FOTOGRAFIA E SOCIAL NETWORK: ISTRUZIONI PER L’USO. AGGIORNATO!

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Approfitto dell’articolo che è uscito questa settimana su Grazia per approfondire l’argomento “fotografia sui social network”.
Cercheró di essere sintetico ma efficace, così da essere capito soprattutto da chi non è fotografo e non capisce di fotografia, pur usandola.

La fotografia è un linguaggio: questa affermazione è la base di tutto.
La fotografia NON è fare belle fotografie, ma Fotografia è raccontare qualcosa con le immagini.
Capire questa premessa è la base di ogni approccio serio e sensato con la fotografia. La differenza tra uno che scatta fotografie e un Fotografo è, seguitemi nella metafora, la stessa che c’è tra chi sale su un cavallo e va dove vuole andare il cavallo (da qualche parte ti porterà) e chi sale su un cavallo portando il cavallo esattamente dove vuole andare lui.
Fin qui ci siamo? Bene!
Le cose si complicherebbero se fossimo qui ad imparare come governare e gestire il cavallo (fuor di metafora, come usare la fotografia per raccontare esattamente ció che vogliamo raccontare) ma noi, per fortuna, non aspiriamo a tanto: vogliamo, semplicemente, capire come usare e leggere la fotografia sui nostri social network preferiti.

Abbiamo detto che la fotografia è un linguaggio. Perfetto.
Abbiamo detto che non siamo qui per imparare ad usare quel linguaggio. Perfetto.
E arriviamo al punto: anche se chi produce fotografia non sa NULLA di linguaggio fotografico, della sua sintassi e della sua grammatica, ogni volta che scatta una fotografia fa delle scelte, consapevoli o meno, che pregnano quella fotografia di significati.
Facendo un’altra metafora, questa volta probabilmente più pertinente, sarebbe come se uno non sapesse ne’ parlare ne’ scrivere in maniera sensata e urlasse AHAHAHNGAAAAA oppure YIUNZOOOOOOO: nessuno dei due urli ha un significato (nessun significante si lega ad alcun significato) ma se si cercasse di decriptare quel significante in maniera approfondita probabilmente si arriverebbe ad un significato, pur se involontario.

Ci siamo? Forse la sto facendo complicata (sono in vacanza, ho tempo!) ma la sostanza è semplicissima: qualsiasi (QUALSIASI!) fotografia vuol dire/racconta/suggerisce qualcosa, una qualche verità.
Il difficile è decifrare/decriptare/tradurre quella fotografia.
Non sempre è semplice, ma per le fotografie spesso semplici dei social network probabilmente è semplice (scusate il gioco di parole, ma fare le cose semplici a volte è complicato).
Basta fare una cosa semplice (di nuovo!): domandarsi cosa si voleva dire con quella certa fotografia. Tutto qui. Andare un pochino a fondo e cercare di capire cosa voleva dire (anche inconsapevolmente) il fotografo con quella specifica fotografia.

Faccio un esempio, così andiamo sul concreto, la classica foto dell’estate. Questa:

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Cosa vuol dire? Qual’è la sua traduzione?
Vuol dire: “sono annoiata sulla spiaggia, ho finito di sfogliare CHI, voglio far vedere al mondo quanto sono fika (la tipa che si fa questa foto usa le K) con le gambe lunghe (da quella posizione vengono lunghe a tutte) e quanto sono magra (da sdraiate lo sono praticamente tutte)”. Questa è la traduzione di quella fotografia. Se a voi va bene che dalle vostre labbra escano quelle parole, continuate pure a scattarla e postarla.

Fatte queste doverose premesse teoriche andiamo finalmente al sodo, e cerchiamo di capire cosa e come fotografare per i social network:

-evitate di fotografare la vostra faccia, soprattutto se lo fate in maniera aulica, usando ritocchi vari per migliorarvi. La traduzione è “sono una figa spaziale”. Mica andreste in giro con il megafono a urlare: SONO UNA FIKA SPAZIALE!!!! (soprattutto se non lo siete)

-evitate di fotografare voi stessi e pezzi del vostro corpo (vedi foto gambe sopra): la traduzione (al di là dei casi specifici di cui sopra) è sempre e una sola: io, io, io, io, io, io, io, io……… Con l’ego ipertrofico temo si annoino le persone. Mica andreste in giro ad urlare solo ed unicamente: IO, IO, IO, IO, IO, IO!!!!

-evitate di fotografare, soprattutto se è assolutamente ordinario, ció che mangiate. Intanto è probabile che stiate o mangiando da soli o armeggiando con il telefono mentre state mangiando con altre persone, due cose che non sono belle da dire, no? Mica andreste in giro ad urlare: MANGIO DA SOLO COME UN CANE!!!! MANGIO CON DEGLI STRONZI DEI QUALI NON ME NE FREGA UN CAZZO!!!

-evitate di fotografare in maniera dichiarata ed esplicita i posti super fighi dove andate. Siete in un hotel a 12 stelle? In primissima classe della linea aerea super figa? E fotografate tutto e tutto postate? La traduzione è semplicissima: “sono un poveretto abituato ad andare in economica ma adesso sono in prima classe.” Volete proprio URLARLO ai quattro venti?

-evitate di fotografare banalità. Il mondo è già pienissimo di banalità. Se proprio volete ricordarvi di un bel tramonto fotografatelo pure, ma siete così sicuri di doverlo condividere con gli altri?

-evitate di voler essere una fashion blogger se non avete almeno mille follower. Ma proprio come minimo! Perchè se vi siete comprati un nuovo paio di jeans e postate subito la foto sui social lo state dicendo all’unica persona che non serve lo sappia dato che già lo sa: voi stessi!

-evitate di mettere fotografie di voi a 20 anni adesso che ne avete 60. (questa non serve che la spieghi, vero?)

Ecco, direi questo sia tutto.
Temo che in questa prospettiva il 90% delle fotografie sui social dovrebbe sparire.
Ovviamente poi ognuno è liberissimo di fare ció che vuole: basta che sia consapevole di ció che sta facendo.
Chiunque puó urlare al mondo: “SONO UN COGLIONE!!!”. Non si deve peró poi stupire se il mondo penserà che sia un coglione.

Insomma, prima di postare una vostra fotografia sui social forse dovreste chiedervi: cosa voglio veramente dire con questa fotografia?!?

PS: ho scritto tutto ció con aifon, se ho fatto più errori del normale chiedo venia fin da subito.

PS_02: se si volesse approfondire in maniera seria le metodologie per leggere la fotografia consiglio un libro tanto bello quanto tosto. Questo:

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AGGIORNAMENTO:
Probabilmente ha che fare poco con la questione, ma sicuramente ne ha con l’uso della fotografia da parte di chi non è fotografo professionista: l’inesistenza sui vari social network di fotografie sbagliate.
Una volta chiunque faceva le fotografie sbagliate così come ora chiunque fotografa tramonti o gatti.
Cosa è meglio? Sinceramente non saprei!
Mi piace peró mettere qui di seguito due immagini che é difficilissimo se non impossibile non dico vedere, ma proprio scattare. Due fotografie rarissime e difficilissime da realizzare (queste si, altro che i tramonti).
Solo per voi una foto sfuocata e (addirittura!) una foto tutta nera!

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62 risposte

  1. sadamelik

    La foto delle gambe ci riporta ad un gruppo di fb che parla di wurstel che amano andare al mare

  2. massimo

    ops vedo adesso che ne avevate parlato nei vecchi commenti sorry

  3. Domenico

    Sono contento di una cosa. Il buon Benedusi potrebbe tranquillamente impipparsene di certe problematiche. Son contento invece che ne sia sensibile.
    Lo sproloquio di immagine, così diversa da quelle che ritroviamo con piacere nei nostri cassetti, dei social, fondamentalmente forma le masse del futuro, incidendo, che lo vogliate o no anche sulle scelte. E per uno che non è top level, è un dato fondamentale, mettiamoci pure la repulsione verso un certi tipi di significati… e il gioco è fatto. E questo non perchè siamo fighi. Perchè magari siamo figli di una epoca con un coefficiente di buon gusto decisamente superiore.

    Quando incontro (perchè capita…) un autore di immagini molto “social” chiedo sempre cosa volesse dire e imploro almeno di farsi una domanda. Se avessi un vero album di fotografie (oggi un album è un album di #fecalbook) le farei vedere ai miei amici più veri?

  4. Vilma

    @DOMENICO: personalmente credo che chi posta le proprie immagini su un social non si chieda cosa voglia dire, nè lo pretende la forma di comunicazione social. Credo che il social addicted sappia di svendere attimi intimi e personali ad anonimi voyeurs, ma non gliene importa niente, il suo scopo non è quello di farsi domande o far vedere agli “amici più veri” le sue foto, il suo scopo, conscio o inconscio, è quello di esibire la sua esistenza, la sua presenza, spettacolarizzando la propria vita: mangiare una pizza è di per sé un gesto banale ed insignificante, ma se la fotografo e ne informo centinaia di ‘amici’ più o meno ‘veri’, allora diventa importante, la mia vita, il mio pasto, IO divento importante.
    E’ un meccanismo psicologico ben noto alle strategie di marketing che punta sulla voglia di appartenenza e sulla gratificazione che ne deriva, Il feedback di commenti, condivisioni e apprezzamenti spinge a reiterare l’azione sempre più spesso, al punto che, nel tempo, si genera assuefazione.
    Non si tratta di una nuova malattia, ma di una vera e propria variazione antropologica, non è né bene né male, se accade e si afferma è perché in questo momento è opportuna (alla conservazione della specie, direbbe un evoluzionista).

  5. domenico

    @vilma non posso non essere d’accordo col tuo discorso sociologico, ma.il mio discorso è tuttora basato su una qualche forma di stupore che non riesce ad abbandonarmi. E un genere di marketing si, fa decisanente leva su questo aspetto. Non posso accettare che sentissimo il bisogno del #bimbominchia. Apprezzo molto il tuo discorso.

  6. Alessandro

    PRIMA investivo un bel pò di soldi in libri.
    ORA investo molti più soldi in libri.

    Dissanguandomi mi fai un favore.

  7. Mariuccia

    Porrei la stessa di domanda di Efrem Raimondi: perché prendersela con i tramonti o con i gatti? Vedo, anche sulle copertine patinate, ritratti di una ripetitività sconvolgente: tutti uguali, tutti con lo stesso “stile”, tutti “banali”…cos’hanno da raccontare di più rispetto ai tramonti o ai gatti? Forse il cachet?
    Quanto al tema trattato, lo estenderei, ma vedo che qualcuno lo ha già fatto, a qualsiasi manifestazione di sé presente nei social: che cosa vogliono dire i brani musicali, le opinioni politiche, le considerazioni sportive dei nostri cosiddetti “amici”?
    Ci interessano realmente? Certo, ci interessano tanto quanto le cosce sul lettino al mare, la pizza, i calamari, i cieli, le nuvole, i mari, le crociere…
    Se il principio di pubblicare sui social, e in qualsiasi campo, solo ciò che comunica qualcosa, che interessa e che è pregnante dovesse passare, chiuderebbero baracca e burattini in due minuti! 😉

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