quando ero giovane, ehi! sono giovane, quando ero più giovane, andavo con il mio amico a. in vacanza a capri.
non pensate a vacanze lussuose in ville miliardarie o sorseggiando limoncello al quisisana. il mio amico a. era amico dell’amico m., che abitava ed era di capri.
andavamo quindi ospiti da lui. ospiti direi che sia un eufemismo, nel senso che di volta in volta dormivamo ora di qui ora di lì, ospiti dell’amico dell’amico dell’amico…
la nostra storiella avviene una sera di fine agosto quando l’unica possibilità di dormire era quella di andare su una barca dell’amicodell’amicodell’amicodell’amico, insomma non sapevamo assolutamente di chi fosse la barca e avevamo anche una vaga idea di come fosse questa barca. sapevamo che era a vela e ne possedevamo una approsimativa descrizione. passa la serata nei bagordi capresi, si mangia ci si diverte e si beve.
soprattutto quest’ultima attività si è dimostrata generosa, sotto la luna caprese.
a una cert’ora della notte, o forse meglio direi, del mattino presto scendiamo da capri paese, che si trova non sul mare, verso il porto alla ricerca della barca dove andare a dormire.
il primo problema è che la barca non era sulla banchina, ma ormeggiata in mezzo al porto. prendiamo allora un piccolo barchino e a remi ci mettiamo all’affannosa e “nebbiosa” ricerca del nostro letto per la notte. “è questa”, “no, non ti ricordi, è questa”, “ma no, cosa dici, è questa”…e così per un bel po’. alla fine accostiamo su quella che eravamo entrambi sicuri fosse la nostra giusta destinazione.
entriamo, a quel punto stanchi morti e solo desiderosi di buttarci in branda, ci avviciniamo alla cabina, e…vediamo fuori due paia di scarpe. cazzo! veniamo presi dalla paura, un po’ dal panico vuoi di aver sbagliato barca, vuoi che il proprietario amicodellamicodell’amico…. avesse cambiato i programmi e tornato sulla sua barca, insomma cazzo ne so…ci siamo spaventati e piano piano siamo tornati sulla nostra barchetta a remi.
e rema e rema e torna sulla banchina del porto. albeggiava ed eravamo stanchi morti. ci trasciniamo verso la vicina spiaggetta, pensando di buttarci sulla sabbia a dormire.
sabbia? niente sabbia sulla spiaggia di capri, solo sassi, scomodi e duri. troviamo allora in mezzo alla spiaggia due tavoli che chissà a cosa servivano. io e il mio amico a. ci buttiamo sui due tavoli pronti a dormire anche sugli spilli. finalmente ci si distende e si prende sonno. quasi. più o meno. dopo quello che a noi sembrò qualche minuto ma che nella realtà non fu che massimo due orette, ci sentiamo battere sulle spalle, sempre più forte. apriamo gli occhi e la spiaggia deserta di qualche ora prima era strapiena di gente, noi eravamo nel mezzo di bagnanti, turisti, bambini che giocavano a palla, un casino. e il tavolo era di qualcuno a cui serviva per vendere non so cosa. insomma ci sbattono fuori dal nostro letto.
distrutti, stanchissimi ci trasciniamo su verso capri con l’idea di andare in un albergo che con poche lire (lire!) faceva entrare per andare in piscina. l’idea era quella di buttarci a dormire sulle sdraio.
mi ricordo di essere arrivato sul bordo della piscina e all’agognato lettino veramente a pezzi. vestito com’ero mi butto su quello che speravo fosse finalmente il mio letto per la “notte”.
sul lettino, finalmente!
ci addormentiamo come morti immediatamente e altrettanto immediatamente si mette non dico a piovere, ma a diluviare!
porca zozza…morti, distrutti, torturati dagli eventi ci trasciniamo via dai lettini e entriamo nell’albergo.
a questo punto in verità il mio ricordo si perde nella nebbia e nella stanchezza…mi ricordo solo che in un albergo deserto siamo stati, io e a., abbordati da un turista gay.
l’idea che il turista gay ci facesse usufruire del suo letto ci fece tollerare la sua pressante compagnia.
non mi ricordo veramente come finì.
voglio dire, se il turista gay ci dette il suo letto, dovrei ricordarmelo, non tanto per l’agognatissimo letto ma più che altro per il prezzo salato da pagare.
chiederò all’amico a. e vi finirò la storia dell’estate del 1986 a capri…[/it] [en]A friar, not so long ago:
When I was young, Ehi! I am young, when I was younger, I used to go to on holiday to capri with my friend A.
Do not think at luxurious holidays in multibillionaire villas or sipping on limoncello by the quisisana. My friend A. Was a friend of a friend named M., who was living in capri. So we used to go as guests of him. Guests I’d say it is an euphemism, in a way that from time to time we’d sleep here and there, guests of the friend of a friend of a friend… our little story takes place one night towards the end of August when the last place to sleep was on the boat of a friendofafriendofafriendofafriend, so we didn’t actually know who’s boat was it and we had a vague idea on what the boat was going to look like. We knew it had a sail and we had an approximate description of it. The night goes by in the caprian carousal, you eat you have fun and you drink.
Especially this last activity came to be very generous, under the caprian moon. Sometime in the night, or better, of the morning we leave capri town, which is not by the sea, to head towards the harbour in search of the boat we need to get to to get some rest.
The first problem was that the boat was not on the jetty, but it was moored in the middle of the harbour. We then take a small rowing boat and we row breathlessly into the fog looking for our bed for the night. “is it this one”, “no, don’t you remember, it’s this one”,”no, what are you talking about, it’s this one”… and so on for a while. At the end we pulled up to the one we both agreed it was the right one. We get on board, and by then all we were looking forward to was to fall into a hammock, we get closer to the cabin, and… we see two pairs of shoes outside. Fuck! We get scared, we panic a little thinking we got the wrong boat, or maybe the owner friendofafriendofafriend… changed his mind and got back on the boat, in short fuck do I know… we got a fright and slowly we got back on our rowing boat.
We row row row and we get back to the jetty at the harbour. The sun was rising and we were dead tired. We pull ourselves to the nearby beach, thinking we’d fall asleep in the sand. Sand? No sand on the beaches of capri, only rocks, uncomfortable and hard. We then found two tables in the middle of the beach who knows what they were there for. My friend A. and myself fall asleep on the tables as we were ready to sleep on needles. Finally we stretch and we pass out. Almost. More or less. After something that felt like two minutes but that in reality it was maximum two hours, we feel a tap on our shoulders, getting stronger, we were amidst bathers, tourists, kids playing ball, complete chaos. And the table was of someone selling I don’t know what. So they kick us out of our beds.
Broken, tired we drag ourselves up towards capri with the idea to check in at a hotel that for a few liras (liras!) they’d let you in for the swimming pool. The idea was to fall asleep on the deckchairs.
I remember arriving at the edge of the pool and the agonized bed extremely broken. Dressed as I was I collapse on what I was hoping to be my bed for the “night”.
In bed, finally!
We fall asleep as if we died immediately and equally immediate it started raining, actually pouring!
Dammit… dead, tortured by the events we pull ourselves away from the deckchairs and we enter the hotel. Tell you the truth at this point my memories fade in the tiresome fog… I only remember that in a deserted hotel we were, A. and myself, approached by a gay tourist. The idea that the gay tourist let us use his bed made us tolerate his pressing company.
I really don’t remember how it ended.
I mean, if the gay tourist gave us his bed, I should remember it, not much for the agonized bed but more for the high price it came with.
I will ask my friend A. and I will finish my story of summer 1986 in capri…
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