da qualche anno ho l’onore di avere a disposizione un’intera pagina sul Corriere della Sera a ferragosto e a Natale, per raccontare, in totale autonomia e libertà, questi due momenti dell’anno.
nella ricorrenza del Natale finora ho cercato di mostrare come viene vissuto dagli emarginati, da quelli che sono lontani dallo stereotipo pubblicitario/televisivo del caminetto/neve/famiglia/coccole: l’anno scorso ho fotografato chi dorme e vive in strada, mentre due anni fa ho mostrato la persona che c’è dentro al personaggio di Babbo Natale.
quest’anno ho pensato di raccontare come viene vissuto il Natale in carcere.
sono andato, insieme a Fabio, nel carcere di Bollate, dove il gentilissimo Roberto (responsabile del settore educativo) ci ha accompagnato facendoci girare senza alcuna limitazione. ho scoperto che TUTTI i pregiudizi e preconcetti (nati da film/libri/televisione…) sono completamente falsi. ho trovato un ambiente sicuramente non allegro, ma incredibilmente pieno di umanità, gentilezza, rispetto.
è stata una giornata straordinaria. bellissima. commuovente. emozionante. ho conosciuto un ragazzo che faceva l’assistente fotografo di fotografi importanti (e al quale ho dato tutti i miei contatti, dicendo di chiamarmi quando esce), ho mangiato il panettone nella cella di Lella, ho chiacchierato, ho riso.
forse però meglio far parlare le immagini, iniziando dalla mia preferita:











questo il testo che Fabio mi ha voluto regalare:
“Tutti possiamo cambiare”. Lo dice Roberto Bezzi, il responsabile dell’area educativa del carcere di Bollate. E se ci crede lui, forse riuscirà a farlo credere ai 1200 ‘utenti’ (è così che lui li chiama) della struttura. Nella drammatica situazione carceraria italiana, l’esempio di Bollate è un caso a sé. Sono tutti detenuti con condanne definitive che hanno richiesto specificatamente di essere lì per la speciale atmosfera di questa casa di reclusione in cui è legittimo, come dal 1975 impone il regolamento penitenziario, chiamare le celle: camere di pernottamento. Infatti il personale è ridotto al minimo, 400 agenti su tre turni, e si respira un senso di collaborazione che cancella tutti i cupi stereotipi che associamo all’universo carcerario. “I buoni lo sognano i cattivi lo fanno” è un libro di Robert Simon in cui il celebre psichiatra affronta il tema del crimine come potenziale cortocircuito latente in ciascuno di noi, e basterebbe questa consapevolezza per specchiarci con indulgenza negli occhi degli uomini e delle donne che abbiamo incrociato in questo luogo. Ma aggiungo che il senso di solidarietà percepito tra queste persone è certamente maggiore di quello che mediamente si osserva nelle riunioni condominiali di noi cosiddetti uomini liberi. Natale celebra una nascita, e la religione che lo celebra crede nella rinascita. Tutti possiamo sbagliare, ed è giusto che ciò comporti l’espiazione della pena, ma alla privazione della libertà non deve corrispondere la privazione della dignità. Buon Natale a tutti. Fabio Novembre
questa la pagina del giornale:
e qualche immagine del backstage:
nella cucina con Lella: voleva farmi assaggiare la parmigiana di melanzane, che aveva un aspetto meraviglioso. ma era ancora da infornare… 🙁
nella cella di Giuseppe: ordinatissima e pulitissima. Giuseppe deve scontare l’ergastolo.
Fabio, che quando serve c’è sempre.
il gentilissimo e bravissimo Roberto, direttore della sezione educativa, che ci ha accompagnati in questa esperienza.
alcuni dettagli del carcere di Bollate. se mai vi dovesse capitare (temo possa capitare a tutti) vi consiglio di chiedere di essere portati in questa struttura: dite che vi mando io… 😉
Buon Natale a tutti.
andrea::tognoli
Buon Natale.
diego
Bello, grazie!
Buon Natale a Te ed anche a Loro 🙂
ciao
diego
Monica
Uno dei pregiudizi più forti del pensare ai detenuti credo sia quello di immaginarseli come “delinquenti dalle facce brutte e cattive”, (quelli che riconosci subito, come te li presentano solitamente nei film), che hanno sbagliato, non cambieranno mai e quindi devono pagarla anche attraverso la privazione della dignità. Guardando queste immagini traspare il lato umano di queste persone, sembrano ritratte tra le mura di casa, di certo se non si leggesse il testo e non ci fossero le foto in cui hai ripreso le sbarre, sfido chiunque a capire che siano state fatte in carcere. Questo dimostra che ognuno di noi potrebbe essere quell’uomo o quella donna ritratti, persone dal viso tranquillo, apparentemente sereno, che hanno sbagliato ma non per questo valgono meno di chi è aldiquà delle sbarre.
Un gran bel progetto!
Buon Natale!
Eugenio
Beh, almeno a Natale è buono anche Settimio…
Complimenti sinceri!
Sugar Modella (Michela)
Bellissimo reportage, Settimio, molto intenso.
Matteo Oriani
Non c’è bisogno di andare alle maldive-caraibi-seychelles per avere una buona luce. Che bella luce li dentro. Bravo. Buon Natale a tutti.
enrica artaria
grazie SETTIMIO molto bello auguri di cuore a te
vilma
il buonismo di natale ha colpito ancora!
non è tutto un po’ banale?
un assistente fotografo che si è guadagnato, solo per il fatto di essere in carcere si presume meritatamente, una possibilità di lavoro inaccessibile a tanti giovani assistenti fotografi che non la trovano e non delinquono, un ordinatissimo Giuseppe con un ergastolo comminato in via definitiva che, ordine a parte, qualcosa di brutto deve pur averlo fatto, Lella che fa la parmigiana e che probabilmente ha fatto anche altro…..
che dire? non sarebbe stato più originale un servizio sul natale dei truffati, degli offesi, dei parenti degli uccisi……. che stanno fuori e che magari stanno peggio di chi sta dentro?
roberto
i miei più sentiti complimenti ..
roberto
pictures.of.you – Photo prison blues | Poli.Radio
[…] ospite, ci racconterà la sua esperienza di un Natale diverso dentro il carcere di Bollate. Un lavoro realizzato per il Corriere della Sera dove emerge un lato umano ricchissimo di […]
Alberto
Il tempo di migliorarsi nella vita lo abbiamo tutti, questo passo, come peraltro moltissimi altri possono essere fatti con una semplicità e una facilità mostruosa. Troppo spesso, faccio auto accusa, ci nascondiamo dietro al “non ho tempo per…”!!
Bel servizio.
Questo è quello che tu definisci un “progetto”, immagino.
Grazie delle belle foto.