LA SVOLTA ovvero LA CAMMINATA ovvero SETTIMIO DE COMPOSTELA

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C’ho messo tantissimo per scrivere questo post, più di 3 anni.

Avevo evidentemente bisogno di lasciare riposare e decantare qualcosa che è stato ed è molto importante.

Ma cominciamo dall’inizio. Erano i primi mesi del 2016 e tutto ciò che poi si è sviluppato in maniera molto forte era non dico all’inizio ma sicuramente in rapida espansione e crescita: semplificando diciamo la morte dell’uso e usufrutto della Fotografia così come era stato per tanti anni (con la morte dell’uso e usufrutto dei fotografi così come era stato per tanti anni) e il relativo trionfo della fotografia del like, giusto per semplificare.

Ci siamo capiti, giusto? In poche parole nessun valore per la fotografia comprata/venduta/pubblicata e tanto valore per la fotografia sui vari social network.

Bene. In quel marasma, per chi ha fatto il fotografo tutta la vita e soprattutto per tutta la vita si è guadagnato vitto e alloggio grazie alla Fotografia, sono cominciati e sempre più rafforzati dubbi, incertezze e preoccupazioni. Con il celeberrimo senno di poi tutti quei dubbi, quelle incertezze e preoccupazioni erano più che giustificate e legittime: il mestiere di fotografo così come è esistito per tanti anni era allora moribondo, così da essere, adesso, morto stecchito. E già: l’editoria praticamente non esiste più (o almeno non ha più i budget di una volta) e lo stesso la pubblicità e uguale il reportage. E’ vivissima però la Fotografia! Il social network di riferimento è diventato sempre più Instagram, fatto, lo sappiamo, solo da fotografie.

Eravamo (e siamo sempre più!) nell’epoca della dittatura del LIKE: la maggior parte delle fotografie si realizzano solo ed unicamente per il piacere narcisista ed inutile di un pollice verso l’alto, come i gladiatori romani che dovevano sperare in quel semplice gesto per fare in maniera tale che ci fosse la vita e non la morte nel loro futuro.

E quindi? E quindi mi facevo (e mi faccio, certamente) un sacco di domande; su di me, sul mio lavoro, sulla Fotografia e anche sul denaro per pagare il minestrone che a me tanto piace.

Non so neanche bene come e perché ma un giorno mi è venuta un’idea, forse una necessità: capire se la Fotografia potesse avere (ancora!) un autentico e vero valore. Se la Fotografia potesse essere veramente utile (come ho sempre pensato dovesse essere) non solo per emettere fattura ma per la sopravvivenza.

Avevo letto da qualche parte la risposta che dava Hemingway a chi gli chiedesse quale fosse la ricetta per scrivere un buon romanzo. Lui rispondeva “facilissimo: basta mettersi alla macchina da scrivere e sanguinare”. Ecco, io volevo sanguinare: che vuole dire tante cose, rischiare, mettersi in gioco, mettere qualcosa di vero, mettere qualcosa di sé e anche letteralmente far uscire sangue da una ferita.

Ho deciso allora di andare da Imperia (dove sono nato) a Milano (dove vivo e lavoro da 35 anni) a piedi e senza soldi, barattando la sopravvivenza (bere, mangiare e dormire) con le fotografie che avrei fatto. Tutto qui.

Non ero preparato, non ero allenato. Ma sentivo che andava fatto. E il 15 aprile 2016 sono partito.

Ne sono perfettamente consapevole, è vero che non sarei mai morto di sete, fame e sonno dato che non ero nudo in Amazzonia ma è anche vero che dal primo secondo ho messo tutto in diretta sui social e quindi come minimo, se la cosa non avesse funzionato, avrei fatto una figura di merda. Ma bisogna rischiare, una delle prime regole per fare buona fotografia è rischiare!

La prima cosa che ho fatto è stata prendere un po’ d’acqua del Mar Ligure e metterla in una boccetta per portala a Milano, da versare poi nel Naviglio affinché poi attraverso il fiume Po arrivasse nell’Adriatico, facendo così il giro di tutta Italia. Magari qualcuno si ricorderà dei riferimenti simili veramente pessimi: nessun collegamento con quei riferimenti!

E poi sono veramente partito!

Non avevo organizzato le soste in alcun modo, solo avevo previsto, più o meno, che mi sarei fermato ogni 25 km, la mia media giornaliera. La prima sosta sarebbe quindi stata ad Alassio. Fin lì sono arrivato. Bene. Certamente non era, nei miei pensieri, impossibile rimediare un panino o un bicchiere d’acqua (anche semplicemente come una sorta di elemosina) ma il dormire era certamente uno scoglio non indifferente. Anche perché sapete cosa? Io avevo (e ho!) una grande considerazione verso la mia fotografia e quindi volevo bere/mangiare/dormire in maniera eccellente! Insomma, la prima notte sarebbe stata una prima prova di grande importanza; anche perché se fin da subito nessuno mi avesse dato da dormire me ne sarei tornato con un bel treno ad Imperia, con la coda tra le gambe. I primi alberghi ai quali ho chiesto mi hanno risposto con un bel NO. Belìn! Cominciamo bene… Cominciavo ad essere seriamente preoccupato. Poi ho visto per strada una coppia di tipi interessanti, li ho fermati, gli ho spiegato il mio progetto e gli ho chiesto quale secondo loro potesse essere l’hotel i cui proprietari avrebbero avuto l’intelligenza di capire. Senza alcun dubbio mi hanno indicato questo. Sono entrato e hanno accettato! Vai! Poi mi hanno dato anche un’ottima cena. Ero felice!

Lo sguardo del proprietario dell’hotel Danio la dice tutta!

Non ha nulla (o forse invece sì…) a che fare con la Fotografia ma camminare, viaggiare lentamente ho scoperto che è meraviglioso. Bellissimo veramente. Mi contraddico alla velocità della luce: la lentezza e l’accuratezza con la quale guardare ha molto, moltissimo invece a che fare con il tentativo di fare buona Fotografia!

Il tragitto Imperia-Milano in vita mia l’ho fatto decine, centinaia di volte, ovviamente; ma farlo a piedi e lentamente mi ha fatto fare un viaggio in un luogo che mi è sembrato completamente nuovo e diverso da quello realizzato per tanto tempo. Ancora in Liguria ad esempio sono passato per una strada (originale romana!) che manco sapevo esistesse: bellissima!

L’antica strada romana da Alassio ad Albenga
Monica, che fa l’artista, mi ha dato del pane fatto in casa da lei, che mi è durato tutto il viaggio! In cambio le ho fatto e mandato questo ritratto.
Ho dormito e mangiato (benissimo) a casa di Alessio: in cambio gli ho mandato questa fotografia del suo mare, realizzata proprio di fronte a casa sua.
Nel chiosco AL CHIOSCO (si chiama così!) sulla spiaggia di Noli ho mangiato in maniera eccezionale da Igor!
Lei mi ha dato un pezzo di focaccia!

Una cosa voglio dire che mi pare di non aver ancora detto: in tutto il viaggio ho sempre dormito/bevuto/mangiato in maniera stratosferica. Sempre! Non ho mai dormito su una panchina bevendo acqua e mangiando pane. Veramente mai. Ricordo perfettamente bene un episodio specifico: ero a Spotorno, ancora in Liguria, e appena entrato in paese il primo hotel che mi si para davanti è un bellissimo 4 stelle. Lo guardo con desiderio e tiro dritto, pensando che sarebbe stata una meta troppo al di sopra delle mie disponibilità. “figuriamoci se mi prendono in considerazione!” dicevo tra me e me, proseguendo la camminata. Dopo poco però mi sono fermato, cambiando i miei pensieri: “un hotel 4 stelle?!? ma la Fotografia e la mia fotografia meritano certamente un hotel 4 stelle!” e sono tornato indietro. Non solo ho dormito ma ho anche cenato: ricordo ancora adesso il meraviglioso pesce di quella sera.

Per l’hotel Tirreno di Spotorno ho fatto uno still-life sul tavolo di marmo della loro cucina con i prodotti del loro orto.
Una delle maggiori soddisfazioni della mia carriera di fotografo professionista è il fatto che, ancora adesso, quella fotografia è la foto profilo della loro pagina Facebook!
Sembra incredibile anche a me che la racconto, ma è andata esattamente così: una sera ho dormito a casa di questa ragazza, Teresa.
A casa sua ma con lei assente! Nel senso che mi ha accompagnato a casa (una seconda casa, suppongo, non so), mi ha dato le chiavi e mi ha detto “quando domani mattina esci chiudi la porta e lascia le chiavi sotto il vaso”.
Giuro.

Dopo Savona ho lasciato la Liguria ed è cominciata la salita, verso il Piemonte. Cominciava ad essere dura e i piedi cominciavano a farsi sentire. Sono arrivato in cima, pronto a scollinare, veramente stecchito. Arrivo quindi a Sassello, la patria degli amaretti. Vedo un bel bar, affollato. Entro e passa quel solito quarto d’ora in cui non riesco neanche a parlare. Mi riprendo, e vengo rinvigorito da un bel gelato.

Lui è Giuliano (si vede subito che ha una bella faccia generosa e dolce, no?) con il gelato più buono del mondo: crema intinta in cioccolato fondente caldo!

Lentamente mi riprendo, spiego per bene tutta la storia e il buon Giuliano mi dice che non hanno solo il bar ma anche un bed&breakfast lì sopra e che sarebbe stato felice di ospitarmi. Bene! Ma in cambio di cosa? Mi racconta che, sempre lì sopra, vivono gli anziani genitori, sposi da 60 anni! E’ fatta, farò il ritratto alla sig.ra Gina e a suo marito. Ci penso e mi preparo come dovessi fare la fotografia più importante della vita: anche perché É la Fotografia più importante della vita.

Il backstage, come si suol dire!
La Fotografia
Che viene subito mandata via mail e subito stampata.
E nel Bar Gina di Sassello non c’è solo la mia stampa, ma anche un quadro, realizzato recentemente, copiato dalla mia fotografia! 🙂

A Sassello, la mattina dopo, ho fatto anche una chiacchierata con Linus e Nicola a Radio Deejay: QUI

In Liguria la strada praticamente è una sola, in Piemonte e Lombardia sono infinite, per cui il tragitto è diventato più frastagliato e, volendo stare lontano dalle strade trafficate (l’unica cosa di cui avevo veramente paura erano automobili e camion), ho cominciato a prendere stradine di campagna passando così da paesini che, essendo lontani dalla “civiltà”, diventavano una specie di salto spazio temporale. Spesso e volentieri i fotografi/giornalisti pensano che si debba andare in capo al mondo per trovare qualcosa di particolare/strano/inesplorato; non ne sono così convinto, i luoghi in capo al mondo sono già stati esplorati e raccontati tutti, forse il veramente particolare/strano/inesplorato è in un paesino in provincia di Alessandria.

Qui ad esempio non mi ricordo assolutamente dove fossi, ma vi assicuro che era veramente strano.

Backstage
Questa la mia foto: loro bevevano una birrozza Moretti dentro la fontana del paese.

Cammina e cammina arrivo a Bosco Marengo, un piccolo paese ma pieno di orgoglio storico, avendo dato i natali a Papa Pio V. Arrivare lì è stata la tappa più dura, in un giorno ho fatto più di 35 chilometri. Arrivo stremato, distrutto, i piedi a pezzi ed entro in Paradiso. Già da fuori è bello, dentro è veramente caldo e accogliente, con il carrello dei formaggi (piemontesi e no) lì in bella vista. Sto parlando della Locanda dell’Olmo

Questo è il piatto che mi offrono appena entrato. Me lo ricorderò tutta la vita. Agnolotti scottati sulla piastra, come una volta. Da mangiare con le mani. Uno a uno.

Scoprirò una famiglia e una comunità veramente meravigliosa, fantastica. Sono tornato in seguito a mangiare in questo ristorante, veramente eccezionale. Sono rimasto a Bosco Marengo due giorni, era passata una settimana dalla partenza; io avevo bisogno di riposo e i miei piedi di cure.

Il dottore del paese mi cura i piedi…
… e in cambio anche lui ha avuto una mia fotografia.
Questi i miei piedi. Vi risparmio la visione senza bende.
Questa la grande Famiglia compreso il super cane Pongo.

Come dicevo a Bosco Marengo mi sono fermato due giorni; ci voleva. Che poi uno pensa che in quei casi sei stanco, dormi e ti riposi: per nulla. A parte che dormire con quei piedi un vero supplizio, con i cuscini sotto le caviglie per tenerli alti e non toccare le lenzuola. E poi comunque si è in una adrenalitica tensione, per cui stare fermi è un po’ una sofferenza.

Ho dormito in un luogo splendido, un ex mulino: agriturismo Mansio

A Tortona entro in un hotel (4 stelle, ovviamente!), racconto la rava e la fava, mi guardano (giustamente e come quasi sempre!) come un matto ed esco sconsolato. Faccio qualche metro e sento dei passi di corsa verso di me: “nostra figlia ha detto che dobbiamo assolutamente ospitarti!” mi dicono.

Sei tu che mi hai regalato questo? No forse no… Maledizione non ricordo.
Comunque dormo meravigliosamente nell’hotel Villa Giulia
E questa è stata la mia merce di scambio!

La sera penso di fare una cosa: metto allora un annuncio sui miei social.

Decido di tenere un workshop! Di una sera e in cambio di cena!

Subito il workshop è SOLD OUT (eh: solo due posti!) e si presentano in hotel loro due. Purtroppo non mi ricordo in nomi: se mi segnalate aggiungo.

E mangiando e bevendo (gratis, io) si è svolto il workshop più corto della storia.

Uno dei problemi maggiori facendo questa esperienza è che si passa dalla grande e meravigliosa beatitudine (quando si trova da sistemarsi) alla frustrazione di una nuova giornata che comincia e che si deve risolvere. Si passa veramente dal Paradiso all’Inferno in poco tempo: forse esagero con la parola Inferno ma non con la parola Paradiso, perché, dovete credermi, con tutte le persone incontrate si instaurava un’amicizia, un affetto, una fratellanza che erano sempre uniche e meravigliose. La maggior parte delle volte al mattino ci si salutava con abbracci e baci, come ci conoscessimo e volessimo bene da tutta la vita. Quindi ogni giorno era un nuovo inizio, e dopo un po’ di giorni questa cosa incominciava a pesare. E lì è successo qualcosa di abbastanza stupefacente: era un tardo pomeriggio e ci si avvicinava alla meta della sera. Pensieri e preoccupazioni “chi mai troverò che mi faccia dormire anche questa notte? ma soprattutto, troverò qualcuno?”. Non so bene perché, ma ero parecchio sconfortato, con la sensazione che avrei dormito, per la prima volta, su una panchina.

Succede allora che si ferma un’automobile, scendono due donne (mamma e figlia, scoprirò dopo), si avvicinano e chiedono: “sei un pellegrino? possiamo offrirti ospitalità?”. Io le guardo stupito, spiego loro che non ero esattamente un vero e proprio pellegrino, ma qualcosa di simile, e alla fine sì, succede che mi ritrovo in un bellissimo B&B, ma veramente eccezionale! Tanto per dirne una c’era un rubinetto da dove usciva, volendo, l’acqua gasata. E tutto bio, tutto naturale, i pavimenti in sughero: veramente una figata. Ero nel B&B Cuor di Lomellina!

Siete un pellegrino?
Questa la mia umile ricompensa a una fantastica e amorevole ospitalità.

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Il giorno dopo era il 25 aprile e Michele Smargiassi su Repubblica pubblica un pezzo su di me e sulla camminata. Ne parlerà anche sul suo BLOG

Un po’ che era il 25 aprile, un po’ che ero felice, un po’ che per me era una vera liberazione e un po’ che amo Federico Patellani ho pensato di omaggiare una sua celeberrima fotografia.

Visto che ho citato Repubblica ecco un po’ di quotidiani che mi hanno voluto omaggiare della loro attenzione. Grazie a tutti i giornalisti!

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Quel giorno mi arrivò un messaggio da Oliviero Toscani che mi fece veramente tanto piacere:

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Alla fine, dopo 268 chilometri sono arrivato a Milano, stanco ma felice.

La prova era superata, ero riuscito a sopravvivere per due settimane senza denaro ma solo e grazie a ciò che, da quando avevo 12 anni, faccio e, evidentemente, so fare: il fotografo.

Ho provato (sulla mia pelle!) che la Fotografia (non semplicemente e solo la mia fotografia, la Fotografia in generale, come mezzo e linguaggio) ha un valore, al di là dei like o dei follower.


Questi i resoconti precisi di ogni giorni, con i relativi chilometri.

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DOMANDE FREQUENTI

MA HAI VERAMENTE FATTO TUTTO A PIEDI?

Sì, ho fatto tutto a piedi. Varie volte mi sono stati offerti passaggi in macchina: li ho sempre rifiutati. Sempre. Era diventata una sorta di missione, non volevo fare in automobile/autobus/treni/bicicletta/sommergibile neanche un metro!

SEI UN FOTOGRAFO FAMOSO, FACILE!

Intanto bisogna vedere se io sia veramente un “fotografo famoso” ma se anche così fosse è probabile che io lo sia per un ristretto numero di persone, probabilmente sui vari social network: insomma, vi assicuro una cosa, della quale sono assolutamente certo, a Sassello non hanno (nessuno!) la più vaga idea di chi sia Settimio Benedusi!

VA BENE NON SEI FAMOSO A SASSELLO, MA HAI FOTOGRAFATO LE TOP MODEL E LE PERSONE FAMOSE!

Sarà, ma non ho mai usato le top model o le persone famose che ho fotografato per introdurre o favorire la mia condizione. MAI. Non sono mai entrato da qualche parte dicendo “buongiorno sono il più figo fotografo del mondo e bla bla…”. Non solo non era nello spirito dell’operazione ma non sarebbe servito a nulla. Tutto il progetto aveva precise caratteristiche profondamente fotografiche, e per chi vuole fare vera e buona Fotografia entrare in veloce ed efficiente empatia con le persone è una qualità fondamentale. Un buon fotografo è colui che riesce a instaurare un collegamento con le persone, con il mondo, con la realtà: in questo viaggio io ho sempre soprattutto cercato questo, uno stretto collegamento con le persone, con il mondo e con la realtà. Raccontare che ero il super figo fotografo delle top-model sarebbe stato solo controproducente.

OK, VA BENE, E ALLORA COSA DICEVI, COME CONVINCEVI LE PERSONE?

Semplice, molto semplice: “Buongiorno, sono un fotografo, sto andando a piedi da Imperia a Milano, se lei mi offre da bere/mangiare/dormire io le farò la migliore fotografia che lei abbia mai avuto della cosa o persona per lei più importante”. Tutto qui. E poi mi adattavo, capivo dalla postura del corpo se erano interessati, diffidenti, sorpresi e reagivo in conseguenza, attivando, come un animale, la maggiore empatia e capacità reattiva possibili.

HAI RICEVUTO DEI NO?

Certo! Tantissimi! Una giornata, anche quella particolarmente dura, la salita dalla Liguria a Sassello, nessuno mi ha dato nulla dal mattino alla sera. Capita!

MA HAI FATTO IL VIAGGIO DA SOLO? CHI TI FACEVA LE FOTO BACKSTAGE?

No, non ho fatto il viaggio da solo, c’era con me la mia assistente Francesca. Eravamo insieme ma divisi, nel senso che la camminata si svolgeva sostanzialmente separati e poi quando entravamo nei posti io entravo per primo e raccontavo la rava e la fava. Dopo che io avevo detto e fatto lei si presentava e chiedeva da bere/mangiare/dormire, ovviamente pagando. Debbo dire però che nella maggior parte dei casi Francesca non ha pagato nulla neanche lei, a scrocco delle mie fotografie. Francesca lavora con me dal 2014, sono quindi 5 anni: mi ha affiancato in tutte le mille mie follie, compresa questa!

Francesca oggi aspetta una bambina e le auguro ogni bene!
Ma ancora lavora con me e mi aiuta!

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In questi anni sono andato in varie trasmissioni e in vari contesti a raccontare di questa camminata. Recentemente ho avuto l’onore e il piacere di essere stato invitato al TEDx di Verona a parlare di questa esperienza. E’ stato bellissimo, e poi le rigide regole di quel format impongono una durata del talk molto breve, con beneficio delle sintesi!

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Ecco, direi sia tutto.

Sono consapevole che sia arbitrario definire periodi storici o personali o emotivi in base a date precise. Porre la conclusione del Medioevo il 12 ottobre del 1492 da un lato suona come arbitrario e approssimativo, forse. Ma d’altro canto è vero e condiviso che l’era moderna cominci proprio quel giorno, quel mese, quell’anno.

Non vorrei adesso esagerare con l’enfasi, ma la distanza che ho interposto (volontariamente) a quelle vicende con il loro racconto (oggi, più di 3 anni dopo) mi fanno ragionevolmente pensare che la Camminata sia stata per me e per la mia maniera di essere fotografo una vera e propria svolta: dal Medioevo si è passati all’Era Moderna!

11 risposte

  1. Lucia

    Caro Settimio…che bella sorpresa leggere di te e della tua bella sfida, che si è rivelata molto positiva! Straordinario il contatto con la strada e con la natura…notevole davvero! Le persone perbene si fanno sempre riconoscere e la tua empatia è stata premiata! Complimenti davvero! È stato un piacere leggerti! Oggi posso dire di averti conosciuto meglio! Ti abbraccio
    Lucia

  2. Lorenzo

    Ho seguito la tua impresa (anche un paio di dirette). Sono originario di Spinetta Marengo (pochissimi km da Bosco) e quindi la tua attraversata mi ha interessato ancora di più.
    La casualità ha voluto che ci incrociassimo a Tortona, giusto il tempo per salutarti e manifestarti la mia stima per ciò che stavi facendo (mannaggia, sai quanto avrei voluto partecipare a quel workshop al costo di una pizza?!).

    Questo post è bello e autentico. Sentir parlare di fotografia in questo modo spinge a riflettere sul “perché” facciamo le cose, che spesso è più importante del “come”. Ti sei messo in gioco e hai trasmesso un messaggio potente.

  3. Giorgio

    Bene Settimio, complimenti; mettersi in gioco per raggiungere un obbiettivo, ritengo siano alla base del nostro percorso quotidiano. Avevo sentito il tuo intervento a Radio Deejay e il tuo progetto mi ha subito affascinato, bellissimo leggere il tuo blog, vedere i tuoi scatti e apprezzare la bellezza delle persone che hai incontrato, non ha eguali, aggiungo e non me ne vergogno, emozionarsi nel veder la fotografia della Sig. Gina e del marito, fantastico!

    Un abbraccio

    Giorgio

  4. Rossano

    Chi nel “cammino’ della vita semina bene raccoglie buoni frutti . Grande Settimio

  5. Marianno

    Hola!
    Sig Settimio, io so che lei ama la professionalità. In tutte le cose. Ama la fotografia e ci ha detto 1000 volte perché. Giusto. Ci dice di non andare a mangiare certe cose ma di andare da Cracco. Bene.

    Poi però il suo sito, alle soglie del 2020, se visto su un cellulare sembra un francobollo visto dalla luna.

    Internet esiste da molto, il web comunque da molto. Il concetto di sito “responsive” glielo pò spiegare qualsiasi professionista, ma anche un ragazzino dello IED.

    Tutto questo bel contenuto, anche quello vecchio, con un sito che sia responsive e funzioni, magari resta utile anche oggi, no? Parlare di quanto si sia poco “raffinati” in mille cose come siamo noi che andiamo all’all-you-can-eat o fotografiamo i gattini è ok, ma poi ha un sito che è come il bar da Gina. Non all’altezza di chi predica così appassionatamente come lei.

    Il cellulare non fa solo le foto. Serve anche ad accedere alle informazioni: le sue valgono. Si dia una ripulita, vuole?

  6. Mariano

    Grandioso! 🙂 spero di leggerla presto da un cellulare senza problemi. I suoi esperti le diranno che il 70-80% degli utenti le arriva da smartphone.

    Auguri per tutto e forza!

  7. Giorgio

    Grazie per aver condiviso questa bellissima esperienza perché ci dà ancora fiducia sull’accoglienza delle persone e quando il fatto di “spogliarsi” davanti a loro chiedendogli aiuto gli permette di scoprirsi generosi.

    P.s. Grazie ancora per la splendida foto fatta a me e a mio fratello
    Giorgio

  8. Roberto Nencini

    Non ridere della mail…il diminutivo del cognome è Nencio, per gli amici e visto che sono povero “fuori”: Poveronencio che è diventato il mio soprannome. Non ci crederai, ti seguivo qua e là’ e non avevo molta simpatia, poi le dirette Instagram, poi ho letto questo racconto. Insomma ho gli occhi lucidi e non riesco ad andare avanti, ora mi stai simpatico e spero di incontrarti, magari in cammino visto che amo camminare

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