PHOTOGRAPHERS-AGGIORNATO-02

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[it]su cento persone che si definiscono fotografi, oggi, nel 2013, ci sono:

50% di fotoamatori assoluti, cioè di persone che non hanno fatto mai una fotografia se non per se stessi. non hanno neanche l’ambizione di essere professionisti, ciondolano in giro con la macchina al collo fotografando ció che capita davanti ai loro occhi. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piace farsi gli spaghetti a casa si definisse chef.

20% di fotoamatori che pur avendo un altro “vero” lavoro  si atteggiano da professionisti, facendo dei veri e propri servizi tipo quelli per le riviste. trovano addirittura delle riviste (on-line, ovviamente) che i servizi glieli fanno fare (gratis, ovviamente). in cuor loro non si credono professionisti, ma da fuori, ad occhi superficiali, lo potrebbero sembrare. tutto perfetto, se non che si definiscono spesso photographer sul loro sito: come se uno a cui piacesse fare gli spaghetti a casa per gli amici si definisse chef.

20% di persone che per mille e una ragione (in verità sono sempre le stesse: appartamenti dei genitori in affitto, pensione dei nonni e dei genitori, ricchezza familiare…) non hanno problemi di soldi e fanno come se fossero fotografi professionisti. fanno “finta che”. gli piace credere e far credere di essere ció che non sono. ci sono vari gradi, che vanno ad esempio dall’andare nel backstage delle sfilate con l’ambito tesserino al collo (per fare fotografie che andranno dove?!?) a fare mostre, libri o addirittura riviste vere. si credono veramente professionisti, e più che altro gli altri pensano che lo siano: peccato che nessuno gli abbia mai dato un euro per le loro foto. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno avesse un finto ristorante, senza clienti, senza camerieri e pure senza cucina si definisse chef.

5% di fotografi professionisti che “scattano fotografie”. fanno fotografie sulle spiagge, matrimoni, cronaca… non posseggono e non serve alcuna cultura dell’immagine. fanno i fotografi assolutamente per caso, così come un altro fa il gommista. sono i primi di questa lista che vedono del grano. poco, ma qualche euro lo vedono, un po’ di più in meridione per i matrimoni. tutto perfetto, se non che si definiscono photographer sul loro sito: come se uno che ha la pizzeria si definisse chef.

3% di fotografi professionisti che lavorano ai margini del mercato vero, per riviste sfigatissime, per clienti sfigatissimi. il tutto a budget ridicoli. hanno poche spese e tirano avanti come possono. si definiscono photographer sul loro sito, e fanno pure bene. peró, noi lo sappiamo, è come se l’addetto alle salse del grande ristorante si definisse chef.

2% e poi ci sono gli chef.

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ho scritto di getto questo post con il telefonino, l’ho rimesso adesso a posto togliendo le maiuscole, che normalmente non uso qui sul blog.

vorrei solo aggiungere una cosa, anzi due:

-il mio non è un discorso meritocratico, uno fa ciò che vuole. sto solo descrivendo, a chi magari ha le idee confuse, com’è la situazione oggi dei fotografi italiani. non è un giudizio, non è un’opinione: i fatti sono esattamente questi che ho descritto qui sopra.

-ieri è mancato lo “chef” tra i più grandi, Gabriele Basilico. lui era ed è un grande intellettuale e un grande fotografo. pensateci bene quando usate la parola “photographer”: servono anni, studi, fatiche che non potete neanche immaginare. pensateci bene.

 

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SECONDO AGGIORNAMENTO

ovviamente mi fa piacere che ci siano tutti questi commenti: il fatto che se non altro abbia stimolato una discussione sull’argomento fotografia mi piace molto.

vorrei fare ancora un’ulteriore precisazione, è un argomento che vedo spesso citato nei commenti. (mi perdonerete se lo faccio qui e non nei commenti. ma d’altronde qui è casa mia e faccio un po’ quello che voglio… ;-)): il discorso di questo post non ha nulla a che vedere con una presunta concorrenza degli pseudo fotografi. assolutamente no! non me ne frega nulla! se alcuni clienti vogliono spendere due lire si meritano un lavoro da due lire. e non me ne frega neanche nulla della facilità o meno portata dal digitale: è un’evoluzione che nessuno (e certo non io!) può fermare. e che in ogni caso non ha neanche senso di fermare! il progresso è questo, e va bene così: porta anche infinite conseguenze positive che sono il primo ad apprezzare.

se arrivano le automobili e finisce il trasporto con i cavalli non serve assolutamente niente rimpiangere i cavalli. va bene così.

ma non è che chiunque guidi un’automobile automatica si può tranquillamente fregiare del titolo di cavallerizzo. quello no! (sì, mi piace fare le metafore)

con questo post ho quindi, lo ribadisco, semplicemente voluto dire come è la situazione di coloro che si fanno chiamare photographers oggi, nel 2013.

un’ultima cosa: notavo che, nella maggior parte dei casi, chi fa veramente il fotografo (e cioè guadagna dei soldi con questa professione) non si autonomina photographer sul proprio sito, mentre la maggior parte di coloro che NON fanno i fotografi ci tengono a mettere sotto il loro nome la magica parolina photographer: bizzarro, no?

(già avverto la rottura di coglioni che arriva: “ma qui sul blog c’è scritto settimio benedusi photographer!”. certo, c’è scritto e ci rimane scritto. per un semplice motivo: questo è un blog scritto dal punto di vista di uno che nella vita fa il fotografo. dichiaro l’argomento, non chi sono e cosa faccio io. ok?)[/it] [en]

in one hundred people that define themselves as photographers, today, in 2013, there are:

–  50% who are absolute amateur photographers, that is, people who have never taken a photograph if not for themselves. they do not even have the ambition to be professionals, they hang around with the camera around their neck photographing what happens before their eyes. its all good, except that they often refer themselves as photographers on their website: as if someone who likes cooking spaghetti at home would call himself a chef.

–  20% of amateur photographers despite having a “real” job pretend to be professional, doing real editorials like those we see in magazines. they even find magazines (online of course) that make them do editorials (for free of course). in their heart they do not believe to be professionals, but from the outside, to shallow eyes, they may seem so. its all good, except that they often refer themselves as photographers on their website: as if someone who likes making spaghetti for friends called himself a chef.

–  20% of people that for a thousand and one reasons (in all truth they are always the same people: parents’ apartment for rent, grandparents’ and parents’ pension, family wealths..) they do not have problems with money and they behave as if they were professional photographers. They “pretend”. they like to believe and pretend to be what they are not. there are various degrees, for example they go from going backstage at fashion shows with a pass around the neck (to take pictures that will be published where?!?) to doing exhibitions, books or even real magazines. they really feel professional, and more so others think that they are: pity no one has ever given them more than one euro for their photographs. its all good, except that they call themselves photographers on their website: as if someone had a fake restaurant, without clients, without waiters and even without a kitchen and called themselves a chef.

–  5% of professional photographers that “take pictures”. they take pictures on the beaches, of weddings, news.. they do not have and it is not necessary to have any image culture. they are photographers by pure chance, just like others change tyres. they are the first on this list that see some dough. very little, but they get a few euros, a little more in the south for the weddings. all good, except that they call themselves photographers on their website: as if someone who has a pizzeria calls himself a chef.

–  3% of professional photographers working at the edge of the real industry, for crap magazines, with crap clients. all accomplished with ridiculous budgets. they have very little expenses and they pull through as they can. they call themselves photographers on their website, and so they should. but we know very well that, it is if the guy serving the sauces in a great restaurant called himself a chef.

–  2% and then you get the chefs.

 

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coming soon

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187 risposte

  1. daniele

    buongiorno settimio, sono in difficoltà:
    ho un diploma di fotografo ottenuto dopo 4 anni di scuola e lavoro da un professionista molti anni fa …
    non vivo più da anni con la fotografia
    non vendo mie immagini o miei lavori (anche se l’ho fatto per anni)
    insegno fotografia a tempo parziale
    sul mio blog ho scritto “fotografo”
    boh! che faccio … tolgo la scritta?
    in ogni caso hai ragione! sono molto infastidito da tutti questi che si atteggiano “photographer”, ma ho paura che sia una battaglia persa.
    buona giornata.

  2. marco

    Sono Marco
    sono uno chef, ho studiato tanti anni e ho fatto gavetta altrettanti…. grandi ambizioni!
    ho aperto un ristorante di alta qualità, ma i clienti sono stati pochi e alcuni non hanno mai pagato.
    ora ho aperto una pizzeria. piccola ma di buona fattura, con tanti piccoli clienti soddifatti. Campo dignitosamente.
    Purtroppo vivo in sicilia, dove funzionano caffè e pizza.
    Non fo mai scritto Photographer sul mio sito.

    Settimio. hai assolutamente ragione.

  3. LORIS SAMBINELLI

    Grande Settimio!
    io in che categoria posso inserirmi? di lavoro sono impiegato, nel tempo libero (tutto il mio tempo libero) scatto fotografie per riviste cartacee, per piccoli clienti e tento di informarmi più che posso sulla fotografia e l’arte in generale. Tutti i lavori mi vengono pagati, male ovviamente.
    Non ho scritto sul mio sito photographer.

  4. Mirko

    Oggi si vede che sei davvero incazzato e ho il mio perché .Ieri ci ha lasciato un Grande della fotografia (quella vera) uno Chef fantastico e quel due percento si fa sempre più rosicato.
    La fotografia ha perso tanto e questo fa davvero male !

  5. Paolo Ranzani

    ;D

    …e poi… fuori percentuale… ci sono anche quelli che non sono fotografi, non scrivono “photographer” sul loro sito, non hanno mai fatto fotografie, non hanno mai venduto una fotografia,….ma a volte fanno più danni dei “photographers”! Sono quelli che scrivono di fotografia! Auto eletti cultori della fotografia, critici ed esperti, … ma che non ne sanno nulla di fotografia “pratica” e forse neanche teorica se non quella che hanno letto dalle pagine di Roland Barthes e della fotografia come professione non hanno capito una cippa di lippa e parlano parlano…scrivono scrivono…di un mondo che non conoscono minimamente ed esiste solo nella loro testa obsoleta e arrugginita e fantasiosa. Un po’ come crearsi una professione di esperti del “paese delle meraviglie” di Alice. 🙂

  6. Armando

    Ciao Settimio,
    un’analisi perfetta.
    Ma se il mercato italiano non cambia avremo sempre più pizzerie, temo.
    Armando

  7. Maurizio Camagna

    Genericamente d’accordo, ma un piccolo appunto è doveroso. Ci sono pizzaioli (ne conosco personalmente alcuni) molto più bravi di famosi chef e l’addetto alle salse di un grande ristorante è probabilmente (per non dire sicuramente) molto meglio di uno chef di un ristorante anche di alto livello ma normale o semplicemente pretenzioso. Insomma, il paragone non è appropriato, il senso sì.

  8. Francesco

    Tutto perfetto, peccato che a me piaccia di più andare a cena della mia suocera (che non è certo chef, ma cucina divinamente), che andare da Cracco e tornare a casa con la pancia vuota insoddisfatto.

    Francesco,
    possessore di macchina fotografica

  9. Paolo Ranzani

    LORIS SAMBINELLI: Sei un impiegato. Un impiegato che si fa pagare male. Un impiegato che somma al suo stipendio quello che potrebbe guadagnare un giovane fotografo che ha deciso di fare di mestiere SOLO IL FOTOGRAFO DI PROFESSIONE.. e non il doppio lavoro semi hobby e semi professionista. Se vuoi fare il fotografo….FAI IL FOTOGRAFO E BASTA! Se non riesci a campare SOLO DI FOTOGRAFIA fatti una domanda e datti una risposta. Se ti pagano male i lavori da fotografo che fai … FATTI UNA DOMANDA E DATTI UNA RISPOSTA. Magari sarebbe meglio se tu facessi il tuo santo e benedetto lavoro con il culo al caldo e lasciassi fare il fotografo ai FOTOGRAFI. E nel tempo libero che il tuo mestiere stipendiato ti consenti di avere fai sport, coltiva un giardino, dai un colpettino a tua moglie, leggi un libro, porta i tuoi figli in un museo, prenditi cura dei tuo capelli, vai al cinema, …e se proprio ti scappa di fare click…. scatta fotografia per tuo piacere e non occupare spazi che non hai le palle di conquistare senza avere un’altro stipendio.

  10. Luca

    BinLaden della fotografia, irrequieto deflagratore, provocatoriamente qualche bomba ogni tanto esplodi, mi fai sentire tutti e nessuno, semplicemente una cacca indefinita e casuale, quadratore di una insignificante esistenza misurata, scialba d’immaginazione
    amo ciò che scrivi
    buona giornata

  11. Dario Formica

    Mi permetto. Le considerazioni del Sig. Benedusi sono condivisibili, anche perché, fino a prova contraria, un professionista è tale quando viene pagato per ciò che fa (con qualità professionale, s’intende). Ma colui che fotografa è per definizione fotografo, ossia compie l’atto di fotografare, più pedissequamente: se scrivi con la luce sei uno scrittore che usa la luce (o uno scrittore di luce, vedere intervista a Scianna per capire la differenza), poi se con la luce ci scrivi la lista della spesa o “L’Ulisse” è un’altra faccenda.
    Ribadisco che appoggio le posizioni qui espresse, sto facendo l’avvocato del diavolo di proposito, e lo faccio per vedere più a fondo nella faccenda, per guardare tra tutte le pieghe di questo fenomeno e non tralasciare nessuna eventualità di salvare il salvabile. Non voglio essere ipocrita, compio questo atto di pignoleria per vedere se c’è un margine per non essere tra i peccatori. Sono stato pagato per alcune mie foto, vorrei mi pagassero per tutte le mie foto, non mi pagano le foto enti istituzionali creati e gestiti proprio per la promozione e la tutela della fotografia (preferirei non fare nomi, non qui almeno) utilizzando il MACABRO ritornello del “vuoi mettere la soddisfazione e la pubblicità di essere pubblicato qui o li….” – no, non vorrei mettere, io vorrei mettere dei quattrini sul conto in banca per poter fare la spesa e pagare l’affitto in maniera dignitosa svolgendo una professione. Ho 33 anni e fare il fotografo rientrando nel 2 o almeno nel 3% descritto qui sopra è un sogno che non so più nemmeno da che parte iniziare a sognare, di sicuro la marginalità geografica rispetto ai mercati che contano fa il suo, ma i ritornelli MACABRI sono diventati una sinfonia ammorbante e invalidante.
    Detto ciò, e mi scuso perché so di essermi dilungato, io non ho un sito e non compare da nessuna parte la scritta Photographer accanto al mio nome, nemmeno sulla paginetta facebook dove ogni tanto pubblico degli scatti per mero narcisismo. Chiudo con una domanda, essere stato pubblicato sullo stesso volume insieme a Scianna, Basilico e Fontana (insieme ad altri ovviamente), fa di me almeno un misero scattino? Aver vissuto con i terremotati per svariati giorni in svariate occasioni fa di me un narratore per immagini, oppure è tutto vano e resto uno “che ciondola” perchè non sono ancora finito su Vogue?
    Grazie e scusate ancora.

  12. Paolo Ranzani

    Mauriizo Camagna: Definisci…”molto più bravi”. Da che punto di vista? Con che filtro rilevi che qualcuno è più bravo di un altro? Esiste una cartina tornasole di bravura? Se il parametro è la tua soggettività…al mondo non frega molto del tuo parere.

  13. Paolo Ranzani

    Dario Formica: Io canto sotto la doccia quindi sono cantante? ok, domani davo a Sanremo e se non mi fanno cantare do la colpa a te! 🙂

  14. Dario Formica

    Paolo Ranzani: Non era questo il senso stretto di ciò che ho scritto, anche se ammetto che la tua lettura è plausibile. Volevo vedere se c’era per coloro che “ciondolano” un margine di salvezza, e l’ho fatto usando di proposito una pignoleria etimologica. Io suono la chitarra da 20 anni e non mi sono mai definito musicista eppure ho quasi solo scritto mie canzoni, fotografo da diversi anni e lo faccio con un intento che per me rasenta il “vitale”, ossia per me è una necessità epistemologica raccogliere immagini, mi serve ad indagare me stesso e il mondo in cui ESISTO. Ciò che voglio dire è che forse esistono fotografi che pur senza finire su grandi riviste con grandi compensi usano l’apparecchio fotografico con estrema integrità intellettuale e tecnica. Mario Giacomelli ha fatto il tipografo per tutta la vita e poi ha aperto un camping sul mare, lo vogliamo definire un amatore che ciondolava? Quest’ultima è una provocazione, non una polemica. Ciao

  15. Tanaus

    Paolo Ranzani: credo che anche tutto quello che ha scritto Benedusi sia basato sulla sua soggettività, quindi? Al mondo non dovrebbe fregare del suo parere?

  16. Francesco

    @ Paolo Ranzani: però ti fa comodo quando gli impiegati vengono ai tuoi workshop che sicuramente ti farai pagare bene ..FATTI UNA DOMANDA e DATTI UNA RISPOSTA 🙂

  17. Mariano

    Parafrasando John Milton: “Perché la fotografia bambino mio, ci dà accesso a tutto quanto. È il supremo biglietto omaggio. È il nuovo sacerdozio, bambino. Tu lo sai che ci sono più fotografi di quante fotocamere esistono sulla Terra? Stiamo arrivando! Con le compact flash in mani! Foto dopo foto dopo foto. Finchè la puzza di tutto questo arrivi in alto in cielo da farli soffocare tutti quanti quelli lassù!”

  18. Paolo Ranzani

    Dario Formica: Giusto. esistono dei termini. Fotomatore dilettante. 😉 E’ bellissimo oltre tutto. Ha un bel suono e significa qualcosa di preciso. Non è mica denigrante cpme molti pensano. Quando uno dice “Ho la passione per la pesca” è una bella cosa… non è un pescatore di mestiere ma si DIVERTE con la pesca e pesca per i fatti suoi i pesci che mangerà iun casa con gli amici. Figo no? Non è quello che facevi o quello che farai ma quello che hai fatto e che ti viene riconosciuto. Se Giacomelli sulla carta d’identità ha scritto “tipografo” non frega a nessuno, Giacomelli per tutti è un grande fotografo a livello mondiale e dai suoli lavori ha guadagnato moltissimi soldi e riconoscimenti. Punto.

  19. Dario Formica

    Ultimamente pare che la fotografia e chi ci gira in torno siano diventati una “cosa per pochi”, ma a qualcuno verrebbe mai in mente di lamentarsi perché la gente dipinge gattini o marine la domenica pomeriggio? I fotografi della domenica che fastidio danno al mondo, mica lo consumano. Io mi preoccuperei di più della fotografia “svuotata” che ci viene propinata dalla moda e dai vari dictat dei druidi del marketing. Non è piacevole questo elitarismo (l’editor di testo non conosce questa parola) dilagante.

  20. Giorgio Giusti

    Paolo Ranzani ma sempre a leccare il culo a Settimio stai?

  21. Paolo Ranzani

    TANAUS: E’ qui che ti sbagli… BENDUSI non scrive cose soggettive. Quello che rappresenti e che ti viene riconosciuto è sotto gli occhi di tutti. Non è un parere. Berengo Gardin è un fotografo autore o un dilettante? Gino Rossi che fa il meccanico e la domenica scatta due foto che prova a vendere all’eco di Cesenatico per pochi urini,… come viene riconosciuto? Come un autore famoso o come un meccanico che fa delle discrete immagini? Non è soggettivo è oggettivo. Sei quello che rappresenti e quello per cui vieni percepito e riconosciuto e quindi pagato. Se a Berengo danno 10mila euro per uno ritratto ci sarà un motivo, se al meccanico gliene danno 10 di euro…ci sarà una ragione. Oggettività.

  22. Dario Formica

    Paolo Ranzani: io ribadisco che siamo d’accordo sulla differenza tra professionista e fotoamatore, ciò che voglio sottolineare è che in quel fotoamatore potrebbe esserci la stessa, quando non maggiore, dignità che c’è nel lavoro di un professionista, la differenza spesso la fa la sorte o gli eventi. Ciò non deve giustificare gli amatori che fanno i matrimoni “in nero”. Non vorrei treascinarmi fuori tema, o forse ci sono già andato, in caso mi scuso.

  23. Cristiano

    Ci sono i clienti che vanno in pizzeria perchè non hanno i soldi per andare dagli chef, oppure quelli ancora più pezzenti che non hanno nemmeno i soldi per la pizzeria e vanno al fast food.
    Tutti vorrebbero andare dagli chef ma, la maggior parte non se lo può permettere. …

  24. Paolo Ranzani

    FRANCESCO: Non capisco la tua domanda 🙁 Aspetta che mi rileggo ….. uhummm… Ho detto che gli impiegati debbano morire tutti? Che sono ignoranti e incapaci? No… Ho detto che se sei impiegato fai l’impiegato .. e se ti senti “photographer”, molla l’azienda e fai il fotografo. Io sono un fotografo e non mi è possibile venire a fare l’impiegato per passione e vendermi a un quinto del tuo stipendio.. ma se potessi lo farei cosi’ capiresti 😉 Riceveresti la lettera di licenziamento in quanto hanno trovato uno bravino ma che costa molto meno e lo capiresti… oh come lo capiresti 🙂 E poi ho detto che gli impiegati che hanno molto tempo libero possono usarlo in molte maniere bellissime.. tra cui fare anche fotografie per conto loro e come io posso iscrivermi a un corso di tennis loro possono iscriversi a un workshop di fotografia. Mai detto nulla di contrario. Io sono un dilettante del tennis loro sono dei dilettanti della fotografia. Funziona così ed è bello così 😉

  25. Alberto Pellegrinet

    Avendo lavorato come fotografo ho sempre utilizzato la parola “Photography”mi piaceva di più… ma in un paese come il nostro dove la fotografia resta un “lavoro per fanulloni” quelli che devono cambiare atteggiamento non siamo noi ma quelli che con la fotografia ed i fotografi ci lavorano… e sopratuttp la cultura e l’insegnamento.
    Per fare l’architetto devi ottenere una laurea in Architettura, se vuoi esser un medico in Medicina… per fare il fotografo devi solo comprarti la macchina fotografica… Questo in Italia… All’estero la fotografia è una facoltà universitarià… Chi sceglie fotografia studia anche Arnhaim, Barthes, Gombrich, JJ Gibson e altri esperi di Semantica e di storia dell’arte… Qui il manuale di Cesco Ciapanna Ed. o altri… pick one… dove l’aspetto tecnico è più importante di quello creativo.
    In un mondo puramente Italiano dove Apparire e meglio che Essere mi sembra che non ci sia nulla di male ad utilizzare Fotografo se per vivere si scattano foto e si utilizza la macchina fotografica… Mi da più fastidio vedere all’interno di alcune redazioni incompetenza ed ignoranza in fatto di fotografia e derivati… e farsi chiamare Photo Editor
    Sentirsi appagati e contenti perchè nel proprio sito ci si identifica come fotografi… non fa male a nessuno… l’ignoranza specie se abbinata ad interessi propri quella si fa danni e belli grossi…
    Con stima

  26. Paolo Ranzani

    Giorgio Giusti: ;DDD Ma hai mai visto il culo di Settimio? …è una favola… se tu lo vedessi …capiresti perchè lo faccio! XD PS. Non difendo Bendedusi. (non mi sembra che ne abbia bisogno e lo sapete). Difendo il pensiero della fotografia come mestiere. Quindi faccio i miei interessi. Ti pare poco?

  27. Paolo Ranzani

    Cristiano: hai ragione. Ma nessuno sta disprezzando “i clienti”. L’oggetto è che sei sai fare bene gli spaghetti burro e salvia fa un po ridere se fuori casa metti la scritta “chez gino grande chef” 😉 Ma poi puoi fare quello che vuoi. Settimio stava solo calcolando le percentuali di quelli che sanno fare gli spaghetti burro e salvia, tutto qui.

  28. Nicolas Bellwald

    ciao Settimio , è solo da tre anni che provo a fare il fotografo , ma ho fatto per 20 anni l’assistente , penso essere del tuo stesso anno , ho assistito te 18 anni fa , ho assitito Tony Thorimbert al mio primo giorno in Superstudio , poi Helmut Newton , Norman Parkinson , Scianna ect ect , da un certo punto di vista un set vale l’altro , una foto vale l’altra , difficile dare un valore senza essere preso dai contorni , senza sapere la storia , senza vedere il suo intero percorso o camino di ogni fotografo o foto amatore , o semplicemente umano che fa clcik .Condivido il tuo sguardo , che spesso puo passare per provocatore , e ti fa anche passare un po per chef .Come sai , dal greco , significa scrivere con la luce , non c è molto da stupirsi , oggi piu nessuno sa scrivere e pensa a concetto di luce in un senso piu spirituale e vasto, e al tempo stesso è vero il contrario , tutti con i loro iphone scrivono con dei click e la sensibilità del processore è sempre piu profonda .Ma la contraddizione è conoscenza , attento a non passare per il giustiziere della luce. Ciao Nicolas

  29. Alessio Migliardi

    Ciao Settimio,
    ho qualche perplessità su quanto hai scritto e cerco di esporla qui:
    Se un ragazzo oggi volesse intraprendere la professione di fotografo deve affrontare un percorso di crescita in cui le difficoltà sono molte e affrontarlo con serietà vuol dire avere coraggio perche’: 1) I fotografi professionisti che possono realmente insegnare qualcosa non prendono assistenti 2) I corsi di fotografia in giro fanno pena ed esistono solo pochi e costosissimi eventi in cui si può capire ed imparare qualcosa 3) una persona deve riuscire anche a vivere pertanto se non ha famiglia dietro o soldi in esubero deve obbligatoriamente fare un altro lavoro per poter mangiare.
    La situazione poi attuale del mondo fotografico è a dir poco penosa, sia a livello di budget proposto/disponibile dei possibili clienti sia a livello di cio’ che il mondo fotografico stesso propone.
    In una situazione come quella attuale trovo anacronistico continuare a criticare chi, nel tentativo di intraprendere la carriera fotografica professionale pratica anche un altro lavoro per poter mangiare, come al tempo stesso trovo degradante per la stessa categoria dei fotografi non riuscire a creare delle regole di identificazione più in linea con la realtà attuale, regole che permettono all’unica associazione italiana, la TAU, di indicare come fotografo professionista personaggi che riescono a malapena a tenere una macchina fotografica in mano e producono prodotti di dubbia qualità.
    La qualità appunto e’ forse cio’ che distingue uno chef da un lavapiatti e sarebbe forse meglio farla pesare maggiormente anche nel mondo fotografico. Non trovo propositivo per il mondo fotografico stesso criticare chi cerca di far diventare la fotografia il suo primo mestiere e nel percorrere questo cammino è costretto a fare anche altro perche’ di qualcosa bisogna mangiare ed un proprio mercato bisogna crearselo. Troverei invece più interessante capire ed identificare dei parametri oggettivi e piu’ legati al mondo fotografico della partita iva (che e’ un parametro commerciale) , per identificare chi è in grado di produrre un buon prodotto di qualità e chi no, e forse capire se la definizione di fotografo è legata alla capacità di creare una immagine di qualità e che funziona per cio’ che e’ stata richiesta o la definizione di fotografo è invece legata a chi semplicemente guadagna “scattando” foto. Se leghiamo il mondo della professionalità fotografica al solo guadagno non bisogna stupirsi che il mercato risponda a tale visione con un radicale abbassamento dei prezzi e con un rifiorire di photographers.

    ciao

    Alessio

  30. Cristiano

    Paolo : il problema è che tanti vogliono mangiare dallo chef con i soldi del fast food, e gli vengono servite le patatine da chi non è chef 😀

  31. Alberto Pellegrinet

    Aggiungo…
    per farti un esempio di quanto poco interesse ci sia da parte delle istituzioni italiane e Co. nei confronti della fotografia…
    Ieri come ben saprai è morto il Grande Gabriele Basilico… e sappiamo di chi stiamo parlando… (almeno io e te).
    Il trafiletto che è apparso oggi sul Corriere sembrava più un “Servizio Acquisizione Necrologie” indirizzato all Sig.a Calvenzi, ex Photo Editor Sport Week, piuttosto che un ricordo del Fotografo Gabriele Basilico…
    Fossi stao il direttore avrei aggiunto nella sezione Cultura, perchè di cultura trattasi, del Corriere una pagina speciale sulla vita artistica di questo Uomo… Io però…
    Tempo fa sempre sul corriere c’era un’intera pagina, che qualcuno s’è pagato, per la morte del proprio cane…
    Come vedi di voglia di fare ce n’è veramente poca… fosse morto un politico, un calciatore lo spazio per dir due cazzate lo avrebbero trovato…

    sempre con stima

  32. Paolo Ranzani

    Dario Formica: Puoi definirmi per favore “DIGNITA'”? perchè non mi sembra sia sotto accusa la dignità. E poi la sorte e gli eventi non accadono per caso. Sono le nostre azioni che fanno muovere le cose. Se sono un ottimo fotografo e non porto in giro per le redazioni le immagini o non ho capacità di sapermi vendere nei luoghi preposti…non è colpa della sorte ma colpa mia che non ho capacità di comunicare, giusto? Oppure ..se le immagini che porto a 300 photoeditor mi vengono rifiutate …ci sarà un motivo che non dipende dalla sorte. Giusto? Io quindi non credo ai geni incompresi. Il fotografo professionista non è solo uno che sa pensare e realizzare immagini di significato e di valore tecnico ed estetico e che soddisfino la richiesta di un committente. Il fotografo professionista “bravo”… è anche uno che si sa vendere e far conoscere, se non è capace a divulgare se stesso come puo’ comunicare con la fotografia …visto che la fotografia è SEMPRE una comunicazione per qualcuno? Ti diro’ di più (e rischio l’impiccagione) …in questo mondo bello strano matto stupido incredibile … in alcuni casi è più importante l’arte di comunicare che la capacità “di fotografo”. La capacità di essere e/o diventare “qualcuno” che sa dire “qualcosa” e lo dice “in un certo modo”. prendi Terry Richardson…sarà mica il più grande fotografo tecnico/estetico del mondo… però ha saputo imporsi e imporre “la sua fotografia” e sopratutto “il suo personaggio”.

  33. paolo

    io sono amico di uno chef photographer e le uniche foto che faccio le pubblico su Instagram solo per stare in contatto con gli amici. Dato che lui (lo chef) clicca “mi piace” sulle mie foto solamente perchè è mio amico (delle foto non gliene frega un casso) ci sono un sacco di fotoamatori che mi seguono perchè credono che io sia uno chef. Ma soprattuto ci sono un sacco di modelle che mi scrivono perchè credono che io sa uno chef!! E io sono molto felice di questo ma non sono capace a fare nemmeno le pizze! ;)))) …. su questo aspetto divertente voi professionisti della foto potreste aprire delle argomentazioni molto più profonde relativamente alla professione, agli strumenti di ritocco delle foto etc. Un caro saluto a tutti.

  34. Paolo Ranzani

    No CRISTIANO… il problema non è chi vuole mangiare dallo Chef… ma quelli che vogliono essere CHEF senza averne le conoscenze, le capacità, l’evoluzione, l’esperienza… etc. Non è una questione di listino prezzi e quindi di clientela.

  35. Paolo Ranzani

    Una precisazione: “Ricordatevi sempre di non soffermarvi sulle singole parole e di non cercare il pelo in una metafora. L’indice di Settimio Benedusi puntato verso la scritta “photographer” va letto in chiave ironica provocatoria ma non “blindata” sulle lettere della parola stessa. Se DAVID LACHAPELLE domani scrivesse sul suo sito “photographer” … non apparirebbe ridicolo e non rientrerebbe nella categoria dei “vorrei ma non posso” descritta sopra. Se lo sei puoi scrivere quello che vuoi o ancora meglio non scrivere nulla. L’ironia sta che SE NON LO SEI devi scriverlo per forza perchè DEVI convincertene anche tu per primo.” Umberto Eco non scrive sul suo biglietto da visita “SCRITTORE” 😉 Lui è uno scrittore. punto.

  36. Dario Formica

    Paolo Renzi: Per dignità intendevo dire che ciò che muove qualcuno a prendere una macchina fotografica e farci delle fotografie (cos’altro del resto?) può essere una motivazione estremamente importante e profonda, sia dal punto di vista intellettuale che, perchè no, spirituale. Quindi nel mondo ci saranno fotografi professionisti che affrontano il proprio lavoro con molto meno coinvolgimento di un amatore che fa una sua ricerca personale, insomma lasciamo perdere quelli che fotografano i campanili senza nemmeno fermarsi mentre seguono il gruppone della gita domenicale, quelli vogliono una foto per ricordarsi di essere stati li dieci anni dopo, ed è legittimo perchè la macchina fotografica è uno strumento che “registrs” la realtà e la puoi usare così o per farci dei capolavori. Quello che non mi pare corretto è usare certi termini provocatori e snob, e se devo essere sincero a me quel “CIONDOLARE” usato da Benedusi non mi è parso rispettoso per chi niente vuole e niente chiede fotografando il nipotino accanto al monumento di turno. E’ questa deriva elitarista a starmi stretta. E’ come dire a uno che suona che non può fare le serate nelle birrerie perchè non ha un contratto discografico, ma dai!! Sul discorso di sapersi vendere sono pienamente d’accordo con te, e Richardson mi era venuto in mente tre commenti fa, quindi vuol dire che su quell’aspetto siamo in sintonia. Insomma non sono in polemica, voglio difendere i ciondolatori, e so di non farne parte, o forse si….chissà.

  37. Paolo Ranzani

    Alessio Migliardi: Secondo te 20 anni fa i fotografi accoglievano i giovani assitenti a braccia aperte? Tieni conto anche che non esistevano i WORKSHOP 😉 e un’hasselblad costava (come ancora oggi) come il mutuo della casa. Quindi ti rigiro la domanda… “Come è diventato fotografo Benedusi e lasciami aggiungere il sottoscritto? Nessuno dei due ha il papà fotografo o viene da una famiglia ricca,… come ce lo spieghiamo? Inoltre qui nessuno denigra il 20enne che ha studiato fotografia e che cerca di fare il fotografo e per campare fa il cameriere in un bar la sera… attenzione… non è sotto accusa il fare un doppio lavoro per provare a diventare fotografo. Qui si disquisisce, semmai, su chi ha studiato e iniziato un lavoro da anni e ora che ha consolidato il SUO mestiere, decide che gli è scattata la PASSIONE della fotografia e non si limita a godere del piacere di scattare per se stesso… ma siccome ha la carogna di un mestiere che lo affligge e non lo soddisfa, per sentirsi “vivo” devo passare la soglia e quindi mentre tieni il culo al caldo nel suo ufficio e nella sua tredicesima, va anche a infilarsi negli ingranaggi che PROPRIO QUEI GIOVANI di cui parli cercano di attivare…sono proprio loro che bloccano la crescita dei giovani perchè fanno quei lavoretti che un fotografo professionista non fa e che dovrebbe fare il giovane volenteroso, piccoli lavori magari mal pagati ma che almeno ti danno sostengo morale e un po economico… Quindi se bisogna “fare critica” verso qualcuno bisogna farlo verso quel 20+20% di “photographers” che hanno prosciugato le possibilità di entrare alla nuova generazione.

  38. Dario Formica

    Chiedo scusa, è stato un lapsus poiché stavo leggendo un articolo su un’altra pagina poco prima, so che è una cosa molto brutta. Perdonami.

  39. Paolo Ranzani

    La dignità è una bella cosa… profondissima,… ma non mi sembra si possa mettere nel preventivo o nel curriculum .. quindi pur rispettandola non credo possa servire a identificare un professionista serio ed esperto con un fotoamatore dilettante. Possono avere pari dignità. Non è quello il filtro. Quando io canto sotto la doccia “Trottolino amoroso dudu dadada”… ho una dignità incredibile…. però… :O| PS. Settimio dice “ciondolare” che non è una parola denigratoria ma indica “gioco”… e se noti dice anche “tutto perfetto”… cioè quel mondo lì va bene così… è giusto e bellissimo che ci sia gente che gira fiera della sua ultima reflex e giochicchia con i programmi della fotocamera e cerca di catturare il mondo e di fermare gli attimi e a casa ha il quadro (copia) di una foto di BRESSON. Tutto perfetto tranne s einiziano a definirsi “photographers”. Ecco… quindi non ti ritenere offeso perché sia io che Bendusi, ci scommetto,.. a volte… vorremmo essere dei ciondolatori di fotocamera ai giardinetti. Credimi.

  40. Andrea D'Ambrosio

    Ho 29 anni e sono un fotografo agli inizi. Fotografo, perché ho la partita iva come fotografo e perché i miei unici guadagni derivano dalla fotografia. Agli inizi, perché ho appunto iniziato da poco a vivere la fotografia come professione. Inoltre ho deciso di lavorare solo nei settori che interessano a me: reportage e fotografo di scena. Cerco di evitare il più possibile di fare matrimoni o book. Non sto denigrando questo genere di lavori, semplicemente non mi interessano. Per questo motivo le entrate sono scarse.
    Non nascondo però, che posso permettermi di chiamarmi fotografo perché ci sono mamma e papà. Altrimenti dovrei per forza affiancare alla fotografia un altro lavoro, o addirittura relegarla ad hobby.
    Ho da poco creato un sito internet (devo ancora pubblicare i contenuti in realtà) che ho capito essere indispensabile per far visionare i miei lavori.
    Quindi, come mi posiziono? E’ vero che campo anche grazie ai miei, ma credo sia pur vero che da qualche parte si debba cominciare….o no?

  41. daniele

    è proprio quando il “photographer” ruba il lavoro a chi ci deve campare; magari con scarsa qualità, prezzi stracciati, concorrenza sleale, nero che il sistema crolla. molti comperano l’ultima reflex digitale, fanno un paio di workshop ed eccoli magicamente diventare “photographer”, mettersi a fare i professionisti senza avere assolutamente le conoscenze, capacità, cultura per la fotografia. questo fà arrabbiare!

  42. Dario Formica

    Immagino, non mi sono ritenuto offeso, anche perchè detto inter nos non credo di essere un ciondolatore. Come ho scritto nel primo commento, ho voluto fare l’avvocato del diavolo, poi sono anche stato un po’ portato fuori rotta dalle mie stesse riflessioni. Quando mi chiedono che cosa faccio nella vita ho preso l’abitudine di dire che mi occupo di fotografia, è una risposta istintiva e pudica, dire sono un Fotografo non mi riesce, ma questo perché? Io penso che sia perché sarebbe ridondante nei confronti della mia passione/lavoro (anche se non mi da da vivere) in compenso, lo giuro, non ho un altro lavoro poichè ne ho lasciato uno per fare fotografia, come vivo allora…arranco per ora 😉 E’ giustissimo tutto il discorso sulllo spazio da lasciare a chi vuole che un’attività diventi la sua vita. E ho capito da subito la provocazione di Benedusi, ma ho ottenuto ciò che volevo: trascorrere un’oretta parlando di fotografia con chi la ama e la capisce, ne esco soddisfatto e arricchito, quindi grazie!!!

  43. Alberto Pellegrinet

    @Paolo Ranzani
    Condivido in parte quello che hai detto… ma il problema che descivi ad Alessio Migliardi non è altro che una delle tante piaghe di questo paese. Alla base ci dovrebbero esser le istituzioni che non fanno nulla… poi c’è la mentalità italiana che fa il resto. Come scritto sopra non sono certo queste “Zecche” che mi preoccupano… ci fosse più cultura più conoscenza e meno pressapochismo la gente sarebbe in grado di capire chi val la pena seguire e chi lascir perdere…
    Purtroppo chi povrebbe fare qualcosa per la fotografia non fa nulla… eppure basterebbe cosi poco.
    ciao

  44. Alessio Migliardi

    Paolo Ranzani: Vedi Paolo, non so se sinceramente credi in ciò che hai scritto o il tutto è dettato da un’accidia profonda verso il mondo e la società, ma come tu stesso riporti le difficoltà di una volta sono le stesse attuali ed il discorso che tu di dici di “dar contro” qualcuno lo trovo…incredibile…ma pensi che un ragionamento del genere possa avere un senso ? ci stai realmente credendo che possa avere senso “dar contro qualcuno” ???
    Siamo seri, la realtà a livello globale era allora come adesso la stessa ovvero che alla fine, tolte tutte le parole contano le immagini, se tu sei un giovane squattrinato o un benestante con 4 professioni, alla fine parlano le immagini che produci, tutto il resto sono solo parole. Non si crea un mercato impedendo a qualcuno di fare qualcosa, si crea un mercato cercando di produrre qualcosa di migliore di altri, si emerge quando il proprio prodotto è migliore, tutto il resto sono cavolate. E’ ciò che hai prodotto tu o Settimio che è stato giudicato migliore di ciò che hanno prodotto altri a farvi guadagnare sia economicamente che come immagine, cosi’ come ciò che ha prodotto Solve Sundsbo che lo ha fatto arrivare a Vogue. Tralascio discorsi di dubbia fama e popolarità facebookiana o discorsi di raccomandazioni e conoscenze varie, perche’ questi ti danno una notorietà falsa ed una reputazione effimera. Parliamo seriamente, qui il discorso non e’ additare una categoria o un’altra cercando di individuarne la causa del proprio malessere, qui il ragionamento concreto sarebbe il cercare di capire come ottenere ed identificare dei parametri per chi realmente produce la qualità. Passione ed altri discorsi di accusa lasciano il tempo che trovano e rendono solo cheap la discussione.

    ciao

    Alessio

  45. Alberto Pellegrinet

    @ Alessio Migliardi
    Quello che dici è giusto… sulla carta… nella realta ci sono problemi che portano alle volte a ragionamenti completamente diversi… Di base come scritto i problemi partono da lontano… il ns. paese è indietro su tutto e tutti… inutile pensare globale quando lavori in una sfera piccola piccola …

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