SHOOTING ON LOCATION #02

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[it]sono ancora a scattare dall’altra parte del mondo, in mezzo a spiagge bianche, palme e acqua azzurra. tutto è meraviglioso, non solo la natura ma anche e soprattutto le esperienze che i miei “clienti” mi fanno vivere. di tutto ciò non posso che essere felice ed appagato, ed in effetti lo sono. però…

però come dice giustamente matteo, commentando il mio post precedente, la fotografia ha un’assoluta certezza, quella di essere sempre sincera: tra tutto ciò che ci circonda quando fotografiamo scegliamo sempre una piccola parte, e questa piccola parte la rendiamo paradigmatica del tutto che ci circonda. è più forte di noi. non siamo noi, ma siamo profondamente noi. non parlerei di subconscio, mi sembra esagerato, ma forse semplicemente di istinto.

non so quindi ben cosa sia, molto probabilmente ha una grossa responsabilità il libro che ho letto qui in questi giorni, il devastante “caduta libera” del grande nicolai lilin (bello quasi come il suo primo romanzo, lo straordinario “educazione siberiana”), ma fatto sta che tra tutte le meraviglie che ho visto e soprattutto fotografato la piccola porzione di realtà che più mi ha impressionato è stato questo scheletro di lucertola.

come sempre fotografato e ritoccato con il mio iphone.

[/it] [en]

I am still shooting on the other side of the world, amongst white beaches, palm trees and turquoise water. Everything Is beautiful, not only nature but also and above all the experience that my “clients” make me experience. Above all I cannot help but being happy and satisfied, in actual fact I am. But…

Perhaps as matteo was rightly saying, when commenting on my previous post, photography has an absolute certainty, that it is always sincere: amongst everything that surrounds us when we photograph we always choose a small part, and we make this small part paradigmatic to all that surrounds us. It is stronger than us. It’s not us, but it is deeply us. I wouldn’t talk about subconscious, I think it is exaggerated, but it is simply about instinct.

therefore don’t know exactly what it is, I probably blame all this on the book that I’ve read during these last days, the devastating “free fall” by the great nicolai lilin (almost as good as his first novel, the extraordinary “siberian education”), the fact is that amongst all the marvelous things I’ve seen and especially photographed the small portion of reality that has impressed me the most has been this skeleton of a lizard.

Photographed and retouched with my iphone as usual.

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6 risposte

  1. Alessandro Avenali

    Il fatto che tu scelga dei particolari non proprio rappresentativi della diversità dell’ambiente in cui ti trovi (rispetto agli ambienti a noi / a te più familiari), mi fa pensare a quanto non sia poi importante il *dove* si è, ma il *come* si è. (Ci voleva il congiuntivo ma era cacofonico)
    Era Proust che diceva “il vero viaggio di scoperta non consiste nel visitare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”?

  2. Matteo Oriani

    Le foto non vengono mai per caso 2. Hai preferito fotografare un cadavere di lucertola piuttosto che una noce di cocco, la risacca, un raggio di sole che filtra tra i rami di una palma. Forse per quello che tu chiami istinto (o curiosità?) e per fuggire dall’ordinario, ma c’è sicuramente un altro motivo. Sei nella natura e la natura ha un ciclo naturale che prevede la morte per potersi evolvere. La morte è parte integrante della evoluzione universale. Anche noi ci evolviamo durante la nostra vita. E quindi parti di noi “muoiono” per lasciare spazio a nuove “vite”. Questi passaggi sono peculiari al trascorrere del tempo e vanno a formare “bagaglio di esperienze”, cioè noi stessi. Ora: tu hai appena letto un libro che ti ha “segnato” e forse stai attraversando uno di quei momenti che scandiscono la nostra vita. Possono essere momenti eclatanti o non immediatamente riconoscibili. Possono essere tappe fondamentali o semplici eventi. Come un lutto, una nascita, una unione, una gratificazione professionale. O semplicemente un momento cronologico della tua vita, che magari ha un significato più profondo rispetto ad altri passati. Ma, consciamente, non te ne rendi conto. E allora, tacchete, ecco la lucertola morta. E’ una vita che non c’è più, ma rimane qualcosa che hai trasformato in bellezza. Le foto, come i sogni, non vengono mai per caso. Five cents, please!

  3. Maria

    E quindi parti di noi “muoiono” termine improprio nel mio sentire

    ..nella vita ci sono trasformazioni, la morte é desolazione, non c’é piu’ nessuna possibilita’, opportunita’, la morte é fine senza ritorno, ecco perché le fasi della vita sono trasformazioni e non morte…

    pensavo che nulla mi appartenesse e di non appartene a nessuno ed invece quando la morte ti tocca, ti rendi conto di quanto le persone ti siano appartenute e siano dentro di te, nella tua anima e questo sentimento ti uccide, la malinconia ti assale, la tristezza e non puoi fare nulla solo stare in silenzio nel vuoto che si crea dentro di te….desolazione e morte

    Col tempo tutto se ne va…nostalgia, malinconia e nient’altro

  4. alessandro bianchi

    Trovo molto interessanti i cadaveri degli animali. Non perché non ami gli animali ma perché spesso non vengono rimossi dal luogo in cui muoiono e possiamo capire che tipo di morte hanno avuto, cosa stavano facendo l’ istante prima di morire e molto altro.
    Insomma possiamo indagare e trovare molte risposte sulla loro morte e sugli ultimi istanti della loro vita.

    Avrò qualche disturbo psicologico?

    @Matteo sei un grande anche con il pensiero e le parole… Oltre che con la macchina fotografica.

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