wu magazine

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[it]è vero, non scrivo molto dei lavori che faccio.
temo di sbagliare, anche in questo: faccio il fotografo e suppongo che chi venga qui a leggere se ne freghi delle mie polemichette alla grillo de noiartri.
faccio il fotografo e di fotografia dovrei parlare e soprattutto fotografia dovrei far vedere!
ma insomma, facciamo che (almeno qui!) decido come pare a me…
😉

comunque, dopo tutta ‘sta inutile manfrina, di un lavoro fatto e di fotografia adesso parlo:
è uscito da poco il secondo numero della rivista free press wu magazine http://www.wumagazine.com/.
il primo numero mi aveva favorevolmente impressionato per la qualità dell’immagine, della grafica e della stampa.
ho accettato quindi di fare per loro un redazionale.
grande libertà ovviamente di fare ciò che volevo, e mi è molto piaciuto fare una storia molto liberamente ispirata a tutta l’estetica del cantautore americano devendra banhart: un tipo strano, che non solo fa bellissima musica, ma ha un’estetica molto molto particolare. qui il suo sito http://www.devendrabanhart.com/
racconta molto bene il suo mondo ad esempio questo suo video http://www.youtube.com/watch?v=zbPIOwxCIg4

ho pensato quindi di fare dei ritratti, con persone diverse per ogni pagina.
tipi tutti diversi uno dall’altro, vestiti con cose eccentriche ma nello stesso tempo molto vere.
modelli e modelle che non sembrassero tali, persone normali ma molto particolari, maturi signori completamente e meravigliosamente pazzi e l’esordio come modella della piccola rosa…
luce naturale, occhi in macchina, fortemente consapevoli di essere fotografati.
è farina del mio sacco anche il lay out, trasformando le immagini dal 24×36 nel formato quadrato, per raccontare ancora meglio quella stagione in cui le copertine dei dischi in vinile imponevano l’uso del meraviglioso sei per sei.

tutto il PDF del servizio qui http://disk.benedusi.it/wu/wu_magazine.pdf
[/it] [en] it’s true, I do not write a lot about the jobs that I do.
I am afraid to make a mistake, also in this: I am a photographer and I presume that who comes here to read does not care of my rantings like Grillo.
I am a photographer and I should talk about photography and I should show especially photography!
So in short, let’s say that (at least here!) I decide to do what I want..
😉

Anyways, after all this useless cry about, I will speak about a job done and about photography: not so long ago the second issue of the magazine free press wu magazine came out http://www.wumagazine.com/
The first issue left me favourably impressed for the image quality, for the graphics and the print.
I therefore accepted to do an editorial for them.
Huge freedom obviously for whatever I wanted to do, and I liked doing a story freely inspired by the aesthetics of the american songwriter devendra banhart: a strange individual, that not only makes very beautiful music, but has a very very particular aesthetic. Here is his site http://www.devendrabanhart.com/
He tells very well the story of his world for example in this video of his http://www.youtube.com/watch?v=zbPIOwxCIg4

I thought then to do some portraits, with different people for each page.
All different types from one another, dressed up in eccentric outfits but at the same time very real.
Models that didn’t look like it, normal people but very particular, mature men completely and amazingly mad and the debut as a model of the small rose..
Natural light, eyes in the camera, strongly conscious of being photographed.
The layout is also dough in my bag, transforming the images from 24X36 to a square format, to better tell that period in which the vinyl sleeves had to be in the beautiful six by six format.

The whole editorial on PDF here http://disk.benedusi.it/wu/wu_magazine.pdf
[/en]

21 risposte

  1. mary

    sempre di grande spunto e riflessione …
    non la conosco personalmente
    ma mi ha incuriosita
    e continua a farlo.
    non sono di certo un’addetta ai lavori
    ma di sicuro un essere umano …
    guardo e mi lascio emozionare.

    grazie e complimenti.

  2. big

    Bello, davvero, come molti dei tuoi lavori.
    Solo una cosa: perchè dire che hai scelto modelle e modelli che non sembrassero tali? A parte il signore e la bambina tutte le altre scelte sono omologate a quelle di qualsiasi redazionale. Ovviamente hai l’occhio per scegliere i visi giusti, e hai anche collaboratori che hanno vestito tali persone alla perfezione. Ma dopo tutto il discorso sulla scelta di persone finto-normale uno vede le foto e le due cose cozzano tra di loro. Poi ovvio che stai lavorando per una rivista di moda e devi rispettare certi canoni, ma nel blog non c’era bisogno di “giustificare” le tue scelte, nessuno ti avrebbe detto niente. Come se tu voglia spacciare come cosa figa il fatto di aver usato modelli “non convenzionali” quando in realtà per il 95 % del servizio non è vero. Non importa, le cose d’impatto le sai fare comunque anche se non le farcisci più di quello che sono.
    Un’ultima cosa: un pò mi ha annoiato sempre lo stesso setting usato e tagliato in modo leggermente diverso, ma questi sono gusti e soprattutto e un volersi lamentare dell’oro!!!

  3. PAOLO

    Mi sarebbe piaciuto dire “solamente” che le foto sono meravigliose (bellissimo questo nuovo modo di “trattare” l’immagine rendendola vissuta che qui è forse l’apice di quello che avevamo già visto qualche tempo fa… ); che la rivista è davvero ben fatta da tantissimi punti di vista (non la conoscevo e penso che riviste di moda on-line fatte cosi’ bene siano davvero molto rare); che finalmente ci trovo delle belle vetrine allestite da fotografi italiani ( la settimana scorsa ne ho conosciuta una italiana di moda e design che addirittura metteva le bandiere vicino al nome del fotografo un po come dire “ tranquilli..qui è tutto scrupolosamente selezionato e sterile..”…naturalmente nessun italiano).

    Ed invece mi viene da chiedere… “ ma come caspita si fa, visto che non parliamo di stampa cartacea, a stanaturare in questo modo delle immagini cosi’ facendole diventare verdi???

  4. etri

    I already found this clip on the YouTube a few days ago, great as usual. And I think that will be better if the MaxCasting backstage video put some “actual sound” in it, just like this one.

  5. Stefano

    Sono il Direttore Responsabile di WU magazine e partecipo volentieri a questo BLOG per ringraziare Settimio della qualità del lavoro e dell’idea che mi ha affascinato da quando mi è stata presentata e che ha realizzato in modo magistrale fuori dagli schemi e standard fotografici. Da parte della nostra redazione il merito di avergli permesso di esprimere liberamente tutta la sua creatività.
    Per PAOLO, e per chi non ci conosce…. non siamo una rivista “on line”, anzi: viviamo ancora di carta e un servizio come questo non potrebbe trovare un mezzo diverso per essere valorizzato.
    Se vuoi vedere il redazionale di Settimio stampato su WU magazine ci devi semplicemente contattare (contatti sul ns sito).
    Su YOU TUBE, invece, potete trovare il video del backstage del servizio.

  6. PAOLO

    Salve Stefano,
    ho erroneamente dato per scontato che si capisse che mi riferivo alla versione on-line della vostra rivista… E’ proprio perché ho apprezzato in maniera particolare sia le foto di Settimio che la vostra rivista che mantengo il mio punto di domanda sul perché un intero servizio fotografico venga tramutato da un vissuto, sensato, sapiente e ben dosato seppia ad uno svilente e rattristante verdino slavato (vedi originale scaricabile da sopra) in un documento non cartaceo.

    Soprattutto perché il resto del vostro lavoro mi sembra ineccepibile!

    Grazie
    Paolo

  7. roberto

    Paolo…a naso a giudicare dai registri presenti nel PDF linkato da Settimio direi che sono gli impaginati di stampa della redazione….essendo stampata la rivista lo spazio colore sarà CMYK e come tu sai il gamut CMYK è diverso dal gamut Rgb…e quindi spesso succede che la conversione CMYK>Rgb porti con se delle alterazioni cromatiche….almeno spessissimo succede….

    ciao

  8. PAOLO

    La conversione per quanto influente non può mai avere un effetto cosi’…
    La ricalibratura, in questi casi, è una cavolata…
    La mia ipotesi guardando la rivista pdf è che sia stato ribilanciato il magenta a documento concluso con l’automatico cambiamento delle tonalità seppia verso il verde.
    Forse per correggere qualche pubblicità dai colori non convincenti.
    P.S.: Se guardi le foto seppia quadrate dell’altro servizio ti accorgerai che il risultato è lo stesso mentre non succede la stessa cosa nell’immagine orizzontale in bianco e nero.
    Ovviamente durante la stampa cartacea tutto ciò può essere corretto ma il colore sapientemente utilizzato per il carattere in copertina e l’accentuazione dell’effetto verde dell’immagine mi fa pensare che, cartacea, sarà esattamente cosi’! 🙂
    P.S.2: se sono in errore ringrazio per le eventuali correzioni.
    😉

  9. roberto

    ca__o chiedi se sai e sei un espertone?
    tra il resto la conversione tra spazi colori diversi è una cosa mentre il bilanciamento è un’altra. Cosa cavolo c’entra la ricalibratura…[e de che poi?]
    In stampa off set se consegni un file con le cromie non a posto e di quello fai l’impianto ctp ti esce comunque una stampa con le cromie a cavolo e correggerle in macchina costa una botta di soldi.
    Ciao

  10. PAOLO

    …mi sa che stiamo parlando di cose totalemente diverse.
    Se qualche addetto ai lavori vuole dire la sua…ben venga.

  11. PAOLO

    Georgia… ti do pure un po ragione…
    Però però… quanto son belle in originale!!!

  12. Benedusi

    come sempre grazie per i complimenti.
    non ho ben capito la storia dei toni verdi: vi consiglio di procurarvi il giornale cartaceo. è stampato molto molto bene, e rende perfettamente il tono che volevo dare al servizio.
    ringrazio anche pubblicamente, e mi fa piacere che abbia scritto qui, stefano, il direttore della rivista, che mi ha dato questa bella possibilità.

    per mr.big, a proposito di modelli, ho certamente preso modelli/e dalle normali agenzie, ma le intenzioni erano che non sembrassero tali. o meglio, li ho presi con il target di non prendere facce “belle” ma facce “interessanti”.
    i due che ho messo nel mio post mi sembra che “rispettino” questo mio desiderio.
    e a proposito di set fisso, può piacere o non piacere, ma è perfettamente in linea con la storia che volevo raccontare, ispirata ai fotografi ritrattisti di qualche tempo fa, che fotografavano sempre diverse persone sempre sullo stesso set.
    un esempio per tutti? malick sidibé

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