografi fine art ed esponiamo nelle gallerie? Ci rivolgiamo unicamente a quelle aziende, ce ne sono ma sono poche, che necessitano di professionisti di “qualità”? Oppure prendiamo coscenza di quanto il popolo sia bue e che sopratutto non siamo tutti Benedusi, applicando per quel tipo di commissioni un costo orario al pari dell’idraulico che ci controlla il sifone? Scusate lo sfogo, ma anche a me stamane hanno fatto saltare un lavoro per problemi di budget… maledetta crisi!

  4. roberto

    non mi permetto di fare l’espertone in un blog di un fotografo come il Benedusi….

    RR sono daccordo con te che la qualità erogata e non percepita e comunque spreco…..e sono pure daccordo che non sempre siano necessari budget faraonici per fare eccellenti produzioni [anche se si parlava solo di cachet del fotografo]…che poi ci sia gusto e una cultura del mediocre e/o del trash è innegabile.

    Chiara…bella domanda la tua…secondo me di entrambi…IMHO

    Il problema è che secondo me in Italia chiunque compera una macchinetta fotografica da due soldi e apre P.I. si può fregiare del titolo di fotografo professionista e tutti poi si fanno solo i cazzi propri pensando a portare a casa quanto più possibile e alle condizioni che più aggradano….io ho esempi di fotografi professionisti che fanno pure i servizi a gratis per stiliste e/o aziende pur di avere qualche cosa di pubblicato da usare come specchietto per le allodole…..etc. etc. etc……

  5. Paolo

    Dobbiamo renderci conto che l’età dell’oro o semplicemente della Milano da bere è finita per tutti, e aggiungerei, per fortuna. Purtroppo in questo contesto anche persone di talento ne fanno le spese, ma dobbiamo renderci conto di quante tasche di siano riempite in questi anni per valore aggiunto scarso nella catena di produzione delle immagini. Non è tanto il fotografo, quanto la figura del direttore artistico e anche quella dell’agente, per non parlare poi di editori e affini che dovrebbero invece fare mea culpa, invece di essere i primi a gridare allo scandalo perché sono i primi a non capire che è proprio il loro modo di lavorare che è obsoleto. Ci sono migliaia di fotografi giovanissimi in giro che pur avendo portfoli straordinari e potenziali più elevati di professionisti celebrati non lavorano e magari lo farebbero gratis, ma rimangono dei signori nessuno. Se qualche direttore artistico cambiasse mestiere non sarebbe un grave dramma.

  6. EZ

    a me sembra più un problema dell’art director: se sai che l’azienda può spendere una “cifra offensiva” rispetto al cachet del fotografo, allora cambia fotografo…
    Potevi mettere un bel annuncio sul tuo blog e intasavi la casella di posta.
    non credi?

  7. alberto

    Caro/a EZ
    il problema è che capita che le aziende oggi non dichiarino il budget: nei brief passano richieste chiare come ampliamento del target, riposizionamento, nuova immagine, valorizzazione del testimonial e tutte le canoniche frasi tratte dall’indice dell’abbecedario del marketing “for dummies”. Ti citano quel lavoro e quella campagna, ti dicono quanto abbiano apprezzato il taglio che come art hai dato a quel progetto o a quell’altro, e “poi che meraviglia queste fotografie” !
    Il budget? (chiedo io)
    “la proprietà preferisce non dichiararlo, non elevatissimo, s’intende, una produzione, i diritti,il fotografo, il testimonial c’è già…”
    Torno in studio, e ci ragiono un po’: dopo una settimana ho pronti 3 (tre) preventivi e tre (3) proposte di concept. I tre preventivi (tre diversi fotografi, tre diverse agenzie per le modelle, tre stylist, tre di tutto)variavano tra la più economica e la più costosa abbastanza da garantire un buon margine di scelta. In ognuna di queste proposte erano previste alcune opzioni che avrebbero modificato nuovamente le cifre: si poteva scegliere se lavorare in studio o in location, con uno stylist o un’altro, con un fotografo o un’altro. Ma le persone che lavorano con me, per un progetto che presento io e che a mio parere vale (ipotesi) 100, non prenderanno mai un euro meno di ciò che il loro lavoro vale. Sia che si tratti di Settimio, sia che si tratti di un fotografo sconosciuto ma di talento: talento che io, in qualità di art responsabile della scelta garantisco con la mia faccia e la mia professionalità: un azienda che di fronte a tre proposte (ipotesi) da 20-24-30mila euro finisce per dirti “sa ho fatto il lavoro, tutto, con fotografo, stylist, make up, hair styling, modella e modello, post produzione e (badaben badaben) impostazione grafica del catalogo, per meno di 4000€ non è seria.
    Anche se c’è la crisi.

    Alberto
    L’art di cui.

    PS. grazie Settimo

  8. RR

    Bravo Alberto!
    Chiaro e conciso, e inoltre aggiungerei che le cifre di cui parli non sono ipotetiche ma la cruda realtà!

  9. EZ

    Certo hanno risparmiato parecchio… sarebbe interessante vedere il risultato cosa è uscito da quella produzione.

    Io non ho esperienza e sono l’ultimo arrivato (ci tengo a precisarlo), ma una forbice di 20-25 mila euro mi sembra che rappresenti un super problema di comunicazione…

  10. dave tabasco

    Un saluto a tutti, in particolare a Settimio, che ci offre, senza farci spendere un euro per inciso, sempre preziosi spunti di riflessione.
    Sotto il mio ponte deve passare ancora molta, ma molta, acqua, ma ho già sentito più volte storie come questa; e credo che la causa non sia tanto la crisi economica che comunque c’è, tantomeno un gusto per l’ orribile o il trash, ma purtroppo una causa potrebbe essere la convinzione che molti hanno che la fotografia sia una “cosa” facile, alla portata di tutti.
    E, fatto assai grottesco, è che per certi versi lo è: basti pensare alla diffusione delle fotocamere, alla proliferazione di gallerie sul web, pure nel telefono…
    Certo che se all’ amico dell’ amico dell’ amico di suo padre, invaghito di fotografia perché gli amici guardano le sue foto e dicono “che bello”, propongono un lavoro, quanto volete che chieda?
    E concludo: ma tanto poi, a parte noi s’ intende, qualcuno mai dirà: “chi schifo ‘ste foto”?
    Grazie per lo spazio concessomi.

  11. Donald Brioschi

    Purtroppo non avviene solamente nel campo della moda ma anche nella fotografia sportiva, ci si svende per un accredito passando poi le foto a titolo gratuito….sminchiando il mercato che gia fa pietà……allegriaaaaaaa!!!!!
    Per non parlare poi delle agenzie che attualmente richiedono anche i filmati oltre alle foto….
    Mi manca il naso rosso la fisarmonica la batteria e la scimmietta e poi alè tutti in pista a fotografare!!!!

  12. maurizio melozzi

    Caro Settimio,

    sono contento almeno di sentire che anche tu sei nel vortice di problemi simili, e non soltanto io.
    Qui di problemi ce ne sono molti, e le cause non sono solo dovute alla crisi, che tutti sbandierano a destra e sinistra,
    Sbandieramento tale, per mera realtà della situazione critica, o anche solo per poter speculare sul lavoro degli altri. (teniamo presente anche questo)
    Le sfaccettature della medaglia, qui sono molteplici.
    Il fatto che questi problemi vengono a galla ora, dovevamo aspettarcelo, in quanto il nostro mestiere viene emulato da tutti quelli che vanno a comprarsi una digitale e si mettono (o meglio tentano) a fare dei lavori professionali, con i risultati che tutti immaginiamo.
    Questi tizi novizi, non hanno mai sentito una sigla come D76 o HC110, non hanno mai comprato un libro, (non di tecnica, ma di arte o di pubblicazione fotografica), non sanno niente di niente.
    Piatti , banali, senza corpo ……………………. Però …….…il loro servizio costa un cazzo !!!

    Oramai viviamo nella società in cui il brutto viene spacciato per bello !!!

    Il problema ancor più grave, è che l’interlocutore finale (cioè il cliente), si innamora di quello che costa meno,e non di quello che risulta più efficace e di gusto. ( è sempre stato così, ma non amplificato come negli ultimi anni)
    Tutto ciò dipende dalla “povera cultura” mediatica e di comunicazione, sia di molti art director che di clienti finali.
    Andiamo a comperare una rivista di moda italiana (cosa che io non faccio più proprio in seguito al mio personale boicottaggio di tutto il sistema innescato in Italia, e tu lo sai bene , essendo tu il promotore e precursore, della causa di cui ho fatto bandiera !!!!!), e vediamo quanto piattume e quanta banalità è stata stampata. Roba da far schifo …………Ma quanta carta viene sprecata !!!!

    Hai fatto bene a rifutare l’assignment, l’ho fatto anch’io in situazioni simili, dobbiamo fare capire a tutta questa gente che il lavoro di fotografo è una professione seria, basata su una cultura vera , su ricerche tecniche, personali e comunicative, ma soprattutto sull’ etica professionale.

    Oramai, per tanti clienti (…….e per fortuna esistono ancora tanti sani), il bello è quello che costa poco, …………e lo si vede da quello che pubblicano.

    In fondo, credo ,sia capitato anche a te , ….che le più belle foto scattate durante gli assignment, sono state quelle “non scelte” dal cliente.-

  13. diego

    Ciao Maurizio,
    mi suggeriresti cortesemente un il titolo di un libro tra quelli da Te citati non faccio neanche di striscio il vs lavoro, mi piacciono le foto e fare le foto ma le tengo per me.
    Vorrei però capire meglio!
    Grazie
    diego

  14. Maurizio Anselmi

    Carissimi tutti,
    grazie di cuore di tutto ciò che state scrivendo,non potete immaginare quanto mi siate di conforto,sapere che non è solo da me che accadono queste cose ma è una situazione generale.

    Il vivo e lavoro in una modesta realtà da oltre 20 anni cercando nel tempo di far passare concetti di qualità,valore,professionalità e quanto altro.

    In venti anni ho fotografato di tutto,non specializzandomi,poichè il territorio su cui lavoro non ha una vocazione specifica.. ho cercato però sempre di stimolare i mie clienti agenzie-studi- aziende tipografie e enti a dare un valore all’immagine fotografica e a spingerli sempre più verso un concetto di qualità,riuscendo in molti casi a convincere aziende a spendere(nel caso della moda) in location particolari come Cuba,SouthAfrica,Miami,Messico etc anche se con budget sempre ristretti.diciamo che in tanti anni ho sempre lavorato tirando avanti la famiglia,acquistando un nuovo studio,investendo in attrezzature pagando tasse e quanto altro.

    Questa penso sia storia comune di molti di noi che abbiamo fatto la scelta di credere nella fotografia,di credere nella nostra libertà e creatività e di rinunciare a lavori di routine,sedentari ,di inventarci un mestiere che nessuno ci ha insegnato e di pagare sulla nostra pelle gli errori e gli investimenti (nel 98 ho acquistato un dorso digitale Eyelike pagandolo 47 milioni) ho creduto al digitale fin dall’inizio e ho lasciato l’insegnamento dopo una laurea al DAMS. Scelte di cui non mi sono mai pentito…tutt’altro-

    ma ora la situazione è cambiata accidenti..

    Si continua a perdere clienti…molti di essi che nel tempo ti hanno dato fiducia,ti hanno fatto crescere,anche se in una piccola realtà,ti hanno fatto sperimentare…ora ti abbandonano perché c’è il tizio che si fa pagare la metà.oppure c’è il magazziniere che ha la macchina digitale,oppure abbiamo dato tutto a un’agenzia di MILANOOOOOOOO e si riempino la bocca..nulla togliere a chiunque lavori su Milano,ma sappiamo che non è la città sinonimo di qualità,insomma una sfacelo totale..come si fa ad andare avanti se questa situazione perdura???

    L’altro ieri ero a Pescara in una multinazionale per un catalogo di oggetti tecnici,250 scatti,ho presentato il mio preventivo…il direttore commerciale mi ha detto che ero in ballo con un altro “fotografo che aveva la digitale”…e che avrebbe fatto esattamente meno della metà del mio…davanti al mio stupore e richiesta di sapere almeno di che tipologia di attrezzatura e che esperienze avesse mi ha risposto che aveva una Nikon D200 e che faceva l’assistente a un fotografo di matrimoni(senza nulla togliere ai colleghi che vivono di matrimoni) a quel punto ho detto che avevo un’Hasselblad Digitale da 39 mpx,con ottica Macro indispensabile per quella tipologia di lavoro,che avevo illuminazione Elinchrom,che avevo 24 anni di mestiere sulle spalle etc.etc…ha fatto spallucce…
    Ho portato il lavoro a casa togliendo il 30 %
    Si può andare avanti cosi???

    In questo momento l’unica idea che ho avuto è quella di riconvertire lo studio per affittarlo per eventi di vario genere…mostre,eventi culturali feste per bambini e quanto altro..è una vera tristezza.
    Quale sara il nostro futuro di fotografi in questa situazione???spero che questa crisi abbia almeno il vantaggio di eliminare un po’ di ciarpame e di improvvisazione….un caro forte abbraccio a tutti.
    Maurizio

  15. Giampy

    Parliamo di tariffe sbagliate… di professionisti che non fanno bene il loro lavoro… di condizioni lavorative inaccettabili…. di colleghi “sbagliati”…. qualcuno scrive pure “colleghi” tra virgolette come se esistessero delle caste minori da cui vuole prendere le distanze…

    Tra i fotografi…

    alzi la mano chi, almeno una volta, ha reso pubbliche le proprie tariffe o si è prodigato a condividerle coi colleghi per far chiarezza sull’argomento che da sempre è tabù.
    Alzi la mano chi nel proprio sito ha un blog come questo dove mette in vetrina i fatti suoi e li condivide.
    Alzi la mano chi, almeno una volta, si è preso la briga di spendere del tempo per un fotografo emergente che gli ha chiesto un parere lavorativo senza assumere scontate scorciatoie per toglierselo di torno.
    Alzi la mano chi rifiuterebbe di fare degli scatti gratis per Vogue o giu di li pur di non vedere apparire il proprio nome.
    Alzi la mano chi dice “viva la creatività” e poi si mette in gioco totalmente e rischia del suo per far si che prenda forma….

    Quante mani si sono alzate? Benedusi escluso… probabilmente 0.

  16. Loris

    Io penso che ci si nasconda dietro a questa crisi un po troppo spesso, per quanti anni chi ha potuto si è ingrassato? ora che tutti stringono la cinghia è normale che ognuno metta in campo quello che ha al prezzo che può. Il problema è che le idee non hanno una tariffa…hanno un valore, che va fatto capire al cliente. Ragazzi è crisi per tutti, ma per troppo tempo c’è chi si è ingrassato con la mediocrità, questa crisi farà nel male porterà anche del bene…speriamo almeno lei sia meritocratica.

  17. Ercole

    La crisi è sicuramente arrivata e non solo da oggi. Personalmente, così vi tiro un pò su, penso che sia ancora peggio di quanto si dice sui giornali di economia. Questa non è la crisi del 1929 o del 1992, non è solo economica come si vorrebbe abilmente far credere, è la caduta di un modo di vivere mondiale e globale. Il butta e getta, che va avanti da anni, sta mettendo in evidenza tutti i suoi grossi limiti, soprattutto perchè generalmente la gente vive male. Io penso, tuttavia, alla crisi come ad un’occasione per cambiare rotta e in questo senso ben venga e passi. La vita è cambiamento, pena morire, morire dentro.

  18. seba

    buon per il fotografo che ha fregato il lavoro a benedusi e buonissimo per l’azienda se ha ottenuto un buon risultato.
    si certo il cliente poteva evitare di chiedere a un fotografo caro se sapeva di partenza che non avrebbe potuto sostenere la spesa.

  19. roberto

    seba….fotografo caro nel senso che Settimio è affettuoso?
    I fotografi che escono sotto costo riescono solo a fregare loro stessi, il giorno in cui faranno degli investimenti arriverà il pischiello di turno che si propone a prezzi da fame….e i grandi fotografi che pensavano di essere furbi torneranno a ridonare le loro braccia all’agricoltura.
    Se un cliente o chiunque sia giudica un lavoro creativo in base al prezzo, fà solo bene a prendere quello che costa meno perchè di partenza non ha capito un cazzo.

  20. mr.m

    anche da cose come queste si vede il genio fotografico…. anzi, sopratutto da queste cose…

    potrei “leccare” meglio ma non rientrerebbe nel mio modo di vedere le cose! cmq… complimentI!

  21. clara75

    Con quale criterio si stabilisce che un fotografo sia di serie A o B? Spesso è solo il fattore C che conta… La bellezza è un concetto soggettivo e personale, non x niente si dice che la bellezza è negli occhi di chi guarda…Che poi anche il mondo della fotografia pullula di individui presuntuosi che osano definirsi fotografi solo perchè si mettono a disposizione un’ attrezzatura all’avanguardia è un altro paio di maniche…io immortalo i miei momenti migliori con la mia piccola canon da 100 eurini e sono felice!!! ciao a tutti

  22. clara75

    Con quale criterio si stabilisce che un fotografo sia di serie A o B? Spesso è solo il fattore C che conta… La bellezza è un concetto soggettivo e personale, non x niente si dice che la bellezza è negli occhi di chi guarda…Che poi anche il mondo della fotografia pullula di individui presuntuosi che osano definirsi fotografi solo perchè si mettono a disposizione un’ attrezzatura all’avanguardia è un altro paio di maniche…io immortalo i miei momenti migliori con la mia piccola canon da 100 eurini e sono felice!!! ciao a tutti

  23. clara75

    una foto nella foto…geniale!!!! sei un grande settimio, complimenti anche da parte mia!

  24. yes

    E’ davvero raro trovare un blog interessantesante e ritrovarsi in quelo che espone come questo in cui si trova spesso pure gente del settore,
    persone vere e proprie che qui trovano spazio per condividere le proprie esperienze o malumori sentendosi chiamati in causa da un argomento variegato come quello di questa pagina; è stato tutto molto interessante in effetti quasi fino alla fine

  25. Monica P

    Te l’avevo già votata live, ma l’ho votata anche sul sito 🙂

  26. Ercole

    Credo che una piccola dose di follia aiuti ed esprimere la parte geniale ed imprevedibile che alberga in ciascuno di noi. La normalità in senso lato non è mai buona compagna dell’estetica e va bene per le foto alle cresime o ad i matrimoni. Nonè empiricamente il caso di Settimio Benedusi. Sono fermamente convinto che la vera follia sia quella di vivere nella normalità …

  27. Benedusi

    purtroppo (o per fortuna!) la fotografia ha delle caratteristiche sue molto particolari che la rendono diversa da qualsiasi professione.
    innanzitutto il termine: “fotografo” “faccio il fotografo” è una “autocertificazione” che più vaga non potrebbe essere. mentre un avvocato di bombay e uno di new york più o meno fanno le stesse cose, mentre un pescatore delle maldive e uno di imperia più o meno fanno la stessa cosa, mentre uno che ha il bar su una spiaggia del brasile e uno che ce l’ha sulla spiaggia di rimini fanno la stessa cosa…uno che vende i rullini a mondello, uno che fotografa i porno a budapest ed avedon a new york tutti e tre dicono: “faccio il fotografo!”

    un’altra caratteristica più specifica del fare il fotografo come lo faccio io, è che un servizio fotografico può costare 1 come può costare 100.000.
    ma veramente!
    se come modella prendo la cugina carina, che è felice per una volta di fare la “modella”, se per trucco e capelli prendo il parrucchiere del negozio sotto casa che per una volta è felice di fare un “servizio”, se la location è la casa del marito della cugina, se le foto le fa l’amico fotoamatore (e che ovviamente, anche se di mestiere vero lavora alle poste, dice “faccio il fotografo!”) con una digitale da 300 euro…ecco, il servizio costerà niente.
    al contrario, la stessa quantità di “cose”, che all’occhio dell’inesperto sembrano essere simili, può costare, facendo le cose come si deve, migliaia di euro.

    ma queste differenze di prezzi da dove escono fuori?

    due componenti fanno in maniera che una certa prestazione professionale abbia un prezzo diverso dall’altro:

    -una comprovata autorevolezza di chi fa la prestazione. nessuno può dire che vasco rossi canti meglio del cantante che suona al piano bar di brera. se facessimo sentire ad uno di new york, che non li conosce entrambi, probabilmente non vedrebbe nessuna differenza. perchè uno deve guadagnare 200.000 euro per un concerto e l’altro 300 euro? certo, perchè da vasco ci sono migliaia di persone e dall’altro 50. ma perchè, se alle orecchie di quello di new york non sono poi così diversi? per l’autorevolezza che il percorso di vasco rossi ha avuto, per il festival di sanremo, per i festival bar, per i video fatti…e ovviamente per le belle canzoni….

    -una cultura consolidata. per giudicare qualsiasi cosa, da un vino, ad un baritono ci vuole cultura. il “mi piace” “non mi piace” sono cazzate. bisogna CONOSCERE. non si può giudicare nulla senza conoscere. e per conoscere ci vuole cultura. per me che sono ignorante un vino vale l’altro, e quindi un vino da 10 euro, e uno da 300 euro, per me uguali sono.

    vengo al dunque: in italia in questo momento nella fotografia come io la faccio, diciamo così, mancano sia la cultura (se tutti guardano il grande fratello…) e sia le comprovate autorevolezze (non per fare vecchie polemiche, ma se il fotografo italiano non può fare la copertina di vogue è come se il cantante italiano non potesse andare al festival di sanremo…).

    in questa situazione è tutto confuso, tutto omologato, tutto indefinito.

    e in questa confusione è assolutamente prevedibile che un catalogo di moda costi 4.000 euro, e che il cantante del piano bar vada, per 300 euro, a cantare a san siro…

  28. RR

    Tutti a cantare allora…. almeno ci sono le groupies!!!!! 🙂 Buon fine settimana a tutti.

  29. alan

    Condivido in parte ma non in tutto (come mia abitudine) le opinioni di Settimio.
    In Italia c’e’ mancanza di cultura fotografica da parte dei clienti, questo e’ un fatto assodato. Ma la professiionalita’ del fotografo ai nostri giorni non si misura piu’ solo con la qualita’ del suo lavoro, ma nel giudizio di merito rientrano tantissime altre considerazioni. Una delle principali e’ il livello preofessionale conseguito e sopratutto l’immagine costruita attorno ad esso.
    L’agente, il posizionamento internazionale, le pubblicazioni contribuiscono a creare questa immagine.
    Ai nostri giorni ( e sopratutto in Italia) gli art che hanno in mano i lavori importanti (monetariamente intendo) sono spesso ignoranti visivamente quanto lo sono i clienti a cui si propongono. Cosa determina allora il giudizio su un fotografo piuttosto che un altro? principalmente il “vestito” con cui il fotografo e’ stato proposto.
    Clienti che vogliono pagare 2 lire per prestazioni professionali sono sempre esistiti, non e’ questione di crisi… e ci saranno sempre. Una selezione da parte di agenti qualificati fa’ si che quest’ultima tipologia di clienti vengano filtrati preventivamente.
    Nel caso specifico di Settimio (fotografo anarchico x definizione… e settimio tu sai cosa intendo !) purtroppo questi clienti a volte si propongono direttamente.. sta’ ovviamente poi a lui respingerli dato che ovviamente Settimio ha una professionalita’ che va oltre l’accatonaggio sul fee.
    E’ ovvio che il cliente in una maniera o nell’altra il suo lavoro alla fine lo avra’. Ma piuttosto di accanirci con gli aspiranti fotografi o chi sta’ cercando si spiccare il volo (ricordiamoci tutti noi all’inizio della ns carriera.. chi non si e’ svenduto pur di acquisire esperienza lavorativa) sarebbe meglio che chi si lamenta facesse un esame di coscienza e si chiedesse perche’ il proprio lavora venga paragonato a quello di un esordiente senza che si noti alcuna differenza, ignoranza del cliente? non sempre.

  30. PAOLO

    Questa non è “solo” una bella foto…
    ….un documento… è un suggestivo racconto
    di come cambiano i tempi e
    che descrive e spiega tantissime cose in un solo attimo.

    Penso che questa immagine si accosterebbe molto bene
    in un reportage a quelle che hai fatto durante la sfilata di Fisico
    …anche se cambia certamente “il clima”.

    Considerando che hai usato nella foto gli stessi elementi del servizio a Gertrud ( a parte il bravo Claudio : ) ) mi incuriosiva un po sapere se
    l’uno ha ispirato l’altro e, se si, quale è nato prima.
    Oppure se non centra nulla di nulla ma è soltanto un caso.

    Non voglio tornare nell’argomento sotto… ma tantissime volte, come in questa, viene automatico pensare: ….chissà se avrebbe raggiunto lo stesso risultato con un art director tra i piedi.

    Dimostriamo di essere creativi e comunicativi veramente sopra tutto e tutti …e non solo abili nel copiare o nel proporre e far produrre mediocrità.

    Benedusi insegna. 😉

  31. Marco

    La crisi è soltanto intellettuale, perchè è solo l’ignoranza il terreno fertile di certe situazioni piccole o grandi che siano.
    Purtroppo non investiamo mai abbastanza su noi stessi, sulla risorsa umana e ciò che si ottinene è sempre qualcosa di piccolo e superficiale, come i comportamenti umani.
    Un saluto.

  32. emanuele

    di questi discorsi non ne finiremo mai, neanche nel 3000 d.c.. la verità è una sola e basta: a tutti coloro che prendono in mano una fotocamera spetta il dovere di creare cultura e comunicazione in quello che fanno con una profonda disciplina nella formazione costante per offrire il meglio al cliente. il prezzo poi dipende da un’altra sola verità: quanto ti puoi permettere di rifiutare quei soldi e questa è una condizione assolutamente personale che non può essere giudicata e condannata da nessuno. Si può condannare e giudicare solo la qualità del fotografo a questo devono servire i confronti fra colleghi e le associazioni di settore.
    ciao

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