DIECI REGOLE PER DIVENTARE E RIMANERE FOTOGRAFO PROFESSIONISTA.

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[it]Circa un anno fa scrissi qui un post che si intitolava IL FOTOMETRO, che forse qualcuno ricorda.
Sarà che la vacanza mi porta ad essere più meditativo e a scrivere un po’ meno delle solite cagatine-ho fatto questo, ho fatto quello, ho pubblicato qui e lì-, ma mi piacerebbe anche quest’anno dare un ulteriore contributo in quella discussione.
Cercando di essere (per quanto mi possa essere possibile…) meno stronzo, però.

Se il fotometro di un anno fa procedeva per negatività (non bisogna fare questo e quello) quest’anno vorrei fare esattamente l’opposto, dando dieci indicazioni di cosa e come fare per diventare e soprattutto rimanere (cosa più difficile) un fotografo professionista.
Alcune cose le ho già dette in passato, perdonatemi se le ripeterò. E comunque repetita iuvant, si sa.

Un’ultima cosa prima di incominciare: non per falsa modestia, ma non è assolutamente detto che io abbia mai applicato o applichi scrupolosamente tutti i punti che andrò ad elencare. Lo avessi fatto forse sarei un fotografo migliore di quello che sono.
Ma sono un fotografo professionista, e vivo solo ed unicamente di questo lavoro: qualità necessaria e sufficiente per sapere come le cose dovrebbero funzionare…

Ecco le mie dieci regole per diventare e rimanere un fotografo professionista:

-Sii te stesso. È semplice! Sii te stesso. Sii la tua storia. Per fare le foto alla Terry Richardson non basta fare delle foto mentre una tipa ti fa un pompino: quelle le sanno fare tutti! Devi prima VIVERE come Terry, devi avere la mamma che si fa fare le foto con le tette di fuori ad 80 anni mentre si fa una canna. Le fotografie devono raccontare chi sei: se sei un nerd è molto meglio fare le foto da nerd, quelle da rockstar non ti verranno mai bene.

-Fotografa cosa vuole il tuo cliente come vuoi tu. Chissà perchè la maggior parte degli esordienti fanno esattamente il contrario, e cioè fotografano cosa vogliono loro alla maniera che vuole il cliente. Cerco di spiegarmi meglio: ogni cliente ha delle esigenze. E sono SACRE. Lui paga, lui cerca una soluzione ad un suo problema e il vostro compito è esattamente risolvere QUEL problema. Mi piace fare metafore culinarie: se siete di corsa alla stazione voi volete un panino semplice, buono ed economico. Se uno vi vuole vendere l’anatra all’arancia laccata, sarà anche l’anatra più buona del mondo ma non va bene per essere mangiata di corsa su un treno. E allora uno si sbatte per aggiustare l’anatra e farla a misura di treno. La vostra cazzo di anatra non la vuole nessuno! Fate quel panino che vi chiedono, ma usando la ricetta che vi ha insegnato vostra mamma. È semplice, no?

-Fotografa tanto. Se per TUTTE le cose del mondo vale il concetto che si migliora facendole tanto e spesso chissà perchè non dovrebbe valere per la fotografia. Se hai fatto mille frittate è molto probabile che le frittate ti vengano bene. Vi assicuro, vale anche per la fotografia: scattate!

-Fotografa ciò che conosci. La risaputa e presunta facilità della fotografia porta a pensare che si possa fotografare tutto, così, a cazzo. No! Vuoi andare a fotografare una regata? Devi sapere tutto di barche e vento! Se uno vi desse un foglio e una penna e vi chiedesse di scrivere qualcosa su la città di Ulan Bator voi cosa scrivereste?!? NIENTE! Perchè nulla sapete di questa città della Mongolia! E per quale ragione vi sentireste in grado di andare in quella città e fotografarla?!? Cosa potreste raccontare di una cosa di cui non sapete nulla?!?

-Sii contemporaneo. Si sente spesso dire: quella cosa lì io la facevo dieci anni fa!!! E bravo coglione! Hai sbagliato esattamente di dieci anni! Tutte le espressioni non dico artistiche, ma diciamo creative, devono avere una grande qualità: essere il racconto del tempo in cui vengono prodotte.


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Per adesso le prime 5 regole: a seguire le altre.
PS: ho scritto il tutto con iPad, e quindi in automatico sono uscite le maiuscole, normalmente bandite dal mio blog: per una volta ve le beccate…[/it] [en]About a year ago I wrote a post that was titled THE PHOTOMETER, maybe someone remembers it. Might it be that the holiday brings me to be more meditative and write a little less of the usual bullshit – I did this, I did that, I published here and there – I’d like once again to make a further contribution to that discussion. Trying to (as far as I can…) be less of an asshole.

If last year’s photometer indicated the negative (don’t do this and don’t do that) this year I would like to do exactly the opposite, giving ten rules of what to do and how to become and above all remain (which is most difficult) a professional photographer. Some things I’ve said in the past, forgive me if I repeat them. Anyhow we know repetita iuvant.

One last thing before I begin: not for false modesty, but it is not far from clear that I have ever applied or that I strictly apply all the points I’m about to make. If I did I might have become a better photographer that what I am now. But I am a professional photographer, and I live only and solely on this job: necessary quality and sufficient enough to know how things should work…

Here are my ten rules to become and stay a professional photographer:

–  Be yourself. Its simple! Be yourself. Become your story. To take pictures like Terry Richardson its not enough to take photos while a girl gives you a blowjob: everyone knows how to take those! You have to first LIVE like Terry, you have to have a mother that gets her picture taken with her tits out at 80 years of age while smoking a joint. The photographs have to tell who you are: if you are a nerd it is better to take photos like a nerd, you will never be good at taking the rockstar ones.

–  Photograph what the client wants like you want it. I wonder why most beginners do exactly the opposite, namely photographing what they want in the way the client wants it. Let me explain myself: every client has its needs. And they are HOLY. He is paying, he looks for a solution to his problem and your job is to solve THAT problem. I love culinary metaphors: if you are running late for your train you want a simple sandwich, tasty and economic. If someone offers you orange duck, it might be the best duck in the world but it is not suitable to eat it while running for the train. So one will bust his back to get the duck to fit on the train. Nobody wants your fucking duck! Make that sandwich that they are asking for, but use the recipe that your mother taught you. Simple, right?

–  Shoot a lot. If for ALL the things in the world the concept is that by doing it often and many times you improve I wonder why it should not apply also to photography. If you have done a thousand omelettes it is very likely that you are very good at making omelettes. I assure you, it also applies to photography: shoot!

–  Photograph what you know. The well known and presumed ease of photography leads us to think that we can photograph everything, like that, bullshit. No! You want to go and photograph a boat race? You must know everything about boats and winds! If someone gave you a piece of paper and a pen and asked you to write something about the city of Ulan Bator what would you write?!? NOTHING! Because you’d know nothing of this city in Mongolia! And for what reason would you feel able to go to that city and photograph it?!? What could you tell about something that you know nothing about?!?

–  Be contemporary. You often hear: I used to do that thing ten years ago!!! Well done asshole! You are wrong of exactly ten years! All expressions and not only artistic, but let’s say creative, must have a great quality: being the story of the time in which they are made.

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For now the first 5 rules: the others will follow.

PS: I wrote everything on my iPad, so then all the caps where autocorrected, which are normally banned from my blog: for once you get them…[/en]

33 risposte

  1. Sara Lando

    Sei ancora a dieta di quotidiani? Sara’ quello che ti rende positivo nei confronti del mondo?
    Sottoscrivo tutto con il sangue, comunque, e attendo la seconda parte.

    (Ulan Bator per me = Mongol Rally. Se non sai cos’e’ il Mongol Rally, vai su google o youtube. Tra qualche anno mi piacerebbe prendere un camion dei pompieri e caricarlo di fotografi -e un meccanico- e partecipare: se vuoi ti tengo un posto)

  2. Andrea Rossi

    Sara, io sono meccanico-elettrauto e mi diletto con la fotografia, inoltre mi piace viaggiare in asia…hai un posto libero? 😀
    Settimio, sarebbe bello unire alle parole anche la voce…che parte mogia mogia per continuare in un crescendo andante veloce e finisce roboante come punteggiatura. Sarebbe bello, ma per ora attendiamo la seconda parte scritta. E’ un blog. 🙂

  3. vince paolo gerace

    mi piacciono le 5 regole, e sono d’accordo…ne avrei anch’io ma sarebbero una serie di cazzatte contro quelli che comprano una mark 2 e te li trovi al tuo fianco a scattare tutto, tutto senza sapere perchè..

  4. Lorenzolofoto

    Ammirevole Benedusi, che stavolta visto il clima cerca di non scaldare troppo l’animo sensibilissimo dei fotografi come si deve :p
    Sara, ho il meccanico, poi ti racconto. Cerchiamo il camion :p
    Ma il reportage della cosa te lo scatto alla mia maniera, come voglio io, ovviamente. Ordini.

  5. Gabriele malagoli

    Tuttavia sullo scattare tanto non sono d’accordissimo… O meglio sono d’accordo a metà! Conosco gente che scatta tantissimo e non migliora su nulla.. Credo che bisogna scattare tanto ma con criterio e cognizione… Meglio scattare meno ma sapendo cosa si fa a mio avviso!

  6. Lorenzo

    A quanto pare, sono stato bannato da questo blog, se utilizzo il mio nome e cognome i miei messaggi non vengon pubblicati, eppure non penso di aver mai detto o fatto qualcosa di scorretto :\

  7. Settimio Benedusi

    @Lorenzo: non ho MAI bannato nessuno.

    @Sara: temo di essere un po’ troppo fighetto per quelle cose. Ma ho un amico che quando si parla di moto ed avventura non si tira certo indietro: mando lui… 😉

  8. Francesco Rossi

    Bello questo articolo Settimio! E finalmente un po’ giù dallo scranno! Assolutamente condivisibile questo contributo! Sono un giovane fotografo (professionista da quasi 3 anni) e tutto quello che scrive qui Settimio l’ho sperimentato sulla mia pelle, di solito con errori in prima persona pagati tutti con lo scotto.

    Se scatti con in testa quel che il cliente si aspetta finirai per farlo alla meglio come voleva lui, e quindi lui lo considererà poco per aver chiamato un professionista ed investitoci soldi.

    Se non conosci una materia è inutile cimentarvisi, e così ho smesso di fotografare certe cose di cui non so una mazza (paesaggi, natura, molti tipi di reportage, band di musica elettronica o “anni 2000” in generale ecc, ad esempio) concentrandomi su altro.
    La scorsa settimana ero vicino Matera per un lavoro, e una persona mi ha consigliato di partecipare ad un concorso sulla Basilicata, con alcuni temi. Dopo averli letti ho deciso di non farlo, perché non potrei mai arrogarmi la presunzione di descrivere le radici di un popolo con quale non ho niente a che fare semplicemente prendendo due libricini del cazzo o leggendo pagine di Wikipedia. Non è così che funziona.

    Se non sei una certa “persona” alla greca (maschera) non potrai parlare di certe cose: se vuoi fotografare gli zingari perché sono “poetici” o vai a vivere con loro e ne assorbi il mondo o sei un coglione presuntuoso, e lo stesso con la moda, il reportage, qualsiasi genere! L’esempio di Richardson è perfetto, perché la sua fotografia è un corpus, non si possono prendere scatti singoli, che di per sé sono spesso semplicissimi, immediati, replicabili. Se scatta Lindsay Lohan che fa vedere le tette ad una festa con una flashata in bianco e nero assurda e la foto sembra assolutamente perfetta non è perché capitava di lì ed è bravo a fare foto, ma è perché vive da 40 anni immerso nel mondo dell’alternative-radical-hypster-fake-punkrock-system alto borghese east coast, ed è questo ad avergli permesso di sviluppare uno stile ed un mondo linguistico che ritrovi negli scatti. Un altro esempio che si potrebbe fare è per le foto di concerti, che io detesto, non in sé, ma perché quasi sempre sono di una vuotezza esasperante. Se fotografate jazz o hip-hop non è la stessa cosa, e non solo per i colori più sparati e quei maledetti fish-eye, ma perché per poter fotografare un genere musicale lo si deve comprendere, vivere: conoscere i brani, conoscere le biografie dei musicisti, conoscere il sottobosco che si muove attorno a quel genere, eccetera. Tempo fa un bravo fotografo pubblicitario di lungo corso mi parlava di foto di beauty, e mi ha detto una cosa assolutamente vera: “se non conosci il sapore del rossetto sulle labbra, quale consistenza ha, come si scioglie con la saliva, come fai a sapere davvero come farlo mettere da una truccatrice ad una modella per uno scatto? Te lo devi mangiare quel rossetto, per sapere di che parli!”

    E così allo stesso modo vale la cosa di fare tante, tantissime foto, e guardarne altrettante. Se fotografi soprammobili, fosse anche un posacenere di plastica, come fai a non conoscere a memoria il lavoro dello studio Ballo, se fotografi il catalogo di magliette del negozio del tuo paese, come fai a non avere divorato Avedon o Demarchelier, o quella befana della Leibovitz?

    Ma se anche anche questi concetti non vi convincessero, fate una semplice indagine: vedrete che TUTTI i fotografi che sono riusciti e riescono nel loro lavoro rispondono a questi requisiti. Conosco fotografi che si occupano di foto sportive e quando non lavorano partono per una gara di mountain bike dall’altra parte del mondo o un Iron man, fotografi di reportage naturalistico a cui frega più dei prodotti Quechua che dei prodotti Canon, e così via.

    Ecco, finito il pippone. Non so perché ho scritto così tanto, mi ha preso bene!! Adesso che mi sono sfogato mi mangio un ghiacciolo.

  9. Mirko Merchiori

    Se Il Fotometro dell’anno addietro mi appariva come un manuale scritto da un filosofo pret-à-penser, le regole di questo post le trovo, invece, molto interessanti e costruttive: finalmente Benedusi ha tolto il mantello (e in questo quoto Francesco).

  10. FAbio Tommasi

    Condivisibile alla grande..!
    Però per chi campa di reportage commissionati,
    non è facile raccontare cose già sperimentate e approfondite.
    Quando una testata ti contatta con un anticipo di quattro/cinque giorni per spedirti non si sa bene dove,
    la cosa migliore che puoi fare è studiare una mappa del posto,
    guardare qualche foto sul web e abbandonarsi al destino…
    Mi spiego?

    Buone vacanze, domani parto per le CInque Terre…
    ..non in vacanza, non ci sono mai stato prima.

    Giuro.

  11. Rod

    Come già premesso nel post del 3 agosto, non sono fotografo, neppure amatoriale (ovviamente nel senso di poter fornire quel minimo di qualità alle foto per distinguermi dal turista della domenica in gita fuori porta), pur essendo attratto dal mondo della fotografia artistica.
    Credo che queste prime 5 “regole” enunciate siano doverosamente frutto e conseguenza di saggezza ed esperienza (tanta), e, sebbene quasi ovvie, è bene che vengano ricordate e spiegate.
    In particolare mi ha colpito la prima, su Terry Richardson. Verissimo, ma nel caso di Richardson aggiungerei che farebbe comodo vantare nel porfolio anche una foto in cui stringi la mano ad un giovane presidente USA di colore … ma anche una forte dose di carisma personale che porta famose top model e nota gente dello spettacolo ad accettarne lo stile piuttosto disinvolto in quanto a sesso e nudità, fino a diventarne complici. Allegramente, come nei migliori provini di Tinto Brass.
    Alla prossima.

    Rod

  12. Giuseppe

    Quoto tutto, è come se m’avessi letto nel cervello. E poi anche Cartier-Bresson diceva che le prime 10000 foto sono una merda (devo continuare ancora per molto, sono solo a 7000)

  13. Beppe

    Ottimo articolo, fotografare ciò che si conosce è fondamentale sopratutto per la fotografia specialistica o quella sportiva.
    Se non conosci le regole difficile che potrai fare belle foto a qualche evento sportivo, anche se vedo sempre più dilettanti allo sbaraglio. Il che non sarebbe una brutta cosa se poi non ci fossero i media che le prendono perché sono gratis.
    Per il resto quoto tutto.

    @Fabio cosa vuoi sapere sulle 5 terre?

  14. Alessandro

    Decisamente daccordo….anche se il fotometro mer me resta qualcosa di stupendamente in’arrivabile! Una delle più grandi genialità mai scritte su questo blog. Per questo ha fatto incavolare parecchia gente !!! Grande Settimio!!

  15. Luca Giustozzi

    Tanti lo odiano, tanti lo ammirano, io adoro il Benedusi per questi articoli. Sacrosante verità, gran bell’articolo.

  16. Stefano

    a me viene una domanda, un po’ critica (o stronza), apprezzo molto alcume fotografie di Benedusi fatte a bambini/e e alcune modelle, la domanda é: rispetto al punto “fotografa ciò che conosci”, mi domando quanti fotografi hanno la possibilità di conoscere l’ambiente delle modelle e contemporaneamente quello dei bambini?
    Probabilmente non riceverò risposta da Benedusi, ma è una domanda che mi sono posto e che ha una risposta, altrimenti l’autore sarebbe disoccupato.

  17. Settimio Benedusi

    @Stefano: sai che non ho capito la domanda? Cosa vuol dire “l’ambiente delle modelle e contemporaneamente dei bambini”?!? Quello che bisogna conoscere quando si realizza una campagna pubblicitaria è cosa vuole comunicare il brand di cui si sta facendo l’ ADV e comunicarlo efficacemente: l’ambiente delle modelle e dei bambini (!!!) non ha nulla a che fare…

  18. Francesco Rossi

    Di nuovo concordo con Settimio. Conoscere la materia non significa conoscere i misteriosi segreti del mondo dei bambini, ma avere ben chiaro in mente il tipo di comunicazione del cliente: come amerebbe venissero veicolati i suoi messaggi (anche secondo la sua “storia editoriale” ed il suo brand), a che pubblico di acquirenti si rivolge (ci sono mamme e mamme a seconda delle marche di abbigliamento per bambini, Benetton non ha le stesse “mamme” di Blumarine), con che modalità ama che vengano fatti i lavori, e così via. Toscani poteva fare le foto in quello stile anche perché dietro aveva il vecchio che lo appoggiava.

    Col tempo, chi fotografa generi ad indirizzo mirato svilupperà anche strutture, skills e conoscenze conseguenti, che vanno dai contatti d’agenzia (anche i bimbi le hanno di solito) a quelli con uffici stampa e via dicendo, non ultimo lo stile.
    Nel mio piccolissimo sto investendo in tecnologie ibride foto e video e set fotografici “to go”, dato che i miei clienti sono sempre più attratti dalla comunicazione via web, e quindi anche filmati eccetera, e spesso hanno bisogno che fotografi in sede anziché da me. E’ quello che avevo in mente aperta la PI? Non del tutto, ma il mercato, una mia inclinazione personale (unita a passione per il montaggio e ingordigia verso il cinema), e il caso mi stanno portando in quella direzione. Ma davvero, sono l’ultimo di un milione (per ora), ne parlo solo per dare la campana opposta a quella di Settimio, cioè del giovane che deve ancora emergere e non del fotografo importante, anche se i meccanismi base sono gli stessi credo.

    Chi fotografa food ha una cucina attrezzata con uno chef in studio, e se l’è costruita con anni di lavoro e contatti d’agenzia in quel senso, fatturazioni e iperspecializzazione, banco ottico, basculabili ecc. Chi fotografa quadri usa luci diverse da chi fotografa fighe, chi fotografa cucine Scavolini ha bisogno di grossi spazi e bank che non servono a reportagisti, chi fa book per agenzie e modelle magari non ha bisogno di dorsi digitali e può investire ad esempio in una “officina da falegname” vera e propria per farsi da sé gli sfondi e le scenografie, e così via all’infinito. Insomma, conscenze, competenze e specializzazione.

    Benedusi è un bravo fotografo commerciale che potrebbe fare un po’ di tutto, ma non per questo fotografa indiscriminatamente lirica alla Scala e il giorno dopo gare di ciclismo al Tour de France: ha sviluppato, immagino al 50% per attitudine/interessi e al 50% per dove la vita l’ha portato, un suo stile che riguarda la fotografia pubblicitaria legata al ritratto, ed in quello è efficace ed affidabile (le due cose che interessano ai clienti) ovvero fa il lavoro bene e non rompe le palle a chi paga, anzi gli risolve i problemi, il che non è per niente scontato. La differenza non è tanto tra “professionista” e “amatore”, ma tra “fotografo che verrà richiamato dal cliente” e “fotografo che invece no” ;-).

    Conoscere una materia non significa sapere dove vanno a bere le modelle la sera (non sono tutte in Brera purtroppo), ma magari che per fare un determinato lavoro non devi affittare un dorso digitale per una settimana facendolo pagare al cliente (perché lo possiedi già), o affittare una sala di posa.

    E detto ciò mi taccio di nuovo. Chiedo scusa a Settimio se gli ingolfo di messaggi lunghissimi questo articolo, ma mi ha pigliato bene e quando mi piglia bene divento loquace!

    😀

    Buon fine agosto a tutti!

  19. Stefano

    @Settimio ti ringrazio innanzi tutto per la risposta e mi scuso per il ritardo nella mia replica, ma il lavoro mi sta uccidendo.
    Mi sono reso conto di un paio di cose, la prima semplice semplice, Settimio Benedusi è nato al mare che ama e che spesso è presente nelle sue foto, prima cosa che conosce. Probabilmente ha avuto a che fare con i bambini, se non sbaglio ha un figlio…
    Poi la tua risposta è stata, giustamente, comunque fatta dal fotografo professionista, che deve saper fare le cose che hai spiegato.
    E’ molto più semplice che non avessi compreso io il significato della “regola”, infatti credo che Francesco Rossi abbia “interpretato” la mia domanda e questo conferma che non ho capito io, però mi fa piacere, perchè è comunque motivo di crescita. Per dire, prima di “trovare” Benedusi e il suo blog avevo intenzione di fare foto a una modella in perizoma in fabbrica abbandonata, non l’ho fatto, è trascorso un anno, sto studiando e cercando di capire la fotografia, ma probabilmente non vivendola come lavoro, alcume cose mi sfuggono.
    Grazie ancora per la disponibilità e pure per il “servizio pubblico” 🙂

  20. Filippo

    Ciao Settimio, hai ragione su tutto ma però……io sto muovendo i primi passi da professionista in un settore che è quello della fotografia di reportage (settore sfigato vista la crisi dell’editoria come ben sai) e, quando si ha commissionati, almeno quel che è capitato a me, ti dicono cosa fotografare (giustamente) e spesso anche in che modo fotografare!
    Insomma io ho un modo di esprimermi che sto costruendo, è in evoluzione ( e spero non si fermi) poi…. mi devo quasi estraniare da me stesso x soddisfare il cliente e fare foto nello stile che vuole il cliente. Finito il lavoro, mi dedico ai miei progetti e mi trovo in uno stato di schizofrenia…chi sono? Sono quello che ha fatto le foto nello stile del cliente o sono quello che fa le foto secondo il mio stile. Se poi il cliente mi richiama significa che ho fatto un buon lavoro ma allora quello che sperimento per conto mio? Non so…..scusa se sono stato un po’ caotico nelle mie riflessioni…..

  21. Viola

    Credo che tu abbia detto sante verità… le 10 regole in negativo che avevi scritto a suo tempo mi avevano lasciata un pò perplessa. Leggendo questo post mi trovo completamente in linea. Ti ho visto a San Felice in due occasioni.. ti ho un “pochettino-poco” vissuto a San Felice.. e mi sono trovata in armonia con te, la settimana scorsa, cosa che non è successa la volta prima. Ruffiana? mai.. proprio per DNA.
    Credo proprio che tu abbia scritto 5 sante verità.

  22. 101

    Interessante. Bisognerebbe prendere tutte le cose che dice Settimio e cercare di metterle assieme e chiedergli “come la metti assieme questa che hai detto qui con quest’altra che hai detto qui in questo altro posto ed entrambe date come REGOLE, quindi cose oggettive, obiettive, non discutibili, ma che sono in conflitto tra loro?”

    Ad esempio la cosa dell’atarassia con tutto questo 🙂

    Hahahahahah amici 🙂

    La prendo per buona: leggo con piacere le tue OPINIONI, con altrettanto piacere spero di apprendere qualcosa che mi faccia guadagnare un pacco di soldi (ma sono convinto che non ce lo dirai mai, perché non credo che tu sia scemo) … e però faccio come dici “sii te stesso”. Figurati se Benedusi avesse trovato un Benedusi e lo avesse ascoltato e seguito le sue regolette a menadito 🙂

    Quindi grazie per il tuo contributo!
    Sarò felicissimo se continuerai a darne. Sarebbe bello che tu qualche volta considerassi “ho sparato cazzate? può essere! E allora come faccio ad essere così serio e convinto?”.

    Perché sei te stesso e te ne fotti 🙂 E fai bene 😉

  23. Mary

    Ciao,
    volevo segnalarti questa pagina in cui ho parlato della mia esperienza relativa a come diventare fotografa di sport a livello professionistico.

    Ho trovato alcuni punti in comune con questo tuo articolo: ti va di leggerla e farmi sapere?
    Grazie in anticipo!
    Mary

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