RITRATTI CORRIERE DELLA SERA: HOW I DID

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[it]mi è stato chiesto di spiegare come ho raggiunto il risultato del bianco e nero dei ritratti fatti per il corriere della sera. nessun problema, non ho proprio alcun segreto da nascondere, anche per un semplice motivo: non c’è alcun segreto!

intanto una risposta ad una domanda non fatta: perchè bianco e nero e perchè quel tipo di bianco e nero. il bianco e nero perchè in mente avevo quei due esempi di cui ho parlato nel post precedente, e cioè avedon e sander. e quindi immagini, ritratti molto “classici”, “posati”, in qualche maniera antichi, e quindi in bianco e nero. quel tipo di bianco e nero (e cioè un poco “vecchio”) per dare fin da subito alle mie immagini una sorta di storicizzazione, come se le fotografie fossero già guardate con la lente del tempo passato, per favorire quello stupore del “come eravamo”.

questo uno scatto originale:

e questo lo stesso scatto dopo photoshop:

e quindi, come ho fatto tutto questo?

più o meno ho fatto come raccontato nel video qui sotto. dico più o meno perchè ogni servizio che faccio ha un ritocco suo, non ho mai degli standard: ho cercato quindi di ripetere e rifare oggi ciò che ho fatto più o meno un mese fa.

PS: ho messo una musichetta per rendere meno noiosi i minuti di ‘sta menata photoshoppesca. ne avrei scelta un’altra, ma mi frega sempre questa esigenza che le cose abbiano un senso, e questa un senso ce l’ha…

PS #02: il software che appare ad un certo punto è questo

[/it] [en]

It was asked of me to explain how I arrived to the black and white result on the portraits that I’ve done for the corriere della sera. No problem, I have no secret trick to hide, also because of a simple reason: there is no secret!

In the mean time an answer to a question that wasn’t asked: why in balck and white and why that kind of black and white. Black and white because I had those two examples in mind which I spoke about in my previous post, which where avedon and sander. So therefore images, very “classic” portraits, “posed”, in some way antique, and therefore black and white. That type of black and white (which was a bit “old”) was to give immediately a certain historic feeling, as if the photographs are already been looked at through the lens of the past, to favour the amazement of the “how we were”.

This is an original shot:

And this is the same shot after photoshop:

So, how did I do all this?

I did more or less as I’ve narrated through the video below here. I say more or less because every photoshoot I do has its own retouch, I never have standards: I therefore tried today to repeat and redo what I’ve done more or less a month ago.

PS: I put some music in the background to render these minutes less boring during this photoshopping thing. I would have chosen another one, but I always give a damn about having this need that everything has to have a sense, and this one has sense…

PS #02: the software which at a certain point appears is this one

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9 risposte

  1. PAOLO

    Si, penso che il motivo del bw si fosse capito..
    Ma secondo me scegliere una strada (BW) oppure un’altra (colore) non è solo una questione di stilizzazione, ma anche di percorso visivo: guarda po’ come l’occhio nella prima va a buttarsi a sinistra nell’insegna del negozio che arriva quasi “disturbare” il soggetto in ordine di importanza: (rosso col bianco ci va fortemente a nozze e richiama attenzione e allerta, come avviene per i segnali stradali – ) cosi’ l’occhio cade a metà nella parte “vuota” del polistirolo. Certo è anche vero che comunicando i colori aumento di molto il mio “racconto” della persona ritratta.
    In ogni caso si tratta di reportage.
    Cosa che a mio avviso non succede per esempio nelle immagini del blog “the sartorialist” dove anche se le foto hanno certamente un senso e una “storia” i colori vengono secondo me troppo cambiati a vantaggio della armonia cromatica annullando di un bel po il senso che delle foto di questo tipo dovrebbero avere..

    SuperSettimio!

  2. Andrea Basile

    Non so se la mano sul mouse fosse la tua o quella di qualche ragazzo in studio, ma il metodo di lavoro ed i movimenti della mano, unitamente al modo di operare sulla fotografia sono le cose che più mi hanno coinvolto.
    Ieri sera guardavo impaginare il mio vecchio guru che si è fermato da me per una serata amarcord, ma avendo delle cose da chiudere si è messo li col suo portatile, vedo delle bellissime assonanze generazionali che mi affascinano sempre.

  3. Matteo Oriani

    Buffo: hai fatto la tua dimostrazione di ritocco sulla foto che preferisco. La posa sghemba di quel ragazzino intimamente felice mette subito il buon umore. Il suo outfit è speciale quanto apparentemente improvvisato. Molto elegante. Il ragazzo ha le idee chiare e lo sa.
    Poi volevo dire un’altra roba a proposito di riuscire a guardare una realtà in bianco e nero quando è banalmente a colori e aggiungere, con il bianco e nero, una dimensione in più. Potrebbe sembrare banale, ma non lo è. Riflettevo su questo quando ho visto il prossimo post tutto nero e ho detto: cacchio, adesso ha tolto il bianco ed è rimasto solo il nero? Mi sfugge qualcosa?

  4. corrado a.

    …a Settì, visto che hai messo il video,
    il trucco non è la post produzione, ma come hai approcciato e messo a proprio agio i soggetti, o no? 😉
    ciao

  5. Francesco

    @ PAOLO – sono d’accordissimo sugli elementi di disturbo 😉
    @ SETTIMIO – è la prima volta che scrivo qui!! Hai davvero un bel blog 😉 COMPLIMENTISSIMI!!

    ciao!

  6. toshio

    La prima cosa che mi viene in mente guardando questo è:

    “…usare un polistirolo migliore no? oppure correggerlo del tutto, già che c’eri… mah…”

  7. ghizzo

    Scusate ma chi è l’autore della musica del video che non riesco ad identificare? Vi ringrazio per l’aiuto.

  8. enrico

    Ciao Ghizzo, la musica è Picture an exibition di Emerson Lake and Palmer, rielaborazione rock di Quadri di un’esposizione di Mussorslj

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