report/sozzani

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[it]poi basta, che mi sono anche rotto i coglioni di parlare della sozzani, di vogue e tutti i casini e problemi che conoscete fin troppo bene.
anche perchè io vivo, e molto bene, senza di loro.
però l’incazzatura è sempre più forte, cazzo se è sempre più forte.
vorrei tornare in maniera completa sull’intervista che la sozzani, direttore di vogue italia, dell’uomo vogue e direttore editoriale della condè nast italia, ha avuto la settimana scorsa nella trasmissione della bignardi invasioni barbariche.
innanzitutto trovo bizzarro che la sozzani, mai andata prima in televisione e restia da sempre alle interviste, vada (in televisione! che la vedano e la sentano più gente possibile! mica su una rivista di nicchia svedese…) a farsi intervistare proprio una settimana dopo l’inchiesta di report. non vi sembra un evidente tentativo di ripulirsi l’immagine dopo la serissima indagine della sabrina giannini, la giornalista di report? e da chi va a farsi fare l’intervista? pensate un po’! da una signora che lavora, lei e suo marito, per vanity fair, rivista della quale la sozzani è direttore editoriale. ma guarda un po’! ma che caso!
e non che lo dicano, eh! sarebbe come se qualcuno mi incolpasse di cose tremende e mi facesse l’intervista il mio assistente.
tutto questo però, come tutto il resto, passa come normale.
PERCHE’ INVECE DI UN’INTERVISTA FATTA CON LE GINOCCHIERE NON HA ACCETTATO LE INNUMEREVOLI RICHIESTE DI INTERVISTA CHE LA SABRINA GIANNINI LE HA FATTO? PERCHE’?!?!?!
andiamo nel merito dell’intervista.
la vado a riguardare qui http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=invasioni&video=6605:
-comincia dicendo che passa il tempo in aereo a cercare fotografi nuovi. cominciamo bene! penso potrebbe evitare di inquinare il pianeta e perdere tempo: i fotografi che usa sono sempre li stessi da vent’anni, i due nuovi che ha appena usato sull’uomo vogue (finalmente italiani!) sono suo figlio e il suo fidanzato. altro che viaggi in aereo, li aveva a casa, i fotografi nuovi.
-parla della pubblicità, dicendo che vogue, come gli altri giornali di moda non ha ingerenze da parte dei cliente pubblicitari, e che le loro scelte redazionali sono libere. sì certo, poi ci sono gli asini che volano e i cavalli che sanno cantare… ma una persona può dire queste falsità impunemente?!?! vi spiego una cosa: nei giornali di moda c’è un foglio grande e grosso dove c’è scritto chiaro e tondo: “cliente xy 10 pagine pubblicitarie da fare 10 pagine redazionali, fatte 8 ancora da fare 2”. questa cosa c’è in tutti i giornali, e l’ha inventata vogue vent’anni fa. sarebbe carino avere questo foglio. suppongo sia sparito da tutte le redazioni dopo l’intervista di report. però c’è una maniera semplicissima di verificare quello che dico: un certo mese il cliente xy comincia a fare pubblcità. vogliamo andare a controllare se nei mesi successivi mi compare nei redazionali? ma che strano! eccolo lì!
-dice che vogue italia deve aiutare e aiuta gli stilisti italiani. ma dove?!? gli ultimi stilisti italiani emersi nel panorama internazionale sono dolce&gabbana. sono stati scoperti da marina fausti, attuale direttore di, pensate un pò!, gioia, al tempo direttore moda del gran giornale “moda”. che mi si dica quali sono gli stilisti italiani che vogue ha lanciato! se scattano e fanno tutto a new york!
-le chiedono di report. dice che “sapevano già tutto”. ma vi rendete conto, è veramente davide contro golia. un gigante potentissimo che ha informatori e infiltrati, contro una sabrina giannini, una giornalista forte solo della sua professionalità.
-dice che non fa consulenze. certe cose andrebbero provate. ok, non fa consulenze.
-ahhhah hahh hahhh ha hhhhaaaaa!!!!!!
-le chiedono, con imprevista malizia, se esiste un moggi della moda. risponde che non sa chi sia moggi. i casi sono due: o è ignorante, cosa grave per una giornalista direttore di giornali, o, oramai abituata, mente. non vedo alternative
-le chiedono della celeberrima vicenda della cotoletta di dolce&gabbana http://blog.gamberorosso.it/kelablu/articolo/cotoletta-story-tesi-antitesi-e-sintesi-gli-english-speaking-del-mondo-notoriamente-4-gatti risponde che non la conosce. i casi sono due: o è ignorante, cosa grave per una giornalista direttore di giornali, o, oramai abituata, mente. non vedo alternative
-parla del figlio, che ricordiamo per l’ennesima volta, ha da poco fatto una copertina dell’uomo vogue. e dice che non fa il fotografo di moda. fantastico! il ragazzo fa i redazionali di moda sull’uomo vogue non essendo fotografo di moda: http://www.marekandassociates.com/view.cfm?id=67&p=329&a=8920&currentRow=10
ecco il segreto per i giovani fotografi italiani che vogliono fare i fotografi di moda su vogue! non essere tali!
-dice che comunque il figlio non è l’unico giovane italiano ad aver fatto la copertina dell’uomo vogue. dice che l’ha fatta anche un’altro. peccato che quell’altro sia il grande amico del figlio. condividono pure lo stesso agente http://www.marekandassociates.com/index.cfm
-“e se una è un po’ più tonda?” “si arrangia!” no comment

basta, mi sono rotto i coglioni, la chiudo qui.
però la situazione è molto peggio di come potete immaginare, non c’è assolutamente meritocrazia, ma solo nepotismo. d’altronde perchè dovremmo stupirci? se è così negli ospedali italiani, nei tribunali italiani, nelle università italiane, non dovrebbe essere così anche nella fotografia di moda italiana! figuriamoci! almeno qui non muore nessuno.
che non mi vengano però a dire che non è così come io la racconto.
ho chiesto qualche post fà di farmi dei nomi di fotografi italiani. l’amico alan mi ha fatto una lista di nomi italiani, ma tutta gente cresciuta ed allevata all’estero, non certo in italia.
non esiste assolutamente in italia, e questa è la conseguenza peggiore dell’andazzo vogue, una fucina di talenti italiani.
quei pochi italiani che pubblicano in italia sono tutti mariti/fidanzati di qualcuno. facciamo i nomi, giusto per non farci mancare nulla? qui http://www.benedusi.it/portfolio/albums/anticamera/ftp/mail/ una mail che ho ricevuto e che gira da qualche tempo nel mondo della moda.

avrei ancora tanto da dire e tanto da scrivere.
però adesso basta, mi sono veramente rotto i coglioni.
quello che vi posso dire è che non finirà qui.
mi darete atto che già tempo fa, in tempi insospettabili, avevo parlato di questi argomenti e vi avevo detto che la cosa avrebbe avuto una grossa esposizione mediatica. così è stato.
e vi dico adesso che la cosa non finirà qui.
andremo avanti.
attivate i vostri informatori.
ravvivate le vostre spie.
noi non ci fermiamo…

ps
qui sopra la pagina d’ apertura dell’ultimo vogue e la pagina d’apertura di un mio servizio di qualche tempo fà: non sempre vogue arriva prima…

[/it] [en] this is it, i’m through with this shit of talking about sozzani, vogue and all the mess and problems you all know very well.
also because I live a very nice life, without bothering about them.
but i’m more and more fucking angry, fuck i’m angry.
i would like to get fully back to the interview sozzani, vogue italia editor, uomo vogue editor and editorial director of conde’ nast italia, the interview she had last week in the program “barbaric invasion” by bignardi, first i found bizarre that sozzani, who never went before on tv and normally resists interviews, goes on tv! (so that lots more people see and listen to her! and not on a niche swedish magazine…..) to be interviewed exactly a week after the reportage by “report”. does it look like an attempt to clear herself after the quite serious inquiry by sabrina giannini, report’s journalist? and who’s doing the interview? listen to this! a lady that works, with her husband, for vanity fair, the magazine sozzani is editorial director for, can you believe the coincidence!!
and they do not say it, eh! it would be as if someone would accuse me of terrible facts and my assistant would interview me. But all these facts, like everything else, seem normal.
INSTEAD OF AN INTEVIEW WITH KNEE PADS WHY HAS SHE NOT ACCEPTED VARIOUS REQUESTS OF INTERVIEWS FROM SABRINA GIANNINI? WHY?
let’s examine the interview.
i’m looking at it here http://www.la7.it/approfondimento/dettaglio.asp?prop=invasioni&video=6605
– she starts by saying she spends her time on the plane looking for new photographers. what a start! i think she shoould avoid polluting the planet and waist time: the photographers she employs has been the same for the last 20 years, the new ones she just employed (finally italian!) for uomo vogue are her son and her boyfriend. let alone a plane trip, she had them at home, the new photographers.
– she talks about advertising and says that vogue, like all other fashion magazines, do not allow their ad clients to interfere, and their articles choices are free. sure thare are also donkies that fly and horses that know how to sing … but how can a person be allowed to tell these lies unpunished???! i can explain to you: at the fashion magazine offices there is a big wide sheet where is written: “client xy 10 pages of advertising to produce 10 pages editorial, done 8 still 2 to come”, this happens with all magazines, and is was introduced by vogue 20 years ago, it would be nice to have this sheet: i suppose it has disappeared from all editorial offices after the report interview. but there is a very simple way of verifying what i’m saying: one month client xy starts advertising, do we want to check if during the following months his editorials appear on the same magazine? how stange! there he is!
– she says that vogue italia helps and must help italian fashion designers. where? the last italian designers that emerged in the international scene were dolce&gabbana, they have been discovered by marina fausti, actually the editor of, guess what!, gioia, at the time she was fashion editor of the great magazine “moda”, I would like someone to tell me who where the Italian designers launched by vogue! they shoot and do everything in new york!
– they ask her about report, she says “they already knew everything”. can you believe it, it is really a matter of david against golia, a very powerful giant that even has informers, against someone like sabrina gianini, a journalist which only strength is her professionality
– she says she does not do consultancy work, some statements should be proven. ok, she does not free lance.
-ahhhah hahh hahhh ha hhhhaaaaa!!!!!!
– they ask her, with unespected malice, if someone like moggi exist in the fashion business, she answers she does not know who moggi is, there are two explanations: she is other ignorant, which is quite serious for a magazine editor, or, being used to it, she is lying. I don’t see any other alternative.
– they ask her about the famous episode of the “cotoletta’ involving dolce&gabbana http://blog.gamberorosso.it/kelablu/articolo/cotoletta-story-tesi-antitesi-e-sintesi-gli-english-speaking-del-mondo-notoriamente-4-gatti, she answers she does not know it. there are two explanations: she is other ignorant, which is quite serious for a magazine editor, or, being used to it, she is lying. I don’t see any other alternative
– she speaks about her son, and I remind you once again, he just did the cover for uomo vogue, and she says he is not a fashion photographer, fabulous! the boy does fashion editorials for uomo vogue and he is not a fashion photographer: http://www.marekandassociates.com/view.cfm?id=67&p=329&a=8920&currentRow=10
here is a secret for young italian photographer wanting to be fashion photographer for vogue : just do not be it!
– she says that anyway her son is not the only young Italian to have done the cover for uomo vogue. She says someone else did it. what a pity, this other one is the best friend of her son, they even share the same agent http://www.marekandassociates.com/index.cfm
– “and if one is more round?” “just too bad!” no comment

enough, i’m fucking over it, and i finish here.
but the situation is much worst than you can imagine, there is absolutely no meritocracy, only nepotism. on the other hand why should we be surprised? If it is like that in Italian hospitals, in Italian courts, at Italian universities, it should be like this in the Italian fashion photographic environment! just imagine! at least here nobody dies!
nobody can say the opposite otherwise i can tell it all.
i’ve asked few post ago to name some italian photographers. the friend alan wrote a list of italian names, they were all people raised and grown abroad, surely not in italy. in italy a laboratory for italian talents does not exist, and this is the worst consequence of the vogue attitude. the few italian that manage to publish in italy are all husbands/boyfriends of someone. do you want the names, so we do not miss anything? here http://www.benedusi.it/portfolio/albums/anticamera/ftp/mail/ is a mail i have received and has been around for a while in the fashion world.

i would have still a lot to say and to write,
but enough now, i’m really fucking over it.
what I can tell you is that it is not over.
you would agree with me that already some time ago, during unsuspected times, i spoke about these topics, and i told you that it would have a big media exposure soon. this is it.
and i can tell you now that this is not the end.
we will go on.
send your informers.
reinstate your spies.
we are not stopping ….

ps
here above the opening page of vogue and the opening page of one of my shoots some time ago: vogue doesn’t get always get there first…. [/en]

60 risposte

  1. PAOLO

    GRANDE SETTIMIO!

    DIMOSTRI PER L’ENNESIMA VOLTA DI ESSERE UN ESEMPIO! E NON SOLO COME FOTOGRAFO!

    MA CREDO CHE STAVOLTA, SARANNO COSTRETTI AD ACCORGERSENE IN TANTI.
    ————————————-
    INVITO A TUTTI:
    Raccogliete il documento linkato “FASHION”, e tramite i vostri blog, Space, o semplicemente mail…
    DIVULGATE! DIVULGATE! DIVULGATE! OVUNQUE.
    Attraverso blog, Space o mail…
    Più di qualcuno lo sta già facendo da un po soprattutto attraverso Myspace(www.myspace.com)e la cosa sta avendo rinonanza MOLTO e MOLTO più ampia di quello che si possa pensare.

    A risentirci…!

  2. PAOLO

    GRANDE SETTIMIO!

    DIMOSTRI PER L’ENNESIMA VOLTA DI ESSERE UN ESEMPIO! E NON SOLO COME FOTOGRAFO!

    MA CREDO CHE STAVOLTA, SARANNO COSTRETTI AD ACCORGERSENE IN TANTI.
    ————————————-
    INVITO A TUTTI:
    Raccogliete il documento linkato “FASHION”, e tramite i vostri blog, Space, o semplicemente mail…
    DIVULGATE! DIVULGATE! DIVULGATE! OVUNQUE.
    Attraverso blog, Space o mail…
    Più di qualcuno lo sta già facendo da un po soprattutto attraverso Myspace(www.myspace.com)e la cosa sta avendo rinonanza MOLTO e MOLTO più ampia di quello che si possa pensare.

    A risentirci…!

  3. PAOLO

    GRANDE SETTIMIO!

    DIMOSTRI PER L’ENNESIMA VOLTA DI ESSERE UN ESEMPIO! E NON SOLO COME FOTOGRAFO!

    MA CREDO CHE STAVOLTA, SARANNO COSTRETTI AD ACCORGERSENE IN TANTI.
    ————————————-
    INVITO A TUTTI:
    Raccogliete il documento linkato “FASHION”, e tramite i vostri blog, Space, o semplicemente mail…
    DIVULGATE! DIVULGATE! DIVULGATE! OVUNQUE.
    Attraverso blog, Space o mail…
    Più di qualcuno lo sta già facendo da un po soprattutto attraverso Myspace(www.myspace.com)e la cosa sta avendo rinonanza MOLTO e MOLTO più ampia di quello che si possa pensare.

    A risentirci…!

  4. PAOLO

    GRANDE SETTIMIO!

    DIMOSTRI PER L’ENNESIMA VOLTA DI ESSERE UN ESEMPIO! E NON SOLO COME FOTOGRAFO!

    MA CREDO CHE STAVOLTA, SARANNO COSTRETTI AD ACCORGERSENE IN TANTI.
    ————————————-
    INVITO A TUTTI:
    Raccogliete il documento linkato “FASHION”, e tramite i vostri blog, Space, o semplicemente mail…
    DIVULGATE! DIVULGATE! DIVULGATE! OVUNQUE.
    Attraverso blog, Space o mail…
    Più di qualcuno lo sta già facendo da un po soprattutto attraverso Myspace(www.myspace.com)e la cosa sta avendo rinonanza MOLTO e MOLTO più ampia di quello che si possa pensare.

    A risentirci…!

  5. SILVIA D'AMBROSIO

    NON TI INCAZZARE!!! TU SEI UN GRANDE ..NON HAI BISOGNO DI VOGUE…..la direttrice di vogue ha fatto una figura di merda dopo la puntata di report…..diamo tempo al tempo….vedrai che prima o poi l’impegno, la professionalita’, la costanza verranno premiate..intato faccio girare…..quel tuo bel resoconto su nepotismo figli e fidanzati.
    Saluti Silvia D.

  6. SILVIA D'AMBROSIO

    NON TI INCAZZARE!!! TU SEI UN GRANDE ..NON HAI BISOGNO DI VOGUE…..la direttrice di vogue ha fatto una figura di merda dopo la puntata di report…..diamo tempo al tempo….vedrai che prima o poi l’impegno, la professionalita’, la costanza verranno premiate..intato faccio girare…..quel tuo bel resoconto su nepotismo figli e fidanzati.
    Saluti Silvia D.

  7. SILVIA D'AMBROSIO

    NON TI INCAZZARE!!! TU SEI UN GRANDE ..NON HAI BISOGNO DI VOGUE…..la direttrice di vogue ha fatto una figura di merda dopo la puntata di report…..diamo tempo al tempo….vedrai che prima o poi l’impegno, la professionalita’, la costanza verranno premiate..intato faccio girare…..quel tuo bel resoconto su nepotismo figli e fidanzati.
    Saluti Silvia D.

  8. SILVIA D'AMBROSIO

    NON TI INCAZZARE!!! TU SEI UN GRANDE ..NON HAI BISOGNO DI VOGUE…..la direttrice di vogue ha fatto una figura di merda dopo la puntata di report…..diamo tempo al tempo….vedrai che prima o poi l’impegno, la professionalita’, la costanza verranno premiate..intato faccio girare…..quel tuo bel resoconto su nepotismo figli e fidanzati.
    Saluti Silvia D.

  9. fiorenzo Borghi

    Ciao Settimio
    Sto leggendo il caso Moda?madeinItaly/sozzani a distanza, come sai vivo negli Staiti Uniti da 11anni.
    sento il bisogno pero` di esprimermi dicendo che condivido molto di quello che hai detto e che al gruppo Sozzani/stoppini/condenast imputo di aver seppellito per 20anni la moda italiana sia dal punto di vista degli stilisti ,sia dal punto di vista di fotografi ecc…..
    Voglio solo dire che la figura della provinciale e cheap l’hanno fatta solo loro, a noi al momento rimane solo come risposta di continuare come abbiamo sempre fatto e cioe` senza di loro ,cercando di migliorare sempre di piu`,certo cercando di evitare gli ostacoli …….ma soprattutto non leggendo piu` Vogueitalia ,come faccio io ormai da anni .
    si e` vero Vogue Italia e` il frutto della creativita` italiana ma della loro” creativita` italiana” e cioe` della piccola Italia ,quella dei fognini ,dei famigli,del magna magna e della mafia e politica odierna.
    Che continuino pure .da soli a farsi i loro bei redazionali e le loro belle pubblicita`e mangiarsi le loro “buone”cotolette noi vivremo al fianco ,forse in serie B come la chiamano loro ma con grande dignita`, serieta professionale e creativa come abbiamo sempre fatto.
    Io abito a williamsburg ,brooklyn NY ,molto spesso giro per il quartiere ed incontro vari fotografi italiani , io guardo negli occhi e molti di loro abbassano lo sgardo,questa la dice tutta
    aggiungo
    per quanto riguarda l’aver carpato le ali a vari nuovi stilisti italiani, per me` e` molto grave perche` ha seraiamente influito sullo sviluppo sia in immagine che in forza lavoro.
    Ciao
    fiorenzo
    http://beppegrillo.meetup.com/63/
    lasciamoli lavorare imploderanno da soli

  10. fiorenzo Borghi

    Ciao Settimio
    Sto leggendo il caso Moda?madeinItaly/sozzani a distanza, come sai vivo negli Staiti Uniti da 11anni.
    sento il bisogno pero` di esprimermi dicendo che condivido molto di quello che hai detto e che al gruppo Sozzani/stoppini/condenast imputo di aver seppellito per 20anni la moda italiana sia dal punto di vista degli stilisti ,sia dal punto di vista di fotografi ecc…..
    Voglio solo dire che la figura della provinciale e cheap l’hanno fatta solo loro, a noi al momento rimane solo come risposta di continuare come abbiamo sempre fatto e cioe` senza di loro ,cercando di migliorare sempre di piu`,certo cercando di evitare gli ostacoli …….ma soprattutto non leggendo piu` Vogueitalia ,come faccio io ormai da anni .
    si e` vero Vogue Italia e` il frutto della creativita` italiana ma della loro” creativita` italiana” e cioe` della piccola Italia ,quella dei fognini ,dei famigli,del magna magna e della mafia e politica odierna.
    Che continuino pure .da soli a farsi i loro bei redazionali e le loro belle pubblicita`e mangiarsi le loro “buone”cotolette noi vivremo al fianco ,forse in serie B come la chiamano loro ma con grande dignita`, serieta professionale e creativa come abbiamo sempre fatto.
    Io abito a williamsburg ,brooklyn NY ,molto spesso giro per il quartiere ed incontro vari fotografi italiani , io guardo negli occhi e molti di loro abbassano lo sgardo,questa la dice tutta
    aggiungo
    per quanto riguarda l’aver carpato le ali a vari nuovi stilisti italiani, per me` e` molto grave perche` ha seraiamente influito sullo sviluppo sia in immagine che in forza lavoro.
    Ciao
    fiorenzo
    http://beppegrillo.meetup.com/63/
    lasciamoli lavorare imploderanno da soli

  11. fiorenzo Borghi

    Ciao Settimio
    Sto leggendo il caso Moda?madeinItaly/sozzani a distanza, come sai vivo negli Staiti Uniti da 11anni.
    sento il bisogno pero` di esprimermi dicendo che condivido molto di quello che hai detto e che al gruppo Sozzani/stoppini/condenast imputo di aver seppellito per 20anni la moda italiana sia dal punto di vista degli stilisti ,sia dal punto di vista di fotografi ecc…..
    Voglio solo dire che la figura della provinciale e cheap l’hanno fatta solo loro, a noi al momento rimane solo come risposta di continuare come abbiamo sempre fatto e cioe` senza di loro ,cercando di migliorare sempre di piu`,certo cercando di evitare gli ostacoli …….ma soprattutto non leggendo piu` Vogueitalia ,come faccio io ormai da anni .
    si e` vero Vogue Italia e` il frutto della creativita` italiana ma della loro” creativita` italiana” e cioe` della piccola Italia ,quella dei fognini ,dei famigli,del magna magna e della mafia e politica odierna.
    Che continuino pure .da soli a farsi i loro bei redazionali e le loro belle pubblicita`e mangiarsi le loro “buone”cotolette noi vivremo al fianco ,forse in serie B come la chiamano loro ma con grande dignita`, serieta professionale e creativa come abbiamo sempre fatto.
    Io abito a williamsburg ,brooklyn NY ,molto spesso giro per il quartiere ed incontro vari fotografi italiani , io guardo negli occhi e molti di loro abbassano lo sgardo,questa la dice tutta
    aggiungo
    per quanto riguarda l’aver carpato le ali a vari nuovi stilisti italiani, per me` e` molto grave perche` ha seraiamente influito sullo sviluppo sia in immagine che in forza lavoro.
    Ciao
    fiorenzo
    http://beppegrillo.meetup.com/63/
    lasciamoli lavorare imploderanno da soli

  12. fiorenzo Borghi

    Ciao Settimio
    Sto leggendo il caso Moda?madeinItaly/sozzani a distanza, come sai vivo negli Staiti Uniti da 11anni.
    sento il bisogno pero` di esprimermi dicendo che condivido molto di quello che hai detto e che al gruppo Sozzani/stoppini/condenast imputo di aver seppellito per 20anni la moda italiana sia dal punto di vista degli stilisti ,sia dal punto di vista di fotografi ecc…..
    Voglio solo dire che la figura della provinciale e cheap l’hanno fatta solo loro, a noi al momento rimane solo come risposta di continuare come abbiamo sempre fatto e cioe` senza di loro ,cercando di migliorare sempre di piu`,certo cercando di evitare gli ostacoli …….ma soprattutto non leggendo piu` Vogueitalia ,come faccio io ormai da anni .
    si e` vero Vogue Italia e` il frutto della creativita` italiana ma della loro” creativita` italiana” e cioe` della piccola Italia ,quella dei fognini ,dei famigli,del magna magna e della mafia e politica odierna.
    Che continuino pure .da soli a farsi i loro bei redazionali e le loro belle pubblicita`e mangiarsi le loro “buone”cotolette noi vivremo al fianco ,forse in serie B come la chiamano loro ma con grande dignita`, serieta professionale e creativa come abbiamo sempre fatto.
    Io abito a williamsburg ,brooklyn NY ,molto spesso giro per il quartiere ed incontro vari fotografi italiani , io guardo negli occhi e molti di loro abbassano lo sgardo,questa la dice tutta
    aggiungo
    per quanto riguarda l’aver carpato le ali a vari nuovi stilisti italiani, per me` e` molto grave perche` ha seraiamente influito sullo sviluppo sia in immagine che in forza lavoro.
    Ciao
    fiorenzo
    http://beppegrillo.meetup.com/63/
    lasciamoli lavorare imploderanno da soli

  13. Robert

    un altra voce nel coro….alimentiamo
    il dibattito:

    Fashion victims per “Prima Comunicazione” (www.primaonline.it)

    1 – UN PIZZICO DI DELUSIONE PER MILENA GABANELLI – L’aveva più volte annunciata. Adesso, finalmente, l’abbiamo vista. La puntata di “Report”, il programma su Raitre di Milena Gabanelli, dedicata alla moda aveva creato molte aspettative sia in chi, sapendo molto, sperava di sapere qualcosa di nuovo attorno al mondo del lusso; sia in chi, nulla sapendo, poteva finalmente aprire una sua finestra su un mondo sconosciuto.

    Gli scoop annunciati erano tanti: sui sistemi di produzione, sui prezzi ingiustificati, sulle attività in conflitto di interesse di molti giornalisti. Insomma, tutti ci aspettavamo una sorta di Bignami sui backstage (come si usa dire) pieni di spazzatura di un mondo che brilla di lustrini.

    So che è molto antipatico, soprattutto da parte mia che sono vecchia e incarognita, dare lezioni su come si fa o come non si fa un servizio, tanto più un’inchiesta difficile come questa. Ma comunque non posso non dire che ho l’impressione che la Gabanelli e la sua redazione, pur di fare la puntata, abbiano preso tutto di corsa. E, quindi, si sono limitati a riferire a quattro milioni di spettatori (un record, perché si sa che la moda tira) quanto almeno la metà di quelli che l’hanno visto sapevano già. Per carità, questo non vuol dire che siano state dette delle falsità, ma come dicevano i vecchi direttori: “Una notizia data a metà è sempre una non-notizia”.

    Quel che resta della trasmissione, soprattutto nella testa di chi di moda non sa niente, è che un sacco di grandi firme fa produrre le borsette e altro ancora nei laboratori cinesi di Napoli o di Prato, che i prezzi dei negozi sono moltiplicati per dieci rispetto a quelli dei costi della produzione, che le giornaliste di moda ricevono i regali e che fanno le consulenze agli stilisti, che Anna Wintour è cattiva e che condiziona i calendari delle sfilate italiane e che Franca Sozzani, oltre a fare le consulenze, fa lavorare suo figlio come fotografo, unico italiano della sua scuderia, che i giornali di moda fotografano solo i vestiti dei clienti pubblicitari.

    Forse il grande pubblico non ne sapeva niente, anche perché non legge “Prima Comunicazione”, ma tanti altri sì. Forse è stato utile che ora anche il grande pubblico sappia che non tutto è oro quello che luccica, ma si incazzerà di più se ha comprato la borsetta di Prada a 400 euro che non perché il figlio della Sozzani fa il fotografo chez soi.

    Ecco, queste sono mezze verità, perché ignorano il pregresso e il futuro. Dei laboratori di Napoli si parla dai tempi dello scandalo di Mario Valentino (primi anni Ottanta) che faceva produrre tutta la sua pelle (scarpe, borse e abiti) nei ‘bassi’ dei quartieri poveri (c’erano i napoletani e non i cinesi), eppure da allora non è cambiato niente. Non è stata fatta neanche una legge che possa vietare il fenomeno degli appalti. Dei sub-appalti, poi, si è sempre saputo, e Benetton ne ha fatto le spese una decina di anni fa per un’azienda in Turchia che faceva lavorare i minorenni. Che basti assemblare i pezzi in Italia per etichettare i prodotti come Made in Italy, c’è una legge scandalosa che lo permette. E potrei continuare all’infinito in questo elenco. Per la corruzione dei giornalisti, poi: per una povera Cancellieri del Tg3 che viene beccata da Paciotti a farsi regalare una scarpa, ci sono tante altre che ricevono a casa interi guardaroba (ma quanti giornalisti che scrivono di motori hanno un’auto in comodato d’uso invece che di proprietà?).

    Per una Sozzani che fa le consulenze di immagine (e se non le fa lei, chi potrebbe? È pur sempre un problema di competenze. Che, forse, i politici non chiamano i direttori dei grandi quotidiani per pareri e consigli?) ci sono tante/i altre/i giornaliste/i che scrivono i cosiddetti “comunicati stampa” e poi recensiscono le sfilate. Cos’è, un problema di tariffario? Se si fa immagine si guadagna di più, se si scrive di meno. E quindi c’è meno conflitto?

    E infine, perché prendersela solo con i giornali di moda se poi sui quotidiani il fenomeno può essere registrato esattamente nella stessa misura? La Gabanelli non ha mai visto gli speciali dei due maggiori quotidiani italiani (o anche le edizioni del lunedì)? E non ha mai visto “OltreModa”, il programma che va in onda sulla sorella Raiuno? È pur verissimo che il problema esiste ed è serio, anzi grave.

    Ma allora, se si fa un’inchiesta non ci si devono procurare i documenti che compromettono tutti perché li si possa inchiodare alle loro responsabilità? Perché, allora, “Report” si è accanito contro così pochi? Per dimostrare che quelli della moda sono cattivi e avidi? Un po’ ingenua come dimostrazione, se si pensa che se c’è un iceberg quella che ha fatto vedere lei è solo la punta. E poi, se la Sozzani è in conflitto di interessi, non lo è anche uno dei principali informatori della trasmissione che con il nome di Associazione oltre la moda viene guidata da un agente di fotografi che vorrebbero tanto lavorare per la Condé Nast?

    Insomma, io sarò anche troppo vecchia per meravigliarmi, ma non lo sono per scandalizzarmi. Quello che mi scandalizza di più, però, è che spesso le frecce scagliate in fretta e che colpiscono solo a metà mi rendono simpatico il bersaglio. Come mi sono sempre simpatici più i gattini ciechi che la gatta frettolosa. E mi infastidiscono le occasioni sprecate.

  14. Robert

    un altra voce nel coro….alimentiamo
    il dibattito:

    Fashion victims per “Prima Comunicazione” (www.primaonline.it)

    1 – UN PIZZICO DI DELUSIONE PER MILENA GABANELLI – L’aveva più volte annunciata. Adesso, finalmente, l’abbiamo vista. La puntata di “Report”, il programma su Raitre di Milena Gabanelli, dedicata alla moda aveva creato molte aspettative sia in chi, sapendo molto, sperava di sapere qualcosa di nuovo attorno al mondo del lusso; sia in chi, nulla sapendo, poteva finalmente aprire una sua finestra su un mondo sconosciuto.

    Gli scoop annunciati erano tanti: sui sistemi di produzione, sui prezzi ingiustificati, sulle attività in conflitto di interesse di molti giornalisti. Insomma, tutti ci aspettavamo una sorta di Bignami sui backstage (come si usa dire) pieni di spazzatura di un mondo che brilla di lustrini.

    So che è molto antipatico, soprattutto da parte mia che sono vecchia e incarognita, dare lezioni su come si fa o come non si fa un servizio, tanto più un’inchiesta difficile come questa. Ma comunque non posso non dire che ho l’impressione che la Gabanelli e la sua redazione, pur di fare la puntata, abbiano preso tutto di corsa. E, quindi, si sono limitati a riferire a quattro milioni di spettatori (un record, perché si sa che la moda tira) quanto almeno la metà di quelli che l’hanno visto sapevano già. Per carità, questo non vuol dire che siano state dette delle falsità, ma come dicevano i vecchi direttori: “Una notizia data a metà è sempre una non-notizia”.

    Quel che resta della trasmissione, soprattutto nella testa di chi di moda non sa niente, è che un sacco di grandi firme fa produrre le borsette e altro ancora nei laboratori cinesi di Napoli o di Prato, che i prezzi dei negozi sono moltiplicati per dieci rispetto a quelli dei costi della produzione, che le giornaliste di moda ricevono i regali e che fanno le consulenze agli stilisti, che Anna Wintour è cattiva e che condiziona i calendari delle sfilate italiane e che Franca Sozzani, oltre a fare le consulenze, fa lavorare suo figlio come fotografo, unico italiano della sua scuderia, che i giornali di moda fotografano solo i vestiti dei clienti pubblicitari.

    Forse il grande pubblico non ne sapeva niente, anche perché non legge “Prima Comunicazione”, ma tanti altri sì. Forse è stato utile che ora anche il grande pubblico sappia che non tutto è oro quello che luccica, ma si incazzerà di più se ha comprato la borsetta di Prada a 400 euro che non perché il figlio della Sozzani fa il fotografo chez soi.

    Ecco, queste sono mezze verità, perché ignorano il pregresso e il futuro. Dei laboratori di Napoli si parla dai tempi dello scandalo di Mario Valentino (primi anni Ottanta) che faceva produrre tutta la sua pelle (scarpe, borse e abiti) nei ‘bassi’ dei quartieri poveri (c’erano i napoletani e non i cinesi), eppure da allora non è cambiato niente. Non è stata fatta neanche una legge che possa vietare il fenomeno degli appalti. Dei sub-appalti, poi, si è sempre saputo, e Benetton ne ha fatto le spese una decina di anni fa per un’azienda in Turchia che faceva lavorare i minorenni. Che basti assemblare i pezzi in Italia per etichettare i prodotti come Made in Italy, c’è una legge scandalosa che lo permette. E potrei continuare all’infinito in questo elenco. Per la corruzione dei giornalisti, poi: per una povera Cancellieri del Tg3 che viene beccata da Paciotti a farsi regalare una scarpa, ci sono tante altre che ricevono a casa interi guardaroba (ma quanti giornalisti che scrivono di motori hanno un’auto in comodato d’uso invece che di proprietà?).

    Per una Sozzani che fa le consulenze di immagine (e se non le fa lei, chi potrebbe? È pur sempre un problema di competenze. Che, forse, i politici non chiamano i direttori dei grandi quotidiani per pareri e consigli?) ci sono tante/i altre/i giornaliste/i che scrivono i cosiddetti “comunicati stampa” e poi recensiscono le sfilate. Cos’è, un problema di tariffario? Se si fa immagine si guadagna di più, se si scrive di meno. E quindi c’è meno conflitto?

    E infine, perché prendersela solo con i giornali di moda se poi sui quotidiani il fenomeno può essere registrato esattamente nella stessa misura? La Gabanelli non ha mai visto gli speciali dei due maggiori quotidiani italiani (o anche le edizioni del lunedì)? E non ha mai visto “OltreModa”, il programma che va in onda sulla sorella Raiuno? È pur verissimo che il problema esiste ed è serio, anzi grave.

    Ma allora, se si fa un’inchiesta non ci si devono procurare i documenti che compromettono tutti perché li si possa inchiodare alle loro responsabilità? Perché, allora, “Report” si è accanito contro così pochi? Per dimostrare che quelli della moda sono cattivi e avidi? Un po’ ingenua come dimostrazione, se si pensa che se c’è un iceberg quella che ha fatto vedere lei è solo la punta. E poi, se la Sozzani è in conflitto di interessi, non lo è anche uno dei principali informatori della trasmissione che con il nome di Associazione oltre la moda viene guidata da un agente di fotografi che vorrebbero tanto lavorare per la Condé Nast?

    Insomma, io sarò anche troppo vecchia per meravigliarmi, ma non lo sono per scandalizzarmi. Quello che mi scandalizza di più, però, è che spesso le frecce scagliate in fretta e che colpiscono solo a metà mi rendono simpatico il bersaglio. Come mi sono sempre simpatici più i gattini ciechi che la gatta frettolosa. E mi infastidiscono le occasioni sprecate.

  15. Robert

    un altra voce nel coro….alimentiamo
    il dibattito:

    Fashion victims per “Prima Comunicazione” (www.primaonline.it)

    1 – UN PIZZICO DI DELUSIONE PER MILENA GABANELLI – L’aveva più volte annunciata. Adesso, finalmente, l’abbiamo vista. La puntata di “Report”, il programma su Raitre di Milena Gabanelli, dedicata alla moda aveva creato molte aspettative sia in chi, sapendo molto, sperava di sapere qualcosa di nuovo attorno al mondo del lusso; sia in chi, nulla sapendo, poteva finalmente aprire una sua finestra su un mondo sconosciuto.

    Gli scoop annunciati erano tanti: sui sistemi di produzione, sui prezzi ingiustificati, sulle attività in conflitto di interesse di molti giornalisti. Insomma, tutti ci aspettavamo una sorta di Bignami sui backstage (come si usa dire) pieni di spazzatura di un mondo che brilla di lustrini.

    So che è molto antipatico, soprattutto da parte mia che sono vecchia e incarognita, dare lezioni su come si fa o come non si fa un servizio, tanto più un’inchiesta difficile come questa. Ma comunque non posso non dire che ho l’impressione che la Gabanelli e la sua redazione, pur di fare la puntata, abbiano preso tutto di corsa. E, quindi, si sono limitati a riferire a quattro milioni di spettatori (un record, perché si sa che la moda tira) quanto almeno la metà di quelli che l’hanno visto sapevano già. Per carità, questo non vuol dire che siano state dette delle falsità, ma come dicevano i vecchi direttori: “Una notizia data a metà è sempre una non-notizia”.

    Quel che resta della trasmissione, soprattutto nella testa di chi di moda non sa niente, è che un sacco di grandi firme fa produrre le borsette e altro ancora nei laboratori cinesi di Napoli o di Prato, che i prezzi dei negozi sono moltiplicati per dieci rispetto a quelli dei costi della produzione, che le giornaliste di moda ricevono i regali e che fanno le consulenze agli stilisti, che Anna Wintour è cattiva e che condiziona i calendari delle sfilate italiane e che Franca Sozzani, oltre a fare le consulenze, fa lavorare suo figlio come fotografo, unico italiano della sua scuderia, che i giornali di moda fotografano solo i vestiti dei clienti pubblicitari.

    Forse il grande pubblico non ne sapeva niente, anche perché non legge “Prima Comunicazione”, ma tanti altri sì. Forse è stato utile che ora anche il grande pubblico sappia che non tutto è oro quello che luccica, ma si incazzerà di più se ha comprato la borsetta di Prada a 400 euro che non perché il figlio della Sozzani fa il fotografo chez soi.

    Ecco, queste sono mezze verità, perché ignorano il pregresso e il futuro. Dei laboratori di Napoli si parla dai tempi dello scandalo di Mario Valentino (primi anni Ottanta) che faceva produrre tutta la sua pelle (scarpe, borse e abiti) nei ‘bassi’ dei quartieri poveri (c’erano i napoletani e non i cinesi), eppure da allora non è cambiato niente. Non è stata fatta neanche una legge che possa vietare il fenomeno degli appalti. Dei sub-appalti, poi, si è sempre saputo, e Benetton ne ha fatto le spese una decina di anni fa per un’azienda in Turchia che faceva lavorare i minorenni. Che basti assemblare i pezzi in Italia per etichettare i prodotti come Made in Italy, c’è una legge scandalosa che lo permette. E potrei continuare all’infinito in questo elenco. Per la corruzione dei giornalisti, poi: per una povera Cancellieri del Tg3 che viene beccata da Paciotti a farsi regalare una scarpa, ci sono tante altre che ricevono a casa interi guardaroba (ma quanti giornalisti che scrivono di motori hanno un’auto in comodato d’uso invece che di proprietà?).

    Per una Sozzani che fa le consulenze di immagine (e se non le fa lei, chi potrebbe? È pur sempre un problema di competenze. Che, forse, i politici non chiamano i direttori dei grandi quotidiani per pareri e consigli?) ci sono tante/i altre/i giornaliste/i che scrivono i cosiddetti “comunicati stampa” e poi recensiscono le sfilate. Cos’è, un problema di tariffario? Se si fa immagine si guadagna di più, se si scrive di meno. E quindi c’è meno conflitto?

    E infine, perché prendersela solo con i giornali di moda se poi sui quotidiani il fenomeno può essere registrato esattamente nella stessa misura? La Gabanelli non ha mai visto gli speciali dei due maggiori quotidiani italiani (o anche le edizioni del lunedì)? E non ha mai visto “OltreModa”, il programma che va in onda sulla sorella Raiuno? È pur verissimo che il problema esiste ed è serio, anzi grave.

    Ma allora, se si fa un’inchiesta non ci si devono procurare i documenti che compromettono tutti perché li si possa inchiodare alle loro responsabilità? Perché, allora, “Report” si è accanito contro così pochi? Per dimostrare che quelli della moda sono cattivi e avidi? Un po’ ingenua come dimostrazione, se si pensa che se c’è un iceberg quella che ha fatto vedere lei è solo la punta. E poi, se la Sozzani è in conflitto di interessi, non lo è anche uno dei principali informatori della trasmissione che con il nome di Associazione oltre la moda viene guidata da un agente di fotografi che vorrebbero tanto lavorare per la Condé Nast?

    Insomma, io sarò anche troppo vecchia per meravigliarmi, ma non lo sono per scandalizzarmi. Quello che mi scandalizza di più, però, è che spesso le frecce scagliate in fretta e che colpiscono solo a metà mi rendono simpatico il bersaglio. Come mi sono sempre simpatici più i gattini ciechi che la gatta frettolosa. E mi infastidiscono le occasioni sprecate.

  16. Robert

    un altra voce nel coro….alimentiamo
    il dibattito:

    Fashion victims per “Prima Comunicazione” (www.primaonline.it)

    1 – UN PIZZICO DI DELUSIONE PER MILENA GABANELLI – L’aveva più volte annunciata. Adesso, finalmente, l’abbiamo vista. La puntata di “Report”, il programma su Raitre di Milena Gabanelli, dedicata alla moda aveva creato molte aspettative sia in chi, sapendo molto, sperava di sapere qualcosa di nuovo attorno al mondo del lusso; sia in chi, nulla sapendo, poteva finalmente aprire una sua finestra su un mondo sconosciuto.

    Gli scoop annunciati erano tanti: sui sistemi di produzione, sui prezzi ingiustificati, sulle attività in conflitto di interesse di molti giornalisti. Insomma, tutti ci aspettavamo una sorta di Bignami sui backstage (come si usa dire) pieni di spazzatura di un mondo che brilla di lustrini.

    So che è molto antipatico, soprattutto da parte mia che sono vecchia e incarognita, dare lezioni su come si fa o come non si fa un servizio, tanto più un’inchiesta difficile come questa. Ma comunque non posso non dire che ho l’impressione che la Gabanelli e la sua redazione, pur di fare la puntata, abbiano preso tutto di corsa. E, quindi, si sono limitati a riferire a quattro milioni di spettatori (un record, perché si sa che la moda tira) quanto almeno la metà di quelli che l’hanno visto sapevano già. Per carità, questo non vuol dire che siano state dette delle falsità, ma come dicevano i vecchi direttori: “Una notizia data a metà è sempre una non-notizia”.

    Quel che resta della trasmissione, soprattutto nella testa di chi di moda non sa niente, è che un sacco di grandi firme fa produrre le borsette e altro ancora nei laboratori cinesi di Napoli o di Prato, che i prezzi dei negozi sono moltiplicati per dieci rispetto a quelli dei costi della produzione, che le giornaliste di moda ricevono i regali e che fanno le consulenze agli stilisti, che Anna Wintour è cattiva e che condiziona i calendari delle sfilate italiane e che Franca Sozzani, oltre a fare le consulenze, fa lavorare suo figlio come fotografo, unico italiano della sua scuderia, che i giornali di moda fotografano solo i vestiti dei clienti pubblicitari.

    Forse il grande pubblico non ne sapeva niente, anche perché non legge “Prima Comunicazione”, ma tanti altri sì. Forse è stato utile che ora anche il grande pubblico sappia che non tutto è oro quello che luccica, ma si incazzerà di più se ha comprato la borsetta di Prada a 400 euro che non perché il figlio della Sozzani fa il fotografo chez soi.

    Ecco, queste sono mezze verità, perché ignorano il pregresso e il futuro. Dei laboratori di Napoli si parla dai tempi dello scandalo di Mario Valentino (primi anni Ottanta) che faceva produrre tutta la sua pelle (scarpe, borse e abiti) nei ‘bassi’ dei quartieri poveri (c’erano i napoletani e non i cinesi), eppure da allora non è cambiato niente. Non è stata fatta neanche una legge che possa vietare il fenomeno degli appalti. Dei sub-appalti, poi, si è sempre saputo, e Benetton ne ha fatto le spese una decina di anni fa per un’azienda in Turchia che faceva lavorare i minorenni. Che basti assemblare i pezzi in Italia per etichettare i prodotti come Made in Italy, c’è una legge scandalosa che lo permette. E potrei continuare all’infinito in questo elenco. Per la corruzione dei giornalisti, poi: per una povera Cancellieri del Tg3 che viene beccata da Paciotti a farsi regalare una scarpa, ci sono tante altre che ricevono a casa interi guardaroba (ma quanti giornalisti che scrivono di motori hanno un’auto in comodato d’uso invece che di proprietà?).

    Per una Sozzani che fa le consulenze di immagine (e se non le fa lei, chi potrebbe? È pur sempre un problema di competenze. Che, forse, i politici non chiamano i direttori dei grandi quotidiani per pareri e consigli?) ci sono tante/i altre/i giornaliste/i che scrivono i cosiddetti “comunicati stampa” e poi recensiscono le sfilate. Cos’è, un problema di tariffario? Se si fa immagine si guadagna di più, se si scrive di meno. E quindi c’è meno conflitto?

    E infine, perché prendersela solo con i giornali di moda se poi sui quotidiani il fenomeno può essere registrato esattamente nella stessa misura? La Gabanelli non ha mai visto gli speciali dei due maggiori quotidiani italiani (o anche le edizioni del lunedì)? E non ha mai visto “OltreModa”, il programma che va in onda sulla sorella Raiuno? È pur verissimo che il problema esiste ed è serio, anzi grave.

    Ma allora, se si fa un’inchiesta non ci si devono procurare i documenti che compromettono tutti perché li si possa inchiodare alle loro responsabilità? Perché, allora, “Report” si è accanito contro così pochi? Per dimostrare che quelli della moda sono cattivi e avidi? Un po’ ingenua come dimostrazione, se si pensa che se c’è un iceberg quella che ha fatto vedere lei è solo la punta. E poi, se la Sozzani è in conflitto di interessi, non lo è anche uno dei principali informatori della trasmissione che con il nome di Associazione oltre la moda viene guidata da un agente di fotografi che vorrebbero tanto lavorare per la Condé Nast?

    Insomma, io sarò anche troppo vecchia per meravigliarmi, ma non lo sono per scandalizzarmi. Quello che mi scandalizza di più, però, è che spesso le frecce scagliate in fretta e che colpiscono solo a metà mi rendono simpatico il bersaglio. Come mi sono sempre simpatici più i gattini ciechi che la gatta frettolosa. E mi infastidiscono le occasioni sprecate.

  17. robert

    continua …

    2 – COMMERCIANTI E COMMESSE – A margine della puntata di “Report”, c’è da registrare una cosa carina: dopo anni di lotte sfegatate perché le redattrici di moda potessero diventare giornaliste – e l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Milano, Franco Abruzzo, ne sa qualcosa per averne costruite molte dal nulla – ora arriva la direttora moda di “A” (ex “Anna”, oggi diretta da Maria Latella), Sciascia Gambaccini, stipendiata profumatamente da Rizzoli per starsene a New York, a dirci che i giornalisti di moda non esistono perché “in fondo siamo tutti commercianti”.

    Lei me la ricordo solo perché si è sposata in prime nozze con il guru dell’art direction Fabien Baron, ma le posso garantire che sono in tante le giornaliste di moda che non sono né commercianti né commesse di grande magazzino, ovviamente con tutto il rispetto per le commesse. Di più, le sue dichiarazioni fanno capire: che non c’è più bisogno che la pubblicità chieda il favore di fotografare un cliente perché questo è un meccanismo “interiorizzato”, che mentre lei che lavora per un settimanale ogni tanto ha qualche pagina libera per i
    giovani stilisti quelle che lavorano nei mensili sono più sfigate perché hanno meno spazi liberi e fotografano solo i clienti (bisognerebbe sentire cosa ne pensano le suecolleghe di Crescenzago che fanno il mensile).

    Conclusione, la Gambaccini ha avvertito i lettori del suo giornale che quello che vedono è tutto falso, che i servizi di moda non sono altro che pubblicità senza marchio e che le lettrici farebbero meglio a guardare direttamente i cataloghi che, gratuitamente, ti danno nei negozi. Non so se la Gambaccini ha ancora una scrivania in Rizzoli o se si è già spostata in qualche boutique portandosi dietro l’attuale marito fotografo. In ogni caso, faccia una riflessione sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro (lavorativo, intendo). E se conclude che è meglio tornare a fare la freelance, visto che si lamenta che ora non ha più tempo per fare le consulenze e nessuno la incatena al portone della libreria Rizzoli a New York, le sue colleghe “commercianti” non la rimpiangeranno.

    P.S. Però, anche la faccia tosta della Vera Montanari, bi-direttora di “Grazia” e “Flair”, non è male: lei non ha ricevuto mai neanche una segnalazione dalla pubblicità, dice al microfono. Brava! Negare anche l’evidenza è sempre stata una strategia vincente.

  18. robert

    continua …

    2 – COMMERCIANTI E COMMESSE – A margine della puntata di “Report”, c’è da registrare una cosa carina: dopo anni di lotte sfegatate perché le redattrici di moda potessero diventare giornaliste – e l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Milano, Franco Abruzzo, ne sa qualcosa per averne costruite molte dal nulla – ora arriva la direttora moda di “A” (ex “Anna”, oggi diretta da Maria Latella), Sciascia Gambaccini, stipendiata profumatamente da Rizzoli per starsene a New York, a dirci che i giornalisti di moda non esistono perché “in fondo siamo tutti commercianti”.

    Lei me la ricordo solo perché si è sposata in prime nozze con il guru dell’art direction Fabien Baron, ma le posso garantire che sono in tante le giornaliste di moda che non sono né commercianti né commesse di grande magazzino, ovviamente con tutto il rispetto per le commesse. Di più, le sue dichiarazioni fanno capire: che non c’è più bisogno che la pubblicità chieda il favore di fotografare un cliente perché questo è un meccanismo “interiorizzato”, che mentre lei che lavora per un settimanale ogni tanto ha qualche pagina libera per i
    giovani stilisti quelle che lavorano nei mensili sono più sfigate perché hanno meno spazi liberi e fotografano solo i clienti (bisognerebbe sentire cosa ne pensano le suecolleghe di Crescenzago che fanno il mensile).

    Conclusione, la Gambaccini ha avvertito i lettori del suo giornale che quello che vedono è tutto falso, che i servizi di moda non sono altro che pubblicità senza marchio e che le lettrici farebbero meglio a guardare direttamente i cataloghi che, gratuitamente, ti danno nei negozi. Non so se la Gambaccini ha ancora una scrivania in Rizzoli o se si è già spostata in qualche boutique portandosi dietro l’attuale marito fotografo. In ogni caso, faccia una riflessione sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro (lavorativo, intendo). E se conclude che è meglio tornare a fare la freelance, visto che si lamenta che ora non ha più tempo per fare le consulenze e nessuno la incatena al portone della libreria Rizzoli a New York, le sue colleghe “commercianti” non la rimpiangeranno.

    P.S. Però, anche la faccia tosta della Vera Montanari, bi-direttora di “Grazia” e “Flair”, non è male: lei non ha ricevuto mai neanche una segnalazione dalla pubblicità, dice al microfono. Brava! Negare anche l’evidenza è sempre stata una strategia vincente.

  19. robert

    continua …

    2 – COMMERCIANTI E COMMESSE – A margine della puntata di “Report”, c’è da registrare una cosa carina: dopo anni di lotte sfegatate perché le redattrici di moda potessero diventare giornaliste – e l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Milano, Franco Abruzzo, ne sa qualcosa per averne costruite molte dal nulla – ora arriva la direttora moda di “A” (ex “Anna”, oggi diretta da Maria Latella), Sciascia Gambaccini, stipendiata profumatamente da Rizzoli per starsene a New York, a dirci che i giornalisti di moda non esistono perché “in fondo siamo tutti commercianti”.

    Lei me la ricordo solo perché si è sposata in prime nozze con il guru dell’art direction Fabien Baron, ma le posso garantire che sono in tante le giornaliste di moda che non sono né commercianti né commesse di grande magazzino, ovviamente con tutto il rispetto per le commesse. Di più, le sue dichiarazioni fanno capire: che non c’è più bisogno che la pubblicità chieda il favore di fotografare un cliente perché questo è un meccanismo “interiorizzato”, che mentre lei che lavora per un settimanale ogni tanto ha qualche pagina libera per i
    giovani stilisti quelle che lavorano nei mensili sono più sfigate perché hanno meno spazi liberi e fotografano solo i clienti (bisognerebbe sentire cosa ne pensano le suecolleghe di Crescenzago che fanno il mensile).

    Conclusione, la Gambaccini ha avvertito i lettori del suo giornale che quello che vedono è tutto falso, che i servizi di moda non sono altro che pubblicità senza marchio e che le lettrici farebbero meglio a guardare direttamente i cataloghi che, gratuitamente, ti danno nei negozi. Non so se la Gambaccini ha ancora una scrivania in Rizzoli o se si è già spostata in qualche boutique portandosi dietro l’attuale marito fotografo. In ogni caso, faccia una riflessione sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro (lavorativo, intendo). E se conclude che è meglio tornare a fare la freelance, visto che si lamenta che ora non ha più tempo per fare le consulenze e nessuno la incatena al portone della libreria Rizzoli a New York, le sue colleghe “commercianti” non la rimpiangeranno.

    P.S. Però, anche la faccia tosta della Vera Montanari, bi-direttora di “Grazia” e “Flair”, non è male: lei non ha ricevuto mai neanche una segnalazione dalla pubblicità, dice al microfono. Brava! Negare anche l’evidenza è sempre stata una strategia vincente.

  20. robert

    continua …

    2 – COMMERCIANTI E COMMESSE – A margine della puntata di “Report”, c’è da registrare una cosa carina: dopo anni di lotte sfegatate perché le redattrici di moda potessero diventare giornaliste – e l’ex presidente dell’Ordine dei giornalisti di Milano, Franco Abruzzo, ne sa qualcosa per averne costruite molte dal nulla – ora arriva la direttora moda di “A” (ex “Anna”, oggi diretta da Maria Latella), Sciascia Gambaccini, stipendiata profumatamente da Rizzoli per starsene a New York, a dirci che i giornalisti di moda non esistono perché “in fondo siamo tutti commercianti”.

    Lei me la ricordo solo perché si è sposata in prime nozze con il guru dell’art direction Fabien Baron, ma le posso garantire che sono in tante le giornaliste di moda che non sono né commercianti né commesse di grande magazzino, ovviamente con tutto il rispetto per le commesse. Di più, le sue dichiarazioni fanno capire: che non c’è più bisogno che la pubblicità chieda il favore di fotografare un cliente perché questo è un meccanismo “interiorizzato”, che mentre lei che lavora per un settimanale ogni tanto ha qualche pagina libera per i
    giovani stilisti quelle che lavorano nei mensili sono più sfigate perché hanno meno spazi liberi e fotografano solo i clienti (bisognerebbe sentire cosa ne pensano le suecolleghe di Crescenzago che fanno il mensile).

    Conclusione, la Gambaccini ha avvertito i lettori del suo giornale che quello che vedono è tutto falso, che i servizi di moda non sono altro che pubblicità senza marchio e che le lettrici farebbero meglio a guardare direttamente i cataloghi che, gratuitamente, ti danno nei negozi. Non so se la Gambaccini ha ancora una scrivania in Rizzoli o se si è già spostata in qualche boutique portandosi dietro l’attuale marito fotografo. In ogni caso, faccia una riflessione sul suo passato, sul suo presente e sul suo futuro (lavorativo, intendo). E se conclude che è meglio tornare a fare la freelance, visto che si lamenta che ora non ha più tempo per fare le consulenze e nessuno la incatena al portone della libreria Rizzoli a New York, le sue colleghe “commercianti” non la rimpiangeranno.

    P.S. Però, anche la faccia tosta della Vera Montanari, bi-direttora di “Grazia” e “Flair”, non è male: lei non ha ricevuto mai neanche una segnalazione dalla pubblicità, dice al microfono. Brava! Negare anche l’evidenza è sempre stata una strategia vincente.

  21. robert

    leggetelo con in sottondo
    ‘we are all prostitutes ‘ POP Group

  22. robert

    leggetelo con in sottondo
    ‘we are all prostitutes ‘ POP Group

  23. robert

    leggetelo con in sottondo
    ‘we are all prostitutes ‘ POP Group

  24. robert

    leggetelo con in sottondo
    ‘we are all prostitutes ‘ POP Group

  25. roberto vacis

    Interessante il tuo punto di vista “robert” che è a mio avviso estremamente lucido e oggettivo. Mi riallaccio all’Associazione Oltre la Moda che dovrebbe essere uno delle voci del coro a difesa della creatività del made in Italy ed in particolare dei suoi fotografi….peccato che aderire all’associazione costi 100€ e le iniziative sono rivolte praticamente tutte a sostegno dei fotografi del buon Salvioli….
    Noi italiani siamo grandi anche in questo….direi geniali e assolutamente creativi…

    Ciao
    Roberto

  26. roberto vacis

    Interessante il tuo punto di vista “robert” che è a mio avviso estremamente lucido e oggettivo. Mi riallaccio all’Associazione Oltre la Moda che dovrebbe essere uno delle voci del coro a difesa della creatività del made in Italy ed in particolare dei suoi fotografi….peccato che aderire all’associazione costi 100€ e le iniziative sono rivolte praticamente tutte a sostegno dei fotografi del buon Salvioli….
    Noi italiani siamo grandi anche in questo….direi geniali e assolutamente creativi…

    Ciao
    Roberto

  27. roberto vacis

    Interessante il tuo punto di vista “robert” che è a mio avviso estremamente lucido e oggettivo. Mi riallaccio all’Associazione Oltre la Moda che dovrebbe essere uno delle voci del coro a difesa della creatività del made in Italy ed in particolare dei suoi fotografi….peccato che aderire all’associazione costi 100€ e le iniziative sono rivolte praticamente tutte a sostegno dei fotografi del buon Salvioli….
    Noi italiani siamo grandi anche in questo….direi geniali e assolutamente creativi…

    Ciao
    Roberto

  28. roberto vacis

    Interessante il tuo punto di vista “robert” che è a mio avviso estremamente lucido e oggettivo. Mi riallaccio all’Associazione Oltre la Moda che dovrebbe essere uno delle voci del coro a difesa della creatività del made in Italy ed in particolare dei suoi fotografi….peccato che aderire all’associazione costi 100€ e le iniziative sono rivolte praticamente tutte a sostegno dei fotografi del buon Salvioli….
    Noi italiani siamo grandi anche in questo….direi geniali e assolutamente creativi…

    Ciao
    Roberto

  29. alberto

    Dai Settimio,rilassati!

    Tutto il tuo dire e ridire che non sei interessato, fa solo risultare evidente il tuo interesse!

    Goditi le vacanze e pensa alla tua nuova macchina fotografica ed al trucco che hai fatto fare a quella povera modella!

    Buon Natale,
    Alberto

  30. alberto

    Dai Settimio,rilassati!

    Tutto il tuo dire e ridire che non sei interessato, fa solo risultare evidente il tuo interesse!

    Goditi le vacanze e pensa alla tua nuova macchina fotografica ed al trucco che hai fatto fare a quella povera modella!

    Buon Natale,
    Alberto

  31. alberto

    Dai Settimio,rilassati!

    Tutto il tuo dire e ridire che non sei interessato, fa solo risultare evidente il tuo interesse!

    Goditi le vacanze e pensa alla tua nuova macchina fotografica ed al trucco che hai fatto fare a quella povera modella!

    Buon Natale,
    Alberto

  32. alberto

    Dai Settimio,rilassati!

    Tutto il tuo dire e ridire che non sei interessato, fa solo risultare evidente il tuo interesse!

    Goditi le vacanze e pensa alla tua nuova macchina fotografica ed al trucco che hai fatto fare a quella povera modella!

    Buon Natale,
    Alberto

  33. Benedusi

    fiorenzo borghi rappresenta perfettamente il caso del bravo fotografo italiano che è costretto a dover andare in america per lavorare bene. e, assurdità delle assurdità, anche e soprattutto per giornali italiani.
    mi fa piacere che anche da là si interessi delle nostre piccole beghe.
    grazie a tutti per il continuare a seguire questa mia/nostra piccola piccola piccola battaglia: le cose importanti sono ben altre, ma di questo noi ci occupiamo…

  34. Benedusi

    fiorenzo borghi rappresenta perfettamente il caso del bravo fotografo italiano che è costretto a dover andare in america per lavorare bene. e, assurdità delle assurdità, anche e soprattutto per giornali italiani.
    mi fa piacere che anche da là si interessi delle nostre piccole beghe.
    grazie a tutti per il continuare a seguire questa mia/nostra piccola piccola piccola battaglia: le cose importanti sono ben altre, ma di questo noi ci occupiamo…

  35. Benedusi

    fiorenzo borghi rappresenta perfettamente il caso del bravo fotografo italiano che è costretto a dover andare in america per lavorare bene. e, assurdità delle assurdità, anche e soprattutto per giornali italiani.
    mi fa piacere che anche da là si interessi delle nostre piccole beghe.
    grazie a tutti per il continuare a seguire questa mia/nostra piccola piccola piccola battaglia: le cose importanti sono ben altre, ma di questo noi ci occupiamo…

  36. Benedusi

    fiorenzo borghi rappresenta perfettamente il caso del bravo fotografo italiano che è costretto a dover andare in america per lavorare bene. e, assurdità delle assurdità, anche e soprattutto per giornali italiani.
    mi fa piacere che anche da là si interessi delle nostre piccole beghe.
    grazie a tutti per il continuare a seguire questa mia/nostra piccola piccola piccola battaglia: le cose importanti sono ben altre, ma di questo noi ci occupiamo…

  37. ciro

    … bravissimo fiorenzo 6 un grande… ( si intende, anche il padrone di casa)
    ciao settimio/guevara ma non è che la zozzani ora si indispettisce?
    …cmq la battaglia non è piccola visto che la fotografia è un lavoro… per molti
    non capisco xchè non combatterne le brutture… mandali a cagare sti quattro italioti, massonici e provinciali… e la zozzani ha anche il coraggio di rilasciare quell interview? ANDIAMO BENE

  38. ciro

    … bravissimo fiorenzo 6 un grande… ( si intende, anche il padrone di casa)
    ciao settimio/guevara ma non è che la zozzani ora si indispettisce?
    …cmq la battaglia non è piccola visto che la fotografia è un lavoro… per molti
    non capisco xchè non combatterne le brutture… mandali a cagare sti quattro italioti, massonici e provinciali… e la zozzani ha anche il coraggio di rilasciare quell interview? ANDIAMO BENE

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